la Realtà assoluta, l’Assoluto (kevala) in sé, l’Essere totalmente trascendente e incondizionato spesso indicato con il termine “Quello” (tat), l’Uno-senza-secondo (ekadvitiya), il Supremo, ecc. Il termine brahman deriva, secondo l’etimologia tradizionale (nirukti), dalla radice verbale brh: sostenere, sviluppare, esprimere potenza o vigore, estendersi, comprendere. Tali significati sono riferiti soprattutto alla sua infinitezza, onnipervasività e onnicomprensività. Il Brahman è il sostrato dell’universo che penetra e pervade. Dice la Sruti: “Tutto questo è certamente Brahman” (Cha. 3.14.1), cioè: il mondo è Brahman, ma Esso è infinitamente più del mondo il quale, rispetto a Quello, è semplice apparenza. Questa irreciprocità nella relazione di Brahman con il mondo implica l’esclusione tanto del panteismo come di qualunque forma di immanentismo (Atmabodha, 61). Essendo totalmente trascendente, il Brahman esula da qualsiasi definizione eccetto quella apofatica: “non è così, non è così: neti neti” (Br. 2.3.6). In ogni modo, il Brahman non rappresenta un vuoto-nulla, in quanto la Sruti annette al Brahman una natura ben delineata: “il Brahman è [pura] Coscienza” (Ai. 3.3) e una precisa rappresentabilità simbolica: “om è il Brahman …” (Br. 5.1.1) la quale costituisce un supporto di meditazione e quindi una potente modalità realizzativa. Inoltre, lo enuncia con vari nomi: paramatman, bhuman, sat, turya, para, purusa, satya, ecc. Il Brahman, Fondamento metafisico dell’Essere e del non-essere, del manifestato e del non-manifestato, rappresenta la pura Realtà metafisica che trascende qualsiasi Principio di carattere ontologico (Uno ontologico). Esso è il puro e assoluto “Essere non qualificato” (nirguna) che appare dotato di attributi (sagunabrahma). L’advaitavedanta esprime questo concetto con il termine vivarta, modificazione apparente, in antitesi al concetto di parinama o trasformazione sostanziale ed effettiva postulato da altre dottrine (Samkhya, ecc.): il mondo è l’”apparenza” o il vivarta del Brahman eternamente identico a se stesso. La Sruti, per praticità di insegnamento, distingue un Brahman supremo (parabrahma, nirguna) e un Brahman non supremo (aparabrahmam, saguna). Il testo fondamentale per la comprensione del concetto di Brahman all’interno della Sruti è il Brahmasutra, ma anche numerose Upanisad e altri testi sacri ne trattano in profondità. Cfr. Brahmasutra, Mandukya Upanisad.
tratto dal Glossario Sanscrito a cura del Gruppo Kevala
Asram Vidya Edizione