Templari, ordine dei Ordine religioso-militare creato nel 1119 a Gerusalemme da Ugo di Payns per proteggere coloro che si recavano in pellegrinaggio nella città. I componenti ebbero dapprima il nome di Christi militia e poi, quando s’insediarono nel palazzo reale di Gerusalemme vicino al Tempio di Salomone, militia templi. Confermato nel Concilio di Troyes (1128), e rigidamente organizzato, l’ordine era composto dai cavalieri, che portavano un mantello bianco con croce rossa e potevano possedere castelli, e dagli scudieri, che vestivano di bruno. Potevano essere indifferentemente laici o sacerdoti. A capo di tutti vi era il Magister militiae templi, coadiuvato da siniscalco, maresciallo, gonfaloniere ed elemosiniere. L’ordine si propagò presto, accogliendo in parte lo spirito della riforma cistercense. Si diffuse anche in Europa (specialmente in Francia, Inghilterra, Aragona, Portogallo) e costruì moltissime chiese a somiglianza di quella di Gerusalemme, che ebbero sempre il nome di tempio. I T. si distinsero sui campi di battaglia a Tiberiade (1187), a Gaza (1244), ad Al-Manṣurā (1250), a San Giovanni d’Acri (1291).
Quando i cristiani dovettero abbandonare la Terra Santa, i T. si installarono a Cipro. Con il tempo crebbero di numero e di potenza, facendosi perfino prestatori di denaro a principi e privati. Con l’affluire di tanta ricchezza, acquisita anche attraverso donazioni, lasciti e varie forme di benefici, l’ordine finì con il costituire una temibile potenza economico-politica. I T. furono così cacciati da Federico II prima e poi da Urbano IV dalla Sicilia. In Francia Filippo IV il Bello, ottenuta da Clemente V la soppressione dell’ordine, fece istituire, fra il 1307 e il 1314, un grande processo, facendo arrestare il maestro Jacques de Molay con tutti i cavalieri, condannati poi ad atroci torture e al rogo. Nelle altre parti d’Europa la repressione non fu altrettanto energica: in Inghilterra furono confiscati i loro beni, in Spagna i T. furono assimilati ai cavalieri di Calatrava, in Portogallo si trasformarono nei Cavalieri di Gesù Cristo.
http://www.treccani.it/enciclopedia/ordine-dei-templari/
Molay ‹molè›, Jacques de. – Ultimo gran maestro dell’ordine dei Templari (Molay, Giura, 1243 circa – Parigi 1314). Raggiunse (1298) la massima carica quando la potenza e l’autonomia dei Templari avevano determinato Filippo il Bello, d’accordo con Clemente V, a sopprimere l’ordine. Invitato a Parigi, M. fu improvvisamente arrestato e, sotto la tortura, gli fu fatto dichiarare quello che i giudici volevano per incriminare l’ordine. Condannato al rogo, prima di salirvi ritrattò le sue dichiarazioni, denunciando la responsabilità del re e del pontefice.
http://www.treccani.it/enciclopedia/jacques-de-molay/
“(…) I Templari, che alcuni dissero milizia armata degli Albigesi, costituirono un ordine religioso e militare che in pochi anni, ai tempi delle Crociate, diventò potentissimo e pauroso. Ugone di Payens o dei Pagani – che nel Canto XIV della «Gerusalemme Liberata» appare in sogno al Buglione – e Goffredo di Saint-Omer fondarono nel 1118, cioè 19 anni dopo la presa di Gerusalemme, questa milizia armata per la difesa del Sepolcro di Cristo, nei primi armi non furono che nove, poverissimi, così che montavano in due un solo cavallo, da cui il loro sigillo che rappresenta appunto un palafreno montato da due Cavalieri, con la leggenda: «Sigillum militis Christi». Elessero a protettrice la «Dolce Madre di Dio»: vissero un po’ da frati e un po’ da guerrieri: entrando nell’Ordine, facevano voto di povertà e castità e giuravano di consacrare la parola, le armi, le forze, la vita, alla difesa dei misteri della Fede e dell’Unità di Dio; intera obbedienza al Gran Maestro, varcare i mari, incontrar guerra per amor di Cristo e non indietreggiare innanzi a tre nemici, neanche da solo. In ogni evenienza si mostrarono valorosissimi, e il loro stendardo, bianco e nero «bipartitum in albo et nigro», sul quale si leggeva: «Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam», non cadde mai in potere dei nemici. Si chiamavano vicendevolmente fratelli: combattevano, non con agguati, ma all’aperto: convogliavano le carovane, assistevano i pellegrini: primi entravano, ultimi uscivano dalle battaglie, togliendosi in mezzo «sicut mater infantem», i più giovani Cavalieri; insegnando loro a vincere o a morire «Vincere aut mori» – come dice l’insegna dei Kadosch nella moderna Massoneria. – Vissero frugalmente, nulla possedendo in proprio, forse neanche la volontà, come fu più tardi, dei Gesuiti – perinde ac cadaver. Mangiavano in due a un piatto: la parte del Cavaliere morto si dava per quaranta giorni ai poveri; vestivano camicia di lana; dormivano sopra un saccone con lenzuolo velloso, con camicia e mutande; non baciavano donne, non cacciavano con lo sparviero; aborrivano i giochi, i cerretani, le buffe canzoni, gli spettacoli; assalivano il nemico armati di fede dentro, e fuori di ferro; tosati nel capo, polverosi, adusti per fatica e sole, cavalcavano focosi palafreni, nudi di gualdrappe e di fregi. Da prima tanto i papi che i principi li proteggevano: però divennero i più ricchi proprietari d’Europa e verso il 1244 possedevano 9000 tra Baliaggi, Commende, Priorati, Case e Castelli, con reddito annuo di 112 milioni di franchi, con influenza enorme in tutti gli Stati, omaggio in tutte le Corti, privilegi in tutte le leggi. Avevano tre classi o tre gradi: i Laici, gli Scudieri, i Cavalieri; più tardi ne aggiunsero una quarta, quella dei Sacerdoti.
I soli Cavalieri che vestivano mantelli bianchi di lino o di lana, con la croce latina in lana rossa e portavano anello crociato, erano i padroni dell’Ordine: e soltanto fra loro nei Capitoli generali poteva scegliersi il Gran Maestro e gli altri dignitari di maggior importanza.
Con le ricchezze crebbero gli appetiti mondani, sminuì l’ardore della fede e l’entusiasmo per la tutela del sepolcro di Cristo. A poco a poco anelarono al ritorno in Europa; e quando videro il regno cristiano di Gerusalemme vicino a cadere né più sentirono la forza per sostenerlo, dopo aver negoziato coi Saraceni per far salvi i possedimenti dell’Ordine, nel 1291 dalla Terra Santa si ridussero in Cipro, sperando di farne loro dominio esclusivo: non riuscendovi, trasportarono la sede e i tesori a Parigi, dove possedettero un intero quartiere da essi detto «del Tempio».
Veramente i Templari in poco tempo dovevano essersi profondamente trasformati nel sentimento e nel costume, perché S. Bernardo, che tanto li aveva protetti e lodati in principio, dopo appena 30 anni dalla fondazione dell’Ordine, rivolgeva loro questo acerbo rimprovero: «Coprite i cavalli di seta; sotto le loriche vestite non pochi penduli panni; dipingete le aste; scudi, selle, freni, sproni ornate di oro, di argento, di gemme; mentre al battagliero si addice esser valoroso, industre, circospetto, snello a correre e pronto a ferire, voi impedite il vedere con la chioma, avviluppate i passi con lunghe tuniche, le delicate mani seppellite entro maniche prolisse; tra voi suscitano guerra l’irragionevole ira, l’insano appetito di gloria e di terreni possedimenti».
Avevano banche e prestavano denaro ai re; potevano raccogliere e ordinare, in qualsiasi punto, un esercito, che in Palestina si avvalorava del concorso dei Tartari, e possedevano una flotta per i loro commerci con tutto il levante. Di questa loro onnipotenza naturalmente insuperbirono: è fama che Riccardo, Cuor di leone, morendo dicesse: «lascio l’avarizia ai monaci Cirstercensi; la lussuria ai monaci Grigi; la superbia ai Templari». Avevano osato dire a Enrico III: «sarete re, finché giusto», parole gravissime, le quali, se possono deporre in favore della forza morale dell’ordine, costituivano una minaccia a quel Re di Francia, Filippo il Bello, che aveva chiesto asilo ai Templari e ne aveva ottenuto salvezza e denaro, che aveva chiesto di essere ricevuto fra loro, e ne era stato respinto!
La congiura contro i Templari intanto comincia a ordirsi. Si sussurrava che volessero crearsi un dominio universale in Europa, che avessero turbato il regno in Palestina per rivalità con gli Spedalieri e detronizzato il Re di Gerusalemme Enrico II e il Duca di Croazia; che avessero messo a sacco la Grecia e la Tracia, ucciso Roberto di Brienne ad Atene, rifiutato di concorrere al riscatto di S. Luigi, parteggiato per gli Aragonesi contro la casa di Angiò; ma certo il maggior loro delitto furono le enormi ricchezze, che eccitarono gli appetiti del Papa e del Re. (…).
Ulisse Bacci
tratto da Il libro del vero Massone
Gherardo Casini Editore
Un’estrema sintesi sui templari, per averne una nozione, tratta dall’enciclopedia Treccani on line, può bastare alla curiosità superficiale del navigatore medio del web.
Il profano si accontenta di poco: dei tanti film, buoni o meno buoni, sull’argomento; dei fumetti, delle vignette, di qualche articoletto, di tanto in tanto, su qualche quotidiano; di qualche articolo buono incontrato per caso su qualche rivista di tematiche esoteriche.
Un ricercatore medio approfondisce un po’ di più con qualche libro.
Solo un ricercatore-studioso, che sta tentando un percorso di conoscenza e di autoconsapevolezza, sistematizza un programma di letture approfondite.
Per questo, senza voler dare delle lezioni sui templari e sul templarismo, consigliamo di seguito alcune letture, tra le migliori esistenti.
La comprensione vera però richiede “qualcosa” di più, perché siamo immersi in un mondo in pieno stato confusionale in quanto l’umanità sta subendo la pericolosità di una immane insidia, una colossale opera di sofisticata manipolazione delle coscienze dove facilmente il “falso” prende il posto della “verità”, dove il santuario del Bene viene rovesciato a riferimento del Male, e viceversa. Per i non addetti alla ricerca esoterica diventa complicato aggirarsi tra le “informazioni” e poterne distinguere l’attendibilità o la falsità: si diventa esoterico competente con l’assiduo esercizio quotidiano della capacità del discernere-discriminare (come disciplina mentale-intellettuale, psico-emotiva e fisica-grossolana).
Non è questione di conoscere e capire la storia templare e il templarismo, nel verso della storia già avvenuta e raccontabile, ma di cosa il templarismo rappresentava e potrebbe ancora rappresentare se i cuori di tutti quegli uomini, che in apparenza, coreograficamente parlando, sembrano interessarsene, fossero davvero puri.
Il cavaliere templare, nel suo senso originario, rappresenta-incarna uno stato di coscienza, si tratta innanzitutto di una posizione coscienziale che corrisponde, quando la purezza di cuore è presente, ad una particolare impronta sociale, una funzione collocata nella scala degli ordini sociali. È una figura tra il laico e il guerriero, tra il religioso e il militare, un ponte coscienziale tra il potere spirituale e il potere regale (tra lo ksatriya> e il brahmano> nel mondo vedico): uno stato soprattutto interiore. È lo stato-condizione di chi si risveglia ad una consapevolezza superiore e non riesce più a vedere una netta divisione tra il mondo del divenire (la realtà sociale) e la realtà spirituale interiore che concepisce una via di rettitudine secondo i principi dell’ordine cosmico: la coscienza spirituale, con tutti i valori dell’anima, che vuole farsi portatrice di ordine, di giustizia, di pace universali. Un individuo siffatto, l’unità composta tra la natura dello ksatriya> e la natura del brahmano>, formano interiormente un raja> (un “re>”: potere regale e potere spirituale), uno yogi, un iniziato. È lo stato-vertice del risveglio spirituale della coscienza che tutti gli esseri umani, prima o poi, dovrebbero esperire per assolvere lo scopo della nascita umana.
Il “Cavaliere” diventa una figura archetipica nel clima dell’immaginario medievale. Incarna le virtù universali che conferiscono realmente un essere, ovvero l’onestà, la lealtà, la fedeltà e il coraggio. Egli è un Militum Christi> all’epoca dei romanzi di Chretien.
De facto i “cavalieri” si sono distinti, in ogni regione del mondo, in ordini dinastici o monarchici (tipo l’Ordine del Drago, fondato il 1408 da Sigismondo d’Ungheria; l’Ordine della Giarrettiera, fondato da Edoardo III d’Inghilterra nel 1348; l’Ordine del Toson d’Oro, fondato dal duca Filippo III di Borgogna nel 1430, dal simbolismo cavalleresco-ermetico – un vero organismo occulto – ); in confraternite (tipo l’Ordine della Luna Crescente, fondato da Renato D’Angiò nel 1448); in fratellanze (tipo quella dell’Ordine del Cigno Nero di Casa Savoia nel 1350); in ordini onorifici (tipo l’Ordine del Santo Sepolcro del quindicesimo secolo); in ordini di Rango e Nobilitazione (tipo l’Ordine dello Speron D’Oro, utilizzato fino al 1841).
Si sono visti in India, in Cina, in Giappone, in Tibet, nella Persia antica e in molti altri siti del mondo.
Si accosta alla figura del monaco-cavaliere la figura del monaco-guerriero shaolin (il Tempio Shaolin buddhista era esistente già nel 495 a.C.) che già nel 527 a.C. praticava Wing Chun (una sorta di arte marziale da cui il famoso Kung Fu) insieme alla pratica della meditazione (dhyana) e di tutti i valori del dharma (la legge di verità).
Ecco, nell’antica India dei Veda, l’esempio dello ksatriya.
Ksatriya : “colui che è investito dello ksatra”, colui che detiene lo ksatra: l’appartenente all’ordine militare-regale, dei giudici e dei politici; colui che sostiene e protegge la legge e la giustizia; uno dei quattro ordini sociali tradizionali (varna), quello dei legislatori e guerrieri; corrisponde ai “custodi” della Politéia di Platone.
Ksatra : il “potere regale” che compete agli appartenenti al secondo ordine sociale, gli ksatriya; il ruolo del “potere terreno”; giurisdizione.
da Glossario Sanscrito
a cura del Gruppo Kevala
Edizioni Asram Vidya
I “Cavalieri” rappresentano la casta dei “guerrieri”, dei “militari”, dei “dominanti”, dei “regnanti”.
Questo tipo di figura è esistita nell’antichità sia in Oriente sia in Occidente, in tutte le culture e determinavano le forme di umanità che i più poi seguivano. Un “cavaliere” incarna la legge dell’ordine cosmico (rta), la legge di verità (dharma), un cavaliere è un “rtavat”, colui che agisce in accordo col rta (la Verità, il Vero, il Retto, l’Ordine universale). Erano i cavalieri portatori di segrete conoscenze insospettabili per i più: conoscenze custodite per il Bene supremo dell’intera umanità. Essi conoscevano il segreto del dharma (“ciò che tiene unito”, “ciò che sostiene”).
La vera missione dei “cavalieri” (di qualunque latitudine o longitudine, razza, cultura, sotto qualsiasi “nome” e “forma” organizzativa) è di mantenere l’Equilibrio stabile e imperturbabile del quale si compensano e si risolvono tutti gli apparenti squilibri, disordini, disarmonie parziali.
Eppure venne il tempo del dharmaglani (il “declino del dharma"), tempo in cui tutti gli ordini iniziatici, di qualsiasi livello e grado, sono stati insidiati, infiltrati, insediati e corrotti dalle forze oscure della contro-iniziazione. La Luce del Centro Spirituale Supremo ritirò la propria connessione con i vari “centri” minori, sparsi sul pianeta, che lo rappresentavano. Lasciò la possibilità di reintegrazione degli esseri per i singoli individui qualora volessero rifiutare la decadenza e la degenerazione del declino del dharma (il progressivo decadimento dei valori morali, intellettuali e spirituali): ogni singolo uomo avrebbe potuto sperimentare l’età dell’oro (satya o krta, dell’illuminazione) in piena età (yuga) del ferro (kaliyuga, dell’oscurità).
“(…) Il risveglio spirituale non è altro, in una prima fase, che la restaurazione dello “stato primordiale” nell’ordine fisico, quella fondamentale realizzazione (dei “piccoli misteri”) della perfezione dello stato umano e, in una seconda fase, la realizzazione degli “stati sovraumani” (i “grandi misteri”) nell’ordine metafisico.
Bisogna sapere che all’origine di tutto il disordine moderno c’è l’allontanamento dallo spirituale e il riferirsi, cioè l’affidarsi, soltanto al “potere temporale”, alla realtà esterna che ha coagulato la profanità: un potere esercitato da uomini decaduti nella materialità e corrotti nei valori fondamentali, motivo per i quali l’instabilità è inarrestabile.
Lo stato attuale del mondo, quindi, è uno stato di degrado e di decadimento: è molto lontano dal “principio supremo” al quale una volta l’umanità si riferiva e al quale, ai primordi, era connessa.
L’umanità ordinaria dell’oggi non possiede più le condizioni per avere un potere unico e supremo, come ai tempi primordiali.
I veli dell’ignoranza (avidya) hanno nascosto il vero stato delle cose.
Esiste un principio unico e supremo: immagine della vera unità a cui riferirsi.
Nella condizione di “discesa-caduta-separazione” si distinguono inizialmente le dualità che si trasformano in opposizione e rivalità.
Emergono due poteri: il potere spirituale (autorità, saggezza, conoscenza, stabilità) e il potere temporale (potere, forza, azione, cambiamento, divenire).
Il principio unico e supremo, allontanatosi dal mondo esterno a mano a mano che l’umanità si allontanava dal suo stato primordiale, passa da visibile a invisibile, cioè nascosto agli occhi profani.
Il mondo moderno, quindi, è un mondo decaduto che raggiunge, dal punto di vista sociale, un’incredibile instabilità: confusione e disordine sono ovunque. Il mondo si trova in tale situazione perché si è sviluppato, allontanandosi dalla spiritualità primordiale, procedendo nella direzione del mutamento e della molteplicità (chiamando tutto questo “progresso”).
L’errore moderno, quindi, è quello di considerare la società umana solo sotto l’aspetto temporale. Un governo della vita civile dovrebbe avere l’elevato compito di assicurare la pace necessaria a favorire una vita riflessiva e contemplativa per la realizzazione e liberazione delle Anime incarnate in questo mondo del divenire.
Nonostante le attuali evidenze, noi, confidiamo che le tenebre non si estenderanno completamente dall’Occidente all’Oriente e la luce della verità non verrà nascosta per sempre agli esseri umani. (…)
Le varie tendenze psicologiche degli individui dell’umanità si possono raggruppare in quelli che vengono chiamati i quattro “varna”, cioè gli “ordini sociali” che costituiscono l’organizzazione sociale dell’antica India tradizionale:
1 Brahmana – metafisica, pensiero, introspezione, conoscenza, coscienza, autorità spirituale: clero, sacerdoti, saggi, filosofi, contemplativi – (da qui coloro che sono in grado di trasmettere, a chi è in condizioni di riceverla, la Sapienza).
2 Ksatriya – azione, forza, responsabilità, potere temporale (legislativo-esecutivo): guerrieri, giudici, politici, amministratori, manager, gestori di risorse – .
3 Vaisya – finanza, potere industriale-commerciale: produttori di ricchezza (commercianti, imprenditori, piazzisti) – .
4 Sudra – proletariato: prestatori d’opera (operatori di servizi, operai, impiegati) – . (…)”.
Rosario Castello
tratto da Il Segreto della Conoscenza esoterica
dal Capitolo La Scelta: auctoritas-spirituale o potestas-temporale?
Il puro spirito iniziatico degli inizi, dell’Ordine dei Templari, tranne che per pochi veri iniziati, ebbe vita breve. La purezza originaria venne violata e corrotta tramite l’incanto della ricchezza e del potere: nonostante la presenza di alcuni veri iniziati (che non hanno tradito sat, la Verità) l’insidia contro-iniziatica ebbe il sopravvento, facendo scivolare l’ordine verso un esoterismo oscuro, deviando dalla originaria sacra missione.
L’Ordine dei Templari, forte delle conoscenze occulte raccolte nel tempo, concepì piani ambiziosi di potere e di supremazia (un dominio universale sull’Europa, un regno). Nonostante la cancellazione storica dell’Ordine molti templari ebbero modo di sfuggire alle condanne e ai supplizi disperdendosi in tutta Europa, insediandosi in altre “Istituzioni” e in più organizzazioni idonee dell’epoca per nuovi sodalizi segreti, per proseguire l’opera di realizzazione dell’insano piano di dominio dell’Europa in modo occulto.
I templari passati al Lato Oscuro del potere si sono riorganizzati, da allora in poi, con fratelli d’altra provenienza ma uniti dagli stessi intenti ambiziosi. La maschera della filantropia nasconde i loro veri volti e le loro vere intenzioni.
Esiste un grado massonico che si riferisce ai “Cavalieri del Tempio”.
Nell’oggi molte organizzazioni (associazioni neotemplari che si rifanno alla tradizione degli antichi Cavalieri templari) nascono in memoria di ordini cavallereschi militari-religiosi, ma si tratta di idealizzazioni e creazioni romantiche ispirati a racconti come quelli del ciclo arturiano. Molte altre nascono con la pretesa di essere il filo occulto di continuità di un Ordine dei Templari mai cessato veramente. Così non è. Solo un certo numero di templari (oscuri, dediti ad un esoterismo deviato) sono sopravvissuti alla morte dell’Ordine proseguendo una certa opera. Un dubbio neo-templarismo è proliferato nella modernità: molte ridicole e infantili presentazioni pompose di ipotetiche riesumazioni dell’Ordine (manufatti, simboli, mappe, carteggi, gagliardetti, brandelli di vestimenta eccitano la fantasia e movimentano l’immaginario, ma non vi si può dare importanza e significato che non hanno mai avuto, poiché nulla testimoniano) che vorrebbero far intendere una eredità dello spirito ribelle contro ogni forma di tirannia politica e religiosa.
I Templari, i RosaCroce, la Massoneria, gli Illuminati del passato hanno ispirato e fatto trovare delle ragioni, non sempre luminose, ad alcuni uomini della modernità: non sempre si tratta di continuità dal passato all’oggi. Spesso si tratta di mancanza dello spirito originario: l’apparenza e non l’essere appaga facilmente gli uomini moderni che hanno smarrita la profondità-verticalità e sostituita con la superficialità-orizzontalità.
Si sono sviluppate moltissime filiazioni nazionali e internazionali dell’Ordine dei Templari, alcune delle quali collegate ad obbedienze gerarchicamente superiori e a rami dei servizi segreti che non mancano mai in tali organizzazioni. Esistono anche moltissimi priorati indipendenti. Molte organizzazioni sono nate sottoforma di federazioni internazionali.
Dietro molte apparenze filantropiche e religiose-misticheggianti sfilano discretamente, nascoste da coreografie narcotizzanti, affari, politica, appropriazione indebita del denaro della cosa pubblica, protezione di soggetti e di apparati illeciti di stampo criminale-mafioso (le cronache, di tanto in tanto, parlano da sole per quanto vogliano mascherare o insabbiare). Emerge anche l’invisibile servizio a quell’antico piano di dominio universale dell’Europa connessosi al piano di dominio mondiale (la Mondializzazione).
E tra i tanti qualche priorato fedele agli antichi ideali grazie alla purezza di intenti del fondatore o del Gran Maestro del momento.
“(…) Le vicende italiane risentono di quelle internazionali e non sono meno complesse. Il Gran Priorato italiano, come si è accennato, nel 1815 si dissocia da Fabré-Palaprat e dalle sue credenze “gioannite”. L’autonomia è ribadita al Capitolo tenuto a Venezia nel 1867, e – sia pure con non molti membri – il Gran Priorato continua la sua esistenza fino al 1945, quando il suo ultimo Reggente, Alessandro Vettori di San Marco e Valdorica (1888-1945), in carica dal 1925 e di idee politiche fasciste, è ucciso dai partigiani a Bologna. Prima di morire – ma sulla vicenda esistono versioni diverse, e non poche controversie – avrebbe affidato il destino dell’Ordine a cinque cavalieri, uno solo dei quali – Gastone Ventura (1906-1981), su cui si troveranno maggiori informazioni nella sezione dedicata al martinismo – sopravvive alla guerra, ma attende fino al 1964 per “risvegliare” l’Ordine. Alla morte di Gastone Ventura, nel 1981, la Somma Reggenza del Gran Priorato Italiano – cioè dell’Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio, detto “Tempio Italiano” – è stata rivendicata da Salvatore Olivari, nello stesso tempo cancelliere di un Ordine Patriarcale di Sant’Ignazio di Antiochia ed esponente di una branca siciliana dell’Ordine Teutonico, e – in concorrenza con lui – da Gaspare Cannizzo (1938-2006), su cui pure si troveranno informazioni nella sezione dedicata agli ordini martinisti. Sia Olivari sia Cannizzo riferivano di essere stati designati a succedergli direttamente da Ventura. Cannizzo è morto nel 2006 e la sua branca continua nel Supernus Ordo Equester Templi – Poveri Cavalieri di Cristo (SOET-PCC), diretto a Catania da Danilo Riccioli, che nel 2015 è stato completato con un Ordine del Tempio Rettificato, “terzo lato di un unico triangolo” rispetto al SOET-PCC e a una terza organizzazione chiamata Santa Maria-PCC. I membri di questa branca hanno assunto anche il nome di “cavalieri di Thule”, a significare il collegamento a una più ampia tradizione iniziatica occidentale. La tensione fra le rivendicazioni di Olivari e Cannizzo ha portato peraltro alla nascita di gruppi con riferimenti storici e simbolici simili, ma senza relazioni di affiliazione né di altro genere con le varie branche del “Tempio Italiano”, tra cui l’Ordine dei Cavalieri Templari Cattolici d’Italia, guidato da Giorgio Ferretti. Quest’Ordine è presente sul territorio italiano con 800 laici e 50 chierici, a presidio di 50 fra Commanderie e Lance – dall’Alto Adige alla Sicilia –, sempre ubicate in chiese, abbazie o santuari cattolici, e ammette come membri esclusivamente cattolici, da cui esige una piena fedeltà alla Chiesa e al suo Magistero. (…)”.
da http://www.cesnur.com/gli-ordini-neo-templari/le-principali-filiazioni-osmtj-e-osmth/
Un esempio di “presentazione” di diretta mano del Supernus Ordo Equester Templi, Poveri Cavalieri di Cristo.
“Il SOET, oggi SOET-PCC, è un’Ordine cavalleresco che trova il suo fondamento storico nel 1705 con Filippo d’Orleans che fu il primo Gran Maestro del resuscitato Ordine templare in ideale continuità con Jacques de Molay. Egli come Reggente del Regno di Francia aveva quindi il diritto di rifondare l’Antico Ordine del Tempio in tutta sovrana legittimità.
Il SOET trova il suo fondamento religioso e cristiano-cattolico nell’applicazione della Regola cistercense di Bernard de Clairevaux.
Ciò premesso, va evidenziato che il Nostro Ordine cavalleresco trova il proprio modello nella Grande Tradizione Occidentale. Ecco il motivo della denominazione del sito stesso.
L’isola di Thule, per gli Antichi era collocata all’estremità settentrionale del mondo conosciuto e le era stata conferita l’aggettivazione di Ultima proprio per questo, facendola oggi coincidere probabilmente con l’Islanda o con una delle isole Shetland.
I greci la tennero come simbolo del limite provvisorio della Terra, paese iperboreo già citato da Omero, quale ultimo viaggio di Ulisse, dopo il suo ritorno in patria.
Per traslato Thule potrebbe essere anche il desiderio o la coscienza nell'uomo, che per sua natura è limitato, dell’ultimo limite ovvero il superamento di sé come fa comprendere la ballata di Goethe cantata nel Faust da Margherita. Non sappiamo quale sia la fonte utilizzata dal Goethe ma sicuramente non è germanica.
Lo stesso nome Thule, etimologicamente, non è germanico né scandinavo. Plinio, e prima di lui Pitea, vedono Thule, geograficamente, all'estremo settentrione là dove, oltre quel limite, c'è un altro mondo non accessibile all'uomo.
Sempre a livello etimologico la spiegazione del nome Thule può verisimilmente essere celtica e appartiene quindi alla Tradizione primordiale, di origine nordica. Dal modello celtico nacque la nostra cavalleria occidentale. È chiaro che non appartengono alla significazione della denominazione del nostro sito aberrazioni di ben altro stampo, anche se alcune associazioni, che nulla hanno a che vedere con noi, se ne fregiano.
Per Cavalieri di Thule intendiamo la tradizionale cavalleria occidentale che si innestò perfettamente nelle sue forme, principi e valori con la Regola cistercense voluta da Bernard.
Abbiamo scelto la denominazione in francese, poiché nella nobile terra di Francia il templarismo trovò, nel medioevo, sede e gloria.
Noi ci consideriamo un Ordine templare in ideale catena con l’Ordine che vide come suo ultimo Gran Maestro il de Molay, e come lui onoriamo come nostra Protettrice Notre Dame.
In conclusione “les chevaliers de Thule” sono l’insieme di Dame e Cavalieri che nel sodalizio fraterno trovano la forza morale e l’ispirazione religiosa per superare sé stessi e servire la Santa Chiesa Cattolica e il Santo Vicario di Cristo come attestano tutte le nostre azioni.
Proprio l’insegnamento di Cristo segna il nostro cammino attraverso l’Alto Magistero della Chiesa Romana. Noi, come un tempo, ci impegniamo nella difesa della Fede e del Diritto, operando nel sociale, promulgando i valori solidali cristiani e combattendo ogni forma di emarginazione.
Pertanto il raggiungimento della nostra Ultima Thule altro non è che l’aspirazione a quella Santità che il Cristo vuole da ciascuno di noi come segno di suoi autentici seguaci. (…)”.
da http://www.leschevaliersdethule.it/
Qualche esempio di filiazione:
1 Priorato del Tempio Hierosolimitano di Mik’ael (Roma)
http://www.pthm.altervista.org/
2 Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme (Napoli)
http://www.osmtj-osmthu.com/home/governo/
3 Ordo Equestris Templi Arcadia (Lecce)
http://www.arcadialecce.it/
4 Nova Militia Christi Equites Hierosolymitani Ordine dei Cavalieri Templari Guardiani di Pace
(Messina) http://novamilitiachristi.altervista.org/chisiamo.html
5 Templari Parlamento crociato
http://www.icavalieritemplari.it/cavalleria/parlamento_crociato.htm
6 Cavalieri Templari Federiciani – Enrico II – (Palermo)
Questa filiazione (guidata dal Gran Maestro Corrado Armeri) si distingue, nell’oggi, per una cerimonia creativa (inesistente nell’Ordine originario dei primordi), la “Cerimonia di Elevazione” a Dame e a Cavalieri, una forma simbolica di tardo templarismo che testimonia l’acquisizione di conoscenze occulte in Oriente (tantrismo e simili) da parte dell’Ordine, nel tempo velate in forme simboliche ed espressioni artistiche.
Infatti il simbolismo della rosa e dell’amore per la Dama subentrano successivamente al periodo di consolidamento dei primi trent’anni della missione dell’Ordine dei Templari. Viene acquisita una coreografia poetica come il riferirsi analogicamente al misterium conjuctionis, cioè al significato dell’unione ierogamica tra l’uomo e la donna (il re-uomo e la dama-regina), in quanto figura dell’unione del cielo e della terra, parti complementari dell’unità primordiale andata smarrita.
http://cavalieritemplarifedericiani.blogspot.it/2014/07/regolamento-cavalieri-templari.html
7 Accademia Templare – Templar Accademy Roma
Templare-Templar Academy – Sezione “Cagliostro” di Palermo
www.accademiatemplare.it
8 Ordre des Templiers de Jerusalem Principautè de Monaco
a guida del Grand Prieur Magistrale Domizio Cipriani
di recente pubblicazione “Templar Order. Il Cammino dei Templari”, Edizione Bastogi.
9 O.S.M.T.H. (Sovereign Military Order of the Temple of Jerusalem)
Gran Priorato d’Italia Cavalieri Templari (Roma)
Raggruppa più Gran Priorati nazionali che si riconoscono nei principi di cui agli Statuti costitutivi dell’O.S.M.T.H.
http://www.osmth.it/
10 Templari Cattolici d'Italia
100 sedi in Italia
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Le filiazioni nella loro forma filantropica cercano di applicare, nella società civile, i valori templari.
Noi sosteniamo che un “Ordine”, se è effettivamente iniziatico, deve essere “qualificato” e “connesso”, con tutti i santi crismi, alla Tradizione primordiale della quale le varie, differenti “tradizioni” altro non sono che “memoria” (una conoscenza “raccontata”, non esperienziale, non diretta). Tradizione, dal latino “Tradere”, è “trasmettere una esperienza” (quella dell’Essere Supremo). Il vero iniziato non è quello che racconta in modo scaltro ciò che non ha sperimentato: l’iniziato è colui che è in grado di “tradere”, di trasmettere un’esperienza, di consegnare una conoscenza.
Sulla strada della “presentazione” della Verità non si può mentire, non si può ingannare, non si può fare confusione.
“O voi che avete gl’intelletti sani,
mirate la dottrina che s’asconde sotto il velame delli versi strani ”.
Dante Alighieri
dalle “prose rivelate” della Commedia Divina
Noi salutiamo, nelle silenti pieghe del passato (ancora vivente per gli “iniziati”), i Cavalieri dell’Ordine del Tempio, i monaci guerrieri, i veri iniziati e non la postuma pantomima dell’oggi che gioca con i “Segni” e forse con trame oscure di dominio.
Quello che l’uomo comune non sa è che le forze oscure della contro-iniziazione influiscono pesantemente sulla direzione che la società umana crede di intraprendere liberamente: l’astuzia luciferina della contro-iniziazione approfitta sempre dei particolari bisogni epocali, dei vari movimenti di coscienza, delle molteplici circostanze di tempi, luoghi e personaggi.
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INFORMAZIONE al Lettore
Templari - Storia e Leggenda dei Cavalieri del Tempio - MOSTRA 13 aprile-2 luglio 2017
Presso Spazio Cobianchi Duomo (Piazza Duomo 19A): Galleria Vittorio Emanuele II (lato Via Tommaso Grossi) - 20121 Milano
Martedì-Domenica: ore 10-20; Lunedì: ore 15-20 - www.circolobianchiduomo.it - tel. 0289095044; Email:
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