Nell’antichità si chiamavano “Stanze” i capitoli di un testo, di una Conoscenza, proprio perché la sua immagine, evocata dalla potenza stessa della parola, faceva risuonare, nell’immaginario degli enti planetari, arcane connessioni alla Conoscenza trasmessa.
Stanze, capitoli, fasi, strofe, periodi di una conoscenza: quanto si vuole trasmettere per “parti” fino all’intero. I capitoli dei testi dei commentari dottrinari, per i Manichei, erano i Kephalaia.
Quella offerta, dal nostro lavoro, è una lunghezza d’onda di possibilità, indirizzata a chi ha deciso di rinunciare a vivere superficialmente e si prepara a pensare profondamente, a sentire profondamente e ad agire profondamente.
Chi ne intuisce la reale natura si connette a tutti coloro che, cercando la Saggezza, si avvicinano sempre di più al fine elevato della diretta realizzazione della Verità (o della Realtà) celata ai non-pronti.
Cominciamo a leggere le “Stanze” della Conoscenza nascosta: esse hanno più livelli di accesso secondo il livello e grado di coscienza di chi legge.
Le “Stanze” sono Novantanove per la rappresentazione che assumono in un percorso simbolico che il lettore-ricercatore deve trasferire entro di sé. La “Stanza Zero” è solo l’”ingresso” simbolico alle “Stanze” propriamente dette (da uno a novantanove). I contenuti delle “Stanze” assumono più velocità a seconda del livello di registrazione del sistema nervoso di chi legge.
Cominciando a leggere le “Stanze” mettiamo da parte, dell’Organo interno (Antahkarana), la mente empirica selettiva (manas) e lasciamo che governi la buddhi (l’intelletto, il discernimento immediato) che libera le percezioni intuitive; così facendo si mettono a riposo il senso dell’io (l’ahamkara) e la memoria proiettiva (citta). In questo modo ci si abitua a lavorare spiritualmente con il costituente del corpo sottile (lingasarira o suksmasarira). Va ricordato che il corpo sottile accompagna l’Anima nel processo di trasmigrazione, cioè è presente per tutto il samsara fino alla soluzione dell’individualità.
Leggendo, senza fretta, “Stanza” dopo “Stanza”, si ha l’impressione di stare in un non-luogo, uno spazio immateriale, dove si avverte un diverso “sentire”, un Continuo-Infinito-Presente, la percezione di un’altra realtà: da dove è possibile si realizzi la condizione del Risveglio per la Suprema Realtà.
Tutto ciò, anche se ha la durata della lettura, nelle migliori delle condizioni, può ripetersi, “Stanza” dopo “Stanza”, giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, fino ad un allargamento di coscienza, di volta in volta, facendo emergere riflessioni, illusioni, negazioni, criticità, inconcepibili pensieri di verità.
Il lettore-ricercatore incontrerà domande già battute dai pellegrini del passato ma nuove per chi le affronta adesso: Eraclito, Parmenide, Platone, Sankara, Gaudapada, Sadananda, Gautama.
La Conoscenza nascosta a cui alludono le “Strade Alte”, non ha nulla a che fare con il “conoscibile”, con quella conoscenza di tipo culturale di cui vanno fieri certi cosiddetti intellettuali. Quello offerto dalle “Novantanove Stanze” è un sentiero: si passa di “Stanza” in “Stanza”; di conoscenza in conoscenza, ma non devi arrivare da nessuna parte se non in te stesso, in ciò che sei realmente, il Sé Sovrano.
Dopo l’antica epoca dei Rsi (dei Saggi, dei Veggenti, di coloro che hanno realizzato la Conoscenza) della “Conoscenza immediatamente rivelata”(la “Sruti”, la Tradizione “udita” di origine non-umana), vi furono “Enti di alto valore” (elevata Conoscenza) che lasciarono importanti documenti sulla “Conoscenza immediatamente rivelata”, scritti con un linguaggio adattato al momento in cui questi, venivano promulgati.
Si hanno tracce in diverse tradizioni di questi eventi riguardanti gli “Enti di alto valore”, diffusamente chiamati “esseri divini”.
Si hanno i “Sette Saggi”, nei Purana Tamil, che avrebbero visitato Arunacala (la montagna rosa, la sacra montagna associata a Siva) dopo il Diluvio, per la raccolta di “Conoscenza” e subito dopo recarsi a ricostruire l’area tra l’Indo e il Gange (per gettare i semi di una nuova civiltà).
Si hanno ancora gli “Akhu Shemsu Hor”, i seguaci di Horus in Egitto. Se ne parla nei “Testi di Edfu” (del Tempio di Edfu, la città a circa 100 km a sud di Luxor): di coloro che sapevano costruire i Templi e i luoghi sacri.
Il Risveglio prevede la comprensione del mistero del sangue e della carne (i sistemi neurologici e fisiologici; i globuli bianchi e i globuli rossi; ecc.), cioè della vera funzione dell’organismo fisico umano nella realtà terrestre.
Il Risveglio passa attraverso la conoscenza di ciò che erano gli esseri umani, quali esseri spirituali, prima della caduta nella materia, per comprendere chiaramente lo stato delle Anime condizionate nel quale si sono esiliate.
Prima della caduta gli esseri spirituali erano connessi con una forma di Coscienza Universale Superiore. Il Risveglio, infatti, deve far riprendere tale connessione.
I sistemi neurologici e fisiologici, con le attivate energie del Risveglio, possono entrare in relazione con quell’Organismo immateriale chiamato il “Corpo di Luce” (“Corpo del Sé Sovrano”): è il Corpo-Coscienza degli esseri spirituali prima della caduta nella materia.
Il corpo di sangue e carne racchiude il mistero della perdita della Natura Originaria dell’essere spirituale divenuto terrestre e nasconde un non-luogo spirituale rimasto in contatto col Divino.
Ricollegarsi al “Corpo di Luce” e ritornarvi è il definitivo Risveglio Spirituale, superando i limiti condizionanti della materia.
“Come scansare il male inferto da pensieri nocivi? Seguite quest’unico e sempre identico consiglio: aumentate la forza che vi unisce al Maestro. Per questa via si diventa immuni. Perciò vi consiglio di realizzare la Gerarchia sia nel massimo impegno spirituale che nel più semplice requisito corporeo; il filo d’argento deve essere presente ovunque. L’ostinazione e la loggia nera cercheranno in tutte le maniere di stornare i vostri pensieri dalla Gerarchia. La subordinazione è molto rigorosa fra gli oscuri, ma la tengono per sé, sapendo che quella legge è sempre valida”.
Maestro Morya
dal Volume “Gerarchia”,
verso 126, dei testi Agni Yoga
“ … Ed è sulla superficie serena e placida della mente non agitata che le visioni raccolte nell’invisibile trovarono una rappresentazione nel mondo visibile. Altrimenti vanamente cercherete quelle visioni, quegli sprazzi di subitanea luce che hanno sempre aiutato a risolvere molti dei minimi problemi e che soli possono portare la verità davanti agli occhi dell’anima. Ed è con cura gelosa che noi dobbiamo custodire il nostro piano mentale dalle avverse influenze che giornalmente sorgono sul nostro passaggio attraverso la vita terrena “.
Maestro Koot Hoomi (Kuthumi)
“Ecco, scriviamo alcune domande da rivolgere a un discepolo:
‘Servi tu in qualche modo le tenebre?
Sei schiavo del dubbio?
Sei capace di tradire?
Sai mentire?
Sei licenzioso?
Sei pigro?
Sei irritabile?
Sei propenso all’incostanza?
Non sei negligente?
Sai cos’è la devozione?
Sei pronto a lavorare?
Hai paura della Luce?’.
Ponete queste domande ai discepoli
quando li preparate alla prova”.
Maestro Morya
Rosario Castello
Capitolo del libro Le 99 Stanze della Conoscenza (Vol. I)