La Forza più Potente nel mondo
La forza più potente nel mondo
è il potere della pace.
Solo l’amore può unire il mondo intero
e portare pace e armonia durature
e amicizia fra le nazioni.
Amore e pace, pace e unione
devono andare mano nella mano.
La vita è breve, il tempo è fuggevole,
gli ostacoli sono tanti.
Ogni giorno è un nuovo inizio,
Dimenticate gli errori e gli insuccessi passati.
Passato, presente e futuro sono tutti relativi.
Prendete ora una ferma decisione per rendere
la vostra vita futura più utile e fruttuosa.
Vivete bene ogni giorno come se fosse l’ultimo.
Ogni momento è come girare una nuova pagina
E ogni anno l’inizio di una nuova speranza.
Intraprendete una nuova vita di successo.
Continuate a progredire.
Sforzatevi. Purificatevi.
Dimorate nel vostro Centro.
Cantate Om.
Meditate sull’Om.
Realizzate il Sé.
Swami Shivananda
Che epoca è mai questa?
Si potrebbe tranquillamente definire “della Violenza”.
Vediamo sfilare nei nostri ricordi, dagli anni settanta ad oggi, incredibili e numerose “marce per la Pace”, ma anche costosissimi congressi, nazionali e internazionali. Ricordiamo parole altisonanti gridate dai leader mondiali del momento. Una lista infinita di “politiche per la Pace”. Ma la Pace dov’è? Dove essa sia finita o dispersa nessuno lo sa dire. Le risorse economiche investite in tutti questi anni, dove sono finite, lo sanno solo coloro che ne hanno approfittato e deviato in gran quantità, in modo occulto, nei propri fondi personali. Gridare “Pace” per fare la “Guerra” e guadagnare, fare profitti miliardari. Un bel sistema, sicuro, insospettabile: compreso il business del terrorismo, di qualsiasi provenienza, nome e forma. In molti a sapere e a tacere, ma anche ad approfittarne: una corruzione generale.
I media in realtà, tranne i fiumi di articoli finalizzati alla vendita dei giornali e le serate spettacolo in tv, ogni volta che succede un atto di violenza (micro o macro), femminicidio, stupro, abuso sui bambini, azione terroristica, omicidio mafioso o quant’altro, non fanno percepire che hanno abbracciato la “Pace come missione”. Potrebbero, ma non lo fanno. Potrebbero avviare un “percorso” di educazione alla Pace, alla Non violenza, alla Giustizia” che sono venuti a mancare sempre di più con l’aumento, in ogni dove, delle disuguaglianze.
Per comprendere davvero cosa vuol dire violenza, non violenza, pace, giustizia, occorre una certa sensibilità, necessita consapevolezza.
La cultura dominante ha reso difficile lo sviluppo della consapevolezza negli individui: l’immersione, senza rendersene conto, nel materialismo, nell’egoismo, nell’ateismo, nel consumismo ottunde la capacità critica, la capacità di discernere-discriminare, non permette il risveglio spirituale della coscienza. Gli stessi intellettuali, che si autocelebrano ovunque, hanno perso l’ardire dei loro intelletti, esprimono tinte differenti di mediocrità, niente di buono, niente di utile per i cittadini che andrebbero sostenuti davvero. Tutto è finalizzato ad una qualche forma di profitto, all’ottenimento di qualche diretto o indiretto privilegio.
Nella vita del mondo comunque si presentano, volente o nolente, delle forme di violenza necessaria per la sopravvivenza. L’uomo deve saper fare la differenza. Tutta la violenza non necessaria deve essere evitata assolutamente. Non stiamo parlando di cose impossibili ma di quello che gli uomini davvero civili possono fare: evitare la violenza non necessaria, renderla irrealizzabile, impraticabile.
In questa epoca detta civile assistiamo, con molta indifferenza dei molti, ad un giornaliero esercizio della violenza, fisica, morale, intellettuale, sociale e politica.
Sembrerebbe difficile la soluzione ma in realtà potrebbe essere la cosa più semplice del mondo: la violenza può vincersi facendo in modo (con educazione, istruzione, cultura, ecc.) che tutti restino a vivere entro la propria natura umana senza trabordare in quella disumana. È questione di presa di consapevolezza, non occorre alcuno sforzo.
Chi esercita violenza sui bambini, sui vecchi, sulle donne, sulle persone deboli è disumano, è un malato pericoloso per la società che va fermato e curato o reso inoffensivo.
I signori della guerra e del terrorismo sono malati che si credono sani e furbi e purtroppo decidono la sorte di milioni di persone sane. Perché non vengono fermati?
La violenza viene esercitata anche agli oggetti, alle cose, all’ambiente: è proprio una malattia pericolosa. Viene esercitata una violenza non necessaria agli animali per motivi egoistici: abuso, maltrattamento, sottomissione, sfruttamento, uccisione. Non chiediamo a tutti i costi di passare ad un regime vegetariano forzato, non desiderato ma di prendere l’iniziativa libera per una approfondita riflessione. Ne potrebbe nascere una nuova visione più partecipativa e appagante della propria vita (un allargamento del campo di coscienza).
Non stiamo facendo valutazioni morali ma antropologiche, sociali e coscienziali.
La violenza nasce spesso negli inconsapevoli comportamenti quotidiani, fatti automaticamente senza attenzione: violenza verso sé stessi, verso gli altri.
Quando si viene a desiderare di diventare superiori a qualcuno, agli altri a tutti a tutti i costi si cominciano a creare i presupposti per sottoporre angherie e soprusi, considerandoli mezzi normali per ottenere potere, prestigio, ricchezza. La vita quotidiana viene così trasformata nell’esercizio necessario di una costante violenza fisica, psicologica e morale. L’attore di questa violenza quotidiana la vive a un livello sottile, la vive in modo inavvertito, mascherando, per non vedere, quello che in realtà è (o che le circostanze lo spingono ad essere).
La cultura dominante ha creato individui problematici che si muovono apparentemente come soggetti normalissimi ma che un non nulla li trasforma in pericolose schegge impazzite, in piccoli luciferi che possono far del male a sé stessi e agli altri.
La società è piena di soggetti sfiduciati, stanchi di sé stessi e della propria vita: tutti vorrebbero essere qualcun altro. Ecco perché ha attecchito il filone del supereroe (film, serie tv, fumetti, cartoni animati), non in modo del tutto sano e utile, ma in modo demenziale e anche pericoloso.
La manipolazione delle coscienze che viene esercitata tramite i media e i social è anch’essa violenza ma di una natura subdola.
Un esempio di violenza da social è il corrente fenomeno insidioso, sotto forma di gioco (il Blue Whale) di adescamento on line che colpisce i ragazzi (che prevede la manipolazione psicologica della vittima per indurla a commettere atti contro se stessa). È un vero incubo sulla Rete: diffusosi all’estero e giunto anche in Italia. Il Compartimento Polizia Postale e Comunicazioni è allertato (per cento denunce in Italia; 140 suicidi in Russia; moltissimi casi gravi di autolesionismo giovanile in tutta Europa) e opera per la prevenzione. È un fenomeno di violenza che fa leva sulla vulnerabilità dei ragazzi: i suicidi nel mondo cominciano a verificarsi ormai a centinaia. L’istigazione al suicidio è una vera e propria manipolazione intenzionale: dietro c’è una mente (un individuo o più individui o una equipe che esercita un sistema come quelli utilizzati dall’Istituto Tavistock (a suo tempo un vero quartier generale del Direttivo di Guerra Psicologica dell’Esercito britannico) che dettava la politica alle Forze Armate per poi diventare il centro di riferimento di tutti i programmi di manipolazione delle coscienze a livello planetario, programmi al servizio del “potere di vertice” dominante. Chi sta dietro le quinte di Blue Whale challenge sta praticando un esperimento sociale a danno degli adolescenti. “Qualcuno” vuole comprendere fino a che punto alcuni limiti sono superabili, aspetti non ancora protocollati.
Chi c’è dietro? Qual è il vero intento di questa violenza non necessaria? Qual è il vero piano diabolico dietro a tanta spietatezza? Perché tanti giovani tristi, sofferenti di solitudine, depressi sono così attratti dall’horror che, senza che loro se ne rendano conto, li spinge ad un inquietante autolesionismo fino all’ultimo atto del suicidio?
Come abbiamo detto più volte, questa è ormai una società oscurata dalla mancanza di amore.
È in aumento, ad esempio in Italia, il consumo di eroina tra gli adolescenti in questo 2017. I dati già del 2015 dell’Espad parlavano di 320mila utilizzatori di eroina fra i 15 e i 19 anni.
Chi vive uno stato di abbattimento, di sfiducia, di rifiuto di sé stesso deve rendersi conto che restando in tale stato non potrà avere una presa di coscienza diversa, non potrà modificare la propria insoddisfazione. Solo ponendo la propria consapevolezza nel posto dove la Vita-Universo ha collocato l’individuo esiste la migliore possibilità, quella di scoprire e attuare la totalità dell’individuazione particolare ricevuta.
Chi infligge sofferenza agli altri, con qualsiasi tipo e forma di atto, non riduce e non elimina la propria sofferenza ma aggrava la vita di tutti.
Aiutare chi è sperduto di fronte al dolore, alla morte, agli errori, partecipa a ridurre la violenza sparsa nel mondo. Se qualcuno riceve violenza, questa non è solo di chi l’ha ricevuta, ma di tutti, compresa la sofferenza che ne deriva.
Bisognerà far comprendere come queste cose funzionino: l’attività di ogni singolo individuo diventa universale: l’attività di uno va a tutti.
Ecco perché nel migliorare sé stessi si finisce per migliorare gli altri: così si possono liberare gli altri dagli schemi imprigionanti della cultura dominante voluta dal “potere di vertice”.
Gli individui e la società intera devono vivere una esistenza più profonda riscoprendo e vivendo la perduta Unità-Amore.
L’Unità-Amore fa diventare coraggiosi, non violenti, consapevoli di essere molto più di un ente individuato. La consapevolezza di non essere soltanto un individuo particolare fa attingere al “centro Infinito” che solo è capace di dare significato alla vita.
La base della non violenza verso gli altri è l’Unità-Amore: la cessazione degli antagonismi che non hanno senso di esistere. La violenza sociale e la violenza politica si possono arginare ed estinguere solo con l’Educazione, l’Istruzione, la Cultura, indicando costantemente i pilastri dell’Etica, della Morale, della Spiritualità.
Se non si riescono ad ottenere risultati concreti negli anni a che cosa servono tutti i congressi, tutte le marce per la Pace?
Se non si consegna ai cittadini, in tali contesti, consapevolezza (intima persuasione) l’uomo resta alienato e ingannato. I congressi e le marce non devono fare solo discorsi di Pace e di Non-Violenza ma consegnare lo stato di coscienza della Pace che si fa atto concreto.
Guerra, terrorismo e criminalità omicida rivelano le condizioni interiori di chi le fa e di chi le subisce: una verità che bisogna avere il coraggio di guardare in faccia e risvegliarsi ad una consapevolezza superiore.
Non bisogna dimenticare che la violenza e l’odio sono stati istituzionalizzati più volte nella storia dell’umanità (l’homo bestia che ha sostituito l’homo sapiens). Si sta correndo un grave pericolo in tutta Europa, Italia compresa.
Anche in Italia il ceto medio è stato usato, maltrattato e disastrato dalla politica mediocre ed egoista, da quella politica che invece di servire i cittadini-contribuenti serve tutti gli organismi che operano in modo insospettabile per il “potere di vertice” dominante. Infatti, oggi, il ceto medio è arrabbiatissimo. I politici non hanno la giusta sensibilità empatica per rendersi conto che hanno superato il limite nei confronti di questo ceto medio che incarna i problemi gravi di tutto il Paese: disoccupazione, precarietà, salari bassi, pensioni basse, impoverimento diffuso. È un ceto medio pronto ad esplodere: la rabbia accumulata è un incredibile potenziale di violenza, al momento repressa ma pericolosa.
Nessuno che conta, ai vertici dello Stato e del Governo, si preoccupa di dare delle risposte. Il ceto medio è stato come stuprato dalla politica, dai poteri forti e dai poteri occulti, economicamente, socialmente, culturalmente e politicamente: è stato indebolito su tutti i fronti. Nessuno dà al ceto medio speranze e sostegni nell’immediato per ripartire. I disoccupati restano solo numeri truccati sulla carta e sui pc, utilizzati come sempre per le ingannevoli campagne elettorali, per strappare consensi e creare correnti d’opinione mistificate. L’indifferenza dei politici rasenta la stupidità e aggrava l’accumulo della rabbia dei tantissimi in difficoltà.
Sta agli individui-cittadini trovare le soluzioni per una società della Pace senza aspettarsi granché dai politici, troppo egoisti, indifferenti e sordi alla sofferenza che infliggono con la loro brama di potere e ingordigia di privilegi.
La consapevolezza che la stessa vita circola in tutti gli individui dovrebbe bastare a fare in modo che gli uni rispettino gli altri perché chi non rispetta un altro, in realtà non rispetta nemmeno se stesso.
Educare i bambini a non offendere e a non ferire gli altri insegnando loro non l’antagonismo ma la condivisione degli spazi e delle cose, la compartecipazione, la corresponsabilità anziché il proprio tornaconto, può tenere lontano la violenza non necessaria.
Per mancanza di capacità comunicativa alcuni uomini ricorrono alla forza, alla violenza per affermare la propria idea sugli altri. La mancanza di amore priva della capacità del saper comunicare e fa ricorrere alla forza in molti, forza che diventa spesso violenza.
Si tratta di educare e istruire correttamente e di diffondere la Cultura della Non Violenza, della Pace per l’interesse di tutti.
Quando in un individuo la coscienza è persuasa della Non Violenza, non tiene questa convinzione per sé stessa ma la esplica in azioni concrete che influiscono sugli altri positivamente (azioni di pace).
Chi conquista la Non Violenza nella coscienza è divenuto intimamente libero e capace di trasmettere la stessa possibilità agli altri.
Il mondo può rinnovarsi solo con l’amore: l’iniziativa della Non Violenza può fare la differenza in tutti gli aspetti della società umana. Vivere concretamente la Non Violenza è realizzazione dell’Unità-Amore.
“ (…) la guerra è la proiezione spettacolare e sanguinosa della nostra vita di tutti i giorni: non è così? La guerra non è che l’espressione esterna del nostro stato interiore, è una dilatazione della nostra azione quotidiana. È più spettacolare, è più sanguinosa e più distruttiva, ma è il risultato collettivo delle nostre attività individuali.
Perciò, voi ed io siamo responsabili della guerra e, che cosa possiamo fare per fermarla? Ovviamente, la guerra che sempre incombe, non potrà venire impedita da voi o da me, perché è già in movimento, ha già luogo, sebbene, per il momento, prevalentemente a livello psicologico.
Poiché è già in movimento, non la si può fermare: i problemi sono troppi, troppo grandi e già compromessi.
Ma voi ed io, vedendo che la casa è in fiamme, possiamo comprendere le cause dell’incendio, allontanarcene e costruire in un luogo nuovo, con materiali diversi ed incombustibili, che non produrranno altre guerre.
È tutto ciò che possiamo fare.
Voi ed io possiamo vedere che cosa crea le guerre, e se abbiamo interesse a porvi fine, possiamo cominciare col trasformare noi stessi, che siamo la causa stessa delle guerre.
Una signora americana venne a trovarmi un paio di anni fa, durante la guerra. Mi disse che aveva perso il proprio figlio in Italia e che aveva un’altro figlio, di 16 anni, che intendeva salvare; e così parlammo della cosa. Le suggerii che, per salvare suo figlio, doveva cessare di essere americana; doveva cessare di essere avida, doveva cessare di accumulare denaro, di perseguire il potere, il dominio, ed essere moralmente semplice: non meramente semplice negli abiti, nelle cose esteriori, ma nei suoi pensieri e sentimenti, nelle sue relazioni.
Ed ella disse: “questo è troppo. Lei mi chiede davvero troppo. Non posso farlo, le circostanze sono troppo potenti perché io possa mutarle”.
In questo modo ella fu responsabile della distruzione di suo figlio.
Possiamo controllare le circostanze, perché le abbiamo create noi.
La società è il prodotto della relazione, della vostra e della mia insieme. Se mutiamo nel nostro rapporto, muterà la società; contare puramente sulla legislazione, sulla costrizione, sulla trasformazione della società esteriore, restando internamente corrotti, continuando internamente a perseguire il potere, la posizione, il dominio, significa distruggere l’esterno, per quanto esso sia stato costruito accuratamente e scientificamente. Ciò che è all’interno travolgerà sempre l’esterno. Che cosa causa la guerra: religiosa, politica o economica?
Ovviamente la fede, o nel nazionalismo, o in un’ideologia, oppure in un dogma particolare. Se non avessimo fede, ma buona volontà, amore e considerazione l’uno per l’altro, non vi sarebbero guerre. Ma siamo nutriti di fedi, idee e dogmi, e perciò alleviamo lo scontento. La crisi attuale è eccezionale, e come esseri umani o perseguiremo la strada del conflitto ininterrotto e delle guerre continue, risultato della nostra azione quotidiana, oppure scorgeremo le cause della guerra e volgeremo loro le spalle. Ovviamente ciò che causa la guerra è il desiderio di potere, di prestigio, di denaro; e anche la malattia chiamata nazionalismo, l’adorazione di una bandiera, e la malattia dell’organizzazione religiosa, l’adorazione di un dogma.
Tutte sono cause di guerra; se tu, come individuo, appartieni a qualcuna delle religioni organizzate, se tu sei avido di potere, se tu sei invidioso, sei costretto a produrre una società il cui risultato sarà la distruzione.
Così, una volta di più, dipende da voi e non dai capi: non dai così detti uomini di stato e così via. Dipende da voi e da me, ma sembra che non ci se ne renda conto. Se almeno una volta sentissimo realmente la responsabilità delle nostre azioni, come rapidamente porremmo termine a tutte le guerre, a questa miseria atroce! Ma ecco, siamo diversi. Abbiamo tre pasti al giorno, abbiamo il nostro lavoro, i conti in banca, piccoli e grandi, e diciamo: “per amor di dio, non ci disturbate, lasciateci in pace”. Quanto più siamo in alto, quanto più ci occorre sicurezza, intoccabilità, tranquillità, tanto più vogliamo esser lasciati soli, mantenere le cose come stanno; ma come stanno non potranno rimanere, perché nulla vi è che le mantenga, e tutto si disintegra. Non vogliamo affrontare queste cose, non vogliamo accettare il fatto che voi ed io siamo responsabili delle guerre. Voi ed io possiamo parlare di pace, tenere conferenze, sedere intorno ad un tavolo e discutere, ma all'interno, psicologicamente, vogliamo il potere e la posizione, è l’avidità che ci spinge. Intrighiamo, siamo nazionalisti, siamo legati a fedi e a dogmi, per i quali siamo pronti a morire e a distruggerci l’un l’altro. Pensate che uomini come voi e io possono avere la pace nel mondo? Per avere la pace, dovrete essere in pace; vivere in pace significa non creare antagonismi. La pace non è un’ideale. Secondo me un ideale non è altro che una via di fuga, un’evitare ciò che è, un contraddire ciò che è. Un ideale impedisce l’azione diretta su ciò che è. Per avere la pace dovremo amare, dovremo cominciare non col vivere una vita ideale, ma col vedere le cose quali sono ed agire su di esse, trasformarle. Finché ciascuno di noi perseguirà la sicurezza psicologica, la sicurezza fisiologica di cui abbiamo bisogno – cibo veste riparo – verrà distrutta.
Possediamo la sicurezza psicologica, che non esiste; e la perseguiamo, se lo possiamo, mediante il potere, la posizione, i titoli, i nomi: e questo distrugge la sicurezza fisica. Tutto ciò è ovvio, se lo guardate bene.
Per portare la pace nel mondo, per porre fine a tutte le guerre, occorre una rivoluzione entro l’individuo, in voi ed in me. La rivoluzione economica non ha significato senza questa rivoluzione interiore, poiché la fame è il risultato dello scarso assestamento delle condizioni economiche determinato dai nostri stati psicologici: avidità, invidia, cattiva volontà, voglia di possedere. Per porre fine all’angoscia, alla fame, alla guerra, occorre una rivoluzione psicologica e pochi di noi sono pronti ad affrontarla.
Parleremo di pace, proteggeremo leggi, creeremo nuove leghe, le nazioni unite e così via, e così via; ma non otterremo la pace, perché non abbandoneremo la nostra condizione, la nostra autorità, il denaro, la proprietà, la nostra stupida vita. Contare sugli altri è assolutamente futile; gli altri non ci porteranno la pace. Nessun capo ci darà la pace, nessun governo, nessun esercito, nessun paese. Ciò che porterà la pace è una trasformazione interiore che comporterà un’azione esteriore. La trasformazione interiore non è l’isolamento, non è ritrassi dall’azione esterna. All’opposto, vi può essere azione retta soltanto quando vi è retto pensare, e non vi sarà retto pensiero se non vi sarà conoscenza di se. Senza conoscere noi stessi, non vi sarà pace.
Per porre fine alla guerra esteriore, dovremmo cominciare a porre fine alla guerra dentro noi stessi. Qualcuno, fra noi, assentirà dicendo “sono d’accordo”, e uscirà di qui facendo esattamente la stessa cosa che ha sempre fatto da dieci o venti anni. Il vostro accordo è puramente verbale e non ha significato, poiché le miserie e le guerre del mondo non verranno certo impedite dal vostro annuire casuale. Vi porrete fine soltanto quando vi renderete conto del pericolo, vi renderete conto della vostra responsabilità, quando non la lascerete a qualcun’altro. Se vi renderete conto della sofferenza, se vedrete l’urgenza di un’azione immediata e non rimanderete, allora vi trasformerete; la pace verrà soltanto quando voi stessi sarete in pace col vostro vicino (…)”.
Jiddu Krishnamurti
tratto da La prima ed ultima libertà
Astrolabio-Ubaldini Editore
“Oggi la gente si sta allontanando dalle qualità innate, eterne e autentiche, per fissarsi sulle cose transeunti del mondo e questo non è corretto: dobbiamo sviluppare la visione interiore dell’Âtma bhava (l’esistenza dell’Âtma, il vero Sé – N.d.R.). È sufficiente che ci sia la Verità; la Rettitudine verrà di conseguenza. Dove la Verità e la Rettitudine sono congiunte, come il positivo ed il negativo, ci sarà Pace; dove c’è Pace, ci sarà Amore. Quando un essere umano è sovraccarico della corrente dell’Amore, la violenza non ha motivo d’essere. Oggi la violenza imperversa ovunque e la gente patisce dolori e difficoltà; perciò dovete sforzarvi di coltivare i valori umani innati. La Verità è eterna e non può essere distrutta”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
“Allora l’Amore cos’è? L’Amore scaturisce dall’involucro mentale (Manomaya Kosha) e dall’involucro della beatitudine (Anandamaya Kosha) dell’essere umano. Il principio dell’Amore che nasce da questi involucri purifica lo strumento interiore (Antahkarana) e scorre come corrente sotterranea della Verità, della Rettitudine e della Pace. E la Non-violenza? La Non-violenza scaturisce dall’involucro della beatitudine. La Verità, la Rettitudine, la Pace, l’Amore e la Non-violenza (Satya, Dharma, Shanti, Prema e Ahimsa) sono i cinque principi vitali, i cinque involucri vitali e i cinque elementi ma oggi questi valori sono assenti nell’essere umano. Le parole che escono dalla sua bocca contraddicono i pensieri, le azioni smentiscono le parole; per questo, oggi in lui il principio dell’umanità manca.
Coloro i cui pensieri, le parole e le azioni non sono in armonia sono malvagi”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)