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840. Non è rivoluzione la rivolta per le disuguaglianze

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Se i politici attuali fossero veri politici, quelli della polis, comprenderebbero la critica situazione in cui versa gravemente il Paese. Se fossero veri politici dimostrerebbero, in questo momento, di essere dei responsabili che hanno a cuore la sorte dei cittadini italiani. Se fossero veri politici saprebbero riconoscere, per quell’empatia a loro mancante, che i cittadini non vogliono la rivoluzione, ma che si sentono in rivolta con tutto stessi, una rivolta pacifica e democratica contro la politica delle ingiustizie, subìte dai vari governi illegittimi, e delle disuguaglianze sociali diffuse in tutto il Paese dagli ingannatori con la maschera d’occasione (della sinistra, della destra, del centro, dei tecnici, degli europeisti, ecc.).
I veri colpevoli dei tanti problemi irrisolti, che pesano sui cittadini, hanno il volto degli oligarchi finanziari sovranazionali serviti dai politici (e dai partiti) di questi ultimi venti anni che hanno governato disastrando il paese e mettendo nelle mani di pochi, oltre confine, il vero potere, politico, economico e finanziario.
Specie i governi degli ultimi sette anni, tutti illegittimi, sono stati ciechi e sordi nei confronti dei seri problemi dei cittadini, governi servi dell’Oligarchia sovranazionale con il ridicolo, perché inverosimile, pretesto della costruzione in opera dell’Unione Europea (una fiction), per il supremo bene di tutti i cittadini degli Stati membri.
Un premier che non riesce ad avere percezioni del malessere diffuso, o peggio ancora che volutamente lo disascolta, per seguire i disegni ambiziosi per il proprio potere personale, disinteressandosi delle varie difficoltà disseminate nella vita dei cittadini, è un indefinibile “nulla che cammina”, una vacuità pronto per le meteoriti del cielo, in caduta libera, sulla testa incapace. Chi semina vento raccoglie tempesta.

Berlusconi, Monti, Renzi e Gentiloni, che cercano di nascondere la loro vergognosa appartenenza alla casta, non hanno il problema della sopravvivenza, sono infatti incapaci a saper guardare veramente dentro la complessità delle cose del paese reale.

Guardando bene Monti, Berlusconi, Salvini, Meloni, Renzi, Gentiloni, Calenda, come si fa a vedere in loro una possibile impersonificazione del “buon-governo” necessario al popolo, per risollevarsi dalla gravosa condizione in cui è stato gettato irresponsabilmente?

In questi ultimi sette anni i governi illegittimi hanno fatto prevalere gli interessi dei più “forti” sugli interessi dei più “deboli”, e qualcuno si infastidisce se i cittadini contestano, se fanno le loro rimostranze e additano la palese politica che favorisce gli interessi dei gruppi riservati, delle multinazionali, delle banche, dei “poteri forti”, dei “poteri occulti”.
Se al momento esiste una “forza politica” non ancora corrotta, e non sorda e non cieca, riuscita ad incarnare l’insofferenza popolare, sarebbe giusto dare a questa “forza” l’opportunità per provare a dare delle “risposte”, tanto attese dal nervosismo popolare. Disattendere ancora una volta le aspettative di necessità del popolo sovrano (ormai snobbato dalle èlite), offeso e ingannato molte volte, socialmente non sarebbe una cosa saggia, visto il momento gravoso attuale, in cui tutte le pentole sociali sembrano scoperchiarsi una ad una, e i bugiardi messaggi confortevoli di una ripresa inesistente (che non portano nulla di concreto al cittadino in difficoltà) diffusi dai media asserviti.

Quanto accaduto con il referendum del 4 dicembre 2016, e da lì all’oggi (marzo 2018), avrebbe dovuto far riflettere molta gente della politica e delle istituzioni, invece di sottovalutare, sottostimare, e continuare a sostenere che sono i cittadini a sbagliare a fare le loro scelte, a non comprendere. I responsabili, se ce ne fossero, avrebbero dovuto ben consigliare. Quelli responsabili della catena dei disastri dovuti alle scelte di governo improprie avrebbero dovuto mettersi da parte, invece di continuare, con arroganza e presunzione, a imbastire solo la propria rete di potere personale, terremotando ancora l’intero Paese.

Chi pensasse di continuare sulla stessa scia, credendo di riuscire a ingannare ancora i cittadini, con nuove forme di furbesca prestidigitazione politica è un emerito imbecille, perché è alta la pressione nel sociale ed occorre, invece, vera e concreta onestà, intelligenza, buon senso, equilibrio, disciplina intellettuale e discernimento-discriminazione.

La correttezza istituzionale, che vigila e che fa da garante per il rispetto delle scelte fatte dal popolo sovrano, alle elezioni del 4 marzo 2018, sembra vacillare, essere distratta, sembra dare l’impressione di non voler contrastare certe improprie manovre, delle vere trame occulte, e non fa bene alla sfiducia diffusa nel sociale.
L’immagine di un’Italia davvero degradata è servita, e non vorremmo vederla.
I cittadini sono costretti a vedere azionarsi-agitarsi la maggioranza dei politici, di tutti i partiti, vederli comportarsi tra loro non come compagni o colleghi di partito ma come a dei “soci in affari”. Naturalmente, questa, è l’impressione ricevuta in campagna elettorale e dopo, dalla maggioranza dei cittadini che hanno dato certe indicazioni nella cabina elettorale.

Matteo Renzi, l’illegittimo ex-premier e dimissionario segretario Pd par time, nonostante il macigno della disfatta sulla testa, continua a mostrare la sua immane immoralità, il suo pensare-comportarsi oscuro, l’assenza di una pur minima eticità e senso di responsabilità.

Silvio Berlusconi nella sua indiscutibile posizione di grande perdente, che rifiuta come ha rifiutato, e rifiuta ancora, la sua condanna definitiva per frode fiscale, e i processi che lo vedono indagato per stragismo mafioso, insieme a Marcello Dell’Utri (in carcere), trama ancora, in veste di regista occulto (come piace tanto a lui) per tentare di occupare un governo fatto da lui-Forza Italia (sconfitto) e Renzi-Pd (disastrato), senza Salvini-Lega naturalmente. Pur essendo una realtà immaginifica irrealizzabile è vergognoso il solo fatto di averlo pensato e ritenuto fattibile. Tutto ciò dimostra quanto poca considerazione abbiano dei cittadini, visti solo funzionali ai loro fini oscuri. In molti sono poi quelli che vogliono trovare il pelo nell’uovo per criticare e affossare il M5S, mentre non ci trovano nulla di male in soluzioni berlusconiane del genere (per il bene degli italiani).

In quello che scriviamo non siamo mossi da motivazioni politiche (o partitiche), non ci interessano, ma da motivazioni morali ed etiche, le sole in grado, se riprese in considerazioni, a poter salvare il Paese dal disastro in cui è stato gettato, per interessi oscuri, nazionali e sovranazionali.
La classe dirigente italiana, soprattutto quella politica, ha una grave responsabilità sulla condizione dell’Italia quale i cittadini sono costretti a vivere, in molti al limite della sopravvivenza.

Questi traditori del Paese hanno ingravidato la storia italiana di una putrida mostruosità ingombrante da spazzare via con coraggio.

Il “sistema del potere occulto” è così astuto da essere riuscito a far credere, nonostante tutte le evidenze circolate negli ultimi anni, di non esistere. Alla fin fine, nonostante tutto, la sua oscura mano operante è nascosta da un volto-forma, avvolto in “volute di nulla”, così per la maggioranza non esiste. Restano sempre in pochi a sapere e che continua a sferrare le sue insidie, nella generale opera di distruzione mondiale, in funzione del Nuovo Ordine Mondiale delle èlite. La sua opera sull’Italia coincide con la destrutturazione in corso (culturale, industriale, economica, ecc.) per favorirne il totale assoggettamento.

L’Italia risulta, grazie a coloro che l’hanno governata negli ultimi anni, al 48° posto su 155 Paesi (dopo Uzbekistan e Ecuador) e lo dice il World Happines Report 2017. Praticamente è indietro su tutto: sia come Pil (prodotto interno lordo) sia come Bes (l’indice del benessere equo e sostenibile, che valuta il progresso di una società anche dal punto di vista ambientale) che con l’ausilio di 12 indicatori misura la disuguaglianza e la sostenibilità.

A dare una mano in più, a peggiorare le cose nel Paese, è l’indecente Jobs Act imposto da Renzi agli italiani senza possibilità di scelta, dopo avergli rubato l’Articolo 18. Un Renzi-Pd che ha sottratto diritti e libertà: basta vedere i nuovi contratti che tengono sotto ricatto i lavoratori; il controllo a distanza inserito con il Jobs Act (cosa c’entra con l’aiuto che bisognava dare ai lavoratori? Forse aiuta il datore di lavoro a diventare aguzzino e schiavista); il licenziamento facile e l’impossibilità a impugnare una causa di lavoro per il licenziamento, e molto altro ancora. Il Jobs Act, infatti, non ha portato lavoro a tempo indeterminato, come Renzi sbandierava che sarebbe avvenuto, ma ha fatto aumentare gli impiegati a termine (+13,5%) nel 2017. Il Mercato del Lavoro non solo perde sempre più diritti (dei lavoratori) ma sembra proprio volersi estinguere.
Qual è il senso di continuare a sostenere il lavoro chiamato “in somministrazione” (quello ottenuto tramite le agenzie, sottopagato), invece di tradurlo, questo lavoro, obbligatoriamente per decreto di governo (come fatto con i vaccini), in un lavoro dignitoso? Questo lavoro “in somministrazione” è cresciuto, nel 2016-2017, del 25% (informazione Istat). Chi beneficia di questa forma di lavoro, il Lavoratore o il Datore di lavoro (che gli è stato messo in mano il moderno istituto di schiavitù)? Questo lavoro “in somministrazione” esprime le “Forche Caudine” del Mercato del Lavoro: una forma di Lavoro indecente, immorale, vergognosa che piega, sottraendola, la dignità morale ed economica dei lavoratori, che li imprigiona e li ricatta proprio nel momento che si affacciano per la prima volta sul mondo del lavoro o quelli che avendo subìto un licenziamento cercano una nuova occupazione di sopravvivenza.
Uno Stato di diritto, un governo democratico, un Paese civile come possono permettere che ciò accada, a giovani e meno giovani, privandoli dei loro diritti costituzionali?
Un esempio di questi contratti “in somministrazione”: 10 giorni di attività al mese per “circa” 300 euro. Un altro esempio: alcuni giovani, pur di lavorare, accettano un contratto “dal lunedì al venerdì” e l’altro per il “sabato e la domenica”. Nessun diritto al riposo. Una buona prospettiva per costruire un futuro già sottratto.
Il Jobs Act ha contribuito a dequalificare, precarizzare e frammentare maggiormente il Lavoro, allontanandolo e opponendolo a come lo intendeva la Carta costituzionale.
L’affare lo fanno i datori di lavoro che si rivolgono a queste agenzie per richiedere “lavoratori in prestito”, un’espressione gentile per non dire “schiavi”. L’affare lo fa anche l’agenzia, ma chi la gestisce-costituisce non chi ci lavora.
In pratica l’idea geniale del lavoro “in somministrazione” è che si tratta di un lavoro subordinato che coinvolge il “somministratore” (agenzia autorizzata), l’”utilizzatore” (datore di lavoro interessato) e il “lavoratore” (prestatore d’opera, non aventi diritti).
Il vergognoso inganno del Jobs Act ha permesso che, in tre anni di sgravi, i “precari” siano saliti del 23%; quelli “stabili” solamente del 3%.
La grande rivoluzione del Lavoro di Renzi, per dare un futuro ai giovani, si riduce al fatto che il Mercato del Lavoro è costituito principalmente di “lavoro a termine” e “lavoro in affitto” (“in somministrazione”).

I figli della “casta” non hanno questi problemi: senza chiedere ricevono il lavoro ben pagato per “chiamata diretta”.

Il problema, comunque, non è solo il lavoro non creato o quello nato precario, ma anche quello rimasto ancora stabile che viene spinto verso una soglia a rischio, non tutelato da nessuno e chi dovrebbe, della politica, fa finta di non vedere, di non sapere, e spende parole false solo a danno fatto, dicendo che sono i tempi che stiamo attraversando.

Sono state stravolte tutte le regole, le leggi e gli accordi del mondo del lavoro, che hanno funzionato per molte generazioni, che vedono penalizzato solo il lavoratore dove sembra non abbia improvvisamente più diritti, come se fosse il colpevole di tutta la crisi mondiale. Aziende italiane importanti, che non vogliamo menzionare, si stanno comportando da signorotti-padroni-schiavisti da oscuro medioevo, violando non pochi diritti costituzionali del cittadino-lavoratore-dipendente: usano ormai non la contrattazione democratica ma la minaccia e il ricatto. Chi ha permesso tutto questo? Minacciano la cassa integrazione se i lavoratori non accettano la riduzione di 20 minuti al giorno di orario di lavoro, senza tenere conto dei sindacati (li fanno contare meno che zero). Stiamo parlando di un’azienda in utile (che guadagna e non ha problemi) che si permette di imporre, senza accettare alcuna possibilità di contrattazione, la cassa integrazione (pagata dallo Stato, cioè i cittadini-contribuenti-dipendenti) che può chiedere per affrontare le pesanti ristrutturazioni (per propria convenienza e maggiore profitto). Ma perché a spese dei dipendenti in un momento critico come questo? Anche la cassa integrazione per aziende in utile, ma che devono fare ristrutturazioni, l’ha inserita Renzi nel Jobs Act: ha solo favorito le aziende in utile anziché aiutare e tutelare i lavoratori.

Un premier che toglie le tutele importanti e concepisce una regolamentazione come quella impropria del Jobs Act, che concezione ha della dignità morale ed economica a cui ha diritto il lavoratore? Nel suo retro pensiero, possibile che vede solo gli interessi dei datori di lavoro e dei “poteri forti”?
Sì, è proprio il pensiero improprio manifestato da premier di governo come Renzi che ha dato forza a certi poteri per attaccare e distruggere il Mercato del lavoro, trasformandolo in una campo di possibili schiavi senza diritti con datori di lavoro-padroni di stampo medievali.
Eccone un ulteriore esempio che intendiamo segnalare.
Qualcuno, infatti, vuol far passare una idea-messaggio (piuttosto pericolosa) a livello mondiale, perché si peggiori il Mercato del Lavoro e si assoggettino sempre di più, e più velocemente, i cittadini di tutti i paesi del mondo. Si è voluto creare un “caso”, di cui si sta diffondendo notizia ovunque, per ispirare alcuni (i datori di lavoro) e preoccupare altri (i lavoratori al momento occupati, i neoassunti, i precari, i disoccupati). Si tratta di una inaccettabile azione, di un abuso, di una violazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948: azione commessa proprio da una Agenzia simbolo per il Lavoro, nata per tutt’altri principi proprio nel 1948 a Milwaukee (Usa). Parliamo del Gruppo Manpower, un vero colosso delle agenzie per il lavoro, che conta su un network mondiale di 2.800 uffici in 80 paesi, operante anche in Italia sull’intero territorio nazionale con sei brand: ExperisTM; FuturSkill; Manpower Professional; Right Management. Si è attivata anche in Medio Oriente.
Manpower è specializzata in: Ricerca, selezione e valutazione di personale in tutte le posizioni professionali, anche di middle e top management; Somministrazione di lavoro a tempo determinato e indeterminato; Progettazione e realizzazione di corsi di formazione; Pianificazione e realizzazione di progetti di formazione dei lavoratori temporanei finanziati attraverso i fondi del “Forma.Temp”; Servizi di consulenza per l'organizzazione aziendale, lo sviluppo di carriere e l’outplacement.
In Italia sembra che garantisca occupazione oltre a 110.000 persone stipulando 400.000 contratti con 15.000 aziende clienti.
Perché Manpower vuole licenziare in modo eclatante 30 suoi dipendenti (sparsi in più territori), pur sapendo del clamore che avrebbe suscitato? L’Ufficio del Personale ha chiamato uno ad uno questi dipendenti spiegando loro il motivo del licenziamento, senza che se ne fossero create le premesse: vengono licenziati per “redditività individuale e il mancato raggiungimento degli obiettivi economici”. Una vera e propria motivazione da oscuro medioevo. Questi impiegati, praticamente, non avrebbero ottenuto i risultati richiesti dall’azienda-padrone e per questo meritano il licenziamento e la sostituzione con nuovi assunti, che a loro volta verranno misurati con lo stesso metro. Una cosa ingiustificabile proprio in un grave momento come quello che attraversa il Mercato del lavoro: un’azione prepotente e spregiudicata, finalizzata a scatenare una emulazione colossale davvero preoccupante. Il caso assume tutte le sembianze di una freccia diabolica di un “potere tiranno” insaziabile, un tiranno non ancora soddisfatto nell’oggi di dove ha condotto i vari Paesi con la crisi economica-esistenziale del 2008. Manpower (che ha sfruttato, secondo noi impropriamente, i voucher con un uso esagerato) sembra aver accettato di veicolare la sua crudele volontà.
Ogni contratto che si rispetti, in un paese che dovrebbe essere civile, prevede dei “premi di produttività” per i dipendenti più meritevoli e non il licenziamento brutale, non perché non avessero ben lavorato ma perché non hanno raggiunto i risultati che l’azienda si aspettava all’insaputa dei lavoratori. Un comportamento aziendale che non tiene conto del rapporto contrattuale a due (fatto di domanda e offerta non di padrone e schiavo) ma che impone con autoritarismo delle decisioni unilaterali (agiscono senza seguire l’obbligo della “procedura per licenziamento collettivo” quando i licenziati superano il numero di cinque, evitando così di mettere nero su bianco le motivazioni, visto che non stanno riducendo il personale ma solo sostituendo). Una agenzia interinale (che probabilmente prende pure delle sovvenzioni), che dovrebbe aiutare i disoccupati nella ricerca di un impiego e aiuta anche le aziende nella selezione del personale, non dovrebbe comportarsi in tal modo, non dovrebbe ricorrere a questi sistemi medievali.
Questo è ciò che accade per aver aperte delle immense feritoie come il Jobs Act e la sottrazione dell’Art. 18.

Questo è Renzi-Pd: quello delle tante annunciazioni, delle grandi promesse, cioè dell’aria fritta con mai nulla di concreto ai cittadini e di tutto ai “poteri forti”; quello che salva le banche e affossa i cittadini-risparmiatori; quello che annuncia l’eliminazione dei privilegi dei parlamentari che invece mantengono ancora per interi tutti i privilegi dopo cinque anni; quello che fa guadagnare con una insider-soffiata il ricco e potente De Benedetti e fa restare disoccupati milioni di cittadini, fa aumentare i pensionati al limite della sopravvivenza, fa aumentare i precari, fa aumentare i nuovi poveri, fa aumentare i licenziamenti a raffica, ecc.; quello che ha “tolto” invece di “dare” alla scuola e alla cultura, penalizzando le nuove generazioni (vedi gli aventi diritto la borsa di studio negli anni accademici 2015-2016 e 2016-2017 che non l’hanno ricevuta per finanziamenti sottratti all’università); quello che ha sottratto risorse alla sanità, penalizzando quelli che hanno difficoltà a sostenere le cure mediche necessarie e sono costretti a rinunciarvi; quello che ha preso in giro i terremotati e gli italiani con il finto piano “Casa Italia”; quello che ha acquistato, di nascosto, i caccia Usa F-35 a 150 milioni di dollari l’uno e ora, risultati difettosi, per ripararli verranno pagati 190 milioni ciascuno; quello che ha decretato impropriamente sui vaccini imposti senza libertà di scelta; quello che ha venduto, senza consenso degli italiani, i loro dati sensibili sanitari all’Ibm-Usa; quello ostinato ad occupare, peggio dei vecchi partiti del passato, posizioni di potere; quello che ha la fisima patologica di volere l’intelligence nelle sue mani (chissà perché); eccetera, eccetera.
Renzi è il politico poco serio che inscena delle dimissioni filmiche, cioè dimissioni orali ufficiali in cui, in realtà, continua a essere presente (nonostante sia fisicamente assente, ad esempio, all’assemblea importante del 12 marzo 2018 del dopo voto) come capo partito invisibile (come nel film l’uomo invisibile) che manovra e impone di nascosto la propria linea direzionale, azionando la corte dei servi, i suoi fedeli, invece di lasciarli liberi al nuovo corso necessario da ristrutturare, senza alcun condizionamento. Ama imporre, influenzare, condizionare, e ora con questa disfatta comprensibilissima cerca solo vendetta non il bene del Paese, una propria rivendicazione ingiustificata. Invece di togliere il disturbo dignitosamente dalle scene della politica e di assumersi la responsabilità completa della distruzione del Pd, di tutta la sinistra italiana e di essersi rottamato da solo, offre l’immagine di un uomo ridicolo, infantile, arrogante e prepotente che non sa perdere, non quella di un uomo potente come ama pensare e far pensare di sé stesso.

I dem devono sostenere un governo grillino ma senza partecipare con i ministri. Ora tocca a loro”.

Massimo Cacciari

Le parole del filosofo dovrebbero essere elementi di riflessione per quei politici responsabili rimasti ancora nella sinistra italiana, frammentata dalla brama patologica di potere di Matteo Renzi. Questi responsabili rimasti, disposti a pensare al vero bene del Paese, dovrebbero recepire e attuare questo messaggio semplice e intelligente.

 

Il potere oggi è “ignorante” e lo dimostrano tutti coloro che vorrebbero gestirlo manifestando aggressività e anche violenza (anche se non fisica): il politico, che vuole essere premier, e cerca legittimazione imponendosi supera il problema del consenso democratico con la minaccia prima, e con il sistema del ricatto dopo.
Tutti, o quasi, hanno dimenticato, o forse non lo hanno mai capito, che il guidare un governo dovrebbe essere un “servizio” (quindi un “dovere”) al popolo sovrano e al Paese, non una “occupazione” del governo e la presa del potere (come “diritto”).
Non tutti i buoni e capaci politici possono diventare premier, non tutti ne sono in grado, non tutti possiedono le caratteristiche del leader etico, quale dovrebbe essere un premier. Anche coloro che pur essendo capaci a fare politica ma sono carenti di doti morali ed etiche non possono, e non devono, fare il premier. Chi sa solo imporsi e non dialogare confrontandosi non può fare il premier. Un governo non si occupa senza il chiaro consenso dei cittadini.
Un premier-leader etico per davvero è capace di esprimersi con semplicità a tutte le fasce sociali, pur avendo un “pensiero alto” e una “visione” della complessità.
Un vero leader-premier, e non uno che vuole occupare solo un posto di potere, insegue una chiara idea-progetto-visione che traduce in un percorso dove, puntualmente, cerca di realizzarne le fasi programmatiche con la capacità di sapersi disciplinare intellettualmente, sapendone presentare lo stato di avanzamento che i cittadini si aspettano. Sono le azioni illuminate messe in moto, nel momento più critico del Paese, che rivelano la leadership etica di un vero premier, non le chiacchiere, le annunciazioni, i compromessi-inciuci-affari che chiamano politica e i diritti sottratti di nascosto. Un premier azzeccagarbugli non ha mai un vero, reale e concreto “programma”, se non nelle sue parole inflazionate o stampato in qualche pagina slide-finzione, che modifica continuamente secondo la convenienza del momento. Un programma è un “programma” delle azioni di governo e non può essere funzionale solo al conseguimento e al rafforzamento del proprio potere personale come è stato fatto in questi ultimi cinque anni.

Non servono frasi-spot-mantram sul futuro, ma un vero “progetto complessivo” che incarni una solida idea di futuro. In giro di “progetti” veri non se ne vedono: i politici, quasi tutti bugiardi e ingannatori, mostrano per propaganda, “scocche”, che non hanno contenuti, che sfilano meraviglie solo nella realtà virtuale. Mostrano squadre di governo o singoli ministri, magari anche bravi e competenti, ma non basta se non ci sono i contenuti di un valido programma e la vera intenzione, oltre all’onestà, di volerli realizzare. Altrimenti è solo fumo che offusca la visione di qualsiasi tipo di futuro. La propaganda mostra la mappa del viaggio per raggiungere la “terra-progetto” promessa, ma non hanno preparato né la valigia né l’occorrente per iniziare davvero il viaggio: la politica è ormai solo finzione.
Necessitano, come il pane, politici onesti in primis, poi politici che pratichino con passione e impegno ciò per cui si impegnano e sappiano comunicare l’avanzamento dello stato dei lavori ai cittadini, senza menzogne e inganni.

È un’epoca, questa, di governi della confusione perché è stata diffusa, oltre alla corruzione morale, la corruzione intellettuale.
Gli ultimi governi, sedicenti democratici, sono stati delle mostruosità, dei governi-frankenstein, costituiti di vari “pezzi” di governabilità cuciti maldestramente, quasi a voler illudere-ingannare i più diversi gusti della platea sociale: pezzi di monarchia e tirannide, aristocrazia e oligarchia, una soft-democrazia e finta oclocrazia, un corpo mostruoso morto eterodiretto. I risultati sono sulla pelle delle vite dei cittadini che non vogliono la rivoluzione ma la rivolta contro il vecchio sistema che annichilisce le loro vite.
Eppure da più parti continuano a ripetere da mesi, come ad un mantram, che in Italia c’è una ripresa.
Come si fa a dire, di un Paese come l’Italia, che sta migliorando quando lo spettro della povertà tocca un cittadino su quattro? Qual è la sensibilità di una equa misura della realtà delle cose?
Viene detto che il reddito medio equivalente è aumentato, ma è aumentato, invece, soprattutto il rischio povertà, salito nel 2016 al 23% (nel 2006 al 19,6%). Forse qualcosa non va nella concezione di una obiettiva valutazione di questi elementi da misurare. Sembrerebbe, non diciamo che lo sia, che si facciano valutazioni a seconda di chi si voglia accontentare; alla fine si lascia la cosa al tradizionale bicchiere “mezzo pieno e mezzo vuoto” per chi legge. La verità è che non c’è alcun vero miglioramento per la grande maggioranza; la crescita migliorativa riguarda solo una minoranza (sempre la stessa); e una buona fetta di quella grande maggioranza rientra nel numero che sta a rischio povertà.
È una verità che le disuguaglianze (impropria distribuzione dei redditi) sono aumentate e che il 23% degli italiani è a rischio povertà. Punto.
Sette anni di governi illegittimi subìti non hanno cambiato una “virgola” nella direzione del miglioramento della vita dei cittadini mentre hanno peggiorato le diverse realtà del Paese e nessuno, dei vari responsabili, se ne assume onestamente la colpa-errore. Una indecenza tutta italiana inqualificabile.
I cittadini-contribuenti (popolo sovrano) sulla soglia a rischio li definiscono “la quota di individui a rischio povertà”. Quella “quota” è fatta di persone vere e non di dati statistici.
Un report della Banca d’Italia, che forse vorrebbe essere di conforto, segnala che il reddito medio sul 2016 è cresciuto del 3,5% rispetto al 2014: la maggioranza degli italiani adesso, dopo aver letto il report, stanno meglio di prima, anche quelli che non arrivano a fine mese.

L’eloquenza politica dei grandi pensatori della polis è scaduta a confuse parole, ombrose e fumose, nella bocca di soggetti politici mediocri, dei demagoghi che, per propria impotenza di contenuti, arringano i cittadini (il popolo sovrano), con ingiustificata violenza verbale, per manovrarli contro gli avversari politici.
Non comprendono, questi politici mediocri, che mentre loro perseguono nella loro cecità di ego-centrati, indifferenti al bene pubblico, riacquistano la vista sempre più cittadini. Albeggiano ogni giorno, tra il popolo sovrano, sempre più risvegliate consapevolezze, in rivolta contro l’oligarchia politica, contro l’oligarchia finanziaria che hanno smantellato la democrazia e sottratto la dignità morale ed economica, hanno sottratto, senza annunciarlo, diritti, libertà, uguaglianze, diffondendo ingiustizie, mancanza di pace, paure e maggior rischio povertà.

L’Italia è stata, e potrebbe essere ancora, una culla della cultura, della civiltà, ma certi uomini del Paese, “i peggiori”, l’hanno depredata delle sue bellezze e ricchezze, hanno distrutto quella nobile “posizione” a guida e riferimento della cultura nel mondo. Questi uomini, “i peggiori”, che hanno occupato le funzioni della classe dirigente, sono gli untori della corruzione e degradazione diffuse. Andrebbero contrastati da tutti “i migliori” rimasti attraverso la potente influenza dell’esempio: l’impegno per la tutela dei diritti civili; un intelligente e necessario volontariato; una solidarietà diffusa sotto diverse forme; l’esempio dell’onestà nell’impresa, nel commercio, in tutte le forme di lavoro; la cultura della pace che contrasta l’ingiustizia e le disuguaglianze; uno sviluppo equo e sostenibile nella società, libero dalle logiche clientelari e soprattutto mafiose; l’attuazione e l’applicazione della Costituzione e non la sua deformazione o cancellazione.

Gli uomini che hanno governato sembrano ciechi di fronte alla realtà delle disuguaglianze aumentate, pur essendo stato il loro operato ad averle provocate negli anni scorsi; la loro è l’ignoranza e l’inconsapevolezza della sofferenza che, con ogni scelta trasformata in azione di governo, viene inflitta a milioni di cittadini.
Sembra proprio, infatti, che la maggior parte dei politici di oggi si rinchiuda in un egoismo sempre più grande, cerchi di approfittare al massimo dei benefici offerti dalla posizione occupata, preoccupandosi molto poco del benessere dei cittadini e del Paese e molto, invece, dello sviluppo del profitto-potere personale. Ciò che avrebbero potuto fare è rimasto solo nelle parole-propaganda, lasciando invariate le cause dei conflitti, delle sofferenze, delle difficoltà maggiori dei cittadini. Un esempio eclatante sono i due ultimi governi illegittimi, “i governi dell’ego debordante”, dove con sfacciata evidenza si son visti azionati “politici di governo” rendere “fatti personali” quelli che non dovrebbero esserlo, lontani da qualsiasi ragione ideale (premier, ministri, segretari e sottosegretari), da qualsiasi necessità concreta dei cittadini: un’orgia pubblica di arroganza, di prepotenza, di vergognose vanità, di tossicità morale, di ipertrofia egoica, di dannose ostilità e di pericolosi risentimenti. Tutto il contrario di quello che bisognerebbe azionare per il massimo bene pubblico. Hanno soppiantato l’etica e la morale con quella diventata la “mentalità generale corrotta” che guida, come normalità, le risposte comportamentali e comunicazionali dei responsabili della cosa pubblica (istituzioni, governo, regioni, province, città). L’etica e la morale, che non vanno più di moda nella classe dirigente, sono invece utili per il benessere di tutti nel Paese: è un grave errore non prenderli più in considerazione.

Non rivoluzione, quindi, ma una rivolta contro il vecchio sistema è quello che vogliono i cittadini, per un cambiamento pacifico, legale e democratico. In pratica una attuazione e applicazione della nobile Carta Costituzione italiana, in linea con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

 

Un fatto è certo e cioè che i principi fondamentali sono stati in larga misura traditi, disattesi o elusi. (…) Governi e Parlamenti hanno preso decisioni che hanno indotto il nostro Paese ad abdicare a pezzi della propria sovranità per aderire ad alleanze, anche militari, e a modelli economici e sociali che coi nostri principi e valori costituzionali contrastano apertamente”.

Daniele Perotti

Parole del dirigente pubblico, già docente di Diritto pubblico alla Bocconi, che ha scritto l’interessante libro Lo impone il Mercato, Imprimatur Editore.

 

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