Una dissertazione su tali argomenti, connessi tra loro, non è affatto facile.
Bisogna ricorrere a delle esposizioni di sintesi con un unico filo essenziale che le colleghi.
Useremo angoli, promontori, vette e punti di vista alati per cogliere il giusto punto da cui considerare la centralità della questione.
“La natura di tutti gli esseri umani è la stessa: una mescolanza dei tre guna (…), e sembra quindi che tutti dovrebbero avere la possibilità di sviluppare e di rinforzare l’elemento sattvico, dirigendolo verso le altezze della trasformazione divina. Che la nostra tendenza abituale sia in realtà quella di fare della nostra ragione e della nostra volontà i servi del nostro egoismo tamasico o rajasico – i ministri del nostro desiderio cinetico, agitato e male equilibrato, o della nostra compiacente indolenza o inerzia statica – non può essere, si potrà pensare, che un carattere temporaneo del nostro essere non completamente sviluppato, l’immaturità della sua imperfetta evoluzione che finirà quando la coscienza si elevi nella scala dei valori spirituali. Vediamo mediante l’esperienza che gli uomini – almeno quelli sopra un certo livello – si dividono generalmente in due categorie: da un lato, coloro la cui forza dominante è di natura sattvica, e che si orientano verso la conoscenza, il dominio di sé, il bene, la perfezione; dall’altro, coloro la cui forza dominante è di natura rajasica e che si orientano verso una grandezza egoistica, la soddisfazione del desiderio, l’attività senza freno di una forte volontà, di una forte personalità che cercano d’imporre al mondo, non per il servizio dell’uomo o del Divino, ma per il loro personale orgoglio, la loro gloria e il loro piacere.
I primi sono i rappresentanti umani dei deva (…) e i secondi dei danava (…) o asura (…); i primi degli dèi e i secondi dei titani ...”.
“Se vogliamo dare a questa impressionante descrizione il pieno valore della distinzione che essa implica, non si deve andare oltre a ciò che realmente significa. Quando si dice che nel mondo materiale esistono due creazioni di esseri, i deva e gli asura*, non vuol dire che anime umane siano così state create da Dio sino dai primordi, ciascuna con la propria ineluttabile carriera nella Natura; non vuol dire che esista una rigida predestinazione spirituale e che le anime rifiutate dal Divino vengano private del discernimento per essere precipitate nell’inferno impuro, condannate all’eterna perdizione. Tutte le anime sono eterni frammenti del Divino (…), tanto le asuriche quanto le deviche, e tutte possono raggiungere la salvezza; anche il più gran peccatore può volgersi verso il Divino. Ma l’evoluzione dell’anima nella Natura è un’avventura in cui lo svabhàva, il divenirestesso dell’anima (…), e il karma governato dallo svabhàva, sono le eterne forze che dominano; e se un eccesso nella manifestazione dello svabhàva o un disordine del suo giuoco inclina la legge dal lato perverso, se le qualità rajasiche coltivate a detrimento di quelle sattviche prendono il sopravvento, allora la tendenza del karma e i suoi risultati finiranno necessariamente, non al livello sattvico capace di un movimento di liberazione, ma verso le più grandi perversità della natura inferiore. Se l’uomo non abbandona questa via dell’errore, vedrà nascere in lui un (vero) asura; e una volta separato a tal punto dalla luce e dalla verità, la stessa immensità della forza divina male impiegata gli impedirà di rovesciare la direzione della sua corsa fatale, sino a che non abbia sondato le profondità dell’abisso in cui è caduto e visto dove la sua condotta l’ha portato – il potere dissipato, esaurito, lui stesso sprofondato nello stato più basso in cui un’anima possa cadere: l’inferno. Soltanto quando capisce il suo errore e si volge verso la luce, interviene quest’altra verità della Gita: il più gran peccatore, il più impuro, il più violento e abbietto criminale è salvo nello stesso istante in cui si volge verso il Divino che è in lui, per adorarlo e seguirlo. Quindi, grazie a questo semplice cambiamento di rotta, entra rapidamente nella via sattvica che conduce alla perfezione e alla libertà”.
* La distinzione fra i due tipi di creature ha piena conferma sui piani ultrafisici, in cui la legge dell’evoluzione spirituale non ha valore. Vi sono mondi di deva e mondi di asura, e, in questi mondi situati dietro il nostro, esistono tipi permanenti di esseri che sostengono il completo giuoco divino indispensabile all’avanzamento dell’universo, e che esercitano la loro influenza sulla terra, sulla vita e la natura dell’uomo. (Nota di Sri Aurobindo.)
Sri Aurobindo
tratto da Lo Yoga della Bhagavad Gita
Edizioni Mediterranee, 1981 – pp. 299 e 304
“Potremo, invece, soffermarci sul concetto di ‘caduta’. Difatti, la Tradizione parla di ‘caduta’ dell’Anima, il che implica che l’Anima proviene dall’Alto.
Ma che cosa s’intende per ‘caduta’? e chi è caduto?
Alcuni affermano che l’uomo è un ‘Dio tramortito’, altri che è un ‘Angelo decaduto’, ciò che è lo stesso; altri che, avendo l’uomo disobbedito al Creatore, è stato posto nel mondo del conflitto; altri che, avendo egli libertà di scelta, si è imprigionato con le proprie mani. Vi sono altri punti di vista, però possiamo trarre qualche conclusione.
La ‘caduta’, sotto un aspetto filosofico più che mistico, può considerarsi la ‘scissura’ di un qualcosa che prima era unito e integrale. La scissura può operare l’oblio della originaria unità, per cui essa determina dualità; l’unità si scompone e l’essere, che non è più sintesi, è costretto a peregrinare (movimento) fino a quando non si ‘ritrova’ unità. L’uno è caduto nel due, quindi nel molteplice, e nella molteplicità non può esservi sintesi e omogeneità, vale a dire compiutezza. La ‘scissura’ è un atto di alienazione (Raphael, La Filosofia dell’Essere, in particolare l’ultimo capitolo).
Se un essere umano, a livello prettamente psicologico, dovesse trovarsi scisso, il suo caso diventerebbe patologico perché, perdendo la sua identità individuale originaria, sarebbe costretto a vivere nell’incertezza e nello smarrimento; diremo che un tale individuo vivrebbe come un fantasma, un dormiente, un sonnambulo. Così l’individuo, scindendosi, si è identificato con il suo fantasma fenomenico, con i suoi strumenti di contatto, con i suoi veicoli o corpi di manifestazione, dimenticando la sua controparte, diremo, divina. Alcuni dicono che l’essere è composto di due io: l’Io divino e quello individuato.
L’uomo, irrequieto, in continuo movimento, violento e ottenebrato, va in cerca della sua metà dimenticata, va in cerca dell’unità e della completezza. L’irrequietezza è legittima, non è legittima la direzione che prende”.
Raphael
Il Sentiero della Non-Dualità (Advaitavada)
La scienza delle cose divine, di cui ci interessiamo e proponiamo, non consiste nel proporre opinioni di natura personale, ma si tratta di una scienza che è la stessa da sempre, coesiste nelle Anime di tutti coloro che in questo mondo si sono risvegliati spiritualmente. Si tratta di quella scienza in grado di far superare, agli enti planetari, l’inadeguatezza della strumentazione umana disponibile. Questa scienza è come se offrisse la vetta impervia di una grande montagna, che non è affatto nascosta, ma per scalarla e vincerla occorre un indispensabile allenamento, un certo sviluppo di “qualità” appropriate e l’accumulo dell’esperienza di “colui che sa”; per questo, la scienza delle cose divine è in grado di offrire tutto l’aiuto possibile a colui che sinceramente anela alla vetta (al Divino).
Questa scienza delle cose divine è stata appresa da molte civiltà lungo le ere, dai sacerdoti Egizi; dai Greci; dai Qabbalisti; dagli Yogi; dai Teurghi; dagli Alchimisti; ecc.
Questi insegnamenti, sottoforma di codici, sono stati scolpiti sui muri e sulle colonne dei templi, ma quanti sano leggere e comprendere?
La formazione di questa scienza passa per la capacità di saper leggere l’immagine delle cose velate dai simboli (miti, saghe, leggende, fiabe). Quindi, una scienza che non è per tutti pur essendo a tutti disponibile: si crea una naturale selezione tra quanti “predisposti” e coloro che restano nell’ignoranza perché ancora troppo identificati alle illusioni del divenire.
I predisposti che si incamminano con le migliori intenzioni, pronti agli sforzi necessari, vedranno che le facoltà intuitive, spirituali e mentali risvegliate troveranno, al momento opportuno, degna collocazione.
La visione esoterica universale assicura quanto già abbiamo affrontato più volte nei nostri lavori riguardo al fatto che ogni ente planetario usufruisce di tre corpi-veicoli, ciascuno funzionante su un diverso piano o stato d’essere: fisico grossolano, animico, spirituale.
I piani o stati d’essere non sono indipendenti ma connessi e possono influenzarsi reciprocamente. L’iniziato ha l’obiettivo di agire con la volontà, contemporaneamente sui tre piani. Il vero iniziato è in grado di agire in tal modo grazie alla Conoscenza corrispondente al suo stato di coscienza illuminato. Altri operatori occulti, con conoscenze parziali o frammentarie, quando vi riescono agiscono con azioni limitate o al piano fisico o animico o spirituale.
L’iniziato è l’unico a poter svolgere tale difficile e ambizioso compito, ma può farlo perché, per la sua Re-Integrazione, è sceso all’Inferno, ha conosciuto i Demoni, o gli Asura, e ne è uscito-risalito purificato-rettificato.
L’iniziato è colui che ha vinto i condizionamenti che legano al mondo terreno (l’uccisione del Drago).
L’iniziato deve necessariamente superare la limitata percezione umana altrimenti resta sempre nell’unica realtà possibile all’uomo ordinario, che è quella relativa. L’iniziato, pur avendo superato l’umano nell’atto concreto della discesa-incarnazione, nella Manifestazione all’interno di un Ciclo, vive da relativo nella sua collocazione e può ispirare o insegnare all’uomo comune di uscire dalla propria dimensione ed espandersi in dimensioni diverse.
Nella Manifestazione Universale tutto è collegato in ogni sua parte e tale collegamento viene dato dall’influsso della Realtà Assoluta sulla Relativa.
In questo universo non bisogna dimenticare che sono determinanti, per mantenere l’armonia, due agenti, cioè il positivo e il negativo, che sono la base della triade e sottostanno alla legge ternaria. Questi due agenti, il positivo e il negativo, vengono associati erroneamente ai concetti di Bene e di Male.
Il positivo e il negativo sono aspetti particolari di “una forza unica”.
Il polo negativo è un agente dissolvente, il polo positivo è un agente coagulante e il terzo agente della triade sta nella “sintesi”, il superamento delle due polarità.
La triade Assoluta o Universale è ripetuta in tutte le cose create.
Come in Basso così in Alto … la Divinità è un valore assoluto che contiene anche un valore relativo, è, cioè, una unità che non è il tutto, ma un tutto.
Volevamo arrivare al fatto che si hanno un Bene ed un Male assoluti e un Bene ed un Male relativi. Valori assoluti sono Dio e Lucifero; valori relativi sono gli Angeli e i Demoni.
La Mescolanza del Bene e del Male resterà parte intima dell’ente planetario finché, divenuto consapevole, sarà in grado di compiere la scelta di rinunziare all’ignoranza metafisica che lo guida.
La Mescolanza racchiude, volente o nolente, due tipi di umanità in eterna guerra tra di loro. La natura di questa battaglia è stata raccontata sotto diverse forme simboliche.
“ […] Se volessimo riassumerne la sostanza, potremmo dire semplicemente, che una parte di umanità appartiene al Caos: in essa risiedono quegli “Esseri Luminosi delle Origini” decaduti (i famosi Angeli Ribelli), per disubbidienza, dal Regno Spirituale e che nel mondo, incarnano il Male-Caos. A questa umanità appartengono i membri dell’Ordine dell’Antico Serpente. Questa umanità è sensibile al Male: è spinta più facilmente a servire l’Oscurità.
L’altra parte di umanità appartiene al Cosmos: vi risiedono quegli “Esseri Luminosi delle Origini” che non hanno partecipato alla Ribellione ma che nell’incarnarsi, negli enti planetari (del progetto”Uomo”), si sono lasciati, dopo molte ere, corrompere sempre di più sperimentando un’ulteriore “caduta”: sono addormentati nella coscienza ma non hanno l’indole al Male se non dietro “influenza” oscura. Sono risvegliabili e vengono toccati dal senso di responsabilità perché comprendono facilmente le conseguenze delle proprie azioni. Questa umanità è sensibile a servire il Bene, la Luce.
Queste due umanità, sul pianeta, sono Mescolate l’una con l’altra, per questo motivo non vengono facilmente distinte da un ente ordinario, neanche da un profano informato. Solo un iniziato le riconosce.
La Grande Opera di Oscuramento delle coscienze, in opposizione alla Grande Opera di Risveglio delle coscienze ha prodotto, al momento, un disastroso risultato. L’effetto della manipolazione ingegneristica che questi Illuminati sono stati in grado di esercitare, ha reso gli enti del Cosmos simili agli enti del Caos.
La corruzione luciferina ha funzionato splendidamente, diffondendosi.
Il loro destino non è di vincere questa guerra.
Questa guerra possono tuttavia, farla durare il più possibile ed è quello che cercano di fare in ogni nuova era. Alimentarla, per loro significa continuare a regnare, esercitare il potere nascosto e sentirsi “dei” in un regno infernale.
Sanno che questo loro gioco può sparire all’improvviso. Da qui le ondate di inasprimento delle azioni sferrate contro l’umanità, la natura e il Dio vero […]”.
Rosario Castello
tratto da Il Chiaro e lo scuro nel Mondo – La Mescolanza
In un’epoca, quale è quella attuale, ci si dovrebbe sforzare di riconoscerne la gravità, studiando con quanta sottigliezza l’Oscurità, tramite i suoi emissari, si sia infiltrata nella vita quotidiana e il degrado, la ferocia che la sua azione ha prodotto. Si dovrebbero conoscere i suoi metodi d’invasione, di dominio, per individuare le azioni che possono far arretrare, invertire, questo oscuro divorare distruttivo.
Coloro che realmente governano il mondo, iniziati inversi di una “Spiritualità a Rovescio”, lo fanno in virtù di conoscenze occulte, che trovano fondamento nelle leggi che sottendono all’esistenza. Da quel piano, manipolano le risposte e le istanze umane, cosicché l’essere umano ordinario, in particolare quello di questa epoca moderna, molto più di quanto egli pensa o riesca ad immaginare, è divenuto uno “strumento” nelle mani di influenze o forze a lui estranee, che lo indirizzano, orientano e dirigono quasi totalmente. Gli vengono imposti dall’esterno nuovi bisogni, desideri, modelli mentali; gli vengono provocate emozioni, sentimenti, fideismi, settarismi, al punto che ad un occhio esperto egli appare piuttosto che un’anima, una “macchina animata”. Un semplice “ripetitore di segnali” altrui, poiché “qualcosa” al suo posto ha già pensato le idee e desiderato le aspirazioni, per le quali egli si dibatterà tutta la vita.
Stiamo continuando con le nostre sintesi tenute dall’invisibile filo essenziale che le collega per raccontare la visione che intendiamo trasmettere.
Quando un ente planetario viene a trovarsi nel bel mezzo di un risveglio spirituale, rispondendo pienamente alla “chiamata”, si scatenano delle potenti forze in quello che viene chiamato l’inconscio collettivo, forze che cominciano a combattere duramente quelle non ancora pacificate nella subcoscienza del candidato. Questa battaglia trasforma la vita di colui che aspira all’Alto in un “inferno”, sia interiormente sia esteriormente: in molti arretrano, rientrando nelle maschere e nelle corazze del profano; pochissimi proseguono, ma non tutti ne escono vittoriosi sottoponendosi alle dure prove che la condizione richiede. È dura, dopo, ritrovare l’equilibrio e l’armonia di un sentiero stabile e consolidato, ma non c’è altro modo di procedere. Davvero pochissimi usufruiscono dell’aiuto del Maestro, per insondabili motivi, un privilegio difficile da spiegare facilmente.
Senza il controllo delle forze e degli stati di coscienza non può esserci vera “iniziazione”, tantomeno possibilità per un’attività magico-operativa, ma soltanto limitate azioni ai singoli piani o dominii.
Questa battaglia, tra le forze dell’inconscio collettivo e le forze della subcoscienza, è stata sintetizzata, da alcuni iniziati del passato, in un simbolo inquietante, il XV arcano del Tarocco, cioè il Diavolo: raffigurato per metà umano e per metà bestiale, ma anche metà maschio e metà femmina; il braccio destro punta verso il “basso” (con la scritta “solve”) e il braccio sinistro levato verso l’”alto” (con la scritta “coagula”). Un simbolo che vuole rappresentare le due fasi iniziali e fondamentali della Grande Opera. La mano destra verso il suolo indica la “discesa” agli inferi per “disciogliersi”. Si tratta di un’immagine allegorica di un’operazione svolta sui piani fisico-psichico-spirituale che ogni iniziato deve condurre su sé stesso per trascendere la natura umana e riconquistare la propria natura divina.
Dalla discesa all’inferno bisogna uscirne purificati per poter raggiungere la saggezza dei piani superiori.
Questo simbolo ha però provocato, nel mondo profano, molta confusione e indotto molti in errore, creando convincimenti impropri sfruttati, con grande soddisfazione, dalla contro-iniziazione.
La figura del Diavolo non nasce con la XV carta del Tarocco ma risale al mondo antico primordiale: una figura manipolata e sfruttata per molte occasioni.
Per trattare i nostri argomenti, ovviamente, non ci interessano le polemiche verso l’una o l’altra corrente di pensiero, non ci interessano le varie interpretazioni deviate e distorte, ma ciò che le cose sono veramente.
L’iniziato non può essere tale se non è in grado di controllare i diversi livelli che ricompongono quanto determina l’habitat naturale rispetto al Corpo, all’Anima e allo Spirito.
Riferimento dell’iniziato è la legge del Pentagramma raffigurata dalla Stella a Cinque Punte che comprende la formula “solve et coagula”: racchiude i due principi della natura umana, cioè il “materiale” (il grossolano, l’inferno) ed il “sottile” (ciò che trascende la materia).
Il Pentagramma è strumento dell’iniziato che adopera in una duplicità operativa: posizionato con il vertice in alto proietta verso i piani superiori le energie “coagulate”; posizionato con il vertice in basso tende a “sciogliere” (“solve”) le forze “infere”, quelle forze che però deve conoscere per poterle trasformare in energia positiva, in bene.
L’iniziato senza la discesa agli inferi non sperimenterebbe la presa di coscienza del Male e non potrebbe essere in grado di trasformare le energie negative in positive.
“il Pentagramma esprime il dominio dello spirito sugli elementi; è con questo segno che si incatenano i demoni dell’aria, gli spiriti del fuoco, gli spettri dell’acqua e i fantasmi della terra. Armato di questo segno e opportunamente disposto, potrai vedere l’infinito, attraverso alla facoltà che si chiama occhio dell’anima, e farti servire dalle legioni degli angeli e dalle colonie dei demoni”.
Eliphas Levi
Dogma dell’Alta Magia
L’iniziato, però, deve conoscere anche la legge del Settenario (la fusione del Ternario nel Quaternario), l’unione del Maschile e del Femminile (positivo-negativo) per generare il Terzo valore (triade).
Egli osserva questa legge nel macrocosmo con l’unione del Sole con la Luna; nel microcosmo con la congiunzione dell’Uomo e della Donna (del Mascolino e del Femminino).
Le Forme di pratica operativa, che producono energia operativa, si basano sulla conoscenza che tra le forme di tutto l’universo esistono influenze reciproche che danno la possibilità di intervenire da una dimensione inferiore ad una superiore.
Proseguiamo con le nostre sintesi tirando il filo unico essenziale.
“(…) Naturalmente è esistita una Androginia primordiale e le coppie divine del mito ne sono spesso l’involuzione tardiva. La mitologia indù è un esempio di questa evoluzione dell’Androgino. I miti più arcaici presentano un androgino che viene separato. Visnu compie la prima separazione con la coppia Cielo-Terra. La separazione di una divinità indifferenziata maschile-femminile in due metà sessuate permane nella mitologia più tarda. Nelle Upanisad la divinità maschile-femminile Prajapati si separa per generare gli esseri umani e diventa la vacca da latte variegata e il toro dal buon seme o, in altre versioni, la cavalla feconda e lo stallone. Nella mitologia sivaita si presenta un’androginia riconquistata rappresentata da Siva: le statue di Siva, nell’isola di Elefanta, rappresentano la fusione tantrica con la sposa Parvati. Nel museo di Delhi Siva è presentato bisessuato con un viso femminile ed uno barbuto. In Grecia, a Cipro, si adorava Venere il fecondo, maschio-femmina; in Caria si adorava Zeus con sei mammelle sul petto, disposte a triangolo. Dioniso era per eccellenza il dio femmina-maschio. Zervan, il dio iranico era androgino; la divinità cinese delle Tenebre e della Luce era androgina.
In Grecia, dal VI secolo a.C. in poi, ebbe gran rilievo la divinità Ermafrodito che legava simbolicamente la sfera di Afrodite, di Dioniso, di Eros, di Demetra e di Priapo.
Per gli antropologi l’origine del culto resta oscura ma gli esoterici veri hanno altri occhi.
C’è stato un tempo in cui attraverso il rito dell’androginia gli esseri umani hanno tentato la possibilità di riacquistare la condizione perfetta delle origini, del tempo mitico in cui i due sessi coesistevano negli umani come nella divinità (nella fisicità come nella psiche). Dietro il rito si nasconde la ricerca della totalità, ritrovare l’unità del cosmo, ritrovare l’integrità primordiale. Nel rito, come nel mito, l’androginia è sacra, è una pura visione dello Spirito”.
da un articolo (L’Uomo delle Origini: l’Androgino) di Rosario Castello
su www.centroparadesha.it
Necessità o sventura fu la separazione dei sessi?
Come guardare al rapporto tra una divinità primordiale, antropomorfa, totalizzante e la bisessualità della natura umana quale manifestazione polare maschio – femmina?
Nel Simposio di Platone si presuppone un Grande Androgino originario, ma anche la presenza dell’androgino umano in errore da correggere.
“Dunque – dice Aristofane – i sessi erano tre e così fatti perché il genere maschile discendeva in origine dal sole, il femminile dalla terra, mentre l’altro, partecipe di entrambi, dalla luna, perché anche la luna partecipa del sole e della terra. Erano quindi rotondi di forma e rotante era la loro andatura perché somigliavano ai loro genitori. Possedevano forza e vigore terribili, e straordinaria superbia; e attentavano agli dei (…)”.
Platone
Simposio, XIV, 189c - 190b,
Opere, Vol. I, pp. 681- 682
Laterza, Bari, 1966
“1. Quando parliamo di polarità intendiamo un fattore che si manifesta su tutti i piani esistenziali e che si estrinseca con la funzione di positivo e negativo o ricettivo, di maschio e femmina, di attivo e passivo, anche di forza dinamica e statica, ecc. ogni piano esistenziale ha le sue speciali polarità che sono espressioni di quel particolare stato; così sul piano fisico denso abbiamo una serie di polarità che si trovano nell’atomo, nell’elettricità, nell’astronomia, a livello organico, ecc..
La polarità, non essendo una dualità assoluta, presuppone una fonte di unità da cui deve scaturire.
2. L’unità, sdoppiandosi, produce il due; il punto, depolarizzandosi, crea la linea; così, Adamo (polarità positiva) si rende specifico in Eva (polarità negativa).
L’Essere, proiettando una “parte” di sé, manifesta un secondo che ha funzione di materia, o sostanza, fecondante. Nel Vedanta si parla di purusa (principio attivo, positivo) e di prakrti (principio ricettivo o negativo).
Nell’Alchimia abbiamo Zolfo e Mercurio e nell’Albero sephirotico Chokmah e Binah.
Il polo positivo costituisce l’essenza e dà l’impulso, l’avvio, lo stimolo; il polo negativo rappresenta la sostanza la quale, a sua volta, manifesta mediante il “suono”, cioè la vibrazione, le indefinite forme universali.
Nell’universo, compresa la forma umana, tutto vibra e la condizione vibratoria del momento determina lo stato della forma.
Nel tempo, e secondo alcune filosofie e teologie, questa semplice polarità diventa dualità assoluta fino a codificarsi nel campo morale come forza del bene e del male (dualismo morale o etico).
Anche i piani esistenziali hanno questa caratteristica di attività-passività; il piano superiore è attivo nei riguardi del piano inferiore.
Così, nella visione Vedanta i tre piani esistenziali universali: Isvara (corpo causale), Hiranyagarbha (piano sottile) e Virat (piano grossolano) sono rispettivamente Isvara attivo nei riguardi di Hiranyagarbha, e questo è attivo nei riguardi di Virat che è passivo-ricettivo (…)”.
Raphael
tratto da Sistemi Polari de La Scienza dell’Amore
Edizioni Asram Vidya
“Il sonno di Adamo non fu lo stato in cui Dio mise Adamo quando da lui, per propria iniziativa, volle trarre Eva, ma viene concepito come il simbolo di una prima caduta; per Boehme, esso allude allo stato in cui si trovò Adamo quando, abusando della sua libertà, si staccò dal mondo divino e si ‘immaginò’ in quello della natura, terrestrizzandosi e degradandosi”.
Julius Evola
tratto da Metafisica del Sesso
Edizioni Mediterranee
“Allorché di due farete uno, allorché farete la parte interna come l’esterna, la parte esterna come l’interna e la parte superiore come l’inferiore, allorché del maschio e della femmina farete un unico essere sicché non vi sia più né maschio né femmina […] allora entrerete nel Regno”.
Vangelo di Tomaso, loghia di Gesù n° 22
La mente degli enti planetari, in gran parte non-risvegliati, è sessuata e quindi non libera: non sperimenta l’Amore che dona la vera libertà. Una mente ordinaria manifesta l’espressione nei due aspetti complementari di mascolino e femminino. Un processo di risveglio avanzato fa tendere verso una manifestazione unitiva, cioè tende a realizzare l’Unione, il Rebis degli Alchimisti, l’Androgine ermetico (integra la natura di entrambi i sessi, la natura dei due emisferi cerebrali).
“(…) Da molti millenni è stato sferrato, contro il “Femminino”, il più temibile attacco da parte del regno della Spiritualità a Rovescio.
La contro-iniziazione ha creduto bene di aggredire, per rendere spiritualmente impotente l’Umanità, una parte importantissima di essa: il Femminino Sacro.
La responsabilità, in cui versa il mondo, è della degradazione del femminile e del maschile, precipitati verso profondità infere. Il femminile e il maschile oggi incarnano il Femminino e il Mascolino oscurati: hanno ceduto alle forze oscure di Iblis, dell’Oscuro Signore.
L’umanità non riesce più a ricostituire l’antico Rebis perduto.
L’iniziato vede bene nell’oscurità ma non vi appartiene: egli è faro di Luce che fende le tenebre diradandole. Per questo Lavora indefessamente per la Grande Opera di Risveglio delle Coscienze, utilizzando tutte le “procedure iniziatiche” come Raggi dello stesso Sole.
(…) Tutto cominciò con ciò che non avrebbe mai dovuto esserci: il mondo del divenire nelle sue infinite espressioni, grossolane e sottili, la Manifestazione (Prakrti). La Manifestazione come “sostanza” universale rappresentante il polo negativo-femminile dell’Essere, in opposizione a quello positivo-maschile (Purusa) che conferisce (alla Prakrti) la capacità per induzione di generare le “forme-entità”.
Ecco il “frutto” della “caduta”, la prima avvenuta nel Regno Spirituale.
Materia, Mente e Coscienza-Spirito si vincolano in una perenne relazione.
Ad ogni “Errore” segue una “caduta”: ecco la seconda e questa volta nel regno della Manifestazione. La prima “caduta” fu nel Regno Spirituale, la “Sfera dell’Alto”: ribellione, disobbedienza, presunzione, orgoglio degli Angeli ribelli.
L’Errore aprì la sua via in tutta la Manifestazione universale: negli infiniti mondi e negli infiniti esseri.
Un Piano Divino Universale si instaurò, lungo le Vie Immateriali, per la totale reintegrazione degli esseri ma questi avrebbero dovuto desiderare il risalire la scala reintegrativa mediante le “procedure necessarie” e il ritorno definitivo alla “Sfera dell’Alto”.
Sul piano esistenziale del pianeta Terra la razza umana formatasi con la “Mescolanza” non è riuscita a creare, sul piano grossolano, le giuste condizioni universali per una fondamentale scala reintegrativa spirituale. Il pianeta Terra e la sua maggioranza di enti vivono oscurati intellettualmente e spiritualmente. L’umanità sembra voler restare devota all’ignoranza (metafisica).
Gli esseri umani si comportano, si muovono come se non conoscessero la verità sulla natura del perché della sessualità nel mondo. In effetti si tratta di una conoscenza delle origini così inscritta talmente in profondità dentro di loro che sembra “perduta”: in realtà è solo dimenticata per l’ottundimento del sonno della coscienza in cui sono caduti-immersi.
Le sovrapposizioni, i veli velanti, create dalla mente identificata con la materia hanno posizionato gli esseri umani entro un range di limiti, di vere e proprie prigioni invisibili dalle quali, se non riconosciute, non è possibile liberarsi.
Ciò che ha prevalso, dalla separazione dei sessi dell’Androgino primordiale in poi, è una errata visione della sessualità nell’esistenza umana che ha condizionato l’instaurazione di rapporti retti e giusti tra gli individui alterandone la purezza in ogni risposta comportamentale e comunicazionale.
La separazione dei sessi è una condanna o una necessità-salvezza per la liberazione dall’esilio di questo mondo? (…)”.
Rosario Castello
da un articolo (Comprendere il Femminino per rettificare il Mondo)
su www.centroparadesha.it
“(…) Il sesso andrebbe vissuto con la consapevolezza di un mistero esoterico, l’accesso ad una porta verso il divino da ritrovare stabilmente grazie alla conquista del Femminino-Mascolino, alla Realizzazione del Rebis.
Gli atteggiamenti, fisici e mentali, degli enti umani dovrebbero trasformarsi da volgari e degenerati a sacrali e rispettosi.
Con il linguaggio semplice dei profani possiamo dire che la sessualità è costituita soprattutto da una energia primordiale (nella Prakrti) fondamentale per la base dell’esistenza umana. Questa energia è più importante degli organi sessuali fisici che la rappresentano nel grossolano. Abbiamo già detto più volte che il corpo fisico grossolano (con organi e sistemi) non è altro che il risultato di una coagula, di principi spirituali della “Sfera dell’Alto”, nella “Sfera del Basso” dovuta alla “caduta” spirituale.
Questa energia sacra dovrebbe essere usata per il necessario risveglio spirituale dell’essere umano mediante l’impiego di una speciale “procedura” (particolari tecniche fisico-coscienziali e profondi stati meditativi) atta ad accendere tutti i centri sottili (Cakra), l’energia sessuale cosmica (Kundalini), il corpo astrale (Lingasarira), la mente nella sua intera estensione (Antahkarana) e di essa, in particolare, la Buddhi in grado di far percepire e distinguere i vari “passaggi” dell’energia nella danza-intreccio del Femminino-Mascolino, anche al di là degli specifici organi sessuali.
Si sta parlando di una sessualità che trascende la dualità condizionante, il corpo grossolano, la mente: una sessualità in grado di far sperimentare una assoluta unione con il Tutto (…).
(…) In molti si avventurano nella sperimentazione di tecniche sessuali, di riti facenti parte del bagaglio di una certa Magia sessuale ma senza aver ricevuto le corrette conoscenze e l’importante preparazione del proprio complesso energetico, la struttura sottile necessariamente da risvegliare altrimenti votati non solo al fallimento dell’impresa ma all’andare incontro a pericolose fenditure nell’apparato aurico: i più si bruciano ricevendo non canalizzazioni ma possessione di forze oscure ingannevoli e spiacevoli. Altri sedicenti praticanti esperti finiscono con l’avere problemi con la giustizia violata per l’abuso e l’assoggettamento di sedicenti discepoli, più plagiati che risvegliati.
Un materialista, invece, che approccia tali esotiche pratiche poco comprese non può che scadere in una banale e volgare sessualità profana, una sessualità animalesca lontana da quella sacra e divina: un materialista che si maschera da tantrico è facilmente riconoscibile e smascherabile.
(…) Il rapporto sessuale dovrebbe essere visto, concepito, vissuto come un incontro di energie riunificative anziché come la stimolazione di organi, la perdita di secreti con l’esplosione di un orgasmo nervoso da cui deriva un conseguente abbassamento della temperatura corporea, depressione nervosa e calo energetico. Il rapporto di coppia, con o senza unione psico-sessuale, non dovrebbe creare debolezza o dispersione di energia ma, al contrario, incrementare sempre di più il livello energetico (della Sakti).
Il rapporto di coppia, che si pratichi il rapporto sessuale o meno, dovrebbe essere vissuto come un rapporto sacro per la realizzazione del Rebis, la realizzazione dell’Androgino primordiale: il maschio-Mascolino dovrebbe risvegliare la sua parte di femmina-Femminino e la femmina-Femminino della coppia dovrebbe risvegliare la sua parte di maschio-Mascolino.
La Donna-femmina-Femminino riveste un ruolo superiore all’interno della coppia protesa alla “procedura iniziatica” (nella forma tantrica o altra) per il risveglio e/o l’uso di Kundalini. Nella visione sessuale sacra la femmina-Femminino-Sakti è la creatrice e il maschio-Mascolino-Siva è il testimone, l’osservatore immobile dell’intero gioco sacro.
(…) Che possa esistere una “procedura” in grado di agire integralmente (corpo-mente-spirito) sulla natura profonda del “sistema umano” di tutte le razze esistenti, indipendentemente dalla cultura nativa, non dovrebbe affatto sorprendere.
Questa “procedura” esiste da migliaia e migliaia di anni. Si tratta di una “procedura” di grande efficacia perché non guarda razza, sesso, colore della pelle e credo del “praticante” ma all’intensità della forza emanata dal richiedente in funzione di una sentita necessità di risveglio integrale dell’essere.
Risvegliare significa non soltanto “accendere” delle “parti” importanti dell’interessato ma anche ricongiungerle, riconnetterle, effettuare una profonda Unione dell’ente “praticante”, ricongiungere le sue lateralità, le sue correnti apparentemente opposte, il suo Alto e il suo Basso, il suo davanti e il suo dietro, il suo visibile e il suo invisibile, il suo grossolano e il suo sottile. Si tratta di una “pratica” che non cambia con il passare del tempo, delle culture che si avvicendano, della storia umana che oscilla tra le luci e le ombre. Ciò che varia, da soggetto a soggetto, è la limpidezza della percezione e della concettualizzazione della “pratica” che dipende dalla posizione coscienziale di ciascun praticante.
(…) Molte delle vie tantriche offerte oggigiorno sono in mano alla contro-iniziazione, vie in cui la Kundalini non può ascendere fino a Sahasrara Cakra ma facilmente scendere, cadere verso i centri (Cakra) inferi.
La realizzazione dell’Androgino, la piena conoscenza del Rebis, lo svelamento del “Mistero della Cosa Una” richiede un cammino su un “sentiero iniziatico” autentico che una volta intrapreso deve essere condotto fino in fondo.
La via del Tantra è un “sentiero iniziatico”; la via dello Yoga è un “sentiero iniziatico”; la via dell’Alchimia è un “sentiero iniziatico”; la via della Qabbalah è un “sentiero iniziatico”; …
Ci riferiamo, di queste, a quelle autentiche.
Non ci riferiamo a tutte quelle vie proposte e promosse nel mercato odierno della ricerca spirituale dove le iniziazioni vengono offerte senza preparazione e a pagamento e la visione e la prassi del tutto materialistiche (…)”.
Rosario Castello
tratto da ARTICOLO 1 filrouge (scaricabile gratuitamente da www.centroparadesha.it)
Il Sesso: Scherzo, Errore, Condanna o Salvezza?
“C’è una comunità di tantrici che aspetta
di essere portata alla luce. Questa comunità si
risveglierà alla fine dell’Era di Kali.
Riconoscendo il potente Principio Femminile della Vita,
la comunità maschile del Tantra
trasformerà questo mondo corrotto.
Allora nel momento estatico di
trasformazione di una Era in un’altra,
quei seguaci del sentiero altruistico,
raggiungeranno il loro fine”.
Kaula Tantra
“Il Fuoco individuato materiale opera mediante i cakra manipura (plesso solare sensoriale), svadhisthana (centro sacrale-energia sessuale) e visuddha (centro mentale) che agisce sotto l’influsso dei due primi centri. Il Fuoco radiante opera mediante i centri anahata (centro del cuore) e visuddha, il quale, questa volta, è sotto l’influsso dell’anahata cakra. Lo spirito di Fuoco incorruttibile opera mediante il centro ajna: l’Occhio di Siva”.
Raphael
tratto da La Triplice Via del Fuoco, I, I, 70
Il mondo, sia visibile sia invisibile, è popolato di esseri che sono stati denominati in molti modi differenti secondo i luoghi, le epoche, le religioni, i particolari culti (dei, dee, angeli, arcangeli, demoni, deva, asura, geni, …), esseri che designando nature e dimensioni diverse restano uniche nel principio.
L’iniziato, mediante la coscienza superiore, percepisce tali esseri, li riconosce ed è in grado di effettuare la scelta di agire o non agire.
L’iniziato, in pratica, percorre le infinite possibilità del pensiero, senza mai perdersi in una Manifestazione che sembra un labirinto (per il profano), grazie al risveglio della buddhi, la mente sovraindividuale, sintetica, in grado di condurlo tranquillamente. La buddhi è in effetti l’intelligenza del cuore poiché nell’anahatacakra risiede la consapevolezza del Sé.
Perché è così importante il risveglio della buddhi, la cui esistenza molti nemmeno sospettano? La buddhi fa da ponte tra l’esprimibile e l’inesprimibile.
L’iniziato, “colui che sa”, ha il compito di operare tra la natura naturans (cioè Dio) e la natura naturata (la creazione).
“Imparerai da solo a riconoscere gli elementi che passano da quelli che rimangono.
Per quanto sia concesso ad un essere umano saprai, così,
che la natura è UNA e che è simile in tutto”.
dai Versi Aurei (Pitagora)
“Ricorda, o tu che lotti per la liberazione dell’uomo, che ogni sconfitta è un successo e che ogni sincero sforzo col tempo ottiene la sua ricompensa. I sacri germi spuntano e crescono invisibili nell’anima del discepolo e i loro steli si rafforzano ad ogni novella prova, come giunchi, ma non si spezzano, né mai possono inaridire. Ma quando l’ora è suonata, fioriscono”.
da La Voce del Silenzio (H.P.Blavatsky)
Rosario Castello
Capitolo tratto da Prospettive di Esoterismo
Rosario Castello Editore