Possono i diritti umani conquistati, riconosciuti universalmente, essere validi solo secondo il regime che governa? Possono essere validi secondo i capricci di qualche despota mascherato pure da democratico? Possibile che non si riesca in questo mondo a far essere i diritti umani sempre attuali e non condizionati al divenire, sempre in balia degli umori di chi si impossessa dello scettro del potere e della camera dei bottoni? Come può un diritto riconosciuto universalmente non essere più valido perché cambiano le condizioni economiche e finanziarie mondiali? Come possono i diritti di dignità economica e di dignità morale non essere più validi per una crisi economica mondiale? Come è possibile che il diritto al lavoro non sia più valido e venga imposto il criterio del privilegio? Come può essere messo in discussione il diritto alla libertà fisica, di pensiero, di espressione politica, filosofica e che questo diritto venga concesso da una élite e non per tutti?
C’è qualcosa che non va. “Qualcuno” sta barando con i cittadini-individui. “Qualcuno” sta tirando una corda invisibile intorno al collo dei cittadini-individui.
Occorrono uomini puliti che difendano nuovamente i diritti umani universali. Necessitano modelli e riferimenti in grado di “accendere” e “mobilitare” le energie di tutti “i migliori” rimasti nel Paese Italia. La società civile merita una nuova direzione, una nuova classe dirigente per davvero.
I diritti umani di base sono stati sottratti senza che i colpevoli abbiano il coraggio di ammetterlo, ipocritamente fanno finta di niente cercando di confondere l’opinione pubblica con una demagogia demenziale. Sono stati spazzati via.
La testimonianza di questo furto è provata dall’aumento, senza sosta, dei disoccupati, dei licenziati, dei meno occupati, dei lavoratori sfruttati e non pagati, dei lavoratori sottopagati, dei pagati in nero, dei precari, dei poveri.
Non si può negare che il vento che spira oggi nella società umana è quello che sembra voler spazzare via l’umanità delle persone oltre che voler negare ogni diritto. Si ha l’impressione che si voglia cancellare il lungo e sofferto percorso storico della conquista dei diritti umani. Tanto lunga la storia della conquista dei diritti umani e così breve il tempo della loro cancellazione effettuata in pochi colpi coatti sferrati dal potere politico vigliacco, che obbedisce ai “poteri forti” e ai “poteri occulti” internazionali.
Tanta sofferenza c’è voluta prima di riuscire a mettere, nero su bianco, sulle varie Carte Costituzionali, la ragione dei diritti, spinti fortemente dalla Dichiarazione Universale del 1948. È così che la forza delle parole “la dignità umana è inviolabile” ha cominciato a scorrere nelle menti e nei cuori dell’Europa per giungere alla “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. Anche nella Costituzione italiana del 1948 risuonano parole potenti: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” (Art. 32).
Invece nella storia dell’oggi questi limiti vengono violati ogni giorno e proprio da chi dovrebbe rispettare quell’Art. 32, custodire e soprattutto far rispettare: il potere della politica (i politici, gli uomini di governo, gli uomini dello Stato, i deputati della cosa pubblica).
Proprio dalla voce disumanizzatasi della politica si sente ripetere spesso, come un mantra, che non ci sono più diritti ma meriti, privilegi. Un posto di lavoro fisso non è più un diritto ma un privilegio: hanno disastrato il mondo del Lavoro, un simbolo potente dei diritti (per la dignità morale e la dignità economica).
Si sentono ancora, per chi ha orecchie per udire, le grida dei protagonisti delle rivoluzioni dei diritti della fine del Settecento.
I diritti sono stati sottratti da chi si è comportato come “un ladro nella notte” e questo perché malamente compresi e usati. Chi avrebbe dovuto non ha espletato una vera e propria “educazione ai diritti” legandoli, come sarebbe stato ovvio, ai “doveri”. I “diritti” non sono, e non possono essere, delle armi da utilizzare esclusivamente per i propri interessi individuali, completamente distaccati dal senso di unità comunitario. Il senso del diritto non può essere separato dal senso del dovere: i due devono rappresentare una unità indivisibile ed una manifestazione di potere positivo (“del fare giusto”) a beneficio dell’intera società umana.
I diritti non devono essere un’arma, aggressiva e violenta, perché svilirebbero la loro natura: devono essere una forza della ragione che nasce dalla piena consapevolezza dei “diritti” e dei “doveri”. È da una consapevolezza dei diritti e dei doveri che può nascere una positiva cultura dei diritti e dei doveri che non c’è mai stata veramente.
È nella natura delle cose del mondo che esistano i diritti civili, i diritti politici, i diritti filosofici, i diritti religiosi, i diritti sociali, i diritti delle libertà. L’albero dei diritti e dei doveri presuppone la nascita di nuovi rami del diritto e l’estensione degli esistenti: mai la sua eliminazione o il taglio di alcune sue parti.
È un fatto gravissimo che si debbano riaprire nuove strade per una visione dei diritti universali.
Oggi il “potere nascosto” vigliacco, che non mostra la sua vera faccia, distruggendo lo Stato sociale, destrutturando i vari Paesi, indebitando le popolazioni, diffondendo le disuguaglianze, aumentando la povertà, crea una frammentazione tale che ciascun individuo è solo preoccupato a vivere la propria tragedia, trincerato in un tristissimo egoismo indotto.
Bruscamente è stata sottratta una “esistenza libera e dignitosa” alla maggior parte dei cittadini-contribuenti, rendendoli confusi e impotenti, incapaci di alzare la testa perché privati di quanto essenziale alla sopravvivenza mensile e ridotti all’umiliazione dei “servi”, non per vivere ma per sopravvivere.
La cronaca presenta ogni giorno la violazione dei diritti del bambino, degli anziani, dei disabili, dei lavoratori, dei giovani non occupati, degli ingiustamente licenziati, della donna, della privacy, del copyright, dell’informazione, dei risparmiatori, dei malati aventi bisogno di cure, ecc.. Vengono violati i diritti legati all’ambiente, alla sicurezza, alla tecnologia.
I diritti non sono astrazioni creative, ma sono principi legati gli uni agli altri, intessuti nel cuore stesso della vita dell’individuo nato in questo mondo: pace, giustizia, libertà, dignità, eguaglianza, solidarietà, cittadinanza.
Non sono forse diritti naturali l’educazione-istruzione, il Lavoro, l’abitazione per essere, a buon diritto, inseriti nel processo democratico delle società civili di questo mondo?
La maggior parte dei poteri governativi sembrano diventati dei travestimenti dell’antico e barbaro “diritto del più forte”: le azioni di governo sembrano, più che dei provvedimenti per aiutare i cittadini in difficoltà, delle azioni punitive incomprensibili, visto anche come parlano e agiscono certi ministri (della Salute, del Lavoro, dell’Economia e Finanze, della Giustizia, della Difesa, delle Infrastrutture, dello Sport, dei Beni culturali, ecc.).
Si stanno vivendo i tempi della cancellazione dei diritti fondamentali e la diabolica operazione viene abilmente mascherata: si fanno sparire gradualmente i diritti inducendo, nei cittadini-contribuenti, l’impoverimento concettuale dei diritti loro riconosciuti e l’allargamento, nella loro mente, della percezione che molte cose nella vita sono dei privilegi e non diritti. Con una buona manipolazione delle coscienze pensano di poter eliminare anche la possibilità di una memoria raccontata: “… e c’erano una volta i diritti umani universali …”.
L’aggressione logica economica-finanziaria, che condiziona la vita di tutti, giustifica ogni violazione dei diritti come fatto eccezionale di necessità sovranazionale per il bene di tutti. La beffa maggiore è che proclamano sulla carta e a parole (elettorali) i diritti mentre in realtà, con l’arte della prestidigitazione della dialettica politica (ipocrita) li negano con i fatti: così avanzano forme subdole di repressione e oppressione.
La concretezza dei bisogni dei cittadini-contribuenti può essere soddisfatta solo dalla riattuazione dei diritti umani universali concreti.
Occorre che scendano in campo tutti “i migliori” del Paese (una operosa e determinata molteplicità di donne e uomini, giovani e vecchi) perché creino occasioni politiche, e non solo, per non far prevalere la prepotenza di coloro che si credono i “padroni del mondo” (“i peggiori”) e non cedere ad una drammatica subordinazione.