Perché seguire la Via del Silenzio?
L’Iniziazione aspetta il pellegrino sulla Via del Silenzio.
Solo il Silenzio permette di riconoscere il “falso” (asat) ed entrare nella “verità” (sat). Sat è l’unica eterna e assoluta realtà e verità, al di fuori della quale tutto è illusione.
Nel Silenzio l’Anima trova l’Armonia interna per poter vedere chiaramente, senza illusioni, attraverso la carne (gli occhi) ciò che in questo mondo inganna. Nel Silenzio il discepolo impara a restare sordo ai rumori del mondo, per riuscire a proseguire il proprio Cammino, e andare incontro a “Colui che parla nel Silenzio”, verso “La Voce senza Suono”.
Nel Silenzio s’incontra la Voce della Saggezza che apre le porte dei regni Immateriali.
Nel Silenzio il discepolo impara i passi che possono condurlo dall’Ombra di questo mondo alle immensità della Vera Luce.
È nel Silenzio che il discepolo acquisisce la conoscenza-esperienza dei tre stati di coscienza (jagrat-veglia; svapna-sogno; susupti-sonno profondo) che lo condurranno al “Quarto Stato” (“Turya”), cioè allo Stato Supremo di Alta coscienza spirituale.
Il discepolo viene invitato a soffocare “la voce della carne e del sangue” ed ascoltare “La Voce del Silenzio”.
È nel Silenzio che un discepolo riceve la Conoscenza (jnana) e abbandona l’ignoranza (ajnana); è qui che incontra il Maestro, il Guru, la Guida che lo condurrà alla “nascita spirituale”.
È nel Silenzio che dal Cuore egli sarà condotto nell’ajnacakra a conoscere la voce che tutto riempie, la voce del suo Maestro.
Nel Silenzio il discepolo diventa da “Viandante della Terra” a “Viandante del Cielo”.
Salga il pellegrino tutti i gradini necessari, dal più basso al più alto, per raggiungere il Silenzio entro il quale i sussurri del Mondo dello Spirito indicano qual è l’ora di varcare la soglia, quella che oltrepassano le “Fiamme della Salvezza”.
Le scuole delle Strade Alte si trovano sugli altopiani della vastità del Silenzio perché in esso emerge la potenza del pensiero che si fa parola nel servizio al Mondo.
Le Strade Alte abbracciano alcuni “Ordini” e tra questi, da tempi immemorabili, l’”Ordine dei Silenziosi”, i cui emissari svolgono missioni strettamente esoteriche. L’Ordine è riuscito a restare sconosciuto lungo i millenni. Se ne hanno tracce visibili raramente, sia in Occidente sia in Oriente. Il consiglio è di imparare ad entrare e sostare nel Silenzio il più possibile per riuscire a prendere contatto con la divina scintilla che si trova in ogni essere per ascoltarne la Voce e riceverne la Luce.
il Centro Paradesha
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Iniziazione al Silenzio
Quando si sono comprese le ragioni del silenzio e si è convinti della sua necessità, scatta nell’uomo la molla che lo porta a volere per realizzare quanto è entrato in lui. Allora è portato ad apprezzare più le parole non dette, quelle rimaste dentro, anziché il mare di ciarle nel quale naufraga la stupidità umana. Con la pratica e l’esercizio discerne quello che deve tacere; domina gl’impulsi che lo spingerebbero a parlare fuori luogo. Ma nel tempo stesso non si chiude mai in un silenzio colpevole, levando anzi la voce quando la coscienza gli impone di parlare. Ama e pratica il silenzio non fine a se stesso ma per pensare, per ascoltare in sé le verità che solo il silenzio può dire; ama trattenersi in compagnia dei propri pensieri nel più bello dei colloqui; tace per ascoltare gli altri e soprattutto le voci che nel silenzio si fanno udire.
La vera iniziazione all’arte del silenzio, per ciascuno, è nella pratica di ogni giorno. La vita quotidiana è la migliore palestra dove va esercitata, nelle relazioni con gli altri uomini. Ma non va neppure trascurato, ogni giorno, qualche appropriato esercizio di meditazione e il concentrarsi per collegarsi direttamente alla fonte da cui emana la vita.
Quando l’uomo si ferma per ascoltare qualcosa ce lo attrae, trattenendo perfino il respiro, o tende l’orecchio a sentire un suono, una voce lontana, mette in atto, senza saperlo, tutta la tecnica del silenzio. Si potrebbe sintetizzare in quattro parole quello che è propriamente il silenzio: l’atteggiamento che precede l’ascolto. Ogni cosa intorno deve tacere; ogni cosa dentro, tace.
Il punto verso cui si concentra l’attenzione ricettiva è il punto con cui ci si collega per sentire. Tutto su quello converge, senza divagare. La concentrazione plasma e affina la mente, la rende strumento ideale per essere utilizzato dalla volontà.
Si comincia con l’abbandono di ogni pensiero di cose estranee; ogni interferenza deve essere eliminata e ogni altra voce messa a tacere: pensieri e sentimenti. All’inizio si prende contatto mentale con la cosa, si considera, si esamina; poi si arriva a penetrarla fino a raggiungere l’essenza dell’oggetto, poi a vibrare in armonia l’essenza dell’oggetto, poi a vibrare in armonia e sintonia con esso. Questo è lo stato di meditazione. Solo chi ha raggiunto la capacità di concentrazione può cominciare a meditare.
La concentrazione può esser fatta su di un simbolo, una massima, un esempio, una formula, una figura o su un altro soggetto, concreto o astratto. Gli Orientali usano concentrarsi sul mantra, cioè un’affermazione, un versetto, una parola sacra, ecc. espressi in parola o contemplati durante la meditazione, una formula qualunque sulla quale si medita.
La notte che ebbe le stigmate S. Francesco d’Assisi non aveva fatto altro che ripetere sempre “Deus meus et omnia”. I metodi variano dall’uno all’altro.
Quando preghi – insegnò Gesù – entra nella tua camera e serratone l’uscio … Per la preghiera soprattutto, e per qualunque intensa attività interiore bisogna operare la concentrazione di tutte le proprie migliori energie in quello solo, dopo aver tagliato i fili di collegamento col mondo esterno. Questo, allora rappresenterebbe solo un disturbo. Si sceglie possibilmente un luogo appartato in cui non si possa essere disturbati o richiamati di soprassalto. Ciò perché meditare non è soltanto pensare, ma raggiungere una concentrazione che porta naturalmente a un distacco dalle cose intorno, e per far questo, è necessaria la più assoluta calma e sicurezza da ogni improvviso richiamo. Anche per questo, prima di cominciare l’esercizio, si dovrà determinare a se stesso anche la sua durata, fissando in anticipo il momento della cessazione. L’ordine impartito mentalmente, agirà in maniera automatica come richiamo al momento opportuno.
Quando ti accingi a questo esercizio di grande silenzio devi figurarti che stai per entrare in contatto col Divino. Devi mantenere un atteggiamento di attesa ricettiva. Il corpo non deve fornire il benché minimo elemento di disturbo all’attività dello spirito. Deve essere, quindi, in una posizione comoda, completamente a suo agio, da poter essere dimenticato con l’ambiente.
Durante questa attesa, non passiva, ma attiva nella più alta vibrazione, mentre, ogni altra attività interiore è come sospesa, avendo tagliati tutti i fili del pensiero con il mondo circostante e lontano, si deve raggiungere il punto più alto di concentrazione sulla formula, sul simbolo o sulla figura prescelta.
Quando si è toccato questo punto massimo, allora si ha il totale silenzio.
Ciò che può avvenire dopo, cioè l’ascoltazione e la gioia che ne deriva, non sono cose che possano dirsi o raccontarsi. Appartengono a quello stato di grazia che chiameremo “oltre il silenzio”.
Ne accenneremo qualcosa nelle pagine che seguono.
Vico di Varo
L’Arte del Silenzio e l’Uso della Parola
tratto dal Capitolo 9 Saper tacere o la vera arte del silenzio
Editore Amedeo Rotondi