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581. L’Italia: modello di diritti e libertà sottratte

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“L’essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c’è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l’illusione di averla”.

Isaiah Berlin

“Se consideriamo che tutti gli uomini sono della stessa razza e della stessa natura e che devono tutti giungere allo stesso fine ultimo, e se esaminiamo i doveri e i diritti che derivano da questa origine e destino comuni, non si può dubitare che essi siano uguali”.
“I diritti vanno debitamente protetti in chiunque ne abbia, e il pubblico potere deve assicurare a ciascuno il suo, con impedirne o punirne le violazioni”.

Papa Leone XIII

“Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”.

Nelson Mandela

“Ogni individuo ha diritto a una cittadinanza; ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale e in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità e al libero sviluppo della sua personalità”.

Stéphane Hessel

 

Vogliamo ribadire, prima di proseguire, che non siamo cospiratori né complottisti, che non siamo contro o a favore di “qualcuno” (destra, sinistra, centro), ma siamo per “ciò che è giusto fare” e riteniamo che ogni momento, per chi ha grandi responsabilità per un Paese, è il momento per il supremo bene per tutti (cittadini, Paese, mondo), senza guardare alle proprie ambizioni e ai propri interessi, senza utilizzare la cosa pubblica per i propri fini. Amiamo la “Verità” e vediamo nella “Rettitudine” la via per la restaurazione di tutto ciò che non va in questo mondo: i “punti” fermi di questa via sono, e non potrebbero essere altrimenti, i diritti e i doveri umani, le libertà, l’onestà, l’applicazione del buon senso, meno ignoranza e meno egoismo e la società umana potrebbe conoscere una stagione più illuminata e più felice. Quanto scriviamo è quello che vedono il nostro intelletto e il nostro cuore con la disciplina della discriminazione e del discernimento. Noi cerchiamo di cogliere, con l’osservazione impersonale e distaccata, quanto un evento, un’azione di governo, un Piano-Azioni, un tipo di politica sia effettivamente a favore o contro il bene dei cittadini, a prescindere del colore politico: la disoccupazione e la povertà, provocate o aumentate dai provvedimenti governativi, non sono opinioni politiche ma sciagure da risolvere, per cecità e irresponsabilità di governo.

Un politico di governo ha dei “doveri”: come gestore di potere politico non dovrebbe assolutamente permettere che si creino ombre sulla sua figura istituzionale. Le ombre avvelenano la sua reputazione e inquinano, per forza di cose, la cerchia di governo. Viene meno, nell’immagine pubblica che dà, la garanzia per i cittadini. Se la sua reputazione e la fiducia dei cittadini calano ed il sospetto circonda la sua figura come si fa a non dimettersi? Le dimissioni stesse rappresenterebbero un segnale forte per il recupero della fiducia dei cittadini per una successiva possibilità. Altrimenti il sospetto diventa certezza.

La Libertà, nel suo significato più ampio e più elevato, abbraccia una molteplicità di aspetti dell’individuo che si collocano in una pluralità di libertà. Le libertà più dirette che toccano l’individuo: personale, fisica, morale, domiciliare, giuridica, politica, religiosa, filosofica, metafisica, di libero pensiero, sessuale, economica, sindacale, ecc.

Ma quando in un Paese avanzano e si impongono, col pretesto di necessità sovranazionali, i vezzi, i modi di fare e di comunicare (di non-comunicare) dell’autoritarismo, le libertà e i diritti umani corrono un grave pericolo. Il superamento delle prassi democratiche, come quelle del voto, da ben tre legislature dovrebbe preoccupare non poco il popolo italiano. Le forze involutive dell’autoritarismo sono sempre precedute da crisi economiche-esistenziali, dalla diffusione di corruzione, concussione, sistemi criminali trasversali alle istituzioni e, nell’oggi, compenetrati negli apparati della cosa pubblica, a più livelli. Il terreno favorevole all’autoritarismo viene offerto dall’incremento esorbitante dell’egoismo, dell’ignoranza e della paura. Il politico mediocre, di poco spessore interiore, ma dalla grande ambizione, scivola facilmente in espressioni autoritarie in mancanza di contenuti e di una autentica capacità comunicativa, rivelando, per chi sa vedere e per chi è onesto intellettualmente, la vera pochezza di cui è costituito. I suggerimenti degli esperti, l’imitazione di qualche vip del cinema e la buona imitazione delle formule degli appositi manuali non sono sufficienti a nascondere il vuoto interiore e il livello di superficialità sul quale si arrabatta con i linguaggi spot. La mediocrità a cui stiamo assistendo è pericolosa perché presenta una grave mancanza, una assenza etica, morale e ideale. Questo gruppo arrogante che ha la pretesa di far bene distruggendo il poco di buono che c’era nel Paese cavalca l’ignoranza e la mancanza di buon senso, sembra costituito da ciechi che guidano altri ciechi e, quindi, impossibilitati di vedere i danni che ogni loro azione provoca. Sembrano mossi solo da interessi personali, di scuderia e di obbedienza ai poteri forti: non sembrano interessati al supremo bene comune veramente. È una evidenza. Hanno poco da risentirsi sulle critiche sferrate da ogni parte della vita civile: purtroppo fanno finta di non sentirle, oppure ripetono il mantra che si tratta dei soliti “gufi” contro il governo. Se i cittadini che non sono d’accordo con loro sono “gufi”, sulle cose che fanno, loro sono “uccelli predatori”, o addirittura dei “saprofiti” se non dei “chupacabras”.

 

Bisognerebbe rispolverare, per tutti, i significati di “Libertà” e di “diritti umani”. Di seguito qualche riferimento:

Libertà: www.treccani.it/enciclopedia/liberta/
La facoltà di pensare, di operare, di scegliere a proprio talento, in modo autonomo.
DIRITTO
Dal punto di vista giuridico, per l. si intende in linea di massima il diritto di ogni individuo di disporre liberamente della propria persona.
Libertà personale
Da un punto di vista storico, la l. personale, intesa come libertà negativa di non subire ingerenze altrui sul proprio corpo (c.d. l. dagli arresti), è la prima e la più importante tra le c.d. l. civili (Diritti costituzionali), essendo prevista (e tutelata) già nella Magna Charta Libertatum del 1215 (art. 39) e nei documenti costituzionali successivi (Habeas Corpus Act 1679; IV e V Emendamento Cost. U.S.A. 1787; artt. 7 ss. Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino francese 1789; art. 4 Cost. Francia 1814; art. 4 Cost. Francia 1830; art. 7 ss. Cost. Belgio 1831; art. 2 Cost. Francia 1848; art. 138 Cost. Francoforte 1849; art. 114 Cost. Germania 1919; art. 2 Legge fondamentale Germania 1949; artt. 15 e 17 Cost. Spagna 1978; artt. 10 e 31 Cost. Svizzera 1999).

Libertà: www.treccani.it/enciclopedia/liberta_(Dizionario-di-filosofia)/
Dizionario di Filosofia (2009)
Capacità del soggetto di agire (o di non agire) senza costrizioni o impedimenti esterni, e di autodeterminarsi scegliendo autonomamente i fini e i mezzi atti a conseguirli. La l. può essere definita in riferimento a tre elementi: il soggetto o i soggetti di l. (chi è libero), i campi entro cui essi sono liberi (definiti dai vincoli), gli scopi o i beni socialmente riconosciuti che si è liberi di perseguire (che cosa si è liberi di fare). Come vi sono vari tipi di agenti che possono essere liberi (persone, associazioni, Stati), così vi sono molti tipi di condizioni che li vincolano e innumerevoli generi di cose che essi sono liberi o non liberi di fare. In questo senso esistono molte l. diverse (morale, giuridica, politica, religiosa, economica, ecc.). Di conseguenza, quando cerchiamo di definire stati di l., abbiamo a che fare con questioni relative all’identificazione di chi, sotto quale descrizione pertinente per il riconoscimento collettivo, è libero di fare che cosa, rispetto a quali vincoli, entro quale campo di azione e significato sociale. La riflessione sul tema della l. accompagna tutta lo storia del pensiero filosofico, dall’antichità all’epoca contemporanea, con accenti e approcci diversi.

Diritti dell’uomo: www.treccani.it/enciclopedia/diritti-dell-uomo/
Diritti che spettano alla persona in quanto essere umano, non dipendenti da una concessione dello Stato. Tali diritti possono essere riportati alla tutela della vita umana sotto ogni forma (contro l’uccisione, la tortura, la schiavitù; la privazione della libertà di coscienza, di religione, di opinioni); all’eguaglianza di tutti (contro le discriminazioni di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni sociali); alla tutela dei diritti politici (partecipazione effettiva degli individui al governo del proprio paese, elezioni periodiche e libere); alla sicurezza contro il bisogno (libertà sindacali, lavoro, salario, abitazione, cure).

 

L’Italia è stata, e viene ancora offesa nella sua intelligenza di grande Paese, come ha sempre confermato la storia passata: nell’oggi prevale una diffusa ignoranza che ha messo, in un momento critico come quello attuale, la mediocrità a governare.
L’Italia sta conoscendo, in questo momento ancor di più, una terribile oscurità intellettuale, morale e spirituale senza precedenti.
Una piovra, il cui tessuto è fatto di ignoranza, di egoismo, di immoralità, di corruzione, di stupidità, di cecità, di nefandezze, di criminalità, incarnata dalla classe politica italiana che sta stritolando il Paese, anziché salvarlo dal baratro in cui sta precipitando.
È stato messo a punto un grande inganno per gli italiani: hanno inscenato un ricambio generazionale (una falsa e ingannevole rottamazione), cioè la discesa in gioco di molti quarantenni (uomini e donne), ma sono solo paraventi dietro i quali manovrano sempre i “vecchi” al servizio dell’elite che governa segretamente il mondo e che ha ridotto l’Italia nelle attuali critiche condizioni. Potremmo fare lo skill di ciascuno e vedere chi sono, figli di chi, e per conto di chi e per cosa siano scesi in campo, ma non è questo che ci interessa. Ci preoccupa l’inesperienza, l’incompetenza, la mancanza di una sufficiente cultura generale, la presunzione, l’arroganza, l’insensibilità che manifestano nei confronti delle situazioni gravi, l’incapacità di sapersi assumere tempestivamente la responsabilità di un intervento necessario come nell’alluvione di Genova, l’indifferenza verso i loro coetanei disoccupati, precari, cassintegrati, in mobilità, senza contare l’indifferenza manifestata verso i pensionati in serie difficoltà. Sentirli parlare sembra che vivano in un altro Paese che nulla ha a che fare con l’Italia, mentre gli italiani non vivono ma sopravvivono in una situazione precaria inamovibile. Questi quarantenni sono gente che non ha mai lavorato, non sa cosa significa dover arrivare a fine mese avendo pagato bollette e tasse; si tratta di persone che oltre a prendere lo stipendio a carico dei contribuenti vivono una buona situazione familiare, in cui non hanno mai conosciuto l’amarezza dei sacrifici e delle rinunce (tutto ciò quasi per tutti). Individui senza grande esperienza di vita, vissuti nella bambagia, bamboccioni della politica senza aver conosciuto la sofferenza del lavoro precario o poco dignitoso di molti loro coetanei, non conoscono la sofferenza della mancanza dei diritti subita dai molti: come possono individui così legiferare, trasformare lo Stato, fare le riforme giuste e veramente necessarie con profonda competenza? Vogliono mettere mano alla Costituzione, un’opera grandiosa redatta da uomini saggi e d’ingegno (i padri costituenti).

È triste rendersi conto di come i cittadini si siano lasciati sottrarre ogni attività cognitiva critica, abbiano permesso, alla manipolazione attuata per molti decenni (tv, cinema, giornali, spot, internet, ecc.) dagli ingegneri sociali del “sistema di potere”, una irreggimentazione delle masse in un processo-scuola di istupidimento.

È prevalsa, nella nostra società attuale, una grande confusione, il rovesciamento di molti valori. Oggi corruzione e concussione imperano quale “normalità” e si verifica quanto sosteneva Kahlil Gibran: “È strano come tutti difendiamo i nostri torti con più vigore dei nostri diritti”.

È considerata libertà:

  • il 21% del consumo di cannabis tra i giovani di 16 anni;
  • il 76% del consumo di cannabis tra gli studenti di 15-19 anni;
  • 4 milioni di piante prodotte nel 2012;
  • il +1,9% di aumento della produzione nel 2013-2014.

Legalizzare la cannabis viene considerato un atto di civiltà e di libertà: infatti i politici italiani (molti di quei quarantenni di cui sopra abbiamo parlato) con tutti i problemi in cui versa l’Italia hanno pensato bene di presentare una proposta di legge per la “Libera coltivazione della marijuana per uso sia ludico che terapeutico e commercializzazione della cannabis sotto il controllo dello Stato come per il mercato dei tabacchi”.
I dati EMCDDA dicono: che il 32,1% degli italiani (tra i 15 e i 64 anni) fanno uso di cannabis (per uso ludico o terapeutico) e 1 su 4 ragazzi under 19 fumano spinelli.
Pensano, naturalmente, al gettito fiscale che ne può derivare anziché ai danni che possono procurare ai cittadini. Invece di dare lavoro, qualità di vita e dignità ai cittadini-contribuenti in gravi difficoltà danno loro i mezzi per l’ottundimento e l’oblio: le droghe di Stato.

 

Di seguito qualche riflessione illustre quali fiaccole lungo la possibilità di comprendere qual è la cosa giusta da fare:

“Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono”.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel

“I nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti”.
Noberto Bobbio

“I diritti aumentano automaticamente per chi compie debitamente i suoi doveri”.
Mahatma Gandhi

“Chi ottiene un diritto non ottiene di violare quello degli altri per mantenere il suo”.
José Martì

“Se è un dovere rispettare i diritti degli altri, è anche un dovere far rispettare i propri”.
Herbert Spencer

 “La vera questione è: il lavoro non può essere una legge, senza essere un diritto”.
Victor Hugo

 “Quando alla gente si impongono doveri e non si vogliono accordare diritti, bisogna pagarla bene.”
Johann Wolfgang von Goethe

 “La libertà è un bene comune, e se di essa non godono tutti, non saranno liberi neppure coloro che si reputano tali”.
Miguel de Unamuno

 

La classe politica e la classe dirigente italiana (in gran parte) purtroppo hanno dimostrato, in mille occasioni, fatti ed eventi che rivelano quanto siano diffusi la corruzione e la concussione, il malaffare, la connivenza con i sistemi criminali (trattativa Stato-mafia; mafia-capitale; caso Expo; il caso delle infrastrutture; ecc.). È un fatto che la politica sia piena di sospettati, indagati, prescritti, condannati, con avvisi di garanzia, ecc. Le leggi ci sono ma si inventano leggi su leggi per non rispettare quelle che ci sono, e non istituiscono degli appositi organi di competenza per far vigilare e far rispettare le leggi vigenti e le sentenze emesse dai giudici che, gli uomini ricchi e potenti, o i grandi enti, non rispettano come sono costretti a fare invece i normali cittadini (come il negoziante multato per aver regalato un panino ad un bisognoso) o quegli indigenti ai margini della società (come il barbone arrestato e condannato a pagare 11mila euro per aver rubato la salsiccia per mangiare).
La corruzione sta minando il Paese. I legislatori onesti bisogna essere in grado di riconoscerli, visto come sono bravi i disonesti a camuffarsi.
La virtù, l’onore, la verità, il buon senso, la responsabilità e la legge sono scomparsi. Vivono bene gli imbroglioni, gli ingannatori, gli evasori, chi vive a delinquere perché la fa “franca”.

Quando nella società umana l’onestà, la rettitudine, il senso del dovere e della responsabilità diventano un handicap significa che si è giunti ad una possibile dissoluzione del sistema-mondo.
Se la corruzione diffusa diventa “normalità” non può più dirsi una società umana. Dal più basso dei gradini della scala sociale al gradino più alto significa, con la corruzione a norma, che tutto è stato posseduto da una vorace e diabolica oscurità: se un giudice e il mafioso vanno a braccetto, si accordano, svolgono trattative non c’è speranza per una giustizia giusta perché l’innocente, o chi ha ragione, paga il prezzo della corruzione di Stato.
Quando si sente dire: “Un avviso di garanzia non vuol dire dimissioni” (“Matteo Orfini”); oppure: “Le dimissioni si danno per una motivazione politica o morale, non per un avviso di garanzia” (“Matteo Renzi”); ancora: “Non a dimissioni per gli avvisi di garanzia, non caccio gli indagati” (“Matteo Renzi”) è la prova provata della mentalità corruttiva diventata modo di pensare normale. Hanno ucciso la capacità discriminativa che permette di rendersi conto cosa è giusto e cosa è sbagliato; hanno anche sotterrato, per convenienza, l’etica e la morale e ucciso ogni idealità. Hanno sradicato anche la capacità di vergognarsi ed eclissato il senso della misura per tutte le cose: hanno fatto mettere radici all’arte della menzogna, dell’inganno, della simulazione, della pantomima.
Di fronte ad un fatto inequivocabile (di corruzione), riguardante certamente anche la morale, restiamo perplessi sulla frase sciorinata da Renzi e ci chiediamo, in effetti, quanto sia consapevole ogni volta delle cose che dice, perché è come se ignorasse anche il semplice significato delle parole che utilizza. Cosa, se fosse, piuttosto grave in qualità di premier.
La mediocrità al governo non comunica democraticamente, infatti vengono dette da Matteo Renzi le seguenti affermazioni: “Io non parlo con tutti gli organismi intermedi e quindi in primo luogo con il sindacato”; “Io non parlo con la società organizzata”; “Io sto smembrando la società”; “… e come parlo? Parlo attraverso i tweet”.
L’ignoranza non sa comunicare democraticamente perché non ne è capace, non sa che dire perché non può riferire, da servo obbediente, quanto ordinato dai poteri forti, quelli che gli hanno dato il mandato di finire di “smembrare” la società italiana (grazie anche a molti imprenditori complici). Questo governo ha mutilato, più degli altri, maggiormente la democrazia.
Un premier che risponde, ad una manifestazione come quella di Maurizio Landini (il 28 marzo 2015), “… una manifestazione come tante”, come si fa a dire che non cerca di instaurare un regime autoritario (dell’ignoranza becera), dal momento che disascolta il dissenso dei cittadini che hanno tutto il diritto di manifestare dissenso e mettere in discussione quanto non condividono? Un premier non può, e non deve, sottrarsi ad un dialogo democratico: la democrazia non è soliloquio.
È preoccupante anche quanto viene detto dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti: “… ciò che va bene per l’azienda va bene anche per i lavoratori”, una frase priva del più elementare senso della democrazia, frase che azzera anni di storia della faticosa lotta per i diritti umani, compresi quelli riguardanti il cittadino-lavoratore. Troppi sono i segni preoccupanti, in Italia e negli altri Paesi, di una democrazia messa in discussione e pochi se ne avvedono. Quelli che sono i diritti sacrosanti intoccabili dei cittadini-lavoratori li cercano di far passare come “modi di essere e di fare” di altri tempi, di persone arretrate, come se la precarietà e l’impoverimento della classe medio-bassa fossero simbolo di modernità.
Non bisogna permettere che passino questi messaggi tra la popolazione afflitta dai disagi e dalla preoccupazione e non permettere neanche che questi messaggi si concretizzino in vere e proprie azioni di governo, cioè cose fatte per i cittadini-contribuenti-lavoratori.

Ci piacerebbe poterci appellare al Cittadino, che noi vediamo come vero protagonista della società, rappresentante di ciò che viene chiamato “Popolo Sovrano”, che nella realtà non è più sovrano: è stato estromesso dalla sua posizione centrale del sistema-Paese, considerato ormai solo un “trascurabile”, una macchina umana buona solo per mantenere la “Casta” con tutti i privilegi di cui si è appropriata impropriamente. Il cittadino viene visto, nella visione segreta dei membri della “Casta”, come cittadino-schiavo ubbidiente (nel modello di uomo che vorrebbero realizzare), che spende, il poco che gli viene dato, per incrementare il circuito economico che serve loro: cittadino paga-tasse sempre disponibile per ogni genialità venga loro in mente, in qualità di membri di governo. La classe dirigente italiana (gran parte di essa) non dimostra troppo con i fatti il rispetto e la considerazione verso i cittadini-lavoratori, basta sentire l’espressione utilizzata (che ne rivela la reale considerazione, ma soprattutto lo spessore intellettuale e morale dello stesso) da un manager d’alta direzione come Marco Patuano (ad. di Telecom Italia, a breve Tim), all’incontro aziendale (con l’ascolto di tutti i dipendenti) “Management Meeting di Gruppo 2015” (del 25 marzo 2015), riferendosi, col termine “bipedi” (con tanto di platea di servi ad applaudire), ai cittadini-lavoratori-dipendenti a proposito di un ripensamento sulla ripartizione degli spazi fisici aziendali, su cui certamente mettere mano, e sul fatto che si muovono, per motivi logistici, da una sede all’altra. Sono in molti, purtroppo, oggigiorno a mostrare tale tracotanza nei confronti dei cittadini-lavoratori-contribuenti. Non bisogna permettere, ai signori della “Casta” (a questi bi-cerebrali o uni-cerebrali, l’uomo normale è tri-cerebrale), di esprimersi e di considerare i Cittadini (che siano lavoratori, disoccupati, precari, pensionati, indigenti, o quant’altro) con supponenza: non ne hanno diritto. Bisogna affermare con forza che il datore di lavoro non è un “padrone”, non è proprietario della risorsa né del lavoro che svolge, che il datore di lavoro ha dei “doveri” da compiere e delle responsabilità da rispettare nei confronti della classe dei lavoratori, del Paese Italia (e dell’Europa).
Ci piacerebbe, dicevamo, appellarci al Cittadino affinché egli pretenda che gli venga ridato quel ruolo fondamentale che gli è stato sottratto e ne possa nuovamente svolgere la funzione naturale a cui ha diritto. Deve riappropriarsi di tutto ciò non attraverso la violenza, ma attraverso un recupero di ciò che conta davvero e che sono i valori che la Costituzione ha già sancito. Intendiamo, quindi, riappropriazione della sovranità popolare e della sovranità monetaria, ovviamente.
Se il Governo degli ultimi venti anni insieme agli ultimi tre, non legittimati dai cittadini, hanno diviso, frammentato il Paese, i Cittadini armati di un sentimento unitivo devono Unire quanto il Governo e i poteri forti hanno diviso.
Bisogna riunire quanto hanno separato, la “società” dalla “politica”. Riunire la politica necessaria all’economia e alla finanza: far retrocedere il sopravvento della finanza sulla politica. Significa che bisogna riunire il potere economico-finanziario sotto il controllo delle istituzioni politiche, democraticamente legittimate, che hanno cominciato a separare nel lontano 1981 (realizzando un preciso “Piano” – iniziando con lo sganciamento della Banca d’Italia dal Tesoro –) per mano dei massoni delle Logge superiori sovranazionali Carlo Azeglio Ciampi (delle Logge Montesquieu, Atlantis-Aletheia e Pan-Europa), Beniamino Andreatta (della Loggia Pan-Europa) e Bettino Craxi (delle Logge Amun e Fraternité Verte), seguiti da molti fratelli massoni e un gran numero di servi della politica e della vita civile.
I Cittadini-Lavoratori hanno bisogno di riavere il riconoscimento della dignità persa del lavoro e della pienezza dei loro diritti: stanno soffrendo ormai da molti anni senza riuscire a vedere spiragli di luce.

È una evidenza che si sta delineando, ad ogni azione di governo, un peggioramento della vita per la maggior parte dei cittadini. Tutti possono vedere, senza fraintendimenti, che le politiche di austerità adottate hanno prodotto effetti quali la sottrazione di molti diritti e di molte libertà. Stanno cercando di ridisegnare la società in senso feudale: il Jobs Act è, infatti, uno dei modi per facilitare tale impresa. I cittadini sono già stanchi perché provati dalle difficoltà di molti anni ma anche fiaccati dalla paura e dal bisogno.
Telecom Italia-TIM è un datore di lavoro inserito all’interno di questo Stato, con un governo che offre le possibilità per un nuovo modello di cittadino-lavoratore-schiavo, a cui sono state sottratte tutte le tutele, costruite in molti anni di dure lotte, per metterlo in perfetta sudditanza e fargli accettare, senza reticenze, la dicotomia padrone-schiavo. Telecom Italia-TIM, con il pretesto di una necessaria nuova modernità, sta mettendo mano, con modi e pretesti furbiti, su molte delle garanzie che tutelavano il lavoratore, dopo lunghi anni di lotte (distribuzione dei dipendenti in categorie-contenitori; quasi cancellazione dei premi di risultato e diminuzione delle possibilità di poter crescere aziendalmente in molti settori; riduzione significativa degli assegni di merito e delle una-tantum (meritocrazia); modifica dei sistemi di valutazione delle risorse; intervento graduale sugli elementi che costituiscono lo stipendio, cioè la percentuale fissa e variabile [?], ecc.).
Le linee guida dell’oligarchia che governa veramente, cercano di trasfigurare il cittadino-lavoratore in un semplice strumento-oggetto utile finché non diviene vecchio e rigettabile. Vogliono confinare il cittadino comune in un recinto elementare di esistenza (mangiare, dormire, riprodursi, servire i governanti-regnanti-padroni).
Siamo molto preoccupati per quanti lati oscuri ha aperto questo governo attuale: ha maggiormente aperto, rispetto ai governi precedenti, le porte del Paese a quell’oligarchia sovranazionale che sta insidiando l’indipendenza e la democrazia di molte nazioni nel mondo.
Quanto abbiamo espresso in modo sintetico non è nient’altro che la riflessione sulla reale situazione vigente che ogni onesto intelletto può riscontrare da .

Dove vogliono arrivare?

La crisi economico-finanziaria, partita dagli USA nel 2007-2008 e giunta nell’eurozona, è una crisi, per chi ha occhi per vedere ed onestà intellettuale da vendere, costruita appositamente mediante errori volontari, da parte di alcuni, con l’ausilio di errori involontari, da parte di altri (scelti per la credibilità nell’evento accidentale, per non far vedere il dolo chiaramente). I complici del “Piano”, all’interno di ogni Paese, hanno fatto la loro “parte”. In Italia abbiamo avuto l’insediamento illegittimo di Mario Monti (massone delle Logge United Grand Lodge of England e Babel Tower e membro di spicco del Bilderberg), sostenuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (massone della Loggia superiore Three Eyes), seguito da Enrico Letta (membro del Bilderberg) e infine da Matteo Renzi: tre elementi differenti per l’applicazione di un pensiero unico, quello del “Piano” dell’oligarchia che governa segretamente il mondo. Alcuni organi insospettabili di questa oligarchia sono proprio il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la BCE e la UE che sfornano impropriamente le crudeli ricette per i Paesi in difficoltà. Si tratta di una crisi programmata al dettaglio che si è evoluta per stadi successivi: un’operazione artificiosa per mettere le mani su alcuni Paesi più degli altri (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda). La crisi è stata creata e successivamente appositamente aggravata con tristi ripercussioni sui popoli europei. Il direttorio occulto non solo ha ottenuto le condizioni che voleva ottenere da questa crisi ma ha tratto anche vergognosi profitti per sé e per i servi che si sono prodigati (uomini che hanno tradito i propri Paesi, Italia compresa).
Se non verranno fermati l’opera proseguirà con l’evoluzione dei successi passi previsti: la distruzione sistematica del futuro possibile delle nuove generazioni, dei loro progetti, dei loro sogni, in nome della costruzione di un Governo Unico Mondiale (un Regno Unico Mondiale) al soldo del Nuovo Ordine Mondiale dell’elite che si è autoimposta all’intera umanità.

Solo il passaggio ad uno stato di coscienza superiore generale, per tutti, può cambiare veramente le cose.

Come guardare verso coloro che non si oppongono o rimangono passivi di fronte all’ingiustizia e al modo di agire sbagliato che si diffonde ovunque?
In questo momento epocale così critico è segno che queste persone sono corrotte dalla stessa colpevolezza. Solo quando un cittadino (di qualunque ceto sociale e qualsiasi funzione svolga) resiste agli atti di non-rettitudine e di ingiustizia e prova a sopprimere, per quanto gli è possibile (nella sua condizione), le varie prevaricazioni nella società si può asserire che egli combatte il Male cercando di restaurare il Principio dell’Ordine Universale, esprimendo pensieri, parole e azioni all’insegna dell’equilibrio, dell’armonia e della commensura.

 

“Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza”.

Benjamin Franklin

 

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