La modalità interiore con la quale gli individui vivono in questo mondo materiale del divenire fa la differenza: essa se sintonizzata semplicemente a vivere nel Presente apre incredibili possibilità alla magia naturale. La Manifestazione universale (prakrti) è sostanza plasmabile e per questo viene chiamata maya (illusione), perché c’è e non c’è, esiste e non esiste realmente, perché tutto dipende da quanto gli enti sono o non sono consapevoli della vera natura di essa, e quindi con quanti gradi di ignoranza si identificano nelle sue infinite espressioni. L’ahamkara (il “senso dell’io-mio”) è l’anello debole della mente (antahkarana). Una volta eliminata l’ignoranza metafisica (avidya) l’ahamkara può diventare il consapevole strumento con il quale giocare con la maya senza restare vittima intrappolata nei suoi meandri.
Un individuo, invece, se vive in modo semplice nel Presente entra in contatto, anche senza saperlo, con la dimensione eterica del Continuo-Infinito-Presente, cioè in contatto con l’inconscio collettivo e con tutto ciò che ad esso è legato, non solo del passato ma anche del futuro.
Per questo alcuni uomini semplici ricevono una visione chiara del futuro o una particolare conoscenza o intuizione che fa fare loro delle scoperti importanti. L’esoterismo tibetano dei Bon si basa su questa dimensione della vita e la complessa spiegazione la racchiude nel concetto di Tulku. Si tratta di un termine impossibile da poter tradurre in qualsiasi altra lingua. In modo molto riduttivo può dirsi Tulku colui che possiede dei poteri occulti (“siddhi”), chi ha scoperto spontaneamente la realtà eterica (l’akasa), chi è entrato, in quanto “pronto”, nel linguaggio degli iniziati (senzar).
Alcuni individui particolarmente sensibili, che vi si imbattono nei primi cenni di una “sensitività” latente che emerge (è quasi sempre per motivazione karmica) e cominciano a sperimentare la “psicometria”, entrano in contatto con la realtà parallela aprendo, a volte, ai poteri Tulku. Chi non resta intrappolato negli inganni della mente (antahkarana) ha grandi possibilità.
Esistono delle leggi dell’invisibile realtà parallela che se conosciute e ben utilizzate aprono a grandi possibilità di conoscenza diretta (coscienza-consapevolezza-conoscenza).
Si possono apprendere direttamente conoscenze come quelle di Patanjali (il codificatore del darsana Yoga) e di Sankaracarya (il codificatore dell’advaitavedanta): entrambi grandi Maestri.
Le leggi e le forze della realtà parallela agiscono su questo mondo illusorio materiale tridimensionale: si tratta di un’azione proveniente da un piano di gran lunga più elevato di questo. Uno dei poteri magici di un Tulku è quello che dà la possibilità di “entrare” (mediante una particolare proiezione mentale oppure mediante la penetrazione del corpo sottile – corpo astrale o lingasarira) nel corpo di un’altra persona, ma senza sostituirsi ad essa. Si tratta della versione positiva di questo potere usato dagli antichi Maestri per contribuire al risveglio e allo sviluppo spirituale dei discepoli avanzati.
Purtroppo questo potere e la sua versione negativa (possedere il corpo di un individuo estromettendolo, anche se temporaneamente o per lunghi periodi, rischiandone la morte) è stato carpito da maghi neri sotto influenza di asura (demoni al servizio dell’oscurità) potenti che amano effettuare la “possessione” dei corpi umani.
Tra le correnti di pensiero antichissime, che hanno lasciato importanti insegnamenti, abbiamo il Buddhismo Hinayana (“del Piccolo Veicolo”) e i suoi semi, sotto molte diverse forme, aiutano ancora l’umanità per far intravedere una necessaria rivoluzione spirituale che possa mettere in contatto, gli esseri umani, con la realtà parallela. Da questi semi potrebbero nascere degli “arhat” (“colui che ha compiuto ciò che era da farsi”).
Tutti i veri esoterismi insegnano a sottrarsi agli inganni della realtà sensoriale e mentale, come primo fondamentale passo. Questo passo permette di raggiungere la realtà eterica (dell’akasa). Nell’akasa si vive come Continuo-Infinito-Presente, dove tutto ciò che è fa parte della Realtà Divina di cui tutti fanno parte.
Altri semi provenienti da un’altra corrente hanno aiutato ed aiutano spiritualmente ancora molti enti planetari.
Molti semi potenti si sono diramati da Prema Jungnay Padma ‘byun gnas.
Chi è stato Prema Jungnay Padma ‘byun gnas?
Un grande acarya (istruttore spirituale) nell’ottavo secolo: conosciuto come Padmasambhava (“il nato nel loto”).
Con Padmasambhava la storia e la leggenda si mescolano.
Egli adottato e allevato da Indra Bhuni (re di Uddiyana) riceve, da adulto, il titolo di re, ma abbandona il palazzo reale, il potere e il matrimonio, facendosi monaco di Buddhajnapada.
Padmasambhava sperimenta le dottrine tantriche e tutte le forme di iniziazioni. Mandarava, la figlia del re di Saor si innammora di lui e diventa la sua yogini.
Padmasambhava diventa molto potente e viene incaricato dal re Trhisong Detsan di andare in Tibet a debellare i demoni della religione Bon. Sconfigge i demoni con i suoi poteri e accetta di difendere il Buddhismo (introducendo il vajra-chiodo, il “pugnale degli spiriti”, uno strumento magico molto potente).
Fonda il monastero di Samye nel 787. Storicamente non si sa quanto tempo abbia trascorso veramente in Tibet ma si racconta di diciotto mesi, di dodici anni, di cinquant’anni.
Dopo la morte viene deificato diventando divinità della setta Nyingmapa (la “setta dal cappello rosso”).
Ebbe venticinque discepoli (dei veri Siddha) con poteri magici incredibili e riconosciuto come un Buddha (un Illuminato) chiamato anche, per il suo prestigio magico, il “guru dalla voce di leone” che viene rappresentato con un aspetto demoniaco che brandendo il vajra compie karanamudra, il gesto di esorcizzazione (indice e mignolo eretti e le altre dita ripiegate).
Per un sadhaka, che ha intrapreso la via verticale della conoscenza spirituale, non sono importanti le manifestazioni fenomeniche della magia ma solo la consapevolezza di come esse si manifestano. E di cosa e di quanto, nel mondo materiale illusorio del divenire, è in grado di far fare il semplice contatto-connessione con la dimensione eterica (l’akasa).
Per chi è “pronto” alcune forme di manifestazioni magiche divengono utili per il servizio spirituale che viene richiesto in molti tipi di situazioni.
Gli antichi “ponti telepatici” effettuati da molti monasteri tibetani (quotidianamente impegnati) per creare “pensieri”, “pensieri-forma”, “egregore”, “simboli-yantra” di aiuto, si devono agli insegnamenti dati da Padmasambhava, al lignaggio generato da questa figura spirituale importantissima.
Tra i più importanti monasteri che praticano i “ponti telepatici” abbiamo quelli di Ude, Kum Bum e Badghar.
Padmasambhava ha dimostrato e lasciato testimonianze di come possa esistere la possibilità di una esperienza improvvisa dello stato di risvegliato.