Chi ha maturato la scelta consapevole di un percorso spirituale (sadhana) assume in sé l’impegno di una serie di studi e di ricerche che si trasformano, inevitabilmente, in una profonda esplorazione di sé stesso: non potrebbe e non dovrebbe essere altrimenti.
Si viene a creare, in chi affronta la sadhana con spirito risolutivo, una sorta di uniformità dell’esistenza, cioè egli considererà, percepirà, ogni attimo della sua giornata come facente parte del processo realizzativo innescato.
È questa operosità che lo renderà in grado, nel tempo, di distinguere chiaramente stati di coscienza differenti in sé. Egli osserverà come la concentrazione, su qualunque cosa intraprenda, lo apra ad aspetti a volte inquietanti dell’esplorazione intrapresa. La sua struttura fisico-sottile, in tale disciplina quotidiana, riceve a lungo andare un potente stimolo tale da farlo entrare in risonanza con la realtà delle forze sottili (forme pensiero, egregore, registrazioni akasiche, intelligenze, entità, di vario ordine e grado, con i quali entra in relazione, inconsciamente, agli inizi senza accorgersene). Solo dopo una lunga esperienza percettiva potrà essere in grado di instaurare relazioni coscienti con le realtà del piano sottile.
La costanza e la disciplina, oltre alle “pratiche”, creano una particolare apertura al “sottile” (grazie alla concentrazione, al raccoglimento, al rilassamento, alla meditazione, allo studio, alla semplice lettura). Significa cominciare a riconoscere profondità diverse che corrispondono a livelli e gradi di ricezione o di trasmissione: il risveglio della buddhi (una delle quattro funzioni della mente-antahkarana) è un fatto concreto che corrisponde ad eventi biochimici ed energetici-vibrazionali. L’aumento della consapevolezza, che si fa conoscenza-coscienza, è un evidente segno sul percorso realizzativo.
Il corretto procedere lungo una sadhana agisce, influisce molto efficacemente sul corpo sottile (lingasarira): in esso risiedono i cinque elementi sottili (suksamabhuta), i cinque sensi-percezione (jnanendriya), i cinque organi motori-azione (karmendriya), i cinque soffi vitali (prana) e la mente (antahkarana) con le sue importanti quattro funzioni: buddhi (intelletto superiore-intuizione), ahamkara (il senso dell’io, cioè l’ego, l’io-mio), manas (mente individuata empirica), citta (memoria, subconscio-vasana, tendenze o semi mentali-samskara).
Il risveglio comporta sia l’attivazione di certi processi biochimici-alchemici (ghiandole endocrine, sistema nervoso, emisferi cerebrali, sangue, ecc.) sia di processi energetici-pranici (nadi, cakra, aura, kundalini, ecc.).
Il risveglio ottimale, della ghiandola pineale (sahasrara) e della ghiandola pituitaria (ajnacakra), apre a certi stati di percezione spontanea (non è quanto viene chiamato “channeling” – “canalizzazione”, che altro non è se non “medianità”; pur sembrando la stessa cosa per gli inesperti, per coloro che si azzardano di camminare a tentoni nel territorio dell’invisibile sconosciuto, per chi ostenta una sadhana confusionaria a rischio).
L’intera struttura fisico-sottile funge naturalmente da antenna cosmica (l’ente planetario è per sua natura multidimensionale): l’ente planetario comunica, relaziona a diversi livelli della manifestazione universale (prakrti).
La manifestazione universale ospita dinamiche multidimensionali, complessità misteriche, mondi-loka innumerevoli, esseri, grossolani e sottili, dai diversi aggregati psichici.
L’uso di certe “pratiche” conduce verso esperienze, oscure e luminose, della coscienza a seconda delle istanze di cui è sospinto il sadhaka stesso: in presenza di certe devianze, di tendenze e sensibilità al fascino dell’oscurità, si imporranno “presenze-dialoghi” predatorie (vampirizzanti a livello energetico-pranico).
Le esperienze sollecitate dall’ahamkara, per eccesso di voglia di sapere, per impazienza, per morbosa curiosità dell’occulto, risulteranno suggestioni protese al male mascherato. Spesso la semplice morbosità si trasforma in una nevrotica ricerca e inseguimento della fenomenologia occulta, molto pericolosa se diventa compulsiva.
Il sadhaka deve ascoltare le componenti interiori più elevate dentro di sé. Molte possono essere le rappresentazioni devianti che tenteranno di illudere e ingannare il sadhaka avanzato.
Il lingasarira del sadhaka avanzato diventerà uno strumento supersensibile, in entrata e in uscita, da vigilare accuratamente fino alla stabilizzazione della posizione coscienziale raggiunta.
Il risveglio spirituale autentico non è medianità, ma risveglio del Sé, mai appagamento di sé.
Nell’oggi si sono diffusi molti falsi messaggi (messaggeri) a carattere spirituale provenienti da ingenui, sprovveduti e improvvisati sapientoni col biglietto da visita di esperto “canalizzatore” (“channeler”), ma anche dei consapevoli imbroglioni dell’assoluto dalle mire piuttosto materialistiche. In molti si pongono, anche, in qualità di mediatori cosmici, offrendo alienanti messaggi edificati su una miscellanea di religiosità, di occultismo, di insegnamenti extraterrestri. Alcuni spacciano i propri disturbi di origine psichiatrica per imprecisati e indescrivibili elementi attestanti un evoluto risveglio spirituale, insieme ad un inverosimile sviluppo in atto di particolari facoltà, cercando di convincere gli astanti malcapitati con espressioni di indubbia umiltà.
Il mercato della spiritualità furbetta offre molto: per tutti i gusti esiste un amalgama di ogni tipo di credenza da condividere per un sincero senso del servizio al prossimo.
Alcune modalità utilizzate per la manifestazione di certe fenomenologie si prestano facilmente all’inganno: la scrittura medianica o scrittura automatica (in gruppo o da singoli); le classiche sedute spiritiche mediante le mani poggiate su un tavolo; l’ouija, ovvero il cartellone alfabetico; il pendolino (spesso guidato soltanto dalla subcoscienza del praticante, quando non imbroglia); il contatto con uno spirito guida che rivela insegnamenti o consigli per gli astanti; ecc.
Alcuni praticoni dell’ipnosi o dell’autoipnosi riescono a meravigliare e suggestionare un certo pubblico che, oltre a divertire, a volte per certi soggetti tali pratiche possono rivelarsi dannose, aprendo, senza poi saperli richiudere, spazi eterico-psichici.
L’essere incauti in tale dominio, senza nemmeno rendersene conto, può costare davvero caro.