Dall’“uomo comune” (il cosiddetto uomo della strada) ai vari “vip” (politici, manager vari, artisti, critici, giornalisti, conduttori, opinionisti, esperti tuttologi, imprenditori, magnati, ecc.), tutti soffrono di disturbi della personalità ma non lo sanno, non se ne rendono conto. Tutti sono, irrimediabilmente, posseduti da un “Nuovo Male Oscuro” che si è abbattuto sulla società.
Sono state create le condizioni, nella società di oggi, perché tutti possano sentirsi dei supereroi e autocelebrarsi opportunatamente. Tutti possono essere, cioè sentirsi, importanti, avere il proprio podio in cui ricevere manifestazioni di consenso, avere nel mondo del proprio piccolo “io” la parte di celebrità (anche se si tratta della percezione di una realtà virtuale).
Di che condizioni si tratta? Sembrerebbe di una condizione funzionale ad arginare esplosioni sociali, deviare energie psicofisiche compulsive, trasformare conati di vomito di violenza in manifestazioni di aggressività creativa, ecc..
Ma di cosa si tratta veramente? Di una malattia invisibile che si insinua nella mente-personalità di tutti e che rende, proprio per questo, malata la società.
Si sono imposti, nella vita delle persone (bambini, ragazzi, giovani, adulti, anziani e vecchi), comportamenti spazzatura, gesti che squalificano la dignità di chi li compie.
Può sembrare, la nostra, una esagerata visione catastrofica, ma non lo è, fortunatamente, per tutti coloro che ancora riescono a percepire l’anomalia, il guasto subentrato nell’essere umano, in coloro che ancora vivono il senso dei valori umani, in coloro che sentono, ritengono importante il valore della sobrietà, della misura, della commensura. Dal punto di vista sociale, coloro i quali credono ancora in uno Stato di diritto e nella necessità del senso delle istituzioni.
Per questa maggioranza cui accennavamo la vita, privata e pubblica, sembra diventata un unico grande spettacolo in cui esibirsi, acclamarsi, mostrarsi a tutti i costi: imporsi agli altri. Ciò rivela un triste imbarbarimento, una degenerazione, una drammatica “caduta”.
Il “buono” e il “meglio” che era rimasto negli ultimi 10-20 anni è completamente cambiato in peggio. Ciò che un tempo era motivo di orgoglio di una italianità apprezzata in giro per il mondo sembra essersi eclissato.
Coloro che guidano il Paese (la classe dirigente) offrono, ogni giorno, questo triste spettacolo di “esibizionismo” esasperato, dando un cattivo esempio ai “governati”, ai “guidati”. Un esibizionismo che vuole per forza essere condiviso, che non riflette sulle sue eventuali conseguenze: un impulso incontrollato alla degradazione, alla destabilizzazione, alla perdita della vera identità.
Nell’oggi, parole, espressioni, battute, proponimenti, gesti del tutto demenziali, tradotti in post, in foto, in video, in un vero e proprio racconto autocelebrativo (come quelli di certi esponenti di primo piano della politica e dei governi), vengono con arrogante pretesa diffusi, socializzati per forza, gridati per maggiori consensi.
Cosa vuole, e cosa invece rivela, questo tipo di comportamento?
Suscitare ammirazione? Suscitare invidia? Suscitare considerazione? Godere, nutrirsi della propria ostentazione?
Tutto ciò rivela una patologia considerata normalità e per questo ancor più grave. Grave perché l’opinione comune diffusasi considera tutto ciò “assolutamente normale” e chi pensa il contrario è considerato retrogrado, fuori dello spirito dei tempi. Come già dicemmo altrove, ci troviamo nella situazione sociale in cui “i malati (di mente), che si considerano sani, additano i sani come a dei malati da curare o vigilare, da non tener conto di quello che dicono”.
Cosa genera tutto ciò?
Una guerra invisibile tra “ego-centrati”, una guerra mascherata con la bandiera della falsa condivisibilità: il singolo che, con le faccette che ridono, si impone agli altri sparando la propria incompletezza, la propria frustrazione, la propria incapacità, i propri rancori, attraverso internet (foto, messaggini, mail, post, video, ecc.). Il problema sociale è che ormai gli “ego-centrati” sono una moltitudine, una popolazione sempre più preoccupante.
L’individuo si è ammalato di automatismo e meccanicità: mettere in rete sé stessi o l’evento ripreso è diventato un riflesso condizionato, senza alcun passaggio per il senso critico. Tutti immaginano sé stessi al centro di una massima audience e per questo le loro risposte comportamentali e comunicazionali rincorrono, al limite della follia, gli sperati consensi (follower, like).
Il buon gusto, il decoro, la dignità si sono letteralmente scollati dalla natura umana. La comunicazione si è fatta invadenza, aggressività, a volte violenza: uno scivolone sull’eccesso di condivisione.
Se, d’altronde, un politico, un premier, un ministro o un qualsiasi altro vip si comporta così perché non dovrebbe uno sconosciutissimo cittadino, prendendosi un suo momento di notorietà?
La volgarità delle parole, che scorre sulla rete, rivela come aumenti in modo preoccupante il “non-pensiero”, la totale assenza di contenuti tra i più (specie tra molti giovani): una infestazione che costruisce torri del turpiloquio che incrementano disprezzo, odi, razzismo, bullismo (fenomeno sociale violento e intenzionale, di natura fisica e psicologica) che tendono alla sopraffazione dell’altro. La cosa grave è che le persone si sono abituate, assuefatte a tutto questo e lo vivono come normalità, come a qualcosa del tutto naturale, senza più accorgersi di cose, di persone, di fatti e di eventi davvero pericolosi. A indignarsi sono sempre di meno e a prevalere è la “caduta” abissale condivisa dai più.
Non vogliamo nemmeno immaginare quel giorno in cui tutti, ma davvero tutti, saranno incapaci di “vedere” a occhio nudo l’inferno in cui sono precipitati per non aver fatto alcuna consapevole resistenza.
Questo “Nuovo Male Oscuro” serpeggia indisturbato, non contrastato, nella società odierna che lo ha accolto benevolmente tra le proprie braccia.