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849. La politica e il governo che dovrebbero esserci

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“Quella che non inganna i cittadini” dovrebbe essere la politica esercitata per il Paese, ma è la politica che non c’è. Tutti i “politici” e i loro corrispondenti “partiti” mentono in “qualcosa”: chi poco e chi molto. Alcuni meriterebbero il Nobel della menzogna, altri anche quello dell’ignoranza o dell’incompetenza e certi altri ancora anche quello della “capacità a delinquere”.
Una classe politica siffatta non aiuta il Paese ma lo distrugge gradualmente, di menzogna in menzogna di governo, di mascalzonata in mascalzonata di governo.
La politica finora ha fatto “cose” che privilegiano la casta (la classe politica e la classe dirigente del Paese) mettendo in difficoltà una grande maggioranza dei cittadini.

Un ex-premier sconfitto (ex-segretario di partito che si dimette ma eternamente e subdolamente presente nelle “questioni”), che ha subìto una vera e propria disfatta (dal dicembre 2016 al marzo 2018) il quale continua imperterrito ad autoelogiarsi, ad autoglorificarsi, sembra più un povero folle (che non si rende conto di farlo sembrare) che un politico dignitoso che accetta la sconfitta (facendo un sincero mea culpa) inflitta dagli elettori-cittadini delusi, ingannati e in alcuni casi “truffati” (come con i dati sanitari sensibili, di 61milioni di cittadini italiani, consegnati all’Ibm-Usa senza consenso degli interessati, con una operazione fatta di nascosto senza passare dal Parlamento; parimenti alla sottrazione dell’Artico 18 effettuata con prepotenza e il Jobs Act imposto – con le chicche del controllo a distanza del lavoratore e dei licenziamenti facili, un incentivo all’abuso per il datore di lavoro che sfrutta le normative come azioni di “natura ritorsiva” – ; come il salvataggio delle banche truffaldine al posto dei risparmiatori onesti truffati e gettati, in molti casi, gettati nel lastrico; ecc.). Uno sconfitto che non evolve nei suoi discorsi, probabilmente perché vuoto di veri contenuti, che non dimostra dispiacere vero nella disamina dei propri insuccessi, offre uno spettacolo pietoso, specie quando attribuisce la colpa della propria disfatta ai cittadini (che non hanno capito) e per questo sembra volere, senza avere il coraggio di dirlo, il baratro per tutti, cioè per l’Italia. Un individuo così è patologico e perciò pericoloso: “meglio perderlo che acquistarlo” si dice di solito, ma in questo caso meglio sarebbe dire “meglio perderlo che continuare a tenerselo”, o ancora “meglio licenziarlo …”.
Uno sconfitto ignorante (oltre che bugiardo) che continua a ripetere stupidamente, come se avesse un cervello capace di sole risposte automatiche e meccaniche, privo di elaborazione, che la vittoria del Sì al referendum (del 4 dicembre 2016) avrebbe consentito la formazione di un governo è una cosa inaccettabile, essendo una bugia colossale. Si tratta, d’altronde, di un delirante che finisce sempre per credere alle proprie elucubrate menzogne che, con la sua ingombrante presenza, nell’attuale critica situazione per un governo mancante, impedisce un sereno cielo politico per le sagge decisioni necessarie. Non basta articolare la bocca con mantra che ripetono che vuole il bene del Pd e del Paese, mentre continua a tramare, dietro le quinte, irresponsabilmente.

In questa attuale assenza di governo in Italia prevale l’immaturità, l’irresponsabilità e l’egoismo dei politici e dei partiti, arroccati nelle loro conquistate posizioni privilegiate. Non vedono, o fanno finta di non vedere, il totale fallimento della politica che potrebbe ritorcersi anche su di loro, improvvisamente. I cittadini subiscono ormai da molti decenni, fino al disastro attuale.

È ammissibile che un ex-premier, anche ex-segretario di partito (che ha dato le dimissioni per finta, pretendendo di continuare a fare il dominus), critichi aspramente un avversario politico, colto in flagranza su una “quisquiglia”, cercando di farla apparire una cosa gravissima, e solo per ripulire la propria immagine dopo la disfatta elettorale, per apparire come l’unica vergine della politica italiana, pur sapendo di criticare e predicare bene razzolando male? Ha attaccato l’“affaire della colf”, notizia di questi giorni riguardante la compagna di Roberto Fico (attuale Presidente della Camera): una faccenda ancora tutta da verificare ed eventualmente chiarire facilmente, senza alcuna vera gravità da richiederne le dimissioni. Le cose gravi son ben altre. Infatti, chi sapendo di avere molti scheletri nell’armadio dovrebbe stare, in molti casi, più che zitto, specie se ha la propria famiglia indagata per più faccende: non si punta l’indice sugli altri quando si ha una trave nel proprio occhio. Oppure fare giustizia davvero quando ne viene data l’opportunità, in tempi e luoghi adeguati, e se ciò non venisse fatto significherebbe trovarsi di fronte ad un falso “cavaliere della giustizia” sociale, un mentitore opportunista, come si è dimostrato in più occasioni in quattro anni. L’ingiustizia di cui avrebbe dovuto occuparsi, se fosse un politico imparziale, è quella esercitata dalla sua famiglia (con l’azienda Arturo srl), nei confronti di un nigeriano, che faceva lavorare in nero e quando questi ha richiesto, come è giusto che fosse, un contratto regolare è stato bruscamente licenziato. Quando ciò accadeva non c’era ancora il Jobs Act, vigeva l’Art. 18 con le tutele un tempo promosse dalla sinistra. Si tratta di una giustizia non arrivata nemmeno dopo anni di una causa sofferta (dal nigeriano che ha anche tentato il suicidio) in cui il giudice ha sentenziato che si è trattato di un “licenziamento illegittimo” e per questo la società Arturo srl è stata condannata a pagare 90mila euro, ma siccome risultava in quel momento in contumacia la stessa restava quindi inadempiente. Giustizia non è stata fatta. La notizia è uscita nel 2015 su Panorama (ripresa oggi su Il Fatto Quotidiano) ma il presidente del Consiglio allora non ha speso nemmeno una parola né fatto alcunché.
Questa è la giustizia dei non tutelati e il modo di agire dei membri della casta, che si comportano da “padroni”, al di sopra delle leggi che gli altri devono rispettare, mascherati però da democratici.
Anche prendere una multa legittima, da presidente della Provincia (di Firenze), significa “predicare bene e razzolare male” se facendo finta di difendere un accanimento (fantasioso) contro i cittadini (che avrebbero ricevuto una pioggia di multe, in realtà solo tre quel giorno, e una la sua) in realtà si perora la propria personale causa, attaccando bruscamente il vertice preposto a far bene il suo mestiere.
E si potrebbe aggiungere ancora se è lecito che un presidente del Consiglio suggerisca (nel gennaio 2015 un’informazione anticipata, cioè privilegiata, sulle riforme delle banche popolari), ad un imprenditore amico, una operazione mirata (insider trading) a guadagnare in un baleno 600mila euro. Cosa che nessun cittadino normale potrebbe mai ricevere.

Si tratta di un evidente degrado culturale, morale, etico ma anche politico: una politica della menzogna, una politica pietosa.
D’altronde la politica passata dell’Italia è stata sempre una politica corrotta: basta pensare a “Mani pulite”, ai 21 miliardi delle vecchie lire dati da Berlusconi a Psi-Craxi (un finanziamento illecito) per essere stato salvato, mediante una legge ad hoc (la famosa legge Mammì), dalla sentenza della Suprema Corte che aveva dichiarato incostituzionale l’intero sistema televisivo (un conflitto di interessi non ancora risolto) o alla maxitangente Enimont in cui sono stati coinvolti imprenditori ed esponenti politici di rilievo.

Fa parte del degrado politico-culturale del Paese la mancanza di un governo legittimo che non si riesce a formare?
Lo stallo della politica e la mancanza di un governo legittimo, dopo anni di governi illegittimi, offendono quella parte nobile e luminosa della storia italiana, nonostante tutto.
Se non lo è, sembra proprio il risultato provocato da una volontà occulta, quella di tenere le cose italiane piuttosto instabili e precarie, condizione ideale per i ricatti e le minacce nascosti, sferrati dagli oligarchi europei che servono l’occulto direttorio sovranazionale. Non si sono persi sessanta giorni di tempo a inseguire un governo che ancora non c’è, ma si sono persi cinque anni di tempo (di governi illegittimi che hanno disastrato) in cui si sarebbe potuto formare una legge elettorale degna di una vera democrazia, che avrebbe permesso un governo che esprimesse la volontà dei cittadini-elettori, senza distorsioni per inique interpretazioni. Così non è stato. Il Mattarellum è servito esattamente a mantenere le cose come stanno in questo momento, destrutturando sempre più la percezione dei cittadini che non riescono più a far coincidere le proprie opinioni politico-sociali con un ben definito “gruppo di riferimento” che li rappresenti, in grado di comprendere e realizzare le risposte ai bisogni accumulatisi. Nessun progetto politico, nessun progetto sociale che siano in grado di articolare per offrire una risposta ai cittadini sprofondati nel bisogno (dai bisogni più elementari a quelli di fondamento di una esistenza dignitosa).

Ma un governo serio vero, riuscendo a farlo, cosa dovrebbe cercare di attuare in questo momento?
Dovrebbe prendere, davanti a tutti gli italiani, la Costituzione come guida per un azionamento programmatico efficace e di valore. Dovrebbe dare, per cominciare ad essere credibile sin da subito, forma concreta alla sovranità popolare dell’Art. 1 della Costituzione (“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”), che incarna e rappresenta il problema principale della società italiana, problema che è stato affrontato per finta, cioè trascurato e soltanto sfruttato, dalla politica che ha occupato i vari governi illegittimi di questi anni. Dovrebbe mettere al centro il recupero della dignità del Lavoro, perché fondamentale e funzionale per riconsegnare ai cittadini la dignità morale ed economica che è stata loro sottratta.
Gli italiani hanno visto un ministro del Lavoro precarizzare ulteriormente anziché creare lavoro vero e stabile: è qualcosa che non dovrà ripetersi, e cancellare il suo ignobile decreto dovrà essere un imperativo.
Potrebbe essere questo il momento di una grande occasione storica, l’occasione per cancellare e far dimenticare i comportamenti indegni dei premier e dei ministri di governo degli ultimi vent’anni che hanno condotto irresponsabilmente alla situazione attuale. La politica degli “Errori” dovrebbe essere bandita per sempre, una volta per tutte.
La politica degli “Egoismi” della casta ha strangolato il “sistema Paese”, ha massacrato la legalità e avviato lo spettacolo pietoso delle bugie e degli inganni.

Più che mai serve, in questo momento, il raduno di tutti “i migliori” per ostacolare l’operato di tutti “i peggiori”. Riunire intorno ad un tavolo tutti “i migliori” per elaborare quanto necessità, con urgenza e concretezza, alla maggioranza dei cittadini in difficoltà e al Paese per una vera e non virtuale ripresa. La risoluzione dei tanti problemi irrisolti per anni è necessaria.

Gli inequivocabili “segni” di una seria volontà a risolvere, per un cambiamento efficace, possono essere alcuni “punti” importantissimi: il reinserimento immediato dell’Articolo 18; la cancellazione immediata e totale del Jobs Act (la Naspi, migliorata ed ampliata potrà essere trattata anche senza Jobs Act); totale cancellazione della legge Fornero che ha fatto piangere moltissimi italiani e creato loro molti problemi; la cancellazione vera dei vitalizi e dei privilegi di cui gode la casta, riservandole un trattamento pari a quello di tutti i cittadini; l’immediato blocco dei dati sanitari sensibili di 61milioni di italiani messi nelle mani della Ibm-Usa (con molti pericoli nascosti sotto il tappeto dell’accordo); l’avviamento di un percorso che conduca in breve tempo ad un serio e dignitoso “reddito di cittadinanza” o simile; la revisione di alcuni Trattati europei che hanno sottratta troppa sovranità.

Un governo che riesca a dare tali concreti e immediati risultati diventa per forza di cose credibile, fino al punto di consentirgli, subito dopo, qualche mossa impopolare per il miglior ordine della situazione generale del Paese. È necessaria un’Italia che possa dare concretezza all’Idea di Democrazia liberando dignità personale e sociale, lavoro, eguaglianza, solidarietà.
Un governo che non ignora più la questione morale e i principi etici significa un governo che apra veramente alla lotta alla mafia e alla criminalità generale, in primis alla corruzione nella politica e nella classe dirigente, senza dimenticare i vari “conflitti d’interesse” che hanno aggravato il Paese e favorito e privilegiato alcuni.
Un governo che riesca a fare in modo che la Repubblica sia effettivamente “fondata sul Lavoro” sarebbe un governo molto amato e messo all’apice di una nuova storia italiana, un esempio e guida a livello europeo e mondiale. Ciò è possibile se c’è la volontà di fare e di accendere il faro dell’onestà.
La gran parte dei cittadini ha bisogno di recuperare i salari e la stabilità dei posti di lavoro perduti; di veder ridurre le disuguaglianze giunte a livelli vergognosi per un Paese civile e democratico; di veder ridurre, giorno dopo giorno, la disoccupazione in tutto lo Stivale, ma in particolare al Sud.
Un governo che interrompa quel tipo di competizione che svaluta il lavoro, come è stato permesso negli ultimi vent’anni, sarebbe un governo grandemente sostenuto dai cittadini. Specie se ferma lo sfruttamento del più basso Costo del Lavoro, anche con severe sanzioni. Se mette al centro del mondo del lavoro la tutela dei “Lavoratori” e di tutti i “Datori di Lavoro” che rispettano la dignità morale ed economica dei lavoratori, onorando la Costituzione.
Possono essere diretti sconti fiscali e incentivi a tutte le imprese che investano e assumano risorse umane per partecipare alla ripresa del mondo del lavoro e di tutto il Paese.
Un governo dovrebbe pensare, infatti, non a tamponare l’attuale situazione critica del Lavoro ma a costruire un lavoro futuro “qualificato” e “ben retribuito”, riducendo al minimo coloro che vanno all’estero per necessità e non per libera scelta.
Un governo sarebbe un Buon governo se rimediasse agli “Errori” culturali, permessi e commessi dalla classe politica e dalla classe imprenditoriale egoista, tutti sospinti dall’Oligarchia finanziaria sovranazionale, come l’idea-errore che il “posto fisso” non possa più esistere e ogni forma di lavoro da considerarsi non un diritto ma un privilegio: un pensiero aberrante sostenuto da intelletti disonesti che per difendono e proteggono con “le unghie e con i denti” i propri privilegi acquisiti e non proprio meritati. Il “posto fisso” è, invece, il simbolo rappresentativo concreto di una moderna società civile sana, moralmente ed economicamente, ed effettivamente democratica dove il lavoratore ha libertà di scelta tra tanti “posti fissi” disponibili, senza che questi vengano considerati “privilegi”, ma semplicemente “diritti” attraverso i quali poter esercitare i propri “doveri”. È inaccettabile il fatto che, a fine 2017, quattro contratti su cinque siano stati a termine, e non per scelta. E in questo momento, maggio 2018, la situazione non sia migliorata un granché.
Un governo deve aiutare, facilitare i vari imprenditori (piccoli o grandi che siano) a fare investimenti mirati, funzionali all’aumento della produttività, e non per riscuotere favori occulti.
Nell’immediato, vista la situazione economica disastrosa di molte fasce sociali, necessiterebbe una forma di sussidio sostenuto, eventualmente, a livello nazionale-europeo per risollevare la condizione generale degli squilibri economici, rendendo possibili i consumi, i profitti e i posti di lavoro.
Sono molte le cose sbagliate fatte e se si volesse le più urgenti potrebbero essere recuperate facilmente, le altre gradualmente.
Purtroppo la sinistra di questo Paese ha praticato la “politica dell’errore” perdendo di vista il suo mondo di riferimento, privilegiando la tutela delle fasce sociali più ricche, trascurando quelle dei più deboli, le classi meno abbienti e permesso la rimozione delle “questioni della gente”, comprese l’accesso alle cure e alla cultura.

Viviamo gli anni in cui la politica, di sinistra, di centro e di destra, offre una democrazia solo per autofedinizione e non per effettività. Questa politica si preoccupa solo di non perdere i privilegi ottenuti, quelli sfacciati e quelli occulti.
Mentre questa “politica dell’errore” distrugge dall’interno il Paese, dall’esterno ci pensa l’accaparratrice della sovranità di tutti i Paesi e di tutti i popoli europei che, presentandosi come il massimo Bene, distrugge nascostamente, con mosse a dosaggi omeopatici, i vari stati sociali e le identità culturali. Un esempio del comportamento dell’Ue, non a favore ma contro l’Italia, è la dichiarata intenzione di ridurre i fondi destinati al Mezzogiorno (sarebbero 7 miliardi eventualmente rubati), con il pretesto di dover finanziare migranti e difesa, con l’approvazione impropria del governo illegittimo di Gentiloni (che, invece di svolgere solo azioni di normale amministrazione, prende decisioni che spetterebbero al nuovo governo, come consensi di politica internazionale, provvedimenti non di competenza di chi è stato sconfitto elettoralmente, nuove nomine o riconferme fatte con un criterio di convenienza). Esempi come questo dimostrano che vige la politica della “finzione” e i governi “dell’apparenza-inganno”.
I media, per giunta, avallano l’agenda del potere e non informano delle cose importanti i cittadini, perché non indagano il potere ma lo servono. I media velano le tracce che conducono agli azionamenti del potere che sottraggono sempre più sovranità.

È inaccettabile che un governo possa scaturire dalle mani di chi (il Pd-Renzi) ha maggiormente disastrato il Paese negli ultimi cinque anni e che ha collezionato sconfitte elettorali eclatanti, dal 4 dicembre 2016 al 4 marzo 2018: una chiara e inequivocabile volontà popolare che non può e non deve essere tradita. È inaccettabile che possa accadere per mano, o con il contributo di chi, con arrogante sdegno di superiorità (inesistente), accusa i cittadini che, non capendo nulla, hanno provocato la disfatta sinistra-Pd-Renzi (nessuno capisce, nessuno è capace; solo lui capisce, solo lui è bravo e capace). È inaccettabile che un ego ipertrofico disturbato perseveri a influire sugli italiani, a tenerli sotto scacco (sotto minaccia e ricatto politico).

Criticare un politico è democrazia, perché è un diritto-dovere del cittadino-contribuente. Il politico che attacca o denuncia il cittadino, che lo ha criticato, è dittatura, è abuso di posizione privilegiata di potere: è eversione contro i dettami della Costituzione.

La Costituzione afferma negli Articoli 2, 3, 4 quanto può essere un vero e proprio programma di governo per la urgente attuale situazione italiana:

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

La Costituzione indica principi e non vane parole, indica obiettivi precisi e spiega anche come raggiungerli. Per questo la politica, e un qualunque governo serio, dovrebbe assumere questi principi come punti fondamentali per le azioni di governo necessarie nell’attuale situazione italiana.

Attuare ed applicare l’intera Costituzione, senza permettere che venga deformata, è più che mai una impellente necessità.
Da quanto si può osservare, da un po’ di tempo a questa parte, sembra esserci “Qualcuno” che pensa, in gran segreto, che gli italiani non siano maturi per una vera democrazia, ma che abbiano bisogno di una dittatura per educarli all’ordine. Si tratta di un “pensiero-serpente” che viene insinuato in certi ambienti, e nascostamente diffuso. Di questo “pensiero” vengono argomentati “elaborati programmi” per eventuali esecutivi, per uomini politici disponibili.

È impensabile che possa ancora nascere un governo fatto da mediocri e ignoranti, che hanno solo il pallino del potere, rendendo impossibile la vita ai cittadini e spingendo il Paese nel baratro: dilagano soluzioni idiote e consensi alle mosse degli oligarchi sovranazionali, che esprimono la loro pochezza, la loro limitazione ad elaborare una visione utile per tutti, la loro inettitudine e la loro incapacità, aggravando però la vita di tutti.

 

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