La società umana mondiale, quindi le realtà dei vari Paesi, ha subìto vari “cambiamenti”, che sarebbe giusto definire “sconvolgimenti”.
Il potere ha sempre esercitato la sua influenza sulla società umana, ma oggi più che mai, grazie all’evoluzione dei media. I media, oggi, al completo servizio del potere, riescono ad esercitare intense forme di controllo e di condizionamento politico, ovvero una profonda manipolazione dell’opinione pubblica (cioè dei cittadini bersagliati) fino a realizzare una silenziosa e invisibile mutazione genetica della democrazia rappresentativa. Se le cose procederanno così tutto sarà destinato a peggiorare, a degradarsi irrimediabilmente.
Se invece un certo numero di individui, quelli che noi vediamo come “i migliori” (come abbiamo scritto in molte occasioni compresa quella nell’ultimo, recente, libro, L’Italia occulta) contrastando “i peggiori”, avvieranno un nuovo processo culturale, con la missione di rivedere il funzionamento di tutto il “sistema” (corrotto), allora potrà esserci ancora una speranza.
Un esempio più che evidente è quello di Telecom-Tim di questi ultimi vent’anni, con gli avvicendamenti dei vari predatori-manager a cui “qualcuno” ha dato il mandato di disastrare la società senza farlo troppo apparire: la società, anno dopo anno, anziché farla evolvere sotto tutti i punti di vista e riorganizzarla per il bene dei cittadini-utenti, dei cittadini-dipendenti e dell’intero Paese, è stata sempre più indebolita e indebitata (avviando una via di distruzione del mondo del lavoro costituitosi, a suo tempo, sui diritti sanciti dallo Statuto dei Lavoratori, una devastazione avviata con le illecite “cessioni di ramo d’azienda” dimostratisi tutte un mascherato licenziamento dei lavoratori). Tutti i manager-predatori, che han ben disastrato, andandosene si son portati via laute ricompense milionarie. Inspiegabile: una società un tempo invidiata in tutto il mondo per la sua efficienza, per la sua capacità industriale nel Paese, per la qualità della vita data ai dipendenti che partecipavano a farla crescere.
Oggi siamo arrivati al progetto di riunificazione delle reti di telecomunicazioni su “banda ultra larga” per una connessione super veloce a Internet.
Sembrerebbe un raggiungimento più che eccellente, ma lo è? Per quelli che oggi utilizzano internet e il web e per quelli che lo useranno ancor di più nel futuro è un gran risultato.
Ma per una questione così importante per il Paese non si può avere, per valutare correttamente, una visione solamente parziale, senza vedere e comprendere l’Intero.
Scorporare la rete di Tim e fonderla con quella di OpenFiber (in costruzione) per farne un’unica infrastruttura nazionale è una buona cosa?
Tiene davvero conto di tutti i soggetti che potranno utilizzarla, per la tutela di alcuni (i normali utenti con i loro diritti) e il controllo di altri (quelli che hanno interesse a diffondere i propri prodotti, i propri servizi, i propri contenuti) per evitare ogni tipo di violazione giuridica e costituzionale?
Il pericolo della violazione dei diritti esiste, come quello della manipolazione strategica esercitata, indisturbata, negli spot pubblicitari spinti a provocare, senza alcuna eticità e moralità, bisogni compulsivi, destabilizzanti dell’equilibrio del “sistema Mente-Corpo” della persona (come molte pubblicità che sospingono al gioco di azzardo online e no), che andrebbe rispettata, tutelata e protetta come una “persona umana” e non sfruttata-trasformata in un conveniente cliente-consumatore.
Ad esempio, come soggetti interessati particolarmente ci sono i broadcaster tv, specialmente Mediaset che vede nell’ultrabroadband un canale alternativo potente (per i suoi prodotti, televisivi e pubblicitari).
La OpenFiber è una società a prevalente proprietà pubblica, controllata da Cassa Depositi e Prestiti e da Enel.
Mediaset è proprietà piena di un privato, un Editore in forte conflitto d’interesse da più di vent’anni (che fa politica; ha governato più di una volta il Paese; condannato per frode fiscale; considerato dai giudici un delinquente abituale; investigato per le stragi del ’93; oltre ad avere una storia di oscure ombre mai chiarite, come l’appartenenza alla Loggia P2 di Licio Gelli – Loggia considerata eversiva per Legge Anselmi –, i rapporti diretti e indiretti con esponenti di Cosa Nostra e molto altro ancora).
È un bene che questa “Infrastruttura” venga messa in mano pubblica, ma resta un “interrogativo” gigantesco.
L’interrogativo è quello di capire chi la controllerà e in quali modi e se dando priorità alla sicurezza, ai diritti e alla più completa tutela dei cittadini, specie quelli più fragili (caratterialmente ed economicamente).
Chi ne usufruirà? A quali condizioni? Con quali veri obiettivi?
Il grande pericolo è che possa essere gestita, mediante la facilitazione di atti corruttivi, con criteri clientelari da un lato e dall’altro con criteri assistenzialistici per liberamente manipolare indisturbati. Perché il problema potrebbe ricadere sui cittadini-utenti con i costi alti delle tariffe con il pretesto-ricatto di salvaguardare l’occupazione. Senza contare la salvaguardia necessaria del pluralismo e della libertà d’Informazione. Si aggiunge il rischio di una possibile ingerenza-lottizzazione da parte dei partiti politici (magari quelli legati segretamente ad interessi masso-mafiosi).
Un Editore interessato (Mediaset-Berlusconi), anche al centro della politica, potrebbe essere in grado di condizionare, ancora una volta, le scelte politico-istituzionali, come ha sempre cercato di fare a tutti i costi.
Il costo dell’Operazione (il pagamento miliardario dello Stato a Tim) potrebbe riversarsi sui cittadini, come al solito, e verrebbe leso anche il pluralismo e la vera libera concorrenza.