sottotitolo:
Senza lavoro, scoraggiati e sottoccupati moltissimi italiani
“Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura. Ma io dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine. Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita. E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo. Ma se nella vostra pena voi dite che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte, allora vi rispondo: tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto. Vi è anche stato detto che la vita è tenebra e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti. E io vi dico che in verità la vita è tenebra fuorché quando è slancio. E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere, e ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro, e ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore; e quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio. E che cosa è lavorare con amore? È tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato. È costruire una casa con dedizione, come se dovesse abitarla il vostro amato. È spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato. È diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito; e sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi”.
Kahlil Gibran
L’Articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana afferma:
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
L’Articolo 3 sostiene:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di
fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
L’Articolo 4 continua:
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
L’Articolo 35 tuona:
“La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i
diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e
tutela il lavoro italiano all'estero”.
I contenuti di questi pochi articoli della Costituzione sono nobili ed elevati e devono essere considerati fondamentali per la società. Sembrano voler tutelare ad ogni costo la dignità del cittadino nella categoria sociale di lavoratore, dignità sia morale sia economica.
Pur non essendo delle bugie quanto sostenuto nella Costituzione non è, però, una realtà concreta nella vita delle persone, da moltissimo tempo. Dei problemi epocali, come quelli che sbattono in faccia ai cittadini per giustificare la loro inadeguatezza a risolvere qualsiasi tipo di problema sociale, non possono giustificare la mancata applicazione della Costituzione. Non si vedono nemmeno i tentativi di cercare di applicarla la Costituzione. L’applicazione di quanto affermato dalla Costituzione dovrebbe essere presa in seria considerazione, una questione di civiltà.
Qualcuno vela, con delle bugie, la mancata applicazione dei contenuti degli Articoli Costituzionali menzionati. I custodi e quanti responsabili della mancata applicazione degli Articoli, non hanno vigilato, non hanno comunicato con gli organismi esecutivi dello Stato.
Molti sono i governi precedenti che hanno mancato, che non sono stati all’altezza di rendere applicabili le varie “parti” dell’intera Costituzione, fino all’illegittimo governo Renzi che voleva stravolgerla (col Referendum del 4 dicembre 2016), compreso l’attuale, sempre illegittimo governo Gentiloni-Renzi.
La bugia, travestita di verità, si aggira spavalda, ed anche in forme arroganti, nelle stanze dello Stato e dei governi illegittimi ormai da molto tempo in Italia. Si aggira mascherata tra i politici in eterna campagna elettorale pronti ad addentare le redini del prossimo governo per l’accaparramento di nuovi guadagni, nuovi privilegi, nuove possibilità politico-affaristici per pochi.
Le bugie di Stato e di governo uccidono qualsiasi vera possibilità di ripresa del Paese.
Le bugie nascondono terribili verità che serpeggiano nascoste nello stesso momento in cui stanno danneggiando il popolo sovrano a sua insaputa.
Bugie, bugie, bugie, un’Italia disastrata da decenni dalle bugie, dalle menzogne della sua mediocre ma saprofita e corrotta classe dirigente.
Vent’anni di bugie dei governi di Berlusconi che non hanno mai risolto alcun problema agli italiani, altrimenti da allora non sarebbero ridotti nell’attuale irriducibile precarietà. I suoi governi hanno arricchito lui ancora di più e i suoi amici, quelli sudditi della sua corte e quelli di convenienza, nazionali e internazionali.
La grande bugia dell’Italia “salvata” da Mario Monti, il grande bugiardo che sostiene di non sapere cos’è la massoneria e di non essere un massone (invece è membro delle Logge superiori della massoneria aristocratica sovranazionale “United Grand Lodge of England” e “Babel Tower”) e che non parla della verità sul Bilderberg di cui è membro di rilievo, per non parlare del ruolo nella Trilateral Commission e persona fidata della Goldman Sachs.
Sempre per restare in tema di bugie e di bugiardi: Renzi, con il suo governo illegittimo, dovrebbe prendere il Nobel delle balle raccontate per verità, per cose fatte o che si sarebbero fatte.
L’Italia è un Paese massacrato dalle bugie, dalle menzogne, dalle falsità della politica corrotta, degradata e decaduta.
Hanno ridotto l’Italia in un Paese che soffre di “disoccupati”, una massa di persone che cerca lavoro, ma anche di “scoraggiati”, innumerevoli persone che non cercano più lavoro ma vorrebbero lavorare perché ne hanno bisogno, e di “sottoccupati”, un numero incredibile di persone che vorrebbero un lavoro e sono riusciti ad ottenerne solo uno a part time, non sufficiente per il proprio sostentamento di vita, oppure hanno ottenuto solo un lavoro in “nero misto” (metà dichiarato, metà non dichiarato, altrimenti nulla). Senza dimenticare la massa di precari, di licenziati, di lavoratori non pagati per aiutarli ad acquisire esperienza (una furbata per lo sfruttamento giustificato).
Come si fa a non comprendere che le risorse umane che non lavorano (che non hanno quindi un salario) gravano sul meccanismo dei prezzi e dei salari?
Hanno creato un sistema ufficiale di “capolarato” non dichiarato, mascherato da leggi contrattuali ad hoc (lavoro a chiamata, ad esempio) e così, lungo il tempo, lo sconforto, la sfiducia, il bisogno, la preoccupazione hanno creato un esercito di persone (che hanno rinunciato ai propri diritti) disposta a lavorare meno ore e con poco salario per sopravvivere. Si è diffusa la paura a richiedere un salario dignitoso per il proprio lavoro svolto.
La maggior parte dei “datori di lavoro” ha approfittato di questa situazione generale favorendo, mascherandoli, i rapporti di lavoro padrone-servo di antica memoria: poco lavoro, poco salario dati come privilegi e non come diritti.
Chi sono i consumatori che alimentano l’economia, che fanno circolare il denaro? Non sono forse, in gran parte, i lavoratori? Ma se i lavoratori vengono pagati poco e non possono spendere, non possono neanche comprare i prodotti e i servizi degli egoisti “datori di lavoro” che offrono poco lavoro e poco salario, o che non assumono. E sono proprio questi “datori di lavoro” che si lamentano della crisi di vendite. Nessuno, al di sopra dei lavoratori, vuole fare qualche sacrificio per far riprendere davvero l’economia: meno egoismo, più generosità, più ripresa economica. È la formula dell’acqua calda che nessuno vuole adottare per aridità di cuore. Abbassare solo i prezzi non basta per chi è disoccupato, per chi è stato licenziato, per chi è pensionato con una pensione misera che non aumenta mai. Far pagare le tasse a chi è disoccupato, a chi è stato licenziato, a chi guadagna poco (e quando non pagano scattano subito formule coercitive) lo consideriamo una vergogna, un atto di inciviltà, una crudeltà, quando non si fa nulla per i veri benestanti, per i ricchi e per i straricchi che foraggiano i politici ed evadono buona parte di quanto spetterebbe loro pagare e se beccati patteggiano senza mai pagare quanto debbono. Eppure la Costituzione Italiana non dice, in nessuna delle sue parti, che le cose debbano andare così.
Dicono che in Italia i disoccupati veri siano il 30%, ma noi crediamo siano molto di più.
Ai cittadini racconto bugie, non fanno sapere i dati reali.
Il Lavoro è diventato una funzione repressiva di condizionamento: i politici sfruttano questo problema che affligge giovani, adulti e anziani (disoccupati, precari, licenziati, pensionati in stato di criticità, cittadini a rischio povertà) per strappare consensi elettorali con promesse bugie che non manterranno mai, perché hanno sempre qualche scusa dell’ultimo minuto per giustificarsi. La loro faccia non diventa mai rossa dalla vergogna.
Con la questione Lavoro è già stato compromesso il futuro di alcune generazioni ed è inaccettabile che questo sia accaduto ad un Paese che si vanta di far parte del G7.
La classe dirigente non sembra realmente interessata al bene pubblico, a risolvere le disuguaglianze che hanno diffuso imprudentemente: sembra non abbiano la capacità di percepire una visione sociale dell’uguaglianza (“ideale etico-giuridico” e “etico politico”). Sembra concepiscano soltanto una visione medioevale del padrone-suddito, e basta.
Il ministro del lavoro parla, straparla, offende, e il Lavoro continua ad essere tolto a chi lo ha (licenziamenti continui), facendone dei nuovi disoccupati (senza un dignitoso sostegno) e incrementando gli ansiosi precari.
Nel 2014 (Matteo Renzi, l’illegittimo impostosi agli italiani che non lo avevano votato): “Non c’è più il posto fisso perché è cambiato il mondo”; e anche “Aggrapparsi all’art. 18 è come prendere un i-Phone e chiedere dove metto il gettone?”; e ancora “Sbloccare l’incantesimo sul lavoro è la grande battaglia culturale degli ultimi 30 anni dentro la sinistra. Noi pensiamo che si possa combattere il precariato cambiando le regole del gioco. Fare e creare posti di lavoro non è un esercizio retorico verbale o verboso, non puoi far l’imprenditore se non dici che il futuro è solo l’inizio. In questi anni, abbiamo discusso di che cosa sta dietro al mondo del lavoro o ci siamo limitati ad un dibattito ideologico?”. Per chi non lo avesse ancora capito quanto e come egli consideri i cittadini italiani e a cosa è invece effettivamente interessato, al proprio bene esclusivo: vuole solo riprendersi il potere che 20 milioni di italiani gli hanno tolto votando NO alla riforma Costituzionale.
Imponendo anche il Jobs Act, che gli italiani non hanno scelto, essendo il nuovo e moderno istituto di schiavitù ha favorito solo quei “datori di lavoro” (che amano la formula padrone-suddito) che lo sostengono in modo palese e probabilmente anche in modo occulto.
Si è voluta deformare la “visione del mondo del Lavoro”, quella raggiunta a mezzo di grandi battaglie e molto sangue, che includeva il senso dei diritti, dei doveri e delle libertà per tutti (cittadini-lavoratori e cittadini-datori di lavoro), per imporne una, di visione, che abbracciasse una sfilza di illiceità da trasformare in “normalità”, quali “nuove esigenze produttive” e “senso dell’efficientamento”, ben accolta dalla maggioranza degli imprenditori, delle aziende, da tutti i cosiddetti “datori di lavoro”. Il faro politico-economico è puntato soltanto sul “profitto” dei datori di lavoro e lasciati al buio le umane esigenze dei cittadini-lavoratori, trattati o ignorati come dei “trascurabili” senza alcuna importanza.
Eppure questa visione che rema contro i cittadini non la vediamo in nessuna parte della Costituzione.
La politica è ormai una finzione, non sceglie più nulla veramente, ma cerca solo di far passare, far approvare ciò che gli viene imposto da Istituti esterni, dalle grandi banche, dai fondi d’investimento, cioè dall’Oligarchia che esercita una indiscutibile dittatura finanziaria globale e che su questo improprio esercizio vuole un placido e completo consenso.
I cittadini dissenzienti che non gradiscono le opere imposte dall’attuale classe dirigente politica, che serve l’Oligarchia sovranazionale, vengono accusati di fare antipolitica, o fantapolitica, o di essere populisti. Non sono bene accetti i contradditori ma è gradita solo l’obbedienza-consenso: questa è la loro democrazia deformata imposta al popolo sovrano.
Bisognerebbe, invece, riprendere tutta la materia del diritto del lavoro, cancellare le deformazioni imposte dal ddl Boschi-Renzi (che non sanno nulla di lavoro, di sacrifici e di reali e urgenti bisogni), migliorare e ampliare i diritti e i doveri e realizzare un nuovo, civile e democratico, Statuto dei Lavoratori, che esprima non espedienti, non momentanei tamponamenti all’attuale situazione disastrata del Lavoro, ma come dovrebbe essere in un vero Paese civile. Non serve, infatti, una nuova Legge per la dignità del Lavoro perché le leggi ci sono già, come alti dignitari, gli articoli della Costituzione, del Codice civile, della Carta dei diritti europea e da non dimenticare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948). Bisogna solo che vengano applicate come mai è stato fatto finora e come i politici cercano di non fare applicare.