Offriamo, di seguito, il luminoso e illuminante Capitolo ”Metafisica Realizzativa” del libro “Fuoco di Risveglio” di Raphael, Edizioni Asram Vidya.
Lo offriamo a tutti coloro che non hanno ben chiaro cosa sia veramente percorrere un “Sentiero Spirituale” (Sadhana) per la Realizzazione, l’Illuminazione e la Liberazione. Molto spesso è presente tale confusione in coloro che pretendono di seguire gli Insegnamenti di qualche Maestro, di qualche scuola, di qualche circolo ristretto di stampo esoterico o occultistico. Un autentico “Sentiero Spirituale” è dominio della Metafisica pura altrimenti è solo speculazione filosofica (nel dominio della filosofia del divenire, niente affatto realizzativa). Il mondo fenomenico non appartiene alla metafisica: i prodigi, i miracoli, i fenomeni spettacolari, la lettura del pensiero, certe veggenze, e cose simili, del menù dei misteri, non appartengono alla metafisica, ma al mondo del divenire (al gioco della prakrti), riguardano il pranamayakosa (il piano sottile). Alcuni buoni spiritualisti si lasciano incantare da qualche pseudo-facitore di fenomeni (con o senza trucco) senza il sostegno di un autentico Insegnamento e cadono sotto l’influsso della Mithyajnana, la falsa conoscenza che inganna.
La maggior parte degli spiritualisti, purtroppo, neanche prende in considerazione la parola-concetto “metafisica” e i non-molti che lo fanno la usano impropriamente. Soprattutto non riescono a vedere una corrispondenza con ciò che sostengono di aver intrapreso, cioè un “sentiero realizzativo”, una “via spirituale”, un “percorso evolutivo”, ecc.
Scambiare esperienze illusorie della psiche per esperienze metafisiche significa essere incappati nella devozione all’ignoranza metafisica, l’avidya da cui deve rifuggire un vero sadhaka.
In divina amicizia il Centro Paradesha
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Metafisica Realizzativa
In quest’epoca di dissacrazione dei valori contingenti vengono dissacrati sistematicamente anche valori che contingenti non sono, ma che, anzi, rispondono a tematiche, diremo, assolute e inalienabili.
La parola “metafisica”, bandita dal campo scientifico per l’ovvia ragione che la scienza empirica s’interessa della “fisica”, nella sua molteplice possibilità operativa, viene impiegata, invece, da alcuni, per dare tono alle loro argomentazioni o, peggio ancora, viene usata da molti cultori di discipline che metafisiche non sono. Allora, potremmo chiederci, perché mai costoro usano uno specifico termine, con una sua precisa connotazione, in modo non giusto e a sproposito?
Tralasciamo, ovviamente, coloro che sogliono infiorare i loro discorsi con parole “a effetto”; in fondo, sono innocui.
“’Metafisica’ – scrive il prof. Giovanni Reale – è il termine filosofico più famoso (sia in positivo che in negativo), e nello stesso tempo più frainteso. Si potrebbe addirittura dire, usando una terminologia cartesiana, che, sulla metafisica, i più hanno idee “oscure e confuse” e solo pochi discutono di essa con idee”chiare e distinte”.
Da molti incontri avuti con individui che si interessano alle dottrine occultistiche, spiritiche, ecc., abbiamo tratto la convinzione che essi chiamano metafisico ciò che è “superfisico”, ciò che non è prettamente materiale nel senso usuale del termine. Quindi, uno psicologo che s’interessi della psiche (cioè di qualcosa di non tangibile) può chiamarsi metafisico. Così un occultista che si muova sul piano delle energie superfisiche può chiamarsi metafisico. In altri termini, tutte le scienze che si occupano dell’invisibile (all’occhio sensoriale) sono scambiate per metafisiche.
Ora, una tale interpretazione non può che snaturare il vero senso della parola “metafisica” e fuorviare quanti si accostano sia alla scienza, estensibile nei suoi domìni grossolani o sottili (superfisici) che siano, sia a coloro che avrebbero interesse alla pura ricerca metafisica.
“In origine il termine ‘metafisica’ designava la serie dei testi che, nell’ordinamento dato agli scritti di Aristotele, venivano ‘dopo’ quelle opere denominate Fisica. La tematica che Aristotele ha affrontato in quella serie di testi veniva detta Filosofia prima.
Lungo il tempo il termine acquistò il significato di ‘oltre’ le questioni della sfera fisica, fino a divenire ‘scienza del reale in sé, considerato di là dalle apparenze sensibili immediate’. Sotto questa prospettiva, la metafisica ha una sua superiorità rispetto alle altre espressioni conoscitive. Al di sopra delle varie scienze del finito, che si occupano delle relazioni parziali, fenomeniche e incomplete dell’essere, v’è la scienza della Realtà in sé.
La metafisica è la scienza dell’’aseità’ (proprietà di un essere che ha in sé la ragione e il fine della propria esistenza); mentre la fisica è la scienza dell’’abalietà’ (proprietà di un essere che trova in altro la ragione della propria esistenza). Potremo ancora dire che la fisica s’interessa del relativo-contingente, il quale dipende da altro, mentre la metafisica s’interessa di ciò che è o dell’assoluto, in quanto poggia in se stesso, con se stesso e per se stesso”1 (Raphael, Il Sentiero della Non-dualità, capitolo “Realizzazione metafisica”. Edizioni Asram Vidya, Roma).
Il termine “assoluto” significa, etimologicamente, quello che è libero da relazioni; nella metafisica Advaita si parla di a-sparsa (senza relazioni).
Per avere una giusta visione di quello che è fisico e metafisico, riportiamo uno schema (vedi pag. 16) che dimostra il dispiegamento della manifestazione secondo alcune dottrine tradizionali: Vedanta, Qabbalah, Platonismo, Buddhismo e Taoismo1(Per un approfondimento delle corrispondenze tra Vedanta, Platonismo e Qabbalah, vedi Iniziazione alla filosofia di Platone e La Via del Fuoco secondo la Qabbalah di Raphael. Edizioni Asram Vidya, Roma).
L’Incondizionato è il dominio della Metafisica pura.
Il piano causale è il dominio ontologico o teologico. Fonte primordiale o principiale del Moto cosmico.
Il piano sottile è il dominio della “scienza occulta” o “magica”. Mondo delle energie sottili.
Il piano grossolano è il dominio della scienza accademica. Mondo delle forze o delle masse cristallizzate.
Nello schema proposto possiamo notare tre stati di un’unica Realtà, vale a dire dell’Essere totale, che rappresentano tre modalità energetiche: materiale (formale) grossolano, sottile formale e informale causale o principiale. L’Incondizionato è al di là di ogni considerazione; è l’Assoluto nella sua indeterminatezza.
Tali stati non sono altro che stati sostanziali a diverse frequenze vibratorie, che originano e si dissolvono nell’informale principiale. Se diciamo informale è perché sia il fisico grossolano che il sottile sono, ovviamente, formali. Lo stesso stato psichico dell’individuo è sempre materiale, per quanto superfisico, quindi con uno stato vibratorio diverso da quello prettamente fisico-grossolano; e tale condizione sottile è sempre formale e tangibile per chi ha sviluppato un determinato tatto.
Stati e Piani
Incondizionato |
Causale |
Sottile |
Grossolano
|
|
Dottrine
|
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Vedanta |
Brahman nirguna (Turya) |
Brahman saguna (Isvara) |
Hiranyagarbha | Virat |
Platonismo |
Uno-Uno (Uno-Bene) |
Mondo delle Idee | Anima universale | Mondo sensibile |
Qabbalah | Aziluth |
Briah (1° Triade) |
Yezirah (2° Triade) |
Assiah (3° Triade) |
Taoismo |
Wou-ki (Unità metafisica) |
Tai-ki (Grande Unità) |
Tien (Cielo) |
Ti (Terra) |
Buddhismo
|
Svabhavikakaya |
Sambhogakaya |
C’è ancora, da considerare un’altra cosa molto importante, ed è questa: i tre stati formano ciò che noi chiamiamo “Natura”, o il naturale; costituiscono, appunto, la natura dell’Essere principiale. Quindi, è un altro errore parlare di sovrannaturale con riferimento semplicemente al livello del sottile e dello stesso causale-principiale.
Se questi tre stati si riferiscono alla natura dell’Essere, e allora tutto ciò che si determina nell’ambito di tale triplice sfera riveste carattere naturale: tutti i fenomeni apparentemente straordinari e inusitati che un individuo possa realizzare, lungo le varie sfere, non sono eventi o atti sovrannaturali, ma naturali. Per l’Oriente tutto ciò è ovvio, ma non per l’Occidente ove persino una possibilità telepatica di un sensitivo viene considerata sovrannaturale.
La scienza accademica s’interessa del naturale, ma anche la scienza cosiddetta occultistica s’interessa del naturale, per quanto di un’altra dimensione vibratoria.
Invero, la Scienza Sacra (che rientra nei “Piccoli misteri” o aparavidya, conoscenza seconda e non suprema), nella sua più autentica accezione, comprende: la cosmogonia, la magia sacra, l’astrologia esoterica, ecc. ma queste branche della vera Scienza, per quanto si riferiscano al naturale, purtroppo, oggi, vengono schernite, per il semplice fatto che la ricerca di molti occultisti non ha niente a che vedere con l’autentica Scienza tradizionale.
Se molti degli odierni cultori dell’occulto (tranne, ovviamente, le eccezioni, che pur ci sono) non hanno niente a che fare con la vera Scienza esoterica, per cui sono dissacratori di qualcosa di veramente degno, tanto più sono profanatori della metafisica – quando a questa si rifanno – la quale trascende non solo il fisico grossolano e sottile, ma anche l’informale principiale, quindi, il naturale triplice, avendo quale suo preciso interesse l’Incondizionato, che è il dominio dell’assoluto in quanto tale, dell’Infinito, dell’Inqualificato e del Costante, dell’autentico Sovrannaturale, dell’Aformale e del Permanente (rientra, quindi, nei “Grandi misteri” o paravidya, Conoscenza prima o suprema).
A questa Causa suprema, a questo Assoluto molti filosofi hanno cercato di dare una dimostrazione teoretica, razionale; anzi, come molti materialisti, essi hanno sostenuto che tutto ciò che non è oggetto di dimostrazione razionale non è conoscibile. Noi possiamo dire che se la realtà suprema si potesse esprimere in una dualità, perdendo ovviamente la sua identità di Unità, allora tale realtà duale potrebbe anche essere dimostrata razionalmente. La mente, operando in termini di soggetto e oggetto, avrebbe in tal modo la possibilità di conoscere l’altro da sé, cioè il secondo, o l’oggetto del conoscere. Ma siccome la Realtà è una e una sola, tutti codesti filosofi, per quanto abbiano potuto dissertare su Soggetto ultimo, non l’hanno potuto conoscere e dimostrare con la mente empirica.
Se ammettiamo l’Essere in quanto Unità assoluta, dovremo convenire che esso non può essere conosciuto né dimostrato sulla base della mente duale e di relazione. Ma se l’Essere non può essere dimostrato e tuttavia è ritenuto come Unità indivisa, allora può essere solo realizzato. La non-realizzazione dell’ente nell’unità implicherebbe ammettere la dualità (io-Essere) e ciò invaliderebbe il nostro precedente asserto.
Tutto ciò che invece si dimostra come manifestato, essendo un secondo o altro dall’Essere, può essere oggetto di dimostrazione; e se ancora non sono state dimostrate verità di ordine “sottile” o sovrasensibile è perché l’ente umano non ha aperto in sé, allo stato attuale, “finestre” percettive che potenzialmente possiede.
Un mondo intelligibile va percepito, compreso ed espresso con mezzi di ordine sovrasensibile, questo è ovvio. Solo il mondo o la sfera del sensibile materiale, o corporale, può essere percepito e conosciuto con i mezzi fisici, materiali, e con i cinque sensi ordinari.
Dunque, dell’ultima Verità possiamo parlare solo in termini di Realizzazione coscienziale: conoscere è essere, e questa affermazione dell’identità attraverso la conoscenza è il principio stesso della Metafisica che è e rimane esclusivamente “Conoscenza di Identità”.
Occorre precisare che vi sono diversi gradi o aspetti di realizzazione1(Per un approfondimento dei vari Sentieri vedi Essenza e scopo dello Yoga di Raphael. Edizioni Asram Vidya, Roma). Il termine “realizzazione” significa rendere attivo, effettuare; quindi possiamo parlare di realizzazione psicologica che implica attualizzare l’armonia o l’unità mente-psiche-corpo dell’ente sensibile; possiamo parlare di realizzazione dell’intelligibile che implica attualizzare o effettuare l’unità con l’intelligibile o sovrasensibile; possiamo parlare di realizzazione ontologica che implica attuare l’Uno principiale o l’Essere in quanto prima espressione dell’Uno-senza-secondo; infine possiamo parlare di realizzazione metafisica che porta in attualità il Non-Essere, l’Assoluto, l’Uno-senza-secondo o l’Infinito in quanto tale, di là dal sensibile corporeo e concreto e dall’intelligibile non formale.
“Angusta via fu distesa in antico a me conducente; da me è stata scoperta. Per essa i forti salgono, conoscitori del Brahman, al mondo celeste, in alto, da questo svincolati”.
(Brhadaranyaka Upanisad: IV, IV, 8)
A quanto abbiamo detto c’è da aggiungere questa nota conclusiva, e cioè: quelli, e sono veramente molti, che parlano di “esperienze metafisiche” (il metafisico non è, poi, sperimentabile nel senso comune della parola) non fanno altro che sperimentare contenuti subconsci individuali e collettivi; in altri termini, esperiscono aspetti illusori della condizione psichica. Parlano, quindi, di metafisica, che nella sua reale accezione è la Conoscenza dei princìpi primi o ultimi (secondo come si vogliono vedere le cose), laddove dovrebbero parlare di pure illusioni o proiezioni subconscie. E tra la Verità ultima dei dati e la “verità” illusoria delle cose s’inserisce un’altra parola, avidya, che nel suo vero senso vuol dire ignoranza metafisica. Ora, caratteristica dell’avidya è proprio quella di scambiare un dato per un altro, una corda per un serpente, la luce riflessa della luna per quella del sole, la verità delle cose in sé con la rappresentazione mentale delle cose1(Per la Realizzazione secondo la Metafisica tradizionale si veda il terzo capitolo de La Triplice Via del Fuoco e Tat tvam asi (Tu sei Quello) di Raphael. Edizioni Asram Vidya, Roma).
Raphael
tratto da Fuoco di Risveglio (Pag. 13-20)
Edizioni Asram Vidya