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570. L’azione del Prana nello Yoga Integrale di Sri Aurobindo

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Il gioco della Sakti pranica nel corpo o nella forma è la condizione di ogni azione, anche della più apparentemente inanimata e semplicemente fisica. È il Prana universale, come sapevano gli antichi, che in varie forme sostiene e sospinge l’energia materiale in tutte le cose fisiche, dall’elettrone, dall’atomo e dal gas fin su al metallo, alla pianta, all’animale e all’uomo fisico. Riuscire a far si che questa Sakti pranica agisca più liberamente e energeticamente nel corpo è, coscientemente o incoscientemente, il tentativo che compiono tutti coloro che tendono verso una più alta perfezione corporea. L’uomo ordinario cerca di comandare il corpo meccanicamente per mezzo di esercizi fisici e di altri mezzi corporei, lo Hatha Yogi lo fa in una forma più ampia e flessibile, ma sempre in modo meccanico per mezzo delle Asana e del Pranayama; ma per il nostro scopo è necessario che esso venga mosso con mezzi più sottilmente essenziali e pieghevoli; in primo luogo con una volontà mentale che ampiamente si apra e potentemente richiami la Sakti pranica universale su cui facciamo leva fissandone la più potente presenza e operazione sul corpo; secondariamente con la volontà mentale che si apre maggiormente allo spirito e ai suoi poteri richiamando una più alta energia pranica dall’alto, una forza pranica supermentale; in terzo luogo, ed è l’ultimo passo, col fatto che il più alto volere supermentale dello spirito sopravviene e assume direttamente il compito della perfezione e del corpo. […] La maggior parte degli uomini non sono coscienti di questa energia pranica nel corpo o non sanno distinguerla dalla forma di energia più specificamente fisica che quella informa e usa come suo veicolo. Ma quando la coscienza diviene più sottile in virtù della pratica yogica, si giunge a scorgere il mare della Sakti pranica intorno a noi, ad avvertirla con la coscienza mentale, proprio concretamente come con un senso mentale, vedendone i corsi e i ricorsi, e così a dirigerla e ad agire su di essa immediatamente con la volontà. Ma fino a che giungiamo a questo, dobbiamo possedere una fede operante almeno a titolo sperimentale nella sua presenza e nel potere della volontà di sviluppare un più ampio impiego di questa forza pranica. È necessaria una fede, sraddha, nel potere della mente di imporre la sua volontà corporea, quale l’hanno coloro che guariscono le malattie con la fede, la volontà o l’azione mentale; senchè dobbiamo cercare di raggiungere questo controllo non soltanto per questo o quell’uso limitato, ma in genere come un autentico potere dello strumento interiore.

Sri Aurobindo
da La Sintesi dello Yoga: lo Yoga dell’autoperfezione
(pag. 165/6)

 

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