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931. L’Unicità di Dio da Vidya

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Non esiste che un oceano d’immortalità, senza fondo e senza limiti, pura Esistenza, pura Coscienza, pura Beatitudine, sfolgorante la sua eterna Luce, echeggiante la musica infinita del suo Nome immortale (oṁkāra). Calmo, pacifico, silenzioso nella maestà della Sua Essenza. Non esiste che Lui. Ecco che cosa svela la meditazione.

Tutti i nomi sono uno. Dio è uno. È chiamato con nomi diversi, specie dai Rāmabhakta (gli adoratori di Dio sotto la forma di Rāma, un avatāra di Viṣṇu.) che devono ripetere il pañcākṣara (letteralmente, [che consiste di] cinque sillabe. Un esempio di pañcākṣara è appunto il mantranamah śivaya”.) per sei mesi prima di adorare Śiva. Si dice che solo allora essi avranno il darśana (La visione. Quando una divinità dona il suo darśan a uno dei suoi adoratori vuol dire che appare a lui. È degno di nota che per avere il darśan della loro divinità, che è un avatāra di Viṣṇu, i Rāmabhakta debbano concentrarsi per sei mesi su un mantra di Śiva.) di Rāma. Vi è un ben preciso motivo in questo: “Śiva è il cuore di Viṣṇu, Viṣṇu è il cuore di Śiva”. Śiva e Viṣṇu sono una cosa sola. Non fate come lo sciocco devoto di Śiva che tappò da un lato le narici di Hari-Hara (nomi rispettivamente di Viṣṇu e Śiva. Per dimostrare l’identità e la non separatività di Śiva da Viṣṇu, si adorano in India immagini (statue o pitture) particolarmente sacre nelle quali una parte del corpo rappresenta Viṣṇu e l’altra Śiva) perché le volute dell’incenso che passavano e ripassavano davanti all’immagine non entrassero nella narice di Viṣṇu. Sappiate che tutte le forme del Signore non sono che una; tutti i suoi nomi non sono che uno e hanno uguale effetto.

Alcuni credenti sostengono che un nome è superiore a un altro: “So ’ham (“Io sono Quello” cioè l’Assoluto. Nella sua forma capovolta diviene ‘haṁ sa, formula che viene ripetuta costantemente nel ciclo della respirazione: ’ham inspirando, sa espirando.) è il migliore”, dicono. Che cosa intendono, il più delle volte, per so ’ham? Che il corpo è l’ātman. Che possono dunque comprendere di più? La loro mente è offuscata e se non la ripuliscono non potranno afferrare il significato dei mahāvākya. (“Grande Detto o Sentenza” delle Upaniṣad. I più importanti sono quattro e si riferiscono ai quattro Veda.) Essi non praticano il karma yoga né il bhakti yoga, saltano al jñāna yoga e, alla fine, non realizzano nulla.


estratto da L’Enseignement de Sivananda – Ed.Albin Michel
tratto da noi da Vidya (periodico mensile gennaio 2014 Anno XLII)

 

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