Cosa significa una società senza amore?
La società senza amore è quella sviluppatasi mediante i mali che hanno incancrenito il “sistema”: parliamo del “sistema” voluto dal “potere nascosto” e retto, sostenuto, protetto e alimentato dalla classe politica serva che danza, a turno, nei governi eletti e non eletti dai cittadini, una classe politica senza etica, senza morale, senza spiritualità.
Ci prendiamo tutta la ragione di quanto affermiamo perché ciò di cui parliamo sta di fronte a tutti e nessuno può dire di non vedere: parliamo del futuro rubato ai giovani (milioni di giovani) costretti alla disoccupazione, al precariato, al lavoro in nero, spesso anche a delinquere. Parliamo del lavoro sottopagato, quando c’è, che toglie la dignità; parliamo del senso di sicurezza sottratto ai pensionati; parliamo dei diritti schiacciati dalle logiche inumane del profitto, delle sottratte libertà conquistate in moltissimi anni di sacrifici e sangue, strappate in un sol colpo da “pretesti” (di un ordine non ben definito) creati appositamente a tavolino dai politici di governo. È un’evidenza come le leggi e gli spietati provvedimenti governativi stiano compromettendo milioni di persone reali e le loro vite, che non sono numeri statistici.
Parliamo del peso sopportato dal cittadino-contribuente onesto in fatto di pressione fiscale: pressione che è data dal rapporto tra l’ammontare complessivo del prelievo (tasse, imposte, tributi, contributi previdenziali) e il Pil (Prodotto interno lordo) che riguarda non solo la ricchezza prodotta onestamente, ma anche quella generata dal “sommerso”. Le attività in nero e quella della criminalità organizzata formano l’economia sommersa e illegale (che nel 2013 ha toccato i 207,3 miliardi, pari al 12,9% del Pil) che hanno dato il loro contribuito al Pil anche nel 2015.
La società senza amore pesa sui cittadini onesti rivelando la nascosta concezione autoritaria dell’essere umano che hanno coloro che sempre si avvicendano a governare (per finta, visti i risultati), servendo segretamente gli interessi oligarchici di natura finanziaria e politica (che stanno controllando il mondo).
Tutti i cittadini-contribuenti dovrebbero gridare: “Basta precarietà, basta disoccupazione, basta tasse, basta accanimento …”.
Chiudiamo questa brevissima esposizione ispirataci da quanto detto da papa Francesco all’incontro con i settemila esponenti di Confindustria (ipocriti).
Di seguito, alcuni stralci delle cose dette da Papa Francesco.
“La vostra via maestra sia sempre la giustizia, che rifiuta le scorciatoie delle raccomandazioni e dei favoritismi, e le deviazioni pericolose della disonestà e dei facili compromessi”.
Il papa ha ribadito che al centro dell’impresa bisogna mettere l’uomo: “Non quello astratto, ideale, teorico, ma quello concreto, con i suoi sogni, le sue necessità, le sue speranze e le sue fatiche”; “dovete fare delle scelte”; “dare a ciascuno il suo, strappando le famiglie dall’angoscia di non poter dare un futuro e nemmeno un presente ai propri figli; dovete saper dirigere, ma anche saper ascoltare; dovete fare in modo che il lavoro crei altro lavoro, la responsabilità altra responsabilità, la speranza altra speranza, soprattutto per le giovani generazioni, che oggi ne hanno più che mai bisogno”.
“La legge suprema sia l’attenzione alla dignità dell’altro, valore assoluto e indisponibile sia questo orizzonte di altruismo a contraddistinguere il vostro impegno: esso vi porterà a rifiutare categoricamente che la dignità della persona venga calpestata in nome di esigenze produttive, che mascherano miopie individualistiche, tristi egoismi e sete di guadagno”.
Gli ipocriti hanno applaudito, ma daranno il via a “un nuovo umanesimo del lavoro”?
Resterà solo uno slogan il titolo dell’incontro che hanno chiamato “Fare Insieme”?
All’immediato futuro l’ardua sentenza.