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672. Yoga, Meditazione, Risveglio e Melatonina

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Lo abbiamo detto e ripetuto in più occasioni: lo Yoga è un sistema di ordine iniziatico, le sue conoscenze e le sue pratiche appartengono al dominio esclusivamente esoterico.
Lo spirito, di ordine economico e materialistico, con cui viene offerto nei nostri giorni tradisce la fonte originaria dello Yoga alla quale dobbiamo la sua presenza nell’oggi.
La conoscenza, nello Yoga iniziatico, è coscienza-consapevolezza-conoscenza.
La questione dell’iniziazione non è un fatto d’epoca antica o epoca moderna come si tenta di far credere oggigiorno. Da più parti si vuol far credere che non esista più la “necessità” dell’iniziazione, che l’uomo moderno non ne abbia più bisogno. Chi si esprime così non sa, ovviamente, cosa sia l’iniziazione. Non è mai stata una “necessità”, ma un naturale “stato d’essere” al quale si perviene alla presenza di precise “qualificazioni”, una posizione coscienziale di iniziato che permette l’accesso a realtà spirituali altrimenti inaccessibili.
Quando il sadhaka-yogi-praticante giunge ad essere “pronto” per l’iniziazione significa che potrà finalmente accedere alla conoscenza diretta di quel non-luogo dove ogni cosa esistente si forma (nella sua base costituente, sottile e grossolana). In quel non-luogo ogni cosa che si viene a formare conosce il necessario limite delle “otto direzioni”.
Lo Yoga, nella sua pratica concezione olistica dell’esistenza, ha sempre preso in grande considerazione le interazioni reciproche tra l’attività mentale, il comportamento, i sistemi nervoso ed endocrino e le reattività immunitarie. Lo Yoga, in pratica, da sempre ha studiato, analizzato ed insegnato quanto oggi, brillantemente, studia la Psico Neuro Endocrino Immunologia, con metodo e linguaggio diversi: scienza utilissima per comprendere, con i mezzi attuali, quanto conosciuto da diverse discipline antiche, di diverse regioni del mondo; scienza utilissima che ogni serio praticante Yoga moderno (anche senza finalità spirituali) dovrebbe studiare.
Lo Yoga, iniziaticamente inteso, ovviamente va oltre.
Tutte le pratiche (nell’aspetto di yogasana) Yoga, se correttamente eseguite, influiscono per forza, naturalmente, su tutti i sistemi fisiologici che regolano il benessere (corpo-mente-spirito) del praticante.
Lo Yoga, mediante la sua pratica, srotola i suoi silenti codici nei quali è nascosta la saggezza donando semi di consapevolezza, di volta in volta, dei meccanismi mentali ed emozionali. È così facendo che opera quella liberazione dalle trappole dell’ego, poco per volta, per far giungere ad aprire, prima o poi, l’importante “porta” dell’amore incondizionato, l’unico in grado di guidare davvero verso il promesso Uno-senza-secondo.

Moltissime sono ormai le strutture che offrono lo Yoga per la salute psico-fisica, per la felicità, per una maggiore forza fisica, per un maggiore potere psichico, per una maggiore efficienza sessuale, per un processo di ringiovanimento, per guarire da qualche patologia. Vengono organizzate lezioni e ritiri di ogni tipo, residenziali, settimanali, quindicinali, sotto casa, in parchi o piazze cittadine o in meravigliosi luoghi lontani, ma non sono questi a determinare l’efficacia di quanto insegnato, anzi il benessere proveniente dall’atmosfera vacanziera può illudere su una serie di sensazioni, momentanee e ovvie, attribuendole altri significati.
A cicli alterni ritorna la tendenza yoga, tra le nuove tendenze che ricercano benessere e felicità. Lo Yoga mercato offre molte varietà di prodotti: Hathayoga, Astangayoga, Kundaliniyoga, Bikram-Yoga (detto anche Hot-Yoga), Yoga-Wall, Poweryoga, Acro-Yoga (non può esistere uno Yoga acrobatico e competitivo, è contro lo spirito del vero Yoga). Tutti apparentemente concentrati nelle giornate che scorrono tra “pratica” e “meditazione”. Si possono notare, però, alcune cose che non vanno in tali ritiri, se lo spirito ricercato è quello yogico: le chiacchiere, che non possono essere chiamate “satsang”, e l’uso nevrotico dei telefonini, o di altri dispositivi (sms, ecc.), che non può essere chiamato “necessità”, come nella più ridicola profanità. Un vero raccoglimento spirituale non può essere disturbato da interruzioni profane. Quando si spacciano per grandi novità (digital detox) l’uso del wi-fi, dei cellulari e dei tablet nella spiritualità, per un preteso recupero del contatto con la propria interiorità, significa che c’è qualcuno che sta mentendo, che sta ingannando, si sta propinando una falsa conoscenza (mithyajnana). Così come non si può fare pranayama mediante un dispositivo digitale, eccezionale quanto possa essere: si viene a privare il risultato della pratica dei veri benefici (sottili) che questa dovrebbe offrire, con un necessario processo di interiorizzazione (durante la pratica). Restare appeso con una concentrazione verso qualunque cosa esterna non può essere considerata pratica yogica. Ogni concentrazione (dharana), nelle varie pratiche Yoga, deve condurre all’interiorizzazione.

Le pratiche, collaterali a quelle propriamente dette dello Yoga, quali silenzio, digiuno, buio (in forme graduali e intelligenti), contribuiscono tutte, con il tempo giusto per ciascun praticante, ad aprire i portali energetici, necessari questi a poter percepire i diversi range di bande-dominii della realtà, da quelle esclusivamente materiali a quelle più spirituali, veri livelli superiori di percezione. Non si può, quindi, non ricordare come le pratiche di silenzio, digiuno e buio sono sempre state pratiche facenti parte delle procedure dei “centri iniziatici” (il silenzio acquieta la mente, il digiuno aiuta a percepire la dimensione del corpo sottilelingasarira – e il buio – l’iniziando posizionato per tre giorni nella tomba-grotta – attiva la ghiandola pineale al massimo delle sue possibilità, per la migliore espressione della natura profonda del (atman), il pieno risveglio spirituale e l’Illuminazione iniziatica (risveglio completo della buddhi). La spirituale connessione profonda tra il grossolano e il sottile vede nella “melatonina”, rilasciata dalla ghiandola pineale, un “nettare” che è la coagula di potenze spirituali che servono l’Anima per la riconquista della “Sfera dell’Alto” (facoltà sovrasensili, siddhi).

La vera sadhana è un complesso lavoro alchemico dove la consapevolezza è la regina portante, una strettissima connessione tra tutti i livelli esistenziali che con gradualità portano armonicamente ai cambiamenti necessari, energetici, biochimici e spirituali nei diversi corpi-guaine dello Yogi. È qui che si incontra il “Mistero del sangue e della carne”, ma anche la sua possibile rivelazione: gli enti planetari discesi-caduti-incarnati (jivatman) sono “esseri spirituali” velati nella materia, dove sono rimasti intrappolati facendone l’esperienza. La sadhana vissuta correttamente dona tutte le risposte: la consapevolezza che ne emerge può leggere l’alchimia derivata dai pensieri, dalle parole, dalle azioni, dalle sensazioni, dalle emozioni, dai sentimenti.

Tutta la pratica Yoga agisce, volente o nolente, sul sistema neuro-endocrino-ormonale manifestando un’incredibile processo alchemico con due grandi protagonisti che sono la ghiandola pineale (epifisi) e la ghiandola pituitaria, cioè l’ipofisi.
L’ipofisi (orchestra ormonale) è controllata dalla pineale (il direttore d’orchestra).

Lo squilibrio e la disarmonia (cioè la malattia) subentrano nel corpo fisico grossolano (sthulasarira) quando l’ipofisi, cioè l’orchestra ormonale, si altera (per un qualsiasi motivo). L’ipofisi si può alterare per svariati motivi, oltre all’inevitabile invecchiamento della pineale: con il sottrarsi ad una vita in armonia con i cicli circadiani e stagionali; con cattive abitudini alimentari (assunzione di alimenti con la presenza di fluoro, ad esempio); con l’uso di sostanze dannose come il fumo, l’alcol, le droghe, i psicofarmaci, ecc.; con la mancanza di esercizio fisico; con l’esposizione ad ambienti rumorosi; con negative tendenze caratteriali (rabbia, ira, invidia, gelosia, ecc.); con la mancanza di disciplina mentale; con l’identificazione ad una visione materialistica dell’esistenza; ecc..
Centrale resta il fattore alimentazione sana: mangiare bene aiuta a contrastare le patologie cardiovascolari, neurodegenerative e metaboliche. Esistono molti alimenti che svolgono naturalmente un’azione a favore della longevità e della protezione. Noi siamo per una dieta vegetariana variegata e intelligente, con l’inserimento di brevi o medi digiuni (1 giorno a settimana o tre giorni una volta al mese o bimestrale). Alimenti come quelli di seguito elencati aiutano notevolmente: olio extravergine d’oliva, semi oleosi, erbe aromatiche, frutta fresca e a guscio, legumi, cereali integrali, verdura, insalate (radicchio, spinaci, cicoria, asparagi, lattuga, melenzane, carote, capperi, aglio, cipolla, prezzemolo, cavoli rossi, curcuma, zenzero, peperoncino, pepe nero, paprika, uva, mele, fragole, prugne, tè verde, tè nero, ecc.).

Alcuni disturbi dell’umore sono in relazione con cambiamenti ormonali o neuroendocrini che influenzano il cervello. Le malattie endocrine possono essere associate a disturbi psichiatrici (disfunzioni dell’ipotalamo).
Non si riduce, però, tutto a una questione biologica (come fa la scienza ufficiale) come se la mente, la psiche, l’Anima fossero prodotti esclusivi del corpo fisico grossolano (sthulasarira).

La pratica dello Yoga, la disciplina nella sadhana, il rilassamento (savasana), yoganidra, la meditazione (dhyana), favoriscono la salute e l’efficienza dell’ipofisi e della pineale.
Gli ormoni prodotti dall’ipofisi sono il GH (somatotropina, l’ormone della crescita) che regola la crescita generale dell’organismo); il PRL (prolattina) che controlla lo sviluppo della ghiandola mammaria e la stimola a secernere latte; il TSH (tirotropo) che controlla la biosintesi e l’immissione in circolo degli ormoni tiroidei; Gonadrotropine, che regolano le attività del follicolo e dell’ovaio.

La meditazione (dhyana) è pratica integrante dello Yoga: una pratica fondamentale dei raggiungimenti dello Yoga. Durante la meditazione vengono prodotte, stimolate e rilasciate alcune importanti sostanze nell’intero organismo che influiscono positivamente nel corpo, nella mente e nello spirito: la Gaba, un neurotrasmettitore (Acido Gamma Amino Butirrico) che regola il sistema nervoso centrale, ristabilisce i disturbi dell’umore e quando sono presenti livelli di tensione, di ansia, di attacchi di panico, di insonnia e addirittura nei casi gravi di epilessia si registra una inadeguata produzione di Gaba (risulta un basso livello di Gaba anche nei casi di dipendenza di alcol, di tabacco, di droghe, di caffeina, di cibo, di gioco, di shopping, ecc.); la Dhea, un ormone (Deidroepiandrosterone) che con alti suoi livelli viene migliorata la memoria, migliorato il senso di benessere fisico e psicologico e allevia la depressione in chi ne soffre, supporta anche il sistema immunitario; la Melatonina, un potente antiossidante che previene l’invecchiamento cellulare che regola il ciclo sonno-veglia ed un suo buon livello nel sangue riduce lo stress; la Serotonina (ormone della felicità), uno dei principali neurotrasmettitori che influenza sia l’umore che il comportamento; le Endorfine (neurotrasmettitori che riducono la sensazione del dolore), responsabili del senso di serenità o del senso di pienezza quando capita di stare benissimo; l’HGH (ormone della crescita) viene prodotto dall’ipofisi che intorno ai quarant’anni comincia a diminuire e causa quelle fragilità legate all’invecchiamento corporeo (densità ossea e muscolare, indebolimento del cuore, abbassamento degli stimoli motivazionali, peggioramento dell’umore, ecc.); il Cortisolo (un ormone nocivo per l’organismo) invece viene ridotto nel sangue dalla pratica meditativa prevenendo moltissimi problemi (pressione sanguigna alta, aumento del grasso addominale, iperglicemia, disfunzioni tiroidee, indebolimento delle funzioni cognitive, ecc.).

La pratica Yoga, a lungo andare, provoca una nuova sincronizzazione ormonale del cervello, riproponendo condizioni (energo-biochimiche) giovanili all’intero organismo (sthulasarira).

La melatonina prodotta dalla pineale non è un ormone, ma una molecola naturale dotata di intelligenza spirituale dalle molteplici funzioni che ancora la scienza deve scoprire. Quanto invece è già noto riguarda la sua capacità di risincronizzare l’organismo, mantenendo integri il sistema neuroendocrino, gli ormoni e il sistema immunitario.

La mancanza di vera disciplina nella sadhana mette il praticante nelle stesse condizioni dell’individuo comune, profano: l’ahamkara (l’ego, l’io-mio), una delle quattro funzioni della mente (antahkarana), provoca con i suoi pensieri-emozioni-sentimenti-comportamenti (stress negativo, rabbia, invidia, gelosia, rancore, odio, preoccupazione, paura, panico, terrore, fobie, ossessioni, ecc.) il rilascio, nell’organismo, di sostanze biochimiche negative che lo mettono, a lungo andare, a rischio salute, invecchiamento precoce, abbruttimento, ecc., cioè a tutte quelle risposte funzionali come le malattie.
La mente ha quattro funzioni importanti: buddhi (intelletto superiore-intuizione; intelligenza spirituale), ahamkara (ego, senso dell’io-mio), manas (mente individuata empirica o sensoriale), citta (sostanza mentale in generale: memoria, subconscio-vasana, tendenze o semi mentali-samskara).
Quanto azionato dall’ahamkara, in tali circostanze poco luminose, influisce su manas e su citta che rispondono sulla scia del senso dell’ego, sulle sue identificazioni.
La mente è, infatti, l’organo percettivo interno (antahkarana): con essa si realizzano i processi di ricezione, di analisi, di sintesi e di trasmissione.
L’atman, nella manifestazione, ha i suoi veicoli: il corpo causale (karanasarira), il corpo sottile (lingasarira) e il corpo fisico grossolano (sthulasarira).
La mente (antahkarana) risiede nel corpo sottile (lingasarira), sede fondamentale di tutta la pratica della sadhana.

Il corpo fisico grossolano (sthulasarira) è uno strumento importante per il sadhaka, per questo veniva definito nell’antichità “Tempio divino”.
Il corpo fisico grossolano ha tre sistemi principali di comunicazione:

1 i neurotrasmettitori: i messaggeri del sistema nervoso (dopamina, serotonina, epinefrina, norepinefrina, acelticolina, GABA, ecc.;

2 gli ormoni: i messaggeri del sistema endocrino (ossitocina, vasopressina, ACTH, somatostatina, CRF, neurotensina, TRH, ecc.;

3 le citochine: i messaggeri del sistema immunitario (interleuchine, vari neuro peptidi, ecc.).

Oggi anche la scienza afferma che l’essere umano è un unico complesso sistema, come sostiene da millenni lo Yoga.

Il sistema nervoso centrale (con i suoi neuroni) è perfettamente connesso alle nadi che lo fanno relazionare con il corpo sottile (lingasarira). Il sistema nervoso centrale influenza il sistema immunitario: significa che le esperienze emozionali vengono integrate con risposte funzionali dei sistemi endocrino, nervoso centrale e immunitario.

È importante sapere e comprendere che il risveglio spirituale (kundalini) non avviene nel corpo fisico grossolano (sthulasarira), ma che in esso si manifestano alcuni processi elettro-biochimici e nel corpo sottile (lingasarira) processi prano-manas-citta; il potere di kundalini risiede invece nel corpo causale, karanasarira (dove sono assenti tempo, spazio e oggetto). Da tale residenza kundalini emerge nel corpo sottile (lingasarira) in muladharacakra (pranamayakosa).
Bisogna comprendere che nello Yoga iniziatico il pensare, il ragionare, il ricordare, il supporre, il percepire sono considerate forze sottili.
Il concetto di kundalini è in relazione con la coscienza suprema (Siva) che risiede in sahasrara, il corpo trascendentale alla sommità del capo.
Dai Veda questa sede suprema è chiamata Hiranyagarbha, il grembo della Coscienza.

Le due ghiandole, l’ipofisi e la pineale, sono importantissime dal punto di vista spirituale.
Ajnacakra è importante perché è simultaneamente connesso, tramite susumna nadi, sia con muladharacakra sia con sahasrara: è quell’anello di collegamento tra la sede di prana-coscienza più bassa a quella più alta.
Quando il risveglio di kundalini si manifesta davvero è un avvenimento che inizia un processo importante a livello fisico-elettro-biochimico.

Nell’essere umano c’è nascosto un Albero Universale (asvattha), l’Albero della Vita, l’Albero della Conoscenza: compito di ognuno è scoprirlo perché contiene tutta la conoscenza segreta, ma non è possibile comprenderlo intellettualmente, è necessario un risveglio spirituale.

 

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