“Lo stato attuale del mondo – e in effetti tutto ciò che è vivente – è ammalato. Se fossi un medico e mi venisse chiesto un consiglio, direi: Create il silenzio! Conducete gli uomini al silenzio!”.
Sören Kierkegaard
Tutti gli antichi Saggi si ritiravano nel luoghi deserti e silenziosi perché riconoscevano le virtù del silenzio che non è solitudine ma pienezza, completezza.
La pratica del silenzio non è importante solo per una eventuale disciplina spirituale scelta, ma lo è in ogni aspetto dell’intera esistenza. Un eccesso di cibo richiede un digiuno naturale; un eccesso di rumore (suoni, parole, ecc.) richiede un fisiologico silenzio salutare per poter riprende in modo equilibrato ed armonico ogni tipo di attività, senza attentare alla salute fisica e mentale.
Per un autentico praticante di disciplina spirituale (cioè per un sadhaka) il silenzio (“mauna”) è un’importante espressione della sadhana (sentiero spirituale, sentiero realizzativo). Un sadhaka deve coltivare munitva, cioè la “natura del muni”, l’attitudine al Silenzio. Il sadhaka deve incarnare colui che conosce il valore del Silenzio.
Un “centro spirituale” senza una seria pratica del silenzio e del saggio uso della parola, da parte di tutti i membri, scadrebbe a semplice rumoroso luogo profano.
Praticare il silenzio non significa interrompere le comunicazioni col mondo esterno ma innalzare la comunicazione ad un piano superiore dell’essere, dove si vive la pienezza di ciò che si intende con “unità di tutte le cose”, quel senso dell’unità che finirà per essere consapevolezza dell’Uno-senza-secondo, nell’ultimo stadio di un sentiero realizzativo. Il silenzio è comunicazione-messaggio diretta e profonda.
Il Silenzio appartiene allo stato impersonale del regno spirituale, dove non occorrono le parole. Nel Silenzio possono contemplarsi le Idee che esistono e possono esprimersi dalla “Sfera dell’Alto”. Nel regno della forma ogni espressione deve essere udita, vista, sentita, gustata o toccata e la parola, quindi, assume l’importanza di un grande attributo per esprimere quanto si comprende.
“Il silenzio è la forma più alta della parola; comprenderlo è la forma più alta dell’essere umano.
EliSaby
“In un atteggiamento di silenzio l’anima trova il percorso in una luce più chiara, e ciò che è sfuggente e ingannevole si risolve in un cristallo di chiarezza”.
Gandhi
“La solitudine (il silenzio, suo stretto parente, bisogna imparare ad ascoltarlo. Il silenzio non esiste) non esiste; nel senso che la solitudine non consiste nello stare soli, ma piuttosto nel non sapersi tenere compagnia. Chi non sa tenersi compagnia difficilmente la sa tenere agli altri. Ecco perché si può essere soli in mezzo a mille persone, ecco anche perché ci si può trovare in compagnia di se stessi ed essere felici (per esempio ascoltando il silenzio, stretto parente della solitudine). Ma il silenzio vero non esiste, come non esiste la vera solitudine. Basta abbandonarsi alle voci dell’Universo”.
William Shakespeare
“Uomo che ami parlare molto: ascolta e diventerai simile al saggio. L’inizio della saggezza è il silenzio”.
Pitagora
“E ricordati, io ci sarò. Ci sarò nell’aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio”.
Kahlil Gibran
Presentiamo, di seguito, l’introduzione di un libro che consigliamo di leggere a tutti, sia ai lettori-sadhaka sia ai semplici lettori-ricercatori, un libro di Vico di Varo dal titolo “L’arte del Silenzio e l’uso della Parola”, Editore Amedeo Rotondi.
Augurando a tutti un buon Silenzio e un buon uso della Parola.
il Centro Paradesha
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L’Arte del Silenzio e l’Uso della Parola
di Vico di Varo
PER COMINCIARE …
Queste pagine sono state ispirate dalla meditazione delle regole dello Zend-Avesta per il governo della parola, il libro che racchiude la saggezza millenaria dell’antica Persia.
Le idee sono venute ad accrescersi ed allargarsi, man mano, i pensieri a penetrare dentro ogni singolo argomento con maggiore profondità, fino a vedervi altre cose di più che erano sfuggite alla prima lettura. Scrivendo mi sono proposto di fermare queste meditazioni, considerata l’importanza dell’argomento nella vita dell’uomo.
L’ho voluto trattare dal punto di vista pratico e spirituale nello stesso tempo. Non c’è affatto il proposito di insegnare a parlare, ma, semmai, si vuol ricordare la preziosità del tacere, ispirare l’amore al silenzio, mezzo necessario per riuscire a udire la più alta parola che si può ascoltare dalla propria voce interiore. Naturalmente, poiché il parlare e il tacere sono legati, e il silenzio è connesso all’uso quotidiano della parola, l’argomento è uno solo e l’argomentare s’intreccia.
È un libro che può interessare tutti, senza distinzioni di categorie e di età, da chi comanda a chi obbedisce, dai giovanissimi a coloro che lo furono. La condizione è che si voglia progredire; è per gli uomini di buona volontà, per i quali, soli, fu portata la pace sulla terra. Non per chi voglia restare nella palude della meschinità vegetativa. È un libro, quindi, che può giovare.
Quello che in queste pagine si dice del parlare, vale pure, per quanto lo possa riguardare, anche per lo scrivere. Infatti la parola, secondo il dizionario, è l’espressione di un’idea in quanto l’uomo la pronunzia o la rappresenta con segni. Sotto un certo aspetto, anzi, lo scrivere avrebbe necessità di norme più rigorose perché resta e si tramanda, con conseguenze, e quindi, responsabilità maggiori.
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La parafrasi di ogni regola per il governo della parola viene sviluppandosi dal terzo capitolo. Nel secondo, vengono riportate le regole stesse. Gli ultimi due capitoli sono particolarmente dedicati al silenzio, all’arte difficile dell’ascoltare e all’esperienza particolare che, al di là del silenzio, porta alla meditazione e al contatto con la vita infinita da cui giungono all’uomo voci che può raccogliere solo chi è abituato a pensare, all’esperienza intuitiva, alla preghiera.
Vi sono qua e là, concetti nei quali si è più insistito, ripetuti e ampliati, idee ribadite, argomentazioni più volte riprese e rinnovate con maggiore approfondimento. Le cose vanno dette e ridette per farle penetrare nella mente, vestite in maniera diversa perché meglio colpiscano la fantasia. È un metodo noto: chi insegna lo conosce, e lo conoscevano pure i nostri padri che ne apprezzavano l’efficacia quando dicevano: repentita iuvant. È vero, anche, che nessun chiodo penetra nel muro con un sol colpo.
Lascio al lettore il lavoro personale di pensiero che in pagine di questo genere potrà proficuamente esercitarsi per penetrare in profondità. Nel silenzio della propria anima egli potrà allora sentire la voce interiore che gli parlerà, e saranno gli insegnamenti non eguagliati da nessun altro. Sarà davvero felice chi saprà ascoltarli e, soprattutto praticarli. Solo nel silenzio la voce parla, ed è udita quando il resto tace.
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Il silenzio e il corrispondente uso della parola sono ritenuti di tale importanza nella vita dell’uomo che non c’è stata nel passato Scuola o Religione che non abbiano dato norme e prescritto regole. Negli antichi tempi, il tacere era alla base di ogni sodalizio o associazione iniziatica, perché solo nel silenzio meditativo può maturare il pensiero. Per questo se ne occuparono filosofi, psicologi, religiosi, moralisti, saggi e santi di ogni tempo e di ogni credo. Anche per questo sono fioriti pure sull’argomento aforismi, massime, sentenze, proverbi, innumerevoli, presso ogni paese e in ogni epoca. È la saggezza millenaria raccolta e codificata che ha servito di norma a tanti uomini.
Per gustare la gioia interiore che non ha l’eguale, in confronto ai piaceri effimeri delle cose illusorie, dico al lettore le parole che tante volte ho rivolto a me stesso:
sosta un momento dall’andare agitato e affannoso della tua vita quotidiana.
Fa che tutto, entro di te, sia quiete.
Riposati nel silenzio, e udrai voci mai udite prima, gusterai la vita di un mondo che ti era ignoto.
Amerai ciò che prima hai disprezzato, rifuggirai da ciò che prima hai ricercato.
Roma, 28 febbraio 1964
Vico di Varo
“Apre la sua bocca alla Saggezza e la legge della bontà è nella sua lingua”.
Proverbi di Salomone XXXI, 26
… ancora qualche stralcio …
La parola, scritta e parlata, investe la superficie del globo in modo prevalente, alla stessa maniera che le acque terrestre. Si pensi alle migliaia di tribunali sparsi in ogni parte della terra, nei quali operano le sterminate legioni di avvocati, non sempre tesi a spegnere le liti e i contrasti; che basano le loro ragioni , molto spesso, sulla dialettica e sulla suggestione delle parole; alle scuole, agli istituti, alle accademie. Poi vi sono gli oratori, i conferenzieri, di ogni colore, religiosi, politici; gli imbonitori e i propagandisti, i persuasori occulti e palesi, gli agenti pubblicitari, i predicatori di tutte le idee e dei mille interessi che agitano la vita degli uomini.
È una breve panoramica che vuol mostrare quale sia il ruolo della parola nella vita umana, considerando le manifestazioni collettive. Si può avere in’idea della preponderanza di essa e dell’importanza che le viene attribuita da coloro che aspirano al dominio sugli altri. Ma a tutto questo si deve aggiungere l’apporto che viene dato nelle manifestazioni della vita privata, da ogni singolo uomo. È un affluente di notevole portata che va ad ingrossare la già vasta marea che investe da ogni parte la terra.
La parola: ecco l’arma della lotta umana, di sempre, ma soprattutto di oggi, che gli urti sono frequenti, più forti perché il globo non è mai stato così intensamente popolato come oggi che ha quasi raggiunto i 3 miliardi di uomini. Uomini agitati che si spostano con rapidità, con tutti i mezzi, intrecciando più fitte le relazioni umane e che, non hanno più bisogno per parlare di stare a portata di orecchio. Telefono, telegrafo, radio, avvicinano persone prima lontanissime; le onde attraversano gli spazi e s’incontrano in ogni direzione.
Le ragioni della prevalenza della parola nell’attività umana, a parte l’abuso che se ne fa, vanno ricercate nel fatto che la parola è il mezzo che collega direttamente l’uomo ai propri simili ed è ritenuto il mezzo principale per esprimere se stesso. sono, questi, essenziali bisogni della vita. Se si sopprimesse questa via di manifestazione, senza aprire altre vie, per la maggior parte sarebbe come sopprimere la vita stessa …
L’uomo, questo piccolo e grande essere che porta in sé esperienze di millenni, racchiude pure la sintesi dei più grandi valori. In lui è il punto in cui s’incontrano tutte le forze della vita, il ponte che collega diversi piani dell’essere, dal più denso, il minerale, fino al divino, che egli porta in sé …
Nel Vangelo di Giovanni, dopo l’incontro di Gesù con la Samaritana, al pozzo di Sychar, è scritto: “.. e in seguito molti Samaritani cedettero al Signore per la parola di quella donna”.
L’influenza che si può esercitare con la parola nell’animo degli altri uomini è certamente fra le più grandi possibilità concesse all’uomo. La parola, infatti, è vibrazione d’anima, come una corrente che, per mezzo della voce, si trasmette ad altra anima e la muove; il tono, gli argomenti mettono in movimento, nell’interno di chi ascolta, soprattutto se con animo favorevolmente disposto, tutti gli ingranaggi del motore psichico che spesso giace immoto e arrugginito. Quando si sia riusciti ad operare la messa in moto, molto del rimante si produce da sé, il motore continua a girare. È l’avvio che per molti è arduo e difficile. Per questo tutto l’impegno è concentrato nella vibrazione che non può essere azione artificiosa, ma sentita, che parte dal cuore, la sola efficace. È il calore interiore che opera lo scioglimento di tutte le incrostazioni che tengono fermo il motore di molti. Questo calore è la vibrazione vera, il tono, la forza degli argomenti per la convinzione di chi ascolta. Per questo la parola scritta o stampata non ha la stessa efficacia di quella parlata perché ad essa manca il tono e il calore di chi parla cioè la componente che scioglie, che convince, che muove più di ogni ragionare …
A uno dei Sette Savi dell’antica Grecia, Chilone, fu chiesto quale cosa fosse la cosa più difficile. Rispose semplicemente: Tacere. Infatti tutte le forze dell’uomo tendono all’agitazione, all’espressione disordinata ed egoistica nel mondo esteriore: il tacere fa parte del dominio raggiunto su queste forze, in un superiore equilibrio, difficile a toccarsi da chi è ancora agitato da forti emozioni. Per questi è difficile tacere.
Ma il dono prezioso della parola va custodito nel silenzio, perché conservi tutto il suo valore e non sia sciupato per la grande capacità che possiede di mettere in movimento forze innumerevoli …
Vico di Varo
(L’Arte del Silenzio e l’Uso della Parola)