Perché seguire la Via del Silenzio?
L’Iniziazione aspetta il pellegrino sulla Via del Silenzio.
Nel Silenzio s’incontra la Voce della Saggezza che apre le porte dei regni Immateriali.
Salga il pellegrino tutti i gradini necessari, dal più basso al più alto, per raggiungere il Silenzio entro la quale i sussurri del Mondo dello Spirito indicano qual è l’ora di varcare la soglia che varcano le “Fiamme della Salvezza”.
Le scuole delle Strade Alte si trovano sugli altopiani della vastità del Silenzio perché in esso emerge la potenza del pensiero che si fa parola nel servizio al Mondo.
il Centro Paradesha
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Quando parla la parte inferiore
I momenti in cui la natura incontrollata riesce a prendere il sopravvento sono paragonabili al tempo di burrasca. Nuvoloni oscuri coprono il cielo, le onde si agitano, non si sta tranquilli. Certe sfuriate di uomini irascibili soggetti a improvvisi sbalzi di umore che sgomentano, richiamano l’immagine della tempesta. E allora non si sa davvero quello che può accadere. Ci sono pure le varie agitazioni prodotte dalle tante passioni umane che riducono l’uomo a un piccolo nano di pezza, mosso da un filo.
Capita a tutti, sia pure in diversa proporzione, di passare dei momenti in cui sembra non riconoscersi: un abbassamento di tono o una esaltazione di sentimenti durante i quali si parla o si agisce in modo disarmonico. Le parole cattive che allora si pronunciano, le violenze verbali, le ironie, i sarcasmi, gl’insulti, le ingiurie, le invettive, le critiche sono tutta schiuma che fuoriesce dalla parte bassa; non vengono certo dalla parte migliore dell’uomo; così pure gli atteggiamenti spavaldi, le tante espressioni di vanità, di rancore o di non amore che caratterizzano altri momenti. Queste ed altre manifestazioni negative, come gli sfoghi d’ira, di odio, d’invidia, di egoismo, sono espressione del temperamento incontrollato e, insieme alla menzogna, alla maldicenza, alla calunnia, hanno la loro radice in quella parte, sempre pronta a scatenarsi quando è lasciata a se stessa. Essa non può produrre che questo, perché una mala pianta non può dare che cattivi frutti. Quelli che asseriscono che bisogna lasciarla crescere naturalmente perché la natura fa da sé, nella spontaneità e non nella sovra imposizione di altri, non sanno quel che dicono. Essi confondono la costrizione con l’educazione. E la prima educazione comincia da se stessi. Se avessimo usato il loro metodo in agricoltura, la terra sarebbe tutta una foresta intricata, un groviglio di rovi inestricabile. Nella vita civile, poi, e nella società degli uomini vigerebbe sovrana la legge della giungla. È solo stupefacente come possano sentirsi enunciare certe teorie da persone ritenute colte. Una pianta selvatica va innestata e coltivata perché così trasformata possa produrre buoni frutti. Così è pure della bassa natura dell’uomo.
Quando parla la parte inferiore, l’uomo esprime nella sua pienezza la bestia che è il lui, con tutto quello che essa è capace di manifestare. L’Io divino, allora, è testimone silenzioso che guarda: lascia che l’esperienza insegni poiché è legge che tutto torna di dove è partito. Solo quando riesce a far sentire la sua voce, avviene che l’uomo prova turbamento, amarezza e poi desideri odi far meglio.
Ciò che spinge a parlare è spesso l’orgoglio, la presunzione, la vanità o l’interesse. Sono gli eterni moventi dell’agire umano: le passioni, palesi o mascherate. Per questo il parlare è troppo spesso tutto un tessuto di menzogne. Quando parla la bassa natura il mondo degli istinti è in agitazione e vengono a galla da profondo tutte le scorie. Nell’uomo ve ne sono di quelle infime che scopriamo nella loro violenza soltanto quando sono in azione. La parola è la loro naturale via d’uscita. Come nei fiumi in piena scorre di ogni tutto: fango, sassi, arbusti, foglie, melma, detriti di ogni genere, tronchi d’albero, carogne, così pure nei fiumi di parole provenienti dal basso fondo degli uomini c’è di tutto fuori che la verità, la giustizia, l’obiettività e l’amore.
Heine scrive di Thiers:
– le sue parole sgorgano di continuo come il vino da una botte da cui sia stato tolto lo zipolo. Egli non tace se non quando ha sotto la gola il rasoio del barbiere.
Ma, forse, allora taceva per un freno dell’inconscio, timoroso che la lama potesse fare giustizia di tutto il male seminato dalla lingua.
Vico di Varo
L’Arte del Silenzio e l’Uso della Parola
tratto dal Capitolo 3 Non lasciar mai parlare il lato basso del tuo carattere
Editore Amedeo Rotondi