La Grandezza della GITA
(dal Varaha Purana)
Omaggi a Sri Ganesha! (Dio della Saggezza e Colui che rimuove gli ostacoli);
Omaggi a Sri Radharamana! (Amata di Krishna, incarnazione dell'Energia Divina);
Dhara (lo spirito della Terra) disse:
1. “O benedetto Signore, O Supremo Sovrano, come può uno trattenuto dal suo Prarabdhakarma (destino maturato in questa vita), conseguire devozione irremovibile?”.
Il Signore Vishnu rispose:
2. “Se uno è devoto alla pratica costante della Gita, anche se è frenato dal Prarabdhakarma, tuttavia è liberato in questo stesso mondo. Egli non è vincolato dal karma.
3. Nessun male, per quanto grande, può colpire colui che medita sulla Gita. Egli è come la foglia del loto intoccata dall'acqua.
4. 5. Dove c'è il testo della Gita, dove esso viene studiato, sono presenti tutti i luoghi sacri, là in verità c'è il Prayag (confluenza dei fiumi sacri) e tutto il resto. Là ci sono tutti i deva (Dei), i rishi, gli yogi e i pannaga (semidei), così pure i gopala e le gopika (compagni e compagne di Krishna), con Radha (amata di Krishna), Uddhava (devoto di Krishna) e tutti i loro compagni.
6. Dove viene letta la Gita, là giunge l'aiuto. Dove la Gita viene discussa, recitata, insegnata o udita, là o Terra, senza alcun dubbio, Io risiedo infallibilmente.
7. Io dimoro nel rifugio della Gita; la Gita è la Mia dimora principale. ErgendoMi sulla saggezza della Gita, Io mantengo i tre mondi.
8. 9. La Gita è la Mia Suprema Conoscenza; è indubbiamente inseparabile dal Brahman – questa conoscenza è Assoluta, Imperitura, Eterna, l'Essenza del Mio inesprimibile stato – la Conoscenza che comprende la totalità dei tre Veda, supremamente beatifica e che consiste della realizzazione della vera natura del Sé, dichiarata dall'Onniscente e Beato Krishna, attraverso le Sue stesse labbra ad Arjuna.
10. Quell'uomo che con mente stabile recita ogni giorno i diciotto capitoli, consegue la perfezione della Conoscenza e così raggiunge la Meta più Alta.
11. Se non può essere recitata completamente, allora può esserne letta metà; e colui che fa questo acquisisce il merito uguale al dono di una mucca. Non c'è dubbio su questo.
12. Con la recitazione di una terza parte, egli ottiene lo stesso merito del bagnarsi nel Gange. Con la ripetizione di un sesto, egli ottiene il frutto del sacrificio Soma.
13. Colui che legge, pieno di devozione, anche un solo capitolo giornalmente, consegue il Rudra Loka (il mondo di Shiva) e vive laggiù a lungo, essendo divenuto uno che serve Shiva.
14. Un uomo che legge giornalmente un quarto di capitolo, o di uno sloka (verso), o Terra, consegue la nascita umana per tutta la durata di un Manu.
15. 16. L'uomo che recita dieci, sette, cinque, quattro, tre, o due sloka e mezzo della Gita, certamente vive nel Chandra Loka (mondo lunare) per diecimila anni. Colui che abbandona il corpo leggendo la Gita, ottiene il mondo dell'uomo (rinasce favorevolmente).
17. Ancora praticando la Gita, egli conseguirà la Suprema Liberazione. L'uomo morente che pronuncia la parola “Gita” conseguirà la Meta.
18. Colui che ama ascoltare il significato della Gita, anche se ha commesso tremendi peccati, conseguirà il cielo e vivrà in beatitudine con Vishnu.
19. Colui che medita costantemente sul significato della Gita, anche se agisce incessantemente, deve essere considerato un Jivan Mukta (un Liberato) e dopo la distruzione del suo corpo egli consegue il più alto piano della Conoscenza.
20. Con l'aiuto di questa Gita molti re, come Janaka, vennero liberati dalle loro impurità e conseguirono la Meta più alta. Così è cantato.
21. Colui che avendo finito la lettura della Gita non legge il suo Mahatmya come dichiarato qui, la sua lettura è inefficace, tutto lavoro sprecato.
22. Colui che studia la Gita insieme con questo discorso del suo Mahatmya, consegue il frutto qui affermato e raggiunge quella Meta “difficile da conseguire”.
Suta disse:
23. “Colui che leggerà questa eterna grandezza della Gita, dichiarata da Me, dopo aver terminato la lettura della Gita stessa, ne conseguirà il frutto”.
Così termina nel Varaha Purana il discorso chiamato: “La Grandezza della Gita”.