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815. Dobbiamo vivere nello stress di Swami Suryamani Saraswati

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Offriamo, di seguito, il Capitolo “Dobbiamo vivere nello stress”, del libro Yoga e Stress di Swami Suryamani Saraswati, Edizioni Satyananda Ashram Italia.
Quello sullo stress è un problema centrale nella società di oggi e per questo lo proponiamo con le alte parole dello Swami, che offre soluzioni del punto di vista della Saggezza.

In Divina Amicia il Centro Paradesha

 

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Dobbiamo Vivere nello Stress


Stress è lotta. Lotta è vita. E la vita è progresso! Nella società devono esserci tesi, antitesi e sintesi. Nella società deve esserci il tiro alla fune. Devono esserci i conflitti di classe. Senza conflitti di classe la società non cresce.”

Swami Satyananda Saraswati

 

Hans Selye, che è stato il primo a considerare lo stress come una “sindrome”, richiama lo stesso pensiero in termini non filosofici. Egli afferma che lo stress non può essere evitato perché, indipendentemente da quello che facciamo o ci accade, sorge la necessità da parte del sistema corpo-mente di produrre l’energia necessaria per assolvere i compiti che sono richiesti per mantenerci in vita o per resistere e adattarci alle influenze esterne in continuo cambiamento. Ad esempio, anche quando dormiamo siamo sotto stress poiché il cuore deve continuare a pompare il sangue, gli enzimi devono digerire il cibo nell’intestino, i muscoli devono muovere il torace per permettere la respirazione. Selye afferma che la libertà assoluta dallo stress è la morte.

Selye definisce lo stress come “una risposta aspecifica del corpo a qualsiasi richiesta fattagli”. Per esempio, se fa freddo tremiamo per produrre più calore nel corpo e le vene sottocutanee si restringono, minimizzando quindi la perdita di calore dalla superficie corporea. D’altra parte, quando fa caldo, sudiamo e l’evaporazione della traspirazione dalla superficie della pelle porta via il calore e aiuta a raffreddare il corpo. Queste sono normali reazioni fisiche per adattarsi ai cambiamenti ambientali. La richiesta del sistema corporeo per effettuare le funzioni di adattamento, prima di ristabilire la normalità, è indipendente e in aggiunta alle risposte specifiche del tremare o sudare. Quindi, secondo il dott. Hans Selye questa è l’essenza dello stress.

Può esserci stress sia a livello fisico sia psicologico. Gli stress fisici sono quelli che colpiscono direttamente il corpo, come incidenti, bruciature, e persino infezioni. Lo stress psicologico è causato sia dalla reazione ad uno stress fisico o, indipendentemente, da emozioni come paura, ansietà, tensione, preoccupazione, rabbia, eccitazione o qualunque astio che causi un conflitto emotivo.

Nonostante lo stress sia ritenuto comunemente come un qualcosa che crea una sensazione di sofferenza, il dott. Selye e altri classificano due tipi di stress:

  1. “distress” che si genera in una situazione che crea nel corpo una risposta spiacevole;
  2. “eustress” che si genera in una situazione che è piacevole ma che, nonostante ciò, richiede al corpo l’abilità di adattarsi allo stress “piacevole”.

La maggior parte degli stress autogenerati tende ad essere eustress, o stress piacevoli, perciò l’azione preparatoria intrinseca del sistema corporeo di “attacco e fuga” non avviene.

Secondo lo yoga “le tensioni di base della mente sono l’ignoranza della verità, l’egoismo, l’attaccamento, l’avversione e la paura della morte” (Patanjali, Yoga Sutra 2:3). Nello Yoga Sutra 1:2 Patanjali definisce lo yoga come “Yogaschitta vritti nirodhah”: bloccare le fluttuazioni della coscienza è yoga. Questi due sutra rendono chiaro che il primo scopo dello yoga consiste nell’eliminare le tensioni della mente per renderla adatta a pratiche spirituali superiori. In effetti, quando pratichiamo yoga stiamo realmente praticando la gestione dello stress.

Stress normale, stress elevato

Abbiamo visto come qualsiasi risposta del corpo agli stimoli sia uno stress; possono essere stress normali, come nel caso delle funzioni corporee, o stress abnormi in cui il corpo si sente minacciato. In ogni caso, gli stessi fattori di stress possono essere percepiti come normali, eccessivi o anomali secondo la modalità con cui il cervello dell’individuo traduce gli stimoli ricevuti dagli organi sensoriali. Ciò che può rappresentare una situazione normale per una persona o per un tipo di personalità può essere abnorme per un’altra. Tutti abbiamo a che fare costantemente con lo stress normale. Tuttavia, la vita moderna, stressante e competitiva, forza continuamente molti di noi ad operare ad un alto livello di “attacco o fuga”.

In queste condizioni l’individuo è sempre teso, soggetto ad un’ampia fluttuazione d’umore e ad uno stato d’insoddisfazione. Alcune persone possono pensare di essere rilassate per la maggior parte della vita ma i test alla fine dimostrerebbero che sono quasi costantemente tese, anche se non sono consapevoli di esserlo. Come reazione a varie situazioni, persino di natura irrilevante, tali persone tendono i muscoli, sbattono le palpebre o si mangiano le unghie. Questo tipo d’azione è così abituale che non sono consapevoli di eseguire attività compensatorie che precedono malattie psicosomatiche. Quando una persona manifesta queste tensioni, esprime la reazione del sistema nervoso simpatico e delle ghiandole surrenali. Sono azioni piccole e insignificanti all’apparenza, ma indicano che internamente si stanno verificando dei cambiamenti nel battito cardiaco, nella pressione del sangue, ecc.

La depressione sommersa, o stress, può rimanere sepolta sotto i detriti di altre attività e, quando l’eccitazione del cervello diventa elevata, può continuare ad essere generata senza diventare evidente; ma quando il livello d’eccitazione si abbassa improvvisamente, scatenato da un agente esterno, la depressione può rivelarsi drammaticamente. È risaputo che una crisi improvvisa, l’alcool o gli antidepressivi causano un abbassamento nel livello d’eccitazione.

Quando lo stress elevato diventa acuto e cronico può rimanere a livello subconscio, influenzando i nostri pensieri e il nostro comportamento oppure, occasionalmente, può degenerare in un attacco di panico. Nello stato di stress cronico, l’individuo sente che sta subendo o che sta per confrontarsi con una calamità, e quest’idea diventa così radicata che è difficile, o talvolta impossibile, liberare la mente da queste ansietà.

Durante lo stress normale, il corpo usa efficientemente l’energia per diminuire le tensioni interne ed esterne. Al contrario, durante l’ansia nevrotica o lo stress elevato, il nostro corpo genera energia inappropriata, eccessiva e dispersiva.

Lo yoga dà una visione profonda dei diversi tipi di tensione. Secondo Patanjali “l’ignoranza della realtà è la radice della tensione da cui sorgono poi tutte le altre tensioni; la tensione può essere latente, leggera, diffusa o manifesta.” A meno che l’individuo non conosca la propria essenza interiore, ci sarà sempre tensione o infelicità in differenti forme. Le tensioni sopite, o prasupta, sono profondamente radicate nella mente subconscia, perciò l’individuo non ne è consapevole, a meno che non si confronti con esse attraverso le pratiche di yoga. Le tensioni leggere, o tanu, sono minori, insignificanti, mentre quelle che portano nevrosi, fobie e depressione sono tensioni diffuse, o vichhinna. Attraverso lo yoga possiamo infine risolvere queste tensioni nel momento in cui ci accettiamo così come siamo e armonizziamo i nostri desideri interiori.

Le tensioni delle nostre interazioni quotidiane appartengono al quarto gruppo, che è quello delle tensioni manifeste, o udara. In questo modo lo yoga classifica l’intero spettro delle tensioni, dalle più grossolane alle più sottili.

Come superare l’ignoranza

L’ignoranza di swarupa, cioè la  mancanza di conoscenza della propria natura reale, che causa infelicità o stress, viene lentamente demolita dalla luce della comprensione che deriva dalla pratica regolare dello yoga.

In realtà, la mente stessa è fonte d’ignoranza, poiché lavora sul principio della separazione e delle differenze; tale ignoranza viene lentamente dissolta guadagnando maggiore capacità di comprensione riguardo alla natura della mente e quindi, alla fine, andando oltre la mente. Quando si realizza viyoga, la separazione della consapevolezza dalla dimensione mente-corpo, allora ci stiamo muovendo verso la demolizione dell’ignoranza di base e di conseguenza di tutte le cause minori d’infelicità.

Robert Linssen riassume tutta la nostra ignoranza nel libro intitolato “Living Zen” con un’analogia della vita moderna: “L’umanità può essere paragonata a due milioni e mezzo di levrieri che si lanciano su una pista da corsa all’inseguimento di una lepre meccanica. I levrieri umani sono rigidi, tesi, avidi e violenti, ma lo zen (yoga) cerca di insegnar loro che ciò che pensano non è una vera lepre, è solo una burla meccanica. Nel momento in cui l’uomo realizza pienamente ciò che è implicito in questa verità “si lascia andare” e l’amarezza delle sue lotte e della violenza sono sostituite da rilassamento, pace, armonia e amore.

Le conseguenze di tale liberazione sono immense non solo per la salute fisica, nervosa e mentale dell’uomo come individuo, ma anche per l’umanità nel suo insieme.”  


Swami Suryamani Saraswati
tratto da Yoga e Stress
Edizioni Satyananda Ashram Italia

 

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