Ci permettiamo umilmente di presentare, di seguito, delle espressioni spirituali liberamente tratte dagli illuminanti insegnamenti delle Upanisad, lasciate fedeli e inalterate nella loro essenza.
Le espressioni vertono sul destino dell’ente planetario, sulla necessaria conoscenza di sé, sulla liberazione dal samsara e quindi sulla Conoscenza del Brahman supremo.
La lettura-contemplazione di tali espressioni può risultare una buona “ginnastica spirituale” per l’Antahkarana.
in divina Amicizia il Centro Paradesha
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Il condizionamento dello Spirito per opera di maya è apparente e non reale.
L’immortalità dell’Anima è una verità metafisica constatabile con la sperimentazione diretta.
Nel mondo del divenire, del relativo, non può essere data alcuna dimostrazione di immortalità associata alla natura dell’Anima e della Realtà Ultima.
È una verità l’affermare l’Eterna Unità della Vita: “Parte” e “Tutto”, giustamente intesi, rivelano la grandezza e la profondità del mistero dell’unità di un’immanenza e di una trascendenza. Nell’estensione del relativo diventa chiara, ovvia, comprensibile l’inclusione di superumani, di umani e di sub-umani.
L’universalità della Realtà è Brahman e nell’ente planetario, quale spirito indistruttibile, Atman.
Brahman è, nello stesso tempo, non-manifestato (trascendente) e manifesto (fenomenico, immanenza).
Con i mezzi del mondo relativo è impossibile conoscere Brahman.
Il Brahman può essere sperimentato solo nella meditazione profonda illuminante dei Rsi (Saggi).
Il Brahman manifesto è Brahman Saguna (Brahman qualificato), il Creatore, Preservatore e Risolutore dell’Universo. È il Dio Persona: l’Onnisciente, il Signore Supremo, l’Ordinatore interno.
Quando Brahman è non-agente è Brahman non-qualificato.
Brahman appare come Dio Persona per mezzo del potere di maya.
La dimensione della Realtà è denominabile Sat-Cit-Ananda: Esistenza-Coscienza-Beatitudine.
La dimensione della Realtà è percepibile direttamente come il proprio Sé. Le Upanisad hanno affermato: “Io sono Brahman” (l’identità del Brahman con l’Atman); “Questo Sé è Brahman”; “Brahman è la Coscienza”; “Tutto ciò che esiste è Brahman”.
L’Atman anche se dimora, negli enti planetari, in un corpo mutevole e perituro non dipende da questo. L’Atman è senza inizio e senza fine, è immutabile, è incorruttibile, è non-duale, è divino.
Il Conoscitore della Conoscenza non può essere visto ma è Colui che vede.
L’Atman è al di là dell’esistenza, del tempo e dello spazio.
L’Atman non è un concetto mentale ma Realtà.
Il Sé incarnato (Jiva) subisce l’influenza della maya nella creazione: senza consapevolezza vive l’inganno del mondo fenomenico sperimentando gli opposti. L’ignoranza in cui è immerso il Sé incarnato vela la natura immortale del Sé, ma non può distruggerla.
Il velo dell’ignoranza (maya) è reso sempre più spesso dalle azioni non-giuste mentre con quelle giuste il velo si assottiglia. Però, come il Sole dietro le nubi, dietro la maya risplende sempre la luce dell’Atman.
Ecco l’importanza del Risveglio: il sé apparente deve realizzare la sua identità col Sé supremo, per far sparire l’ignoranza, l’illusione della sofferenza, l’illusione di una fine con la morte che, come la nascita, riguarda l’apparente.
La manifestazione relativa è soggetta ad un tempo ciclico (sempre mortale anche se molto lungo). La Terra, il Cielo e gli altri piani esistenziali fanno parte della manifestazione relativa e sono governati dalla legge di tempo-spazio-causa: per questo non possono essere eterni. Ogni manifestazione relativa è soggetta ad “un rientro nello stato indifferenziato”, ad una dissoluzione esteriore del mondo (cioè la fine di un “giorno” di Brahma – Kalpa – ). Questo “Pralaya” (“perfetta dissoluzione”) corrisponde, in effetti, allo stato di sonno profondo senza sogni, ovvero chiamato “susupti” (stato che abbraccia la totalità della manifestazione, sia nell’ordine universale sia in quello individuale). Si tratta di un’immersione in uno stato latente dal quale le entità riassorbite possono riemergere. In tale atto universale avviene “laya”, una sospensione dell’atto proiettivo (la “proiezione” è la manifestazione), il posizionamento in uno stato di auto-identità o “unità non-differenziata”.
Oltre a “laya”, la “sospensione” di una manifestazione esiste “nasa”, la “distruzione“ definitiva.
La logica visione corretta è data dalle tre fasi della manifestazione:
Nella manifestazione dell’essere individuato (Jiva) ma anche dell’essere universale (Isvara) si distinguono tre tipi di veicoli-corpi (Sarira), quali vere sovrapposizioni (Upadhi) per celare l’Atman-Brahman:
1 Sthulasarira, il corpo grossolano;
2 Suksmasarira, il corpo sottile;
3 Karanasarira, il corpo causale.
I tre corpi (Sariratraya) costituiscono un tutt’uno coerente: sono avvolti dalla stessa unica Luce che esprime l’espressione divina in un unico corpo.
Questi corpi, senza il risveglio della coscienza, svolgono le loro “funzioni” in modo incompleto in uno stato inconscio. Restano, di fatto, “potenziali” veicoli per l’energia e la coscienza spirituale. La consapevolezza delle tre interconnessioni fa procedere la vera trasformazione spirituale per la Liberazione (Moksa).