“Le parole insegnano, gli esempi trascinano.
Solo i fatti danno credibilità alle parole”.
Sant’Agostino
È evidente – dai tanti fenomeni più o meno vistosi del nostro contesto ambientale e culturale – la necessità di dover recuperare il “senso etico”, sia in ambito ampio, quale è quello sociale, sia in ambito stretto, quale è quello lavorativo. Una certa disaffezione verso la cosa pubblica e tutto ciò che è bene comune ne è un indicativo sintomo.
Il pensare a cosa avverrebbe se venissero meno le forze dell’Ordine Pubblico, può darci il senso di quale sia l’atteggiamento morale di molti. D’altronde, la vera morale inizia quando ci comporteremmo egualmente, pensando che nessuno potrà mai pervenire a conoscenza dell’effetto di una nostra azione, buona o cattiva che sia per gli altri.
L’etica è un potere
Dobbiamo innanzitutto chiederci cosa sia l’etica, o meglio cosa sia il senso etico. Infatti, per etica non si deve intendere una pura e semplice disciplina, magari da far studiare a scuola e da sapere. Non è questa l’etica: l’etica non riguarda semplicemente un sapere ma è un potere. Si tratta del potere di operare giustamente e di ricercare di volta in volta l’equo, in ogni situazione o contingenza in cui ci si venga a trovare.
Infatti, se parliamo di “senso etico”, dobbiamo riferirci a una percezione interiore, consistente nel sentimento del giusto e dell’ingiusto, del corretto e dello scorretto. Tutto ciò è immediatamente percepibile in ogni situazione di vita ci si venga a trovare o di fronte a particolari avvenimenti, che richiedano un giudizio di valore e, conseguentemente un’impegnativa presa di posizione personale.
Per questo, non sappiamo mai anticipatamente, se riusciremo a essere giusti o ingiusti di fronte alle varie circostanze dell’esistenza. Il trasparente riscontro sociale e l’efficacia delle azioni intraprese ne devono essere i rilevabili indici di credibilità e attendibilità. Non bastano le pur buone intenzioni: è necessario un riscontro diretto del giusto e del corretto, in relazione agli altri e al mondo.
La direzione di senso
Il senso etico non rappresenta riduttivamente un attributo aggiuntivo a ciò che facciamo. Non viene ad aggiungersi a un pensiero o a un’azione. Non si tratta di un puro e semplice rilievo di valore, rispetto a determinate situazioni e particolari contingenze. Come lo è per la serietà, non ci sono cose più o meno serie: il problema è essere seri come persone. Così, non ci sono cose più o meno etiche: il problema è essere etici come persone.
Il senso etico è presente in ogni istante della nostra vita, tale che ogni momento debba poter essere etico. Il senso etico si riflette anche nei nostri giochi e nei nostri sogni. In tale prospettiva, si può considerare come non riusciremo a comprendere pienamente il senso della storia collettiva e di quella individuale, se sottovaluteremo il potere degli scopi etici.
La moralità vera, pertanto, è una direzione di senso, ispiratrice di ogni azione, di ogni relazione e di ogni atteggiamento verso gli altri e il mondo. In ogni azione e pensiero, d’altronde, è sempre presente un intrinseco giudizio di valore, che determina il significato di ogni nostro singolo pensiero e atto.
La persona etica
È “persona etica” chi sviluppa la capacità di formulare giudizi di valore e di comportarsi coerentemente con essi. Tale atteggiamento richiede un continuo confronto fra la personale esperienza esistenziale e i principi di riferimento cui si aderisce, attraverso una riflessione critica e autocritica.
La formulazione dei giudizi deve, per questo, andare di pari passo con gli atteggiamenti relazionali, specie quelli di rispetto e di cura per l’ambiente e per gli altri. Anzi, è proprio attraverso il prendersi cura di sé, degli altri e del mondo attorno a noi, che prendono forma e si definiscono i giudizi di valore. Per questo, va effettuato un monitoraggio adeguato e circostanziato, prima di cercare d’intervenire per aiutare, nutrire, emancipare.
Il senso etico
L’etica è un potere ma richiede un minimo di sapere su cosa si debba intendere per equo e per corretto, andando oltre le reazioni impulsive ed emotive. Se da un lato è naturale, come senso innato, dall’altro è razionale, come dato di consapevolezza.
Il senso etico è alla base delle morali, che si configurano storicamente e culturalmente.
L’etica è in relazione all’evoluzione umana, conseguente all’espansione della coscienza: è per questo progressiva, perché è sempre in rapporto ai diversi livelli di maturazione individuale collettiva.
È in tal senso che il leader etico appartiene a quel genere di persone più evolute, che si sono maggiormente sensibilizzate ai problemi e alle esigenze dell’umanità intera.
L’etica ispiratrice
L’etica è necessaria per regolare tutti i rapporti umani. Essendo a fondamento della libertà, richiede il continuo riferimento alla responsabilità e alle funzioni che ogni persona assume nella vita e nel mondo del lavoro.
L’etica è basilare per ispirare le virtù personali e sociali. È fonte dell’educazione alla moralità, alla legalità e alla convivenza umana. È all’origine della consapevolezza della vita come compito e dell’evoluzione sociale nel suo insieme. È in tale accezione che il senso etico deve potere essere l’ispiratore di una nuova morale.
La nuova morale
Rispetto a una morale intimistica o riduttivamente conforme al costume sociale, più o meno degenerato, si sta delineando una nuova morale. La “nuova morale”, infatti, non risiede soltanto nell’insondabilità della nostra vita interiore e non consiste neppure nell’adeguazione a ciò che è normalmente reputato morale, da parte di un’opinione pubblica a volte alienata o asservita al sistema sociale vigente.
Se la “vecchia morale” si è presentata troppo spesso in una veste formalistica e in maniera individualistica – inducendo spesso un comportamento di facciata – la nuova morale deve poter essere di sostanza. Non può essere, al contempo, che esistenziale e collettiva: esistenziale, in quanto manifestazione pratica di un modo di essere, collettiva, in quanto forma sociale condivisa e praticata da tutti coloro che partecipano a ciò che viene considerato e rispettato come bene comune e pubblico.
La morale utilitaria
La nuova morale svela la sua funzionalità e utilità per tutta la comunità umana, in ogni sua forma culturale si presenti. Rispetto e responsabilità – assieme all’onestà e alla trasparenza – producono reciproca fiducia nel mondo del lavoro e nel mondo della vita. Da qui l’aumento del livello di efficacia e di efficienza di un sistema sociale ed economico, eticamente gestito e vissuto. La fedeltà del cliente e l’affidamento del paziente ne sono due indicativi esempi, quando si riscontra attendibilità e si riconosce competenza.
Si tratta della sostanziale adesione a dimensioni di valore ispirate dal giusto – in riferimento alle situazioni sociali – e riferite al corretto – rispetto alle regole della vita associata. Tutto ciò con particolare riferimento alla vita della collettività nel proprio contesto e come modalità di vita rispettosa di tutta l’umanità e dell’ambiente in cui si vive.
La lotta etica
La nuova morale deve poter essere “accomunante”. Si tratta di accomunarsi a tutta l’umanità, al di là delle diversità delle culture ed etnie, nel comune diritto alla vita e alla felicità. Certamente, tutto ciò non significa credere di poter eliminare la lotta nella vita. La lotta resta, anche perché senza di essa l’essere umano non può confrontarsi e migliorarsi.
L’oggetto della lotta deve tuttavia spostarsi. Da individualistica ed egocentrica deve farsi lotta contro la miseria, le ingiustizie sociali, la mancanza o carenza di cure, il degrado, l’inquinamento, la corruzione, e tutto ciò che non permette a tutta l’umanità di poter vivere serenamente e proficuamente, nel rispetto delle diversità culturali e dei differenti contesti vitali.
L’impegno
Il leader etico – pur impegnandosi nel suo delimitato ambito di vita e di lavoro – è colui che si sente coinvolto e compartecipe del miglioramento delle condizioni di vita di tutta l’umanità.
In tal senso, è nel suo impegno particolare che può riscontrare il valore universalmente valido della sua azione. Per questo, un detto cinese afferma che, se ognuno tiene pulito l’uscio della sua casa, tutto il mondo sarà pulito. Oltre a ciò, si rende necessario tener puliti anche tutti i luoghi pubblici, per poter essere fruitori rispettosi e corresponsabili.
L’ispirazione
È necessario costituire una leadership di persone che sappiano trovare ispirazione nel senso etico. Una leadership della trasformazione deve saper trovare ispirazione nel desiderio di miglioramento dell’organizzazione, con riferimento al valore delle persone e nel mettersi al servizio del cambiamento.
A tale visione vanno riferite e informate le personali competenze relazionali, comunicative e organizzative.
Qualsiasi virtù, infatti, tende a impigrirsi, se non è alimentata da una salutare tensione etica. L’impegno può scadere nella pigrizia, il coraggio può ridursi in astuzia, la cura può degenerare nello sfruttamento, la generosità può atrofizzarsi nell’indifferenza.
La competitività antagonista
Ciò che deve essere superato è il sistema piramidale, con la sua competitività antagonista, generatrice spesso di slealtà, ipocrisia e disonestà. In questo sistema, infatti, i rapporti tendono a farsi formali e servili, dettati dalle aspirazioni della carriera o dalla delimitazione dei ruoli.
Disponibilità. Comprensione e gratuità sono spesso represse in tali situazioni ambientali, in nome di un difensivo interesse individualistico e di un riduttivo funzionamento organizzativo.
È per questo che molti rinunciano a sperimentare nuove forme di aggregazione e a dare il proprio apporto di idee e di collaborazione.
La legalità utilitaria
La nuova morale può diventare conferma del fatto che la legalità non solo è cosa giusta ma conviene a tutta la collettività. Conviene, perche le tasse diventano un investimento in servizi, produttività e posti di lavoro. Conviene, perché operare legalmente crea serenità sociale e fiducia reciproca, estendendo i vantaggi della qualità della vita, dal piano della salute fisica a quella psichica e sociale. Conviene, perché rassicura l’imprenditoria incentiva gli incontri culturali e il turismo, moltiplicando le relazioni, gli interscambi e le conoscenze. Conviene, perché la confisca dei beni a chi ha operato illegalmente fa recupero di reddito per la collettività, nelle varie forme di spazi sociali, scuole, servizi sanitari, trasporti pubblici, tutela del territorio e quant’altro vada a beneficio di tutta la popolazione (…).
Gaetano Mollo
L’autore è professore ordinario di “Pedagogia generale” e “Pedagogia sociale” presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia. È stato presidente del corso di laurea in “Filosofia” e del Corso di laurea magistrale in “Etica delle relazioni umane” dal 2004 al 2008. Ha coperto anche, per affidamento, le cattedre di “Metodologia e Didattica” e di “Didattica generale”, dal 1984 al 2002. È stato, inoltre, docente di “Pedagogia generale” nella Scuola di specializzazione per l’insegnamento nella scuola (S.S.I.S.) sino al 2009, di cui è stato anche responsabile per le discipline trasversali. Attualmente insegna nei corsi del Tirocinio Formativo Attivo (TFA). È professore ordinario di “Pedagogia generale” e “Pedagogia sociale” presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia. E altro ancora.
Libri consigliati del professore:
collana La Rete, Morlacchi Editore
Il Leader etico
La conquista della coscienza
Linee di Pedagogia generale (nuova edizione)
L’arte dell’insegnamento
La civiltà della cooperazione