La società umana è malata, è senza amore vero: è una società divenuta ego-centrata, egoista e narcisista, che vive di relazioni umane superficiali. Gli individui-cittadini, divenuti soggetti patologici seriamente disturbati (in gran numero; basta vedere per le strade, negli edifici pubblici, tra gli automobilisti, nella metro, fuori e dentro i locali del divertimento, ecc.), vivono i rapporti umani senza dono di sé (cioè senza amore), in un continuo stato di alterazione psicologico, per il proprio esclusivo appagamento di sé.
Quando l’altro non si presta più, non al rapporto d’amore ma all’assoggettamento fisico-sessuale-psicologico ecco, allora, la rivelazione dell’insano e innaturale rapporto: il rapporto si trasforma in un “rapporto di forza” (una lotta per l’egemonia del rapporto) dove emergono le miserie, le frustrazioni e la mancanza di valori (che probabilmente non ci sono mai stati davvero). Così, giorno dopo giorno, fino alla collezione delle “scintille” comportamentali e comunicazionali (i “segnali” di salvaguardia disattesi, ignorati) che sfociano, piano piano in esplosioni caratteriali conflittuali sempre più serrate. Da qui alle tragedie quotidiane, lette sulle cronache, il passo è breve: separazioni in casa; separazioni non consenzienti; stalking, sfregi e femminicidio (le motivazioni sono sempre le stesse, anche nei casi in cui lei uccide lui o i genitori uccidono i figli e viceversa).
È colpa di un degrado culturale che nessuno ha preso sul serio nel tempo per poterlo contrastare come fenomeno, con appropriati strumenti culturali: la politica ne è responsabile a pieno titolo. Chi, se non lei, dovrebbe osservare ed ascoltare i vari disagi sociali, intervenendo in modo appropriato, pensando meno ai propri privilegi e a come consolidare il proprio potere?
La cultura dominante non può più chiamarsi “Cultura”, non presenta e non ispira alcuna importante forma di umanità che possa educare, insegnare e formare i cittadini: è il contenitore squallido di una accozzaglia, una mescolanza di modelli insani, perversi, deformanti, innaturali che non elevano ma abbassano la coscienza degli individui verso qualcosa che è difficile poter chiamare “umana intelligenza”. Tale accozzaglia di elementi diseducativi generano visioni contorte dell’esistenza che vengono presi per paradigmi evoluti della modernità, rispetto al passato considerato superato. Si tratta di “visioni” dove ogni cosa, comprese le persone, viene vista solo funzionale al proprio bisogno egoistico-appropriativo (affetti, amicizie, colleghi, ruoli, lavoro, affari, profitti, ecc.), tritando ogni storia personale, strumentalizzando ogni forma di relazione umana (profitto, tornaconto).
È venuta meno la centralità dei sentimenti: gli affetti si vogliono possedere come le cose. Un patologico senso dell’accaparramento disumanizza gli individui senza che se ne rendano conto.
È questa corruzione (etica, morale e spirituale) la vera crisi epocale in cui è precipitata l’umanità; quella economica-finanziaria ne è solo la conseguenza e il simbolo del livello di decadimento sociale raggiunto.
Ogni giorno sempre nuovi fatti di cronaca dimostrano questo precipitare verso una maggiore disumanità.
In questa società senza amore le maestre (fortunatamente non tutte) maltrattano gli alunni disabili o meno; gli operatori (non tutti) delle case di riposo maltrattano, seviziano, picchiano ferocemente i poveri vecchi negli ultimi giorni della loro vita; i pensionati vengono presi di mira dai malfattori e insidiati nelle loro stesse case; sempre più spesso dei pseudo-benefattori raccolgono soldi per i bisognosi tramite delle apposite onlus che vengono derubati dagli stessi organizzatori; i risparmiatori vengono ingannati e truffati, sempre più spesso, dagli stessi promotori finanziari della propria banca; e così via.
Non volevamo aprire il cofanetto delle soluzioni ma delle riflessioni sì. Non può certamente essere questa la sede per affrontare una “Questione” così importante.
In una società senza amore come l’attuale, con tutti i pericoli che si intravedono, ogni giorno, per un futuro certo, occorre reintrodurre, in tutti gli ambiti sociali, mediante una rinnovata cultura della coscienza, il “concetto di anima”.
È fondamentale, al punto in cui siamo, reintrodurre nel pensare, nel parlare, nel fare il “concetto di anima”.
Il mondo moderno ha separato il corpo dall’anima e si è occupato solo del corpo: da qui la società materialista, consumistica, egoista, narcisista che si è sviluppata inesorabilmente.
Il mondo è diventato un Mercato dove consumare ogni cosa che “questo” ti propone provocando continui desideri da soddisfare e, in questa dinamica del consumare, ci rientrano anche gli affetti, i rapporti umani di ogni tipo. L’individuo stordito dalla valanga delle offerte di questo Mercato insegue l’appagamento dei desideri, che non sono veri bisogni, per soddisfare quella spinta a possedere qualcosa (che al momento considera importante) per, inconsciamente, alleggerire il senso di incompletezza che lo affligge.
Il danno della cultura dominante (materialismo, consumismo) è quello di aver convinto l’individuo che attraverso il possedere l’”oggetto” o, purtroppo, la “persona” possa divenire felice, appagato, completo. Ma è proprio l’oscura mescolanza della cultura dominate che mantiene l’individuo in una perenne condizione di frustrazione, rabbia, insoddisfazione, frammentazione, incompletezza.
È così che gli individui si sono trasformati in approfittatori e sfruttatori, la condizione ideale per essere degli ottimi compulsivi clienti del Mercato.
Non bisognerebbe fidarsi di coloro che, nella relazione con te, non dimostrano di considerarti un’anima ma solo un corpo-personalità e un possessore di beni, di amicizie o di possibilità utili.
La causa prima dell’accadere di quanto abbiamo accennato è il fatto che l’individuo, in questa società senza amore che lo ha alienato, non trova una propria identità e nemmeno un aiuto per trovarla e soffrendo di incompiutezza (esiliato dalla controparte animica che disconosce) vive le relazioni umani non per amare ma per compensare le sue varie mancanze. Per questo vuole possedere il proprio partner, per compensare quanto sente che gli manca ma non riesce a identificare.
La cultura dominante, a cui ci siamo già riferiti, non dà gli strumenti necessari perché l’individuo comprenda che è solo attraverso la reintegrazione con la controparte animica che può eliminare la sua incompiutezza e vivere un rapporto felicemente (con il piacere di donarsi e non con la rabbia di possedere, dominare).
Si fa necessario il riconsiderare l’intera cultura mondiale per rieducare al “concetto di anima” sia il singolo individuo-cittadino sia le nazioni: tener conto, in tutte le relazioni umane, di avere a che fare con delle anime con cui interagire, a diversi livelli e gradi, e non corpi-personalità da possedere e utilizzare a piacimento per utilizzi e profitti vari. Sarebbe una incredibile terapia planetaria rivoluzionaria.