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670. Il Potere dei Segreti di Marco Lillo

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Presentiamo, di seguito, la postfazione dell’interessante libro di Marco Lillo, “Il Potere dei Segreti” (Paper First). Innanzi tutto vogliamo ringraziare, come dovrebbero fare tutti gli italiani, tutta la cordata dei degni ed onesti intelletti che, dal 2009 ad oggi, continua ad operare, con intelligenza, equilibrio e commensura, per un Bene Alto che al Paese Italia manca: stiamo parlando dell’italiana Nave di Salvataggio chiamata “Fatto Quotidiano”, che si è assunta una missione apparentemente impossibile, invece possibilissima, ma che ha bisogno di sempre maggiori sostenitori, di risvegliati dal torpore provocato dalla diffusa corruzione della casta, di risvegliati pronti a dare, in questo grave momento, risposte comportamentali e comunicazionali all’altezza della necessaria “Liberazione” di cui l’Italia ha bisogno per riprendere non solo le sorti di un Paese devastato ma anche la funzione mondiale di guida vera, per le possibilità di un mondo migliore. Questa cordata va ringraziata perché incarna la vera anima dell’Italia, al di là di un qualsiasi posizionamento politico: una cordata che si muove con la consapevolezza dell’etica, della morale e dell’idealità. Quanto scriviamo non vuole essere un proclama ma l’espressione di un sentimento di gratitudine per queste “fiaccole” (Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Peter Gomez, Marco Lillo, Stefano Feltri, ecc.) che illuminano l’oscuro deserto dove ci costringe a vivere il “Potere” che a mezzo del segreto apre le porte al male nelle sue infinite forme. Dal Vertice alla Base della Piramide mondiale del Potere sono molti i livelli di manifestazione non visibili che operano la destabilizzazione dei vari Paesi nel mondo. Il livello che svela la nostra cordata amica è quello importante perché le coscienze dei cittadini si possano risvegliare una volta per tutte e salvare il futuro dei giovani che al momento è stato sottratto.
Ringraziando di cuore

il Centro Paradesha

 

*****

Il Potere dei Segreti
(Postfazione, pag. 201)

Cosa hanno in comune tutti i casi che vi abbiamo raccontato nelle pagine precedenti? Qual è il filo rosso che lega storie e personaggi tanto diversi come Barbara Berlusconi e il magistrato Alfredo Robledo oppure Isabella Votino e l’ex presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua o ancora il governatore Roberto Maroni e il presidente del Coni Giovanni Malagò?
Forse la risposta migliore è quella fornita da uno dei protagonisti del libro, Domenico Aiello.
L’avvocato calabrese nel 2012, al Sole 24 Ore che lo intervista sul segreto del successo di un avvocato d’affari replica secco: “Le relazioni e l’utilizzo strategico delle informazioni”.
Da questo punto di vista, come abbiamo visto nelle intercettazioni delle sue conversazioni, Aiello non è secondo a nessuno.
Grazie alla relazione con Alfredo Robledo, Aiello riesce a conoscere le informazioni (pubbliche) contenute negli atti del processo sulla mala-gestione della questione derivati da parte di Albertini. Informazioni che poi il suo leader, Roberto Maroni, potrà usare per azzannare il rivale nella corsa per la Presidenza della Regione durante una video chat con il Corriere della Sera. Il libro è pieno di pagine di trascrizioni di telefonate con “uso strategico delle informazioni ottenute grazie alle relazioni”, come dice Aiello.
Cosa fa Isabella Votino quando chiama il capo di Gabinetto del ministro dell’Interno per carpire informazioni sulla firma del decreto blocca-penali del Ponte? Sta usando relazioni per acquisire informazioni da spendere nella partita chiave per il più importante costruttore italiano, Impregilo.
Da questo punto di vista i capitoli precedenti rappresentano una sorta di manuale di vita che andrebbe consegnato a tutti gli studenti universitari sulla porta della facoltà quando escono ebbri di felicità e pieni di sogni con la corona di alloro in testa convinti che il mondo delle professioni, dell’impresa e della politica somigli agli ideali che hanno imparato sui libri.
Cosa ci insegnano le intercettazioni dell’indagine Breakfast? Le carriere e il successo dei personaggi che oggi rappresentano i vertici delle istituzioni più importanti dipendono in larga parte dalle relazioni trasversali e segrete che innervano il corpaccione del “potere osceno”.
Il potere di un personaggio pubblico in Italia è tanto maggiore quanti più sono i suoi legami segreti e inconfessabili con personaggi che dovrebbero trovarsi su sponde diverse per ragioni di ruolo o di collocazione politica.
La Direzione Investigativa Antimafia è stata incaricata dai pm di studiare le telefonate di Domenico Aiello e di Isabella Votino per scoprire se ci fossero elementi di reato e la Dia avrebbe intravisto un barlume di associazione segreta vietata dalla legge Anselmi. Come abbiamo già scritto nell’introduzione al libro questa è solo un’ipotesi investigativa embrionale che potrebbe cadere prima della sua formalizzazione da parte del pm Giuseppe Lombardo. Però a prescindere dall’esistenza di un’associazione di tal fatta, anche dando per scontata la possibile irrilevanza penale delle relazioni fotografate dalla Dia, in queste intercettazioni troviamo molti elementi interessanti per capire come funziona il potere italiano.
La forza attrattiva della massoneria, al di là delle commemorazioni risorgimentali con barba e camicia rossa, da sempre è stata quella di creare rapporti trasversali e segreti molto utili per fare carriera, ottenere appalti, prestiti, assunzioni o favori.
Il segreto e la trasversalità, o meglio la trasversalità permessa dal segreto, è la forza delle associazioni segrete. Per un avvocato il rapporto confidenziale con un magistrato è fondamentale per portare avanti i processi dei suoi clienti. Allo stesso modo per la carriera di un imprenditore che gravita a destra è fondamentale avere buoni rapporti con un ministro di sinistra. La rete di contatti trasversali tra personaggi che dovrebbero mantenere un muro cinese tra loro è la base di molte grandi carriere italiane.
Da decenni la massoneria non svolge più questo ruolo ma la rete di rapporti tra controllori e controllati, tra politici di destra e sinistra, resta anche se segnata da una più blanda appartenenza a un blocco sociale e non più a una vera e propria fratellanza massonica.
Le intercettazioni della Dia di Reggio Calabria probabilmente non ci svelano nessuna associazione segreta ma ci descrivono bene come funzionino le reti di potere trasversali.
Per un costruttore impegnato in una battaglia sul Ponte di Messina come Pietro Salini non c’è politico più prezioso del leghista a capo di una commissione parlamentare che “da che vita è vita” combatte il Ponte e i suoi sprechi.
Cosa c’è di più importante per l’avvocato Aiello di un rapporto confidenziale con un pm napoletano che indaga sulla Lega Nord cioè un partito guidato da un tipo che ama cantare con la birretta in mano “senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletaaani”?
La rete dei contatti trasversali è una delle vere ragioni del successo di personaggi come Giovanni Malagò o come Antonio Mastrapasqua. Storie come le loro dovrebbero essere studiate attentamente nelle università per preparare i giovani ad affrontare meglio il mare aperto del mercato del lavoro una volta usciti dall’allevamento protetto delle facoltà. Non sarà un caso che sia il capo dello sport sia l’ex capo della previdenza (in un paese di tifosi e pensionati non proprio due poltrone da poco) siano stati beccati con le mani nella marmellata mentre ottenevano una laurea veloce falsificando i verbali degli esami all’università La Sapienza nei mitici anni 80 della Roma godereccia.
Mentre altri studenti si spaccavano la schiena studiando fino a tarda sera Diritto privato sui banchi della Biblioteca Alessandrina probabilmente Malagò giocava a calcetto o a tennis mentre Mastrapasqua conosceva la “gente” importante che l’avrebbe più aiutato a raccogliere 25 nomine. Entrambi mettevano le basi di quella rete di conoscenze che li ha aiutati a prendere il volo e che espongono come un arsenale da mostrare agli amici e ai nemici. Mastrapasqua vanta al telefono con l’avvocato Aiello le sue amicizie con i comandanti delle Forze Armate quando è indagato mentre Malagò racconta al telefono a Isabella Votino che la relazione con il ministro Passera è stata fondamentale per portare a casa il voto e l’eterna riconoscenza di un tipo che non era cresciuto ai Parioli ma era uno dei tre fondatori della Lega Lombarda con Bossi e Maroni. Quanto ha pesato più degli studi di gioventù l’amicizia con Gianni Letta nella carriera di Mastrapasqua? Quanti favori simili a quello offerto al presidente dell’Aeroclub ci saranno dietro i 40 voti che hanno catapultato “Giovannino” al vertice del Coni nel febbraio 2013?
Intendiamoci, non bisogna fare le anime pure. In tutti i Paesi del mondo le carriere sono influenzate dalle relazioni e dalle reti tra soggetti che fanno carriera in ambiti diversi avanzando come una squadra che si passa la palla fino alla meta. A Londra come a Roma il successo è un mix tra capacità e merito da un lato e poi conoscenze e abilità nelle relazioni dall’altro. Il problema, come in tutti i buoni cocktail, è quello delle dosi. Le intercettazioni della Dia fotografano una situazione in cui le relazioni dominano sul merito e invece di insaporire la vita sociale alla fine la avvelenano. L’informativa della Dia fotografa un fenomeno tutto italiano: un tempo si parlava di capitalismo di relazione. In realtà il veleno della prevalenza delle amicizie sul merito non riguarda solo il versante politico ma anche la politica, l’università, le professioni e la libera stampa. Al punto che si potrebbe parlare di relazionismo, la vera malattia che impedisce al nostro Paese di competere con le altre nazioni europee. La prima conseguenza della prevalenza delle reti sociali trasversali sul merito è la diminuzione della libertà e della responsabilità individuale.
In Italia un bravo avvocato che non parla al cellulare con il suo pm non è apprezzato dal cliente. Un politico di destra che non trama nell’ombra con quello di sinistra è considerato un fesso. Un esperto di pubbliche relazioni che ammette candidamente di essere pagato per non lavorare è un potente riverito.
L’unico antidoto possibile per ridurre la dose di “relazionismo” e innalzare il livello di competenza e serietà della classe dirigente è quello di svelare il peso delle relazioni occulte e trasversali sulle scelte. La pubblicazione delle intercettazioni non è stata mai un problema per chi viene sorpreso a parlare con chi di dovere di progetti seri, ma solo per chi vuole continuare a trafficare per ottenere affari, nomine e voti grazie a relazioni inconfessabili. Le leggi, le circolari e le ordinanze che impediscono ai giornalisti di pubblicare le conversazioni dei personaggi pubblici che parlano di questioni di interesse pubblico sono l’estrema difesa del potere osceno contro chi vorrebbe metterlo a nudo. La privacy non c’entra nulla.

Marco Lillo
Il Potere dei Segreti
(Paper First)

 

 

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