Il mondo è immerso in una immane crisi economico-esistenziale e ciò significa che il “sistema di potere” che governa è sbagliato.
Tutti i Paesi del mondo sono immersi in un caos mascherato di ordine. Il “sistema di governo” delle masse sembra non funzionare più.
La sovranità popolare è stata sottratta subdolamente: l’organo sovrano, cioè l’assemblea dei cittadini a cui sarebbe affidato il compito di emanare le leggi e la nomina degli incaricati della gestione della cosa pubblica, non sembra più funzionare, sembra spento.
L’occhio onesto non può non vedere come stanno le cose veramente: c’è una casta arricchitasi smisuratamente e il popolo sempre più impoverito (fiaccato dai debiti, dall’usura, dalle tasse, dai costi delle materie prime, ecc.).
In questo degrado diffuso si evidenzia l’affanno alla ricerca di incarichi pubblici e tutti usano parole inflazionate che non significano più nulla.
Gli spazi diminuiscono e i migranti stranieri aumentano come aumentano le disuguaglianze. Non tutti godono degli stessi diritti.
Il “sistema di controllo” dei popoli è passato, dalle antiche forme di superstizioni, di riti e liturgie varie alla “tecnologia”, messa nelle mani di tutti gli individui (pc, tablet, smartphone, internet, social, app, robotica, ecc.), che soggioga le menti e i cuori, risultando un efficace sistema di controllo sociale.
Le persone non pensano più a principi e forze superiori, così sentendosi moderni e tecnologicamente avanzati non temono più una sottomissione superiore: abbassano, quindi, le difese e cedendo all’illusione della democrazia della rete si lasciano imbrigliare volontà e coscienza.
Venendo compressi i diritti e avviata la dittatura delle risposte comportamentali e comunicazionali unidirezionali, si sono ridotte le libertà dell’uomo-massa e accresciuto smisuratamente il potere dei pochi.
Tutte le leggi che vengono promulgate non sembrano fatte per il bene dei cittadini ma per il loro soggiogamento.
Quando la politica parla di voler eliminare corruzione e abuso di potere sembra di ascoltare la “politica della finzione”, perché tutto resta sempre come prima, se non peggio.
Il mantram, dei politici con cui dicono di voler governare in nome del popolo e del suo bene, maschera la segreta intenzione di voler servire solo sé stessi. Basta osservare come si comportano, come siano incoerenti i loro pensieri, le loro parole e le loro azioni.
Tutti sostengono di voler fare giustizia per il popolo, ma ogni cosa viene lasciata com’è perché non vi sia armonia ed equilibrio, perché sottrarrebbero potere agli ingiusti.
Chi dice di voler contrastare il malaffare della politica e di voler ripristinare la giustizia sociale, utilizzando la giustizia come strumento, in realtà vuole utilizzare la giustizia ma per detenere il potere e usarlo ai propri fini.
Quello che viene fatto da chi sta al momento al potere non coincide mai con l’interesse di tutti: la giustizia proclamata si rovescia sempre in ingiustizia.
Tutti coloro che accedono nei territori della politica vengono come posseduti dall’ebbrezza del potere, della gloria e della ricchezza. Dietro il velo delle cose nascoste, infatti, se si investigasse veramente e correttamente emergerebbero ricchezze individuali e notevoli patrimoni personali alla faccia dei moltissimi cittadini in difficoltà.
Ormai sempre di più i politici fanno sfacciatamente quello che prima facevano nascostamente. Basta vedere i molti soggetti del Pd-sinistra, che ha subìto la disfatta elettorale del 4 marzo 2018, come moralmente, né eticamente, siano stati toccati dalla sconfitta. Continuano indefessi ad azionarsi immoralmente e indecentemente, alla faccia dei cittadini che li hanno penalizzati elettoralmente, occupando vergognosamente, grazie all’illegittimo governo Gentiloni ancora in sosta, per mancanza del nuovo governo, delle “nomine” impropriamente. Rivelano, con tali azionamenti da predatori, tutta la loro bassezza, l’oscura mediocrità che mascherano da indispensabili competenti tecno-politici o da statisti. Squallidi personaggi che rubano la marmellata in extremis. Un ministro dei Trasporti, nonché capogruppo Pd alla Camera (Graziano Delrio), che approfitta della condizione del momento per piazzare, alla Corte dei Conti, Mauro Bonaretti (suo fedelissimo ex capo gabinetto del ministero) mentre all’Agenzia del Demanio Maurizio Battini (un altro fedelissimo ex capo gabinetto di quando era sindaco di Reggio Emilia). Invece Maria Elena Boschi (ex ministro delle Riforme) ha piazzato Mauro Antonelli, in un posto vuoto da due anni, come nuovo coordinatore della segreteria della Commissione per le adozioni internazionali – Cai – (già capo gabinetto della Boschi quando era ministro).
Questi sono solo alcuni degli impropri azionamenti fatti dai personaggi di uno schieramento inequivocabilmente perdente, ma che si permettono di abusare di un potere che non dovrebbe competere loro, senza che nessuno li contrasti, li fermi, li arretri.
Naturalmente abbiamo fatto cenno, per questo momento che stiamo attraversando, ai personaggi del Pd-Sinistra ma non perché i personaggi della destra, in passato, si siano comportati o si comporterebbero meglio.
Tutti, giunti in prossimità dei posti di comando, vengono colti dall’ebbrezza del potere ed una volta occupatolo non possono fare a meno di abusarne.
Non sono solo i politici a comportarsi così: il mondo della classe dirigente è posseduta dall’ebbrezza del potere. Imprenditori, petrolieri (soggetti che gestiscono per profitto attività rischiose per l’ambiente e per i cittadini), industriali, banchieri, finanzieri, general managers, ecc., mostrano ogni giorno, in ogni dove, i loro azionamenti tesi ad ottenere sempre più potere e sempre più guadagni, senza farsi troppi scrupoli.
Un semplice esempio è quello in cui lo scorso anno Emma Marcegaglia (presidente Eni, affiliata alla loggia massonica sovranazionale Pan-Europa) e Claudio Descalzi (ad Eni dal 9 maggio 2014, che guadagna 4 milioni di euro annui, continua a dirigere l’Eni, travolta da tre scandali di corruzione internazionale – Algeria, Nigeria, Congo – , da rinviato a giudizio, quindi un imputato) negarono (mentirono, diedero falsi dati) rapporti con la Aogc (Africa Oil & Gas Corporation), che invece ha prestato servizi per 104,8 milioni di dollari. Falsa è infatti la risposta di Marcegaglia sull’assenza di rapporti tra Eni Congo e Petro Services: “Non esistono in Congo, a oggi, legami contrattuali con le società Osm e Petro Services”. Perché mentire in questo modo sapendo che esistono le prove a poterla smentire? Inoltre la Petro Services ha la stessa casella postale della Elengui Ltd, a Point Noire (in Congo), società di Marie Madeleine Descalzi (moglie dell’ad). Trattative occulte, intrighi, tangenti milionarie, minacce di morte, processi internazionali, menzogne e silenzi accompagnano una Eni con 67 miliardi di ricavi nel 2017 (rispetto i 55 del 2016), basata sulla produzione giornaliera di 1,8 milioni di barili. Tutto normale, sembrerebbe.
Anche l’esempio sul comportamento dello Ior è calzante. Infatti, tante belle parole, anche con impressionanti allegorie, non rendono giustizia dove questa è stata lesa, violata, sottratta. Da un lato, ad esempio, le belle e toccanti parole di papa Francesco, dall’altro il Vaticano che respinge i sequestri italiani, ordinati dalla Procura, sui conti Ior. Per la Procura di Roma si tratta di soldi sottratti all’Erario. Un normale cittadino non potrebbe opporsi. Su tale faccenda non si sente alcuna voce, alcuna parola di papa Francesco.
Oppure un Silvio Berlusconi, in conflitto d’interessi incontrastato da più di vent’anni, che deve tenere sotto ricatto e sotto minaccia, per impedire o per farlo fare un governo, nella situazione ibrida che si è venuta a creare, e con accordi sotterranei per i propri tornaconti personali (compreso l’aiuto per la sua personale guerra contro Vivendi, non per l’azienda italiana TIM usata come una preda, dove nessuno si preoccupa di cosa succede ai dipendenti che perdono, giorno dopo giorno, perché gliela sottraggono, la dignità morale ed economica, una ricaduta terribile sulla qualità e/o la certezza del lavoro), per fare finta di sfornare un governo del cambiamento. Tutti gli attori, della nefanda situazione istituzionale, che stanno trattando per un “governo della finzione” sono tarantolati dall’ebbrezza di un potere che li fa sragionare, dimenticando i bisogni e le richieste dei cittadini-elettori e i principi della vera democrazia.
Silvio Berlusconi, anche se perdente elettoralmente e non presente a tutti gli effetti nel governo in sala parto, cosa ha già ottenuto, sta per ottenere e otterrà? Sdoganato adesso dall’ineleggibilità non potrebbe tramare, al suo solito, per far cadere facilmente il governo nascente, ritornare alle urne e presentarsi nuovamente come salvatore della patria? Berlusconi è più che interessato alle aziende e ai processi in corso, suoi e dei suoi amici più cari. Ama essere una “presenza occulta”, un’ombra che determina, controlla, dirige, facilita o ostacola.
È un’ingombrante conflitto d’interessi vivente senza scrupoli. Infatti è inaccettabile che la finanziaria che controlla Mediaset sia titolare di una concessione pubblica televisiva rilasciata dallo Stato. Perché? Perché grazie a questa concessione il Biscione (con cui egli ama identificarsi, esotericamente parlando, in qualità di Drago o Dragone, ricordando che il simbolo d’ispirazione originario, il serpente-drago, aveva in bocca un uomo sanguinolento) raccoglie un’alta concentrazione di pubblicità, fatturando oltre 3 miliardi e mezzo di euro all’anno, a gran danno di tutti gli altri media.
Silvio Berlusconi anche se “riabilitato” alla candidabilità non significa che la sua condanna per frode fiscale sia stata cancellata. Il gioire demenziale e servile della sua “corte dei servi” è, infatti, inspiegabile. Non solo, ma continua ad essere ancora sia imputato sia indagato da più Uffici giudiziari (Roma, Milano, Torino, Firenze, Siena, Bari). Siamo di fronte ad un’Italia corrotta oltre che a un’Italia occulta. Attualmente è presente, per la terza volta, nel registro degli indagati della Procura di Firenze per le stragi mafiose del 1993. Ha collezionato più prescrizioni che non significa essere stato assolto ma che sono scaduti i termini a procedere previsti dalla legge: un prescritto rappresenta una verità non accertata.
Un ottimo esempio è anche quello della Telecom-TIM. Il fondo Elliott, che ha confinato Vivendi a un ruolo di minoranza nel cda, a neanche una settimana dall’assemblea dello stravolgimento spunta, dal cappello a cilindro dei maghi degli affari impossibili, un accordo commerciale (triennale con un valore pari a 40 milioni di euro) tra il Biscione (Silvio Berlusconi, massone della Loggia P2 e della “Loggia del Drago”, condannato per frode fiscale e finora politico incandidabile per la Legge Severino ma che ha ottenuto adesso dal tribunale di sorveglianza di Milano la “riabilitazione”) e la Telecom-TIM. Un accordo strategico (Tim-Mediaset) programmato da tempo, facilmente prevedibile, in attesa del giusto momento nella guerra occulta tra i grandi predatori stranieri (Elliott e Vivendi). In tale risvolto Amos Genish è rimasto amministratore delegato e sembra voler procedere indisturbato con la avviata strategia DigiTim.
La cosa è davvero molto strana, o forse non troppo, dal momento che all’assemblea del cda Marco Bava (considerato un professionista di assemblea ma anche un disturbatore con curriculum pluridecennale) si è rivolto ripetutamente all’israeliano Genish chiedendogli se avesse rapporti con il Mossad (il servizio segreto israeliano, a suo tempo creato dai Rothschild) e non ricevendo risposta alcuna ha insinuato che l’ad e lo stesso Franco Bernabè fossero al servizio di interessi stranieri e “delle lobby ebraiche” (intendendo forse la potente loggia ebraica B’nai B’rith?). Bernabè risentito ha stigmatizzato “gli interventi deplorevoli e inaccettabili anche di tipo antisemita, che non si erano mai sentiti in questa assemblea”.
In tutto questo rimescolamento, azionato dai diversi “posseduti dall’ebbrezza del potere”, nessuno spende una sola parola nei riguardi dei cittadini-contribuenti-lavoratori dipendenti Telecom-TIM. A nessuno importa (alta direzione, cda, media, politici e governo) se i dipendenti, in tutti questi anni di continui cambiamenti (mentre i manager dimissionari riscuotevano cifre esorbitanti e ingiustificate, certamente immeritate), abbiano subìto dolorose conseguenze in termini di posti di lavoro, di trasferimenti illeciti, di cessioni di ramo d’azienda effettuati con illiceità, di demansionamenti impropri, di salari penalizzati, di meritocratica ridotta, di abuso della solidarietà che penalizza lo stipendio dei lavoratori e aggiusta i risultati aziendali, delle schede e dei criteri di valutazione ininfluenti, delle possibilità di carriera quasi azzerate, di peggioramento della qualità del lavoro e degli spazi lavorativi, di dignità morale e dignità economica sottratte, ecc..
Senza ignorare l’insana brama di potere di due personaggi (Silvio Berlusconi e Matteo Renzi) ingombranti per gli ego ipertrofici che si ritrovano i quali, nell’attuale situazione politica italiana (frutto di una incorreggibile irresponsabilità ventennale), pensano di accaparrarsi il Copasir (Comitato sui Servizi Segreti) e non solo. Perché?
Renzi ostenta il titolo da “senatore” ma non dimostra quell’umiltà che dovrebbe contraddistinguere un senatore della Repubblica: il titolo di senatore non è un biglietto da visita del quale abusare nella vita civile della società, ma è una funzione da adempiere con disciplina (di cui egli non è capace) e onore (di cui non sembra conoscere l’esistenza e significato). Solo un tarantolato posseduto dall’ebbrezza del potere, disturbato nella personalità, può continuare a ripetere, nonostante le tante sconfitte degli ultimi due anni, che sono gli italiani a non capirlo, e che per questo è pronto a sfornare un’ulteriore riforma costituzionale più incisiva di quella del 4 dicembre 2016.
Un altro posseduto dalla brezza del potere, dopo aver soddisfatto la brama dell’arricchimento, è Claudio Costamagna (passato per il Bilderberg, tra gli ospiti del Britannia, degli anni ’90, che decisero le privatizzazioni dei gioielli dello Stato italiano), banchiere d’affari ex Goldman Sachs che nel giugno 2015 viene messo da Renzi al posto di Franco Bassanini alla Cassa Depositi e Prestiti – Cdp – (un bunker che nasconde dossier, molte ombre e la mano che aziona la leva del vero potere). Oggi è presidente uscente di Cdp, ma gli piacerebbe restare anche se ormai è piuttosto avversato. Intanto fa il “suggeritore” (per conto di chi?) non di cavalli ma, sembrerebbe, di Matteo Salvini, su come condizionare il governo con l’occupazione di posti di rilievo nelle “società partecipate”, cioè da Cdp alla Rai. Perché? Perché Cdp è la vera cassaforte dello Stato. Cdp è azionista di Eni, Poste, Saipem e della Kedrion (del capogruppo Pd al Senato Andrea Marcuzzi), della Inalca Carni e degli Hotel di Rocco Forte.
Se il governo nascente sarà un “governo del cambiamento”, come sbandierano i protagonisti, sarà in grado di svelare il vero potere che si nasconde dietro l’impalcatura dei tecnicismi della Cassa Depositi e Prestiti? “Qualcuno” svelerà il potere azionato dai Vertici di Cdp?
Dai segnali che circolano già, provenienti dai membri del nuovo governo nascente in queste ore, di nuovo che avanza non ce n’è. Si ode solo una serrata avanzata dei vecchi e soliti poteri (“poteri forti” e “poteri occulti”).
Costamagna oggi è considerato colpevole della gestione dell’”operazione TIM”, per aver comprato con gli 800 milioni di risparmio postale il 5% della società telefonica, consentendo ad Elliott di scalzare Vivendi. A fare da regista a Elliott è stato Paolo Scaroni (ex ad Eni), imputato con Bisignani nel processo per corruzione internazionale in Nigeria.
Cdp (cioè Claudio Costamagna) ha prestato 300 milioni al gruppo arabo Meydan per finanziare un centro commerciale a Dubai (la cui costruzione è stata affidata alla Salini Impregilo, di cui Costamagna era presidente il giorno prima di passare a Cdp, e nell’attuale è consigliere della Holding Athena attraverso la quale Pietro Salini controlla il gruppo).
Non è un reato che Cdp finanzi la committenza straniera per le aziende italiane, ma forse sarebbe meglio che sostenesse, visto la critica situazione dell’Italia, le commesse per le fabbriche italiane come Finmeccanica e Fincantieri.
È un’evidenza che la brezza del potere colpisce inesorabilmente come un terribile morbo da cui pochissimi si salvano.
Non ci vogliono dei geni o dei professori per capire che vige un sistema politico profondamente corrotto, neanche per capire che tutto il sistema sociale è ammalato. Più aumenta l’egoismo della classe dirigente, compresa quella politica, più aumentano corruzione e degradazione in tutta la società.
Perché sembra difficile governare bene e risolvere i problemi della gente? Perché le questioni importanti, che toccano da vicino i cittadini, non vengono mai risolti?
Chi governa, se lo facesse davvero in nome del popolo risolverebbe, anche gradualmente, tutti i problemi che devastano il Paese.
Il fatto che i politici, ormai quasi tutti, servano segretamente le èlite (i “poteri forti” e i “poteri occulti”) del “direttorio sovranazionale”, determina che questi non possono preoccuparsi delle questioni riguardanti il popolo, cosicché i problemi resteranno sempre irrisolti: i politici servono i poteri illegittimi che ordinano solo cose che vanno contro la sovranità del popolo (e dei singoli individui), contro i diritti delle minoranze, e non intendiamo solo gli immigranti. Il pericolo delle spinte autoritarie non è più tanto nascosto, si tratta di un problema esistenziale serio, che in molti in Europa fanno finta di non vedere.