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673. La Preghiera in Magia di Graziano Curci

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Non è facile riprodurre in uno schema concettualmente e agevolmente recepibile l’idea pur sempre vaga di preghiera sganciandola da quell’inviluppo interiore, patrimonio occulto di ciascun uomo, che tendendo a focalizzare un’ansia non altrimenti soddisfabile, affida a formule incerte un’aspirazione, un anelito, un palpito.
È stato sempre così. Laddove i meccanismi raziocinanti perdono validità, la preghiera affiora come moto vibratorio di pensiero sorretto dagli effluvi della psiche che tende a realizzare un fatto compensativo, riequilibrante, attraverso l’ausilio di forze esterne in cui si ignora la portata, ma che si suppongono vagamente gratificanti per i risultati auspicati.
Pregare, comunque, significa comunemente invocare, emettere un grido senza voce, coinvolgere il proprio apparato sensitivo, frugare nei recessi dell’inconscio alla ricerca di formule che materializzino una idea vaga, ma non per questo meno imperiosa, un desiderio irreprimibile che, nel suo processo esaltativo, almeno per l’attimo di durata del fenomeno, la sintesi del proprio “io” pensante.
La preghiera, quindi, ha una sua logica, che sfugge sempre a tutte le logiche, ma che trova nei fatti umani una rispondenza concreta e ricorrente e, diciamolo pure, il suffragio di un riscontro oggettivo non sottovalutabile. La legge, il nesso causale, il meccanismo proiettivo e della forza di ritorno restano comunque ignoti.
Alcune correnti di pensiero hanno tentato delle classificazioni, invero con molta difficoltà, stante l’indefinibile potenziale dell’essere orante, stante i vizi di identificazione del destinatario della forza orante e stante, ancora, l’ignoranza totale della legge di quantificazione della forza espressa in relazione al fine di cui si auspica l’attuazione.
Più ragionevole appare la classificazione delle finalità che si intendono conseguire.
Esistono preghiere finalizzate a risultati di ordine fisico, successo, soccorso materiale, guarigione da malattie ecc.
Esistono ancora preghiere finalizzate alla risoluzione di difficoltà morali e spirituali, richieste di forza contro le tentazioni, di ausilio per maggiori conoscenze o progresso spirituale.
Esistono infine preghiere che non hanno uno scopo preciso all’infuori della ricerca di un balsamo per la psiche, e che estrinsecano il loro profumo in un atto adorativo e in un’estasi mistica e in una sorta di rapimento che sono fine a se stessi.
Il magnete che muove le preghiere in genere, comprese quelle esorcizzanti, è assimilabile alla forza-amore e in questa dimensione si spiegano gli effetti balsamici che si avvertono nella psiche, primo fra tutti il senso di grande pace interiore e la coscienza di aver offerto in olocausto alla realizzazione del fine la parte migliore di .
Destinatari delle preghiere sono normalmente quelle Intelligenze che si muovono nel mondo invisibile e che rappresentano la parte sublimata di un processo che, pur partendo da un piano fisico, rappresentano in una dimensione iperfisica altrettanti centri di forze che affermano la loro presenza indipendentemente dalla corporeità alla quale l’occhio umano è avvezzo.
Di tali Potenze spirituali è cenno anche nella Bibbia (Genesi XXVIII, 12, 13) e delle loro gerarchie in rispondenza al differente grado di perfezione.
Poi esistono le creazioni invisibili dell’uomo, frutto delle vibrazioni dei suoi pensieri che nella loro sommatoria determinano veri e propri Enti di natura collettiva. Sono fatte di materia sottile e posseggono un’unica anima rappresentata dalla sintesi delle intenzionalità che hanno contribuito a dar loro vita.
Esistono ancora le anime dei defunti, così chiamate per l’individuazione del loro centro magnetico ancora sopravvivente nel mondo iperfisico e che un amore abnorme può mantenere quasi indefinitamente ancora legate alla terra da cui provengono, nonché agli affetti dei quali non hanno saputo liberarsi al momento del trapasso.
Tutte queste Entità, che sono comunque collegate, per una legge fisica, di cui ignoriamo la natura, ad un Principio Unico che le governa e le armonizza, sono assimilabili ai filamenti nervosi e alle fibre muscolari, cioè agli agenti di moto e di calore che nell’organismo umano partono dal cervello.
La Volontà le convoca, le contatta, le coercisce perfino (sempre in virtù di un potenziale che varia da uomo a uomo) e la canalizzazione di tale volontà avviene nella preghiera.
Si determina così un’attrazione fra l’idea voluta e la forza compensativa che la integra, il moto vibratorio costante rappresenta il veicolo, il potenziamento della volontà come esercizio cosciente della psiche, al di fuori del dubbio che inquina la forza e la disattiva, e l’uomo, ignorante della potenzialità creativa del suo pensiero, vedrà attuato il fatto o, per esprimerci impropriamente, il miracolo compiuto.
Soggiacendo comunque a leggi fisiche, il meccanismo di richiamo e di collegamento resta talvolta sganciato dal risultato auspicato allorquando si frappongono ostacoli (di natura soggettiva o oggettiva) che non consentono l’attuazione pratica di tale meccanismo, la sua funzionalità.
Senza attardarci in disamine che possono sconfinare nel fantastico, cenneremo genericamente ai rapporti di causa-effetto (Karma) che sono insopprimibili, ai mali irreversibili retaggio di falli commessi (v. Papus quando parla dei diversi tipi di suicidi), a necessità di riequilibrio conseguenti a squilibri determinatisi nella presente o in pregresse esistenze, ad istanze contrastanti le linee di sviluppo che coinvolgono l’umanità nella sua globalità e che spesso appaiono contrastanti in una valutazione ispirata alla logica comune.
La legge delle vibrazioni simpatiche che sempre presiede al meccanismo della preghiera si realizza solo in un’armonia di cui ci sfuggono i limiti. Se i presupposti vacillano, la preghiera diventa sterile e improduttiva e il fatto voluto non si realizza.

*****

Magicamente la preghiera si intende come atto di fluidificazione della volontà. Formulare l’idea e desiderarne la realizzazione è una preghiera.
Miliardi di atomi di materia vivente vengono esteriorizzati da un uomo e da una lunga “catena” di uomini, attraversano l’aura astrale della terra, diventano atto collettivo di “Volontà” e posseggono la facoltà di influire sugli elementi.
La ginnastica mentale coadiuva, la volontà si potenzia, l’idea si avvia alla sua materializzazione.
I procedimenti sono semplici da intendere ma difficilissimi da realizzare, specie per l’uomo moderno che ha perso dimestichezza con il colloquio con se stesso: volontà senza desiderio (che, abbiamo detto, inquina la forza), proposito fermo di fare senza fermarsi, certezza di non sbagliare.
L’abitudine alla preghiera è un metodo pratico per la messa in libertà del corpo lunare. I rosari, per es., e le loro lunghe litanie nelle quali la bocca si apre e si chiude meccanicamente, pronunziando le parole con la stessa cadenza, distraggono la mente, e il corpo, per l’azione meccanica del suono, cade in uno stato di dormiveglia. La prima forma di separazione, quella psichica, è così compiuta. Il corpo lunare, quindi, così emancipato dai terribili legami con le zone pesanti, fisiche, saturniane, trovasi più disponibile alle percezioni, ai contatti di natura più leggera, ai messaggi che provengono da zone più elevate.
Colui che prega, esprime, formula, modella la sua anima animale in conformità dello stato a cui aspira, fino alla sua immedesimazione con lo stato stesso, e cioè fino a far compiere, per mezzo della plasticità del suo corpo lunare il miracolo che appetisce.
Uno dei mezzi meccanici atti ad impressionare il corpo lunare è la parola.
La vibrazione fonica anche della parola sussurrata è indispensabile per la messa in moto del meccanismo (salvo per chi è riuscito a trasportare per intero la forza nel pensiero-idea, nel qual caso il semplice moto di pensiero realizza l’idea nel fatto), e le parole stesse, pronunziate in uno stato d’animo particolare o di modellatura del corpo lunare, recano in sé l’idea che si vuole realizzare in uno stato di prima materializzazione, arrivato ad un atto di potente compenetrazione immaginativa.
La preghiera è tanto più efficace quanto più la parola ed il suo meccanismo fonico rispondono all’esplicazione dell’idea.
Occorre, comunque, non dimenticare che la preghiera, nella magia naturale (o oggettiva) è mezzo di purificazione, asseconda la creazione del “doppio sé” o “ombra di sé” (indispensabile per determinate realizzazioni), favorisce quei processi di “santificazione” (intesi non nell’accezione cristiana o delle religioni comuni in genere) indispensabili per percezioni di ben più alto tono.
Essa, però, resta pur sempre un modo di assoggettare la propria volontà alla volontà di un Fato, cioè di un Dio vivo e parlante, un modo di abdicare alla volontà propria per mettersi in balìa di Intelligenze Superiori nella speranza (che per le ragioni che abbiamo detto spesso rimane semplice speranza) che Esse intervengano provvidamente a lenimento dei nostri mali.
Chi si incammina per gli impervi sentieri della MAGIA aspira a quel cotal stato di santità che lo metta in una condizione di costante equilibrio e quindi in armonia con le forze universali, al fine di realizzare stati di essere sempre più idonei alla percezione prima e all’attuazione poi, delle leggi universali che presiedono allo sviluppo totale dell’Adamo-uomo.
Ma quando tale aspirazione diventa una conquista raggiunta, la magia apre nuovi orizzonti e tende a considerare la santità come una virtù, un mezzo, non un fine.
Il vero fine è la integrità divina e le sue virtù sovraumane.
Il santo può aspirare e ottenere la grazia, il mago deve compiere opera divina.
Il primo non ha bisogno della scienza, il secondo non esiste senza la scienza.
Un mistico può avere le stimmate del Crocefisso, uno scienziato deve avere la ragione delle stimmate e della causa di esse.
Il mistico può anche dare pace e guarigione intorno a sé nella gioia e nella grazia di Dio, il mago, secondo la sua potestà, deve dare e compiere quando vuole e quando ha necessità di usare della sua sapienza e della sua forza e delle forze di cui può disporre.
La santità si ottiene, la magia si conquista.
Il pensiero è la fede ed è religioso, l’azione è magia ed è scientifica.
L’uomo che pensa aspira, e la fede lo esalta, all’avvento del regno del Padre.
L’uomo che opera compie, a similitudine del Padre, l’opera del regno.
L’atto di fede che si canalizza nella preghiera magica abbraccia l’Unità Centrale, moto e vita del gran Tutto, ma nella vera Scienza integrale l’atto di fede diventa atto di scienza o mezzo di intuizione di una verità che aspetta il suo controllo patente nella prova fisica.
Il meccanismo che è in noi come in ogni essere vivente si sviluppa con criteri fissi ed immutabili.
La preghiera magica contiene in sé tutte le tappe dello sviluppo così bene enunciato da Pitagora nei suoi “Versi Aurei”, contiene i germi di ogni lievitazione, contiene gli embrioni di tante forme nuove di vita, ingloba le leggi che governano l’armonia nel corpo fisico e i processi di aggancio a messaggi (Hermes) provenienti da altri mondi o da altre dimensioni del nostro mondo.
Tutte le religioni ne hanno capito l’importanza.
Mai la scienza umana potrà sconfessare le leggi eterne che sono alla base del concetto di PREGHIERA.

Graziano Curci
tratto da Conoscenza (Anno XX – n° 2 Marzo-Aprile 1984)
Rassegna bimestrale dell’Accademia di Studi e Orientamenti Tradizionali

 

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