Il 20% degli italiani assume giornalmente degli psicofarmaci, altri si drogano (con fumo, pasticche e polveri varie), altri ancora bevono alcolici e superalcolici. Un certo numero si droga con la dipendenza del gioco: scommesse, gratta e vinci, bingo, slot machine e gioco d’azzardo (bar, tabacchi e sale), giochi di realtà virtuale (una droga che aliena l’individuo e la loro vita), ecc..
L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che l’11% della popolazione italiana soffre di depressione, praticamente più di un adulto su dieci.
I dati sono preoccupanti: rivelano che esiste una paura di fondo che attanaglia quasi tutti, ognuno per motivazioni differenti ma tutte collegate ad un unico problema dominante che è il “mal di vivere”. L’intera esistenza è in crisi: la società umana malata è in crisi profonda. Gli irresponsabili che hanno contribuito ignobilmente al peggioramento di questa situazione fanno finta di niente; così come coloro che avrebbero dovuto frenare, ostacolare il precipitare di una tale inaccettabile manifestazione sociale degradante.
Si è insediato, nella vita dell’individuo moderno, un profondo disagio anche al di là delle varie storie personali e degli eventuali eventi traumatici. Si tratta di una presenza persistente che quasi nessuno riesce a descrivere o a trovare il coraggio di confessare, tentando di spiegare questo disagio. In molti, vergognandosene, lo nascondono, lo mascherano. La confusione della cultura dominante è tale al punto di condizionare la capacità critica, discriminativa di ciascuno che non riesce a distinguere ciò che appartiene alla normalità di una vita quotidiana e non, cioè a quel sentirsi, di tanto in tanto, tesi, stressati, ansiosi o depressi, da ciò che invece incarna un vero e serio malessere.
La normalità prevede salti umorali che possono essere intelligentemente tollerati: arricchiscono l’esperienza-vita e consegnano strumenti di misurazione dei vari eventi umorali.
Confondere la natura delle due portate umorali aggrava maggiormente la situazione e non fa intravedere una via d’uscita, facendo perdere la fiducia in sé stessi.
L’educazione-istruzione, imposta nella società dalla politica mediocre e incapace dei nostri tempi, non è in grado di fornire strumenti validi ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, così crescono adulti problematici che alimentano ambienti alienanti, facendo crescere sempre più una società senza amore, una società malata.
La vita delle persone è condizionata, influenzata, dalle emozioni negative suscitate dalla società basata su una visione completamente materialistica con l’ossessione del profitto.
Le vite delle persone scorrono, per la maggior parte, su un’esistenza senza attenzione ai valori, senza attenzione ai principi spirituali (non religiosi). Le scelte basate sul disorientamento provato sono cariche di frustrazioni, di tristezza, di rabbia, di grande sofferenza inespressa, dove si posizionano pericolosamente squilibri emotivi sotterranei.
La maggior parte degli individui non cresce spiritualmente accumulando, come spazzatura nascosta sotto il tappeto, conflitti, paure, ansie, destinate ad esplodere sul piano fisico, psicologico, sociale, mentale e spirituale.
Mentre le persone soffrono il loro profondo disagio i media continuano la loro opera luciferina sulle loro menti, proponendo modelli di vita impossibili per i più: la sofferenza aumenta perché le persone non trovano riscontro, per nessuna possibilità proposta, nella loro vita. Le persone soffrono perché vedono soltanto una società dove prevale la logica del più forte e quella di un successo basato sul denaro-profitto: così cadono in depressione e si rifugiano negli psicofarmaci, nell’alcol, nelle droghe, nel gioco, nelle varie strade dell’intrattenimento contorto e degradante.
I tanti esperti che sembra vogliano aiutare scrivendo o sciorinando fiumi di parole sui giornali, riviste, libri, video, internet, social e tv, in realtà non vogliono liberare gli individui dal disagio ma offrire loro solo delle maschere, per renderli e mantenere “clienti totali” (consumatori totali, ovvero prigionieri) funzionali al “profitto a tutti i costi” di coloro che servono (l’èlite al potere).
Quanto accade per le strade delle città, ogni giorno, rivela una mancanza di equilibrio generale: le risposte comportamentali e comunicazionali delle persone manifestano costante nervosismo, agitazione, rabbia, e sempre più spesso aggressività e violenza.
Nei luoghi più insospettati come le case di riposo, per i vecchi, e le scuole per l’infanzia, per i bambini, si consumano sempre più spesso orribili comportamenti violenti contro anziani, malati e indifesi, e contro bambini innocenti. Se tutto ciò accade questi due luoghi dovrebbero essere presi come “test” di comprensione e misurazione sociale, per far capire agli “esperti” quanto sia profondamente malata la società. Senza contare i casi di bullismo che si moltiplicano ovunque, il fenomeno del femminicidio in forte crescita e la mostruosità della pedofilia che non decresce. Si vedono promuovere e aumentare, infatti, certi spettacoli sospetti come le sfilate per biancheria intima per bambini, che mettono in bella mostra le piccole innocenti creature per l’appetito mostruoso degli insospettabili orchi in platea.
Si tratta di un guasto profondo che riguarda tutta la società umana, al di là degli spot che danno un’immagine inesistente dell’esistenza.
Gli avvenimenti non sono facili da controllare e cambiare, ma si può trasformare il modo di pensare e di vivere, manifestando la tendenza ad una cultura più alta che salvaguardi la qualità di vita, la salute e il benessere di tutti. Una visione più alta dell’esistenza, nella vita di ogni individuo, può fornire strumenti per un effettivo cambiamento che introduca, nella vita sociale, un diverso modo di vivere gli eventi che assumono un peso esistenziale positivo per tutti.
Invece a peggiorare la crisi esistenziale degli individui, le loro “relazioni umane” sostituite da “relazioni digitali”, è subentrato il grande mondo dello smartphone.
Se si guardano le strade saltano agli occhi immagini di individui-pedoni (robotizzati) con gli occhi appiccicati al telefonino, lo stesso fanno le persone sedute nei bar, nei ristoranti, in tutti i luoghi pubblici, perfino in chiesa, sui mezzi pubblici, alla guida (pericolosa) delle proprie auto. Si tratta di un fenomeno preoccupante che è sfociato al di là di una condotta della normalità: è stato superato il limite fino alla diffusione di una vera e propria patologia. Necessità moderna del comunicare? No, diffusione abnorme dei problemi di personalità disturbate. La società umana moderna ha provocato, con gli squilibri e i ritmi innaturali assunti all’insegna del massimo profitto, una mancanza di “rapporti reali” facendoli sostituire con gli illusori, ingannevoli e spesso pericolosi, “rapporti digitali”
Gli esperti dovrebbero chiedersi, per davvero, cosa è accaduto all’universo emotivo e interpersonale delle persone. Infatti se si osservano, in ogni dove, questi “portatori di protesi tecnologica della comunicazione” si potrà notare, tristemente, come in loro si alternano, si avvicendano, dinamiche umorali preoccupanti (gioia-compiacimento-esaltazione-ansia-depressione-ira) che mostrano forme di accanimento che finiscono, quasi per tutti, in azionamenti compulsivi (sbraitamenti senza controllo con espressioni ad alta voce poco civili, ecc.).
Tutto questo fa parte anche del mondo dei giovanissimi che va a incidere profondamente sulla loro quotidianità, sulla formazione della loro identità individuale, su tutti i processi di socializzazione ma anche sulla gestione delle relazioni vere e proprie (dove ci sono gli sguardi negli occhi) e degli affetti (dove ci sono le carezze e gli abbracci).
Il mondo dei giovani presenta uno scenario sociale preoccupante: il 25% dei ragazzi risulta sempre connesso; il 45% connesso tutti i giorni più volte al giorno, praticamente svolgono una vita più online, cioè più virtuale che reale.
Il 59% comunica, trasmette quello che pensa (o per davvero o per finta) mediante la messaggistica, senza guardare negli occhi gli interlocutori.
È stata trasformata una grande utilità pratica in un serio pericolo di cambiamento antropologico negativo.
La connessione e gli innumerevoli contatti compulsivi dei più invece di far aumentare la fiducia, il senso di sicurezza, le certezze, fanno impennare le ansie e gli squilibri emotivi di varie forme.
In pochi si rendono conto che tutti questi mezzi di comunicazione (dispositivi digitali) stanno uccidendo l’immaginario, la fantasia, la creatività, il desiderio, il piacere dell’attesa (basta vedere il forte aumento del “copia incolla” nelle scuole, negli uffici, nelle tesi di laurea).
Crescono noia, solitudine e profondo disagio.
Divampa l’irrequietezza che viene compensata, sempre più spesso, con dei “tic”, che a lungo andare finiscono per estendere la loro problematicità.
Ovunque si vedono sguardi bisognosi d’aiuto, un bisogno che il coraggio non riesce a dare voce, una situazione drammatica che chi la vive non riesce ad affrontare e chi la vive di riflesso, perché gli sta accanto, non sa qual è la giusta cosa da fare.
Tutto questo si svolge in una società dove impera l’irresponsabilità di chi ha il dovere di fare qualcosa, di chi potrebbe farlo e non fa nulla per interessi di parte, cui si aggiunge chi vorrebbe fare ma non sa come dare forma a quella spinta interiore che lo sospinge. È così che spesso una buona volontà, abnegazione e tanto amore sono costretti a non potersi esprimere se non in limiti ristretti e avversati dalla lunga mano del profitto, di un potere palese o nascosto.
È sulla cultura dominante che bisognerebbe intervenire, attivando una corrente di pensiero che possa trascinare “i migliori” ad azionarsi esorcizzando le apparenti impotenze e scatenando vortici di speranza in grado di far intravedere come le cose possono cambiare quando lo si vuole veramente. È il coro di tutti “i migliori” che può cambiare la musica nei cuori dei più fragili, dei più deboli, dei sofferenti trasformandoli in portatori sani di forza di volontà e determinazione, per una società più illuminata e più felice.
Se ciascun individuo accetta la sfida entro di sé avvia una cultura della coscienza che può contrastare l’oscurità intellettuale diffusasi. Ciascun individuo può scoprire di possedere il potere della scelta e di essere in grado di poter partecipare alla costruzione di una nuova società: mattoni di consapevolezza indistruttibili in grado di mettere in difficoltà i detrattori della libertà, dei diritti, della giustizia, della pace, della bellezza, della salute e del benessere di tutti.
La società malata può guarire.