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17. L’Uomo è Malato

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L’Uomo di oggi dovrebbe assumere una posizione di maggiore responsabilità rispetto a stesso, agli altri e rispetto al mondo.
L’Uomo di oggi è divenuto storicamente malato.
L’Uomo è malato in ogni aspetto della sua esistenza e lo dimostrano i risultati delle sue azioni sul mondo.
L’Uomo si comporta da “disturbato”, cioè da persona che ha perso l’equilibrio, l’armonia, quindi è malato.
Un “disturbato” non riesce a manifestare in pieno la propria capacità di intendere, di volere, di esprimere responsabilità: è quindi un individuo pericoloso per sé, per gli altri, per il mondo.
Un malato ha bisogno di cure. Il malato però deve essere in grado di capire, di rendersi conto di essere malato e di avere bisogno di cure, di rimedi, di azioni correttive.
Questo è il problema attuale dell’Umanità.
L’Umanità è fatta di individui malati che si credono sani e considerano malati i pochi sani rimasti.
Non è facile curare questi malati. Solo riconoscendo la propria malattia può, il malato, esprimere la propria volontà di cura.
L’Uomo è solo di fronte a questo tipo di malattia. Nessun altro può aiutarlo. L’unica possibilità è solo in lui.
L’Uomo dovrebbe riunire in sé tre figure professionali di oggi che invece nell’antichità erano riunite nel filosofo saggio:

  • il medico
  • il teologo
  • lo psicanalista

Il medico serve per la cura del corpo; il teologo serve come medico dell’Anima; lo psicanalista quale medico della psiche.

L’Uomo deve affrontare la subentrata rottura di equilibrio tra la sua interiorità e l’ambiente (visibile e invisibile).
La prima cura di base dovrebbe essere quella in cui egli comincia a considerare la propria malattia (la risposta patologica) come una difettosa interazione delle diverse parti della sua persona con il contesto che lo circonda.
Non può più egli ignorare la complessità della condizione della sua malattia e la sua totale situazione esistenziale e ambientale.
E qual è l’unica medicina in grado di guarirlo?
È un atto decisivo: il coraggio di capire.

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