Ovunque un “gruppo” o un’“organizzazione” spirituale manifesta lo spirito di unità, sbarrando l’ingresso all’insidia, all’ipocrisia, alla maldicenza, alla calunnia e alla diffamazione, una stella splende nel mezzo delle tenebre del mondo, influenzando e irradiando beneficamente l’atmosfera, apportando grandi benedizioni a chiunque abbia un cuore e una mente aperti spiritualmente. Ma se al loro interno serpeggiano l’insidia, la maldicenza, la calunnia o la diffamazione, allora significa che in essi è calata l’oscurità, mascherata dall’ipocrisia.
Stiamo parlando di una “Organizzazione” spirituale non di un partito politico, di un sindacato o di qualunque altra forma di “Associazione”, ma tutte soggette, in primis, alle leggi vigenti (sia per l’Atto costitutivo sia per lo Statuto). Al di là delle altre forme associative, al di là delle leggi e delle norme scelte da seguire, una organizzazione spirituale dovrebbe, senza troppo sforzo, riflettere uno specchiato senso morale, etico, ideale e spirituale: mettere al primo posto sempre la “Verità” (sathya). Quando, al contrario, i più importanti responsabili dell’organizzazione spirituale si comportano esattamente come i responsabili di un qualunque partito o altra associazione profana, con metodi del tutto discutibili, significa che tale organizzazione è diventata altro, ha perso o ha oscurata la propria autorità morale nei confronti dei membri interni e dell’immagine pubblica verso i quali essere un esempio. Una struttura organizzativa indebolita dai comportamenti dei propri responsabili significa che è aperta a qualunque tipo di insidia e che non è più in grado di difendere né un singolo membro né l’intera organizzazione.
Se in una “organizzazione” spirituale penetra e si diffonde la corruzione significa che in essa è stata smarrita la motivazione ideale per la quale è venuta in essere. Significa che ha dato credito e potere, per un qualche interesse egoistico inconfessabile, a uno o più personaggi “devoti dell’ignoranza” (dell’avidya), le cui risposte comportamentali e comunicazionali sono la maldicenza, la calunnia e la diffamazione, su alcuni membri interni, per la conquista di una occulta egemonia sulle varie “parti” gerarchiche dell’organizzazione, personaggi sostenuti dall’ipocrisia dei diversi responsabili silenziosamente consapevoli-colpevoli, del perché e del come, di cosa stanno perseguendo, magari a danno di “qualcuno” troppo devoto alla “Rettitudine” (“Dharma”) ma che provoca l’invidia e la gelosia di uno spirito ignorante. Significa che si è trasformata, o si sta trasformando, nel suo perfetto contrario (esotericamente in una “Organizzazione a Rovescio”), un “centro spirituale dell’oscurità” che inganna tutti coloro che la seguono in buona fede. Una tale trasformazione apre facilmente all’insidia contro-iniziatica, alle oscure forze che vogliono sovragestirla o frammentarla per contrastare il suo spirito di unità iniziale che l’aveva resa “centro di luce”.
I responsabili di una organizzazione spirituale, ma anche qualsiasi suo membro iscritto non avente cariche, dovrebbero praticare l’altruismo. Infatti, chi di essi non si cura di aiutare un suo fratello quando se ne presenta l’occasione, chi di essi rimane sordo e cieco a qualsiasi forma di miseria umana, chi di essi raccoglie come vera una evidente calunnia impropria, alle spalle di un fratello, senza preoccuparsi di assumerne le difese, costoro non sono dei “ricercatori della Verità” né devoti dell’Assoluto che a parole dicono di voler realizzare. Un pesante carico karmico aspetta sempre coloro che, pur avendo delle responsabilità come quelle di una organizzazione, non assolvono il Dharma che gli compete trasformandolo solo in Karman negativo.
Che cos’è l’ipocrisia?
i·po·cri·ṣì·a
sostantivo femminile
Simulazione estesa, specialmente all’ambito dell’atteggiamento morale o dei rapporti sociali e affettivi: non è umiltà vera, è ipocrisia.
Che cos’è la maldicenza?
mal·di·cèn·za
sostantivo femminile
1 Atteggiamento o comportamento ostile che si manifesta col parlar male del prossimo.
2 Discorso malevolo o dannoso all’altrui reputazione.
Che cos’è la calunnia?
La calunnia è un reato previsto dall’articolo 368 del Codice penale italiano.
Articolo 368 Codice penale italiano
“Chiunque, con denunzia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’Autorità giudiziaria o ad un’altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, incolpa di un reato qualcuno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni”.
“La pena è aumentata se s’incolpa taluno di un reato del quale la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a dieci anni, o un’altra pena più grave.
La reclusione è da quattro a dodici anni se dal fatto deriva una condanna alla reclusione superiore a cinque anni, è da sei a venti anni, se dal fatto deriva una condanna all’ergastolo”.
Che cos’è la diffamazione?
La diffamazione, in diritto penale italiano, è il delitto previsto dall’articolo 595 del Codice penale italiano.
Articolo 595 Codice penale italiano
“Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032.
Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.
Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516.
Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate”.
*****
Di seguito, alcune frasi significative di quello che pensava Sai Baba a proposito degli atteggiamenti, dei comportamenti, dei discorsi malevoli e dannosi alla reputazione altrui, compresi gli azionamenti organizzati coralmente contro una persona per far risultare veritiera l’accusa. Sai Baba ripeteva che elogi, biasimi e calunnie sono indici di debolezza. Metteva sempre in guardia da tali modi di essere perché sapeva che tali modi avrebbero serpeggiato anche all’interno dell’Organizzazione da lui creata e tra le varie cariche assunte, dalle minori a quelle maggiori.
“… Uno può fare il Presidente dell’Organizzazione,
ma ciò non significa che possa agire
secondo i propri capricci e le proprie fantasie.
Pur essendo convinto del fatto che
nell’Organizzazione Sai non ci siano persone del genere,
vi voglio mettere in guardia lo stesso … “.
“… in un’organizzazione sono tutti importanti,
il Presidente, il Segretario, il Coordinatore, i Membri;
ma, per aver successo,
devono lavorare tutti uniti”.
“… Tenete ben presenti il prestigio e l’onore
delle Organizzazioni Sathya Sai:
qualsiasi cosa facciate,
sia in bene che in male,
avrà una ripercussione sul nome di Sathya Sai.
Per tenere alta la dignità di questo nome,
comportatevi nel rispetto della Verità.
Fra i membri dell’Organizzazione
non ci devono essere differenze o lotte interne:
risolvete ogni conflitto
con l’Amore e la Comprensione.
L’Amore è Dio;
vivete nell’Amore …”.
“… Presidenti, Segretari e Coordinatori
devono buttarsi a capofitto nell’azione;
solo allora ci sarà trasformazione.
L’informazione è attinente alla quantità,
la trasformazione alla qualità.
È essenziale la qualità,
non la quantità …”.
“Esiste solo una strada maestra
lungo il viaggio spirituale:
l’Amore;
Amore per tutti gli esseri
come manifestazione della stessa divinità
che è la vera essenza del Sé”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Discorso del 20 novembre 1998
“(…) C’è stato in me un cambiamento?
Com’ero prima di incontrare Baba?
Come sono diventato dopo averlo conosciuto ed essere diventato un devoto?
Come sono cambiato dopo essere entrato nell’Organizzazione
ed essere diventato un responsabile?
Devo considerare se, attraverso questi quattro momenti,
sono rimasto la stessa persona che ero prima,
e devo scoprire dentro di me se sto facendo veramente il mio dovere (…).”
estratto da: Atti 1° Convegno Responsabili dei Centri Sai Stranieri
20-24 Novembre 1998
Prima Sessione A – di Sri Indulal Shah
“Non servite per le ricompense, per attrarre attenzione, meritare gratitudine o per un senso di orgoglio per la vostra superiorità in capacità, ricchezza, stato sociale o autorità; servite perché siete spinti dall’amore. Quando riuscite, attribuite il successo alla Grazia di Dio che vi ha ispirato come principio d’Amore in voi e, quando fallite, imputate la sconfitta alla vostra inadeguatezza, ipocrisia o ignoranza. Esaminate le motivazioni dell’azione e disinfettatele da tutte le tracce di ego; non accusate chi riceve il servizio, chi collabora con voi o Dio”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Pensiero del giorno del 3 maggio 2009
“Dovunque andiate, oggi trovate persone che combattono l'una contro l’altra. Non ci sono né unità né purezza da nessuna parte. Dovunque c’è inimicizia. Chiunque incontriate è arrabbiato. Parlate con qualcuno e questi parlerà male di voi. Dobbiamo scacciare le qualità malvagie quali la rabbia, la gelosia, l’ipocrisia etc. Non dobbiamo recar danno a nessuno, non dobbiamo causare dolore a nessuno. Siate sempre di aiuto, non ferite mai. Con l’unità potete ottenere tutto, perciò dovete sempre attenervi al nobile sentiero dell’unità”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
tratto da Discorso del 22 agosto 2007
“Qualunque cosa facciamo tornerà indietro come reazione, riflesso e risonanza; tutto ciò che sperimentiamo è il risultato delle nostre stesse azioni, non è dato da Dio. Egli non dà niente alla gente se non Beatitudine (Ânanda). Avendola sperimentata, non criticate l’Uno che ve l’ha data. La gioia come la sofferenza sono riflessi delle vostre azioni. Il fatto che Dio vi ami, significa che Egli ama Se Stesso. Dio non ha attributi, non ha qualità malvagie come ira, odio, gelosia e ipocrisia, né queste qualità vi sono state date da Lui; le avete generate voi stessi. Liberatevi quindi dell’illusione. Se vi create preoccupazioni inutili pensando: “Io non ho questo, io non ho quello”, ingannate voi stessi. Riducete i desideri e non dovrete accollarvi troppo bagaglio. Soltanto così potete essere contenti”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
tratto da Discorso del 29 aprile 2009
“(…) Esistono già molte organizzazioni che predicano ciò che non praticano: in ogni strada ce n’è una! Perciò questa non deve degenerare nell’ipocrisia come tante altre! La religione ha come obiettivo l’eliminazione dell’odio e dell’inimicizia fra i figli di Dio, tuttavia alcune religioni sono in conflitto fra loro. Il linguaggio è il mezzo per consolidare l’amicizia, promuovere la cordialità e far riavvicinare gli uni agli altri attraverso un dialogo amorevole e solidale, ma attualmente il linguaggio è diventato un’arma temibile! I templi non sono più dimore di pace, sono istituzioni per le quali certe persone entrano in lotta. Il fratello combatte contro il fratello, ed ogni casa è un campo di battaglia. La pace potrà albeggiare solo se si apprende, si pratica e s’insegna l’arte del vivere insieme in pace ed in amicizia nelle famiglie. Solo così si potrà stabilire la pace nel mondo, senza indugi o difficoltà”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
tratto dal Discorso dell’1 febbraio 1970
“(…) La derisione e il disprezzo devono essere affrontati con serena indifferenza. Persino gli Avatār non sono esenti da questi miseri attacchi da parte di uomini gretti. Krishna fu accusato di essere un ladro e di aver ucciso Satrājit per appropriarsi della gemma ‘Shyamantaka’ che Satrājit portava mentre stava cacciando nella foresta. Il Signore si propose di provare la falsità dei Suoi calunniatori e scoprì che Satrājit era stato ucciso da un leone e che la gemma si trovava nella grotta di Jāmbavān, un orso che l’aveva legata sopra il giaciglio del suo orsetto in modo che potesse vederne il luccichio e giocare! Non cedete alla tentazione d’infangare la reputazione altrui: è un passatempo malvagio, gravido di tragedie. Mantenete la vostra lingua pura e dolce, scevra da ogni maldicenza.
(…) Dovete anche evitare ‘il male dell’orecchio’, di trarre piacere dalla maldicenza, dalla bestemmia, dalle storie di odio e avidità, da discorsi pronunciati da uomini malvagi e miscredenti, che non hanno amore nel cuore né fratellanza nelle azioni. State ben attenti al ‘male della lingua’, al ‘male della mente’ ed ‘al male delle mani’, ossia desistete dal pronunciare parole che possano danneggiare la reputazione degli altri, ledere i loro interessi e causare loro sofferenza; rinunciate a passioni ed emozioni perverse e tenetevi alla larga da azioni malvagie. Solo se queste iniquità saranno eliminate, potrete avere successo nella meditazione. Anche la minima traccia di questi ‘mali’ macchierà la mente creando agitazioni e disordini”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Discorso del 18 luglio 1970
“(…) Se un piede scivola, la ferita che consegue alla caduta può essere curata. Ma se è la lingua a scivolare, la ferita causata al cuore di qualcuno rimarrà in suppurazione per sempre. La lingua è soggetta a commettere quattro gravi errori: la menzogna, la maldicenza, il trovare colpe negli altri e l’eccessivo parlare. Tutti e quattro devono essere evitati, se si desidera la pace (“Shanti”) sia per l’individuo che per la società. Il vincolo della fratellanza diventerà più stretto se la gente parlerà meno e parlerà dolcemente. È per questo motivo che le Scritture (“Sastra”) prescrivevano il silenzio (“Mounam”) come voto per gli aspiranti spirituali (“Sadhaka”). Tutti voi siete aspiranti spirituali (“Sadhaka”) a vari stadi del cammino, per cui la disciplina del silenzio à valida anche per voi”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Pensiero del giorno 27 novembre 2001
“(…) A volte la nuvola dell’invidia e dell’odio offusca le relazioni. Ciò è principalmente dovuto alla paura; paura che provoca rabbia. L’emergere della devozione, con l’umiltà e la saggezza che ne derivano, farà scomparire rabbia e paura. La rabbia logora salute, tempo e carattere: non permettetele mai di avere gioco facile. Proprio come coltivate un campo, dovete curare i sentimenti, le motivazioni, i desideri e le sollecitazioni. Le persone spesso si rovinano perché non possono tollerare la prosperità altrui e si ostinano a denigrare gli altri. La gelosia è la causa principale della rovina e nasce a causa dell’indebita importanza attribuita al corpo, ai sensi e all’accumulo di oggetti che soddisfano i sensi. Sviluppate lo spirito di reciproco aiuto, guardate le cose nella giusta prospettiva: date a ogni cosa il proprio valore e niente di più. Rabbia, gelosia e odio fanno più male a chi intrattiene questi sentimenti che a quelli verso cui tali sentimenti sono espressi”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Discorso del 9 settembre 1959
“(…) Perché sprecare del tempo prezioso criticando il comportamento degli altri e diffamandoli? Coltivare l’invidia, la malevolenza, l’odio e la rabbia nei confronti del prossimo è un passatempo malvagio che ricade su chi lo pratica. In ogni persona risiede lo stesso Sé, la Scintilla Divina, per cui denigrare i vicini è come denigrare la Divinità. Il gioco della vita vale esser giocato e diventa interessante solamente quando ci sono i confini e le regole che limitano e controllano; immaginate una partita di pallone priva di regole e confini: sarebbe un caos, una lotta libera, una rissa e nessuno saprebbe chi ha vinto e come. La via del comportamento corretto è il confine del campo nel gioco della vita; giocate facendo attenzione ai segnali di “errore” e “fuori” e fate che le virtù vincano sui vizi”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Discorsi di Sathya Sai, vol. 6, cap. 13
“Quando vorrete entrare nella Dimora del Signore vi troverete davanti a due porte chiuse: il desiderio di lodare voi stessi ed il desiderio di diffamare gli altri. Le porte saranno chiuse dal catenaccio dell’invidia ed anche un grosso lucchetto di egoismo sarà là a precludervi l’entrata. Dovrete ricorrere alla chiave dell’Amore (“Prema”) per aprire il lucchetto; poi dovrete rimuovere il catenaccio, e a questo punto potrete spalancare le porte”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Pensiero del giorno 20 maggio 2002
“(…) Chi è spirituale? È indispensabile la spiritualità per realizzare l’Âtma. La spiritualità non consiste nelle pratiche di devozione come la preghiera, il canto e la meditazione; significa sopprimere le qualità animali e coltivare quelle divine. Perciò, chi ha intrapreso il sentiero spirituale deve distaccarsi dalla bestialità e sviluppare gli aspetti divini che gli sono propri. Che utilità potrà mai avere qualsiasi pratica devozionale se non vengono rimosse le caratteristiche animalesche?
Criticare gli altri, calunniare, far chiacchiere e pettegolezzi, ridere e parlar male del prossimo, son tutte tendenze subumane. La divinità e la potenza dell’atomo sono innate in tutto e in tutti. Rispettate, quindi, ed amate tutti; tenete a mente questa verità mentre svolgete i vostri compiti. Pratiche come japa e dhyâna arrivano solo ai dipartimenti inferiori. Abbandonatevi a Dio, in modo da raggiungerLo senza mediazioni di sorta. Fate come Lakshmana che si rivolse a Râma con queste parole (Swami canta):
O Râma, Tuo è tutto quanto posseggo.
Mi arrendo a Te; sono uno strumento nelle Tue mani;
ogni Tua parola è un ordine”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
tratto dal Discorso del 28 febbraio 1995
“(…) Non vi esaltate per le ricchezze, lo stato, l’autorità o l’intelligenza di cui siete stati dotati, considerateli segni della Sua Grazia, opportunità di servizio e simboli di responsabilità dativi in affidamento in modo che possiate fare del bene. Non esultate mai per gli errori degli altri, considerate le loro imprecisioni e insuccessi con comprensione; cercate sempre il bene in loro, ascoltate solamente le notizie buone che li riguardano e non prestate mai orecchio agli scandali. Il distacco dona la libertà dalla paura, dona la forza e il coraggio perché è il desiderio che indebolisce e fa piegare la schiena davanti a chi ha autorità e influenza. Il distacco vi dà il rispetto di voi stessi, la capacità di opporvi alla calunnia e alla diffamazione (…)”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
tratto dal Discorso del 24 ottobre 1965
“(…) Ci sono vari modi di comportamento che potete apprendere per assicurarvi l’equanimità.
Se qualcuno vi insulta o vi calunnia, accettate la cosa con un sorriso e pensate: “Così è il mondo, sostanzialmente ingrato e grossolano; costoro mi stanno facendo un piacere: la mia forza è sotto esame e non devo cedere all’ira o al risentimento.” Fatevi forti formulando questi pensieri e restate calmi, con un sorriso di trionfo sulle labbra.
(…) Se non accettate gli insulti che qualcuno scaglia contro di voi, essi ritorneranno a chi ha voluto offendervi; una raccomandata torna al mittente se non viene accettata. Non compromettete la vostra pace mentale accettando la lettera e leggendone il contenuto; rifiutatela, così avrete la possibilità di correggere chi si comporta male. Se l’accettate significa che vi aggregate alla banda di quei malfattori: quindi siete avvisati!”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
tratto dal Discorso dell’aprile 1973
da La Vera Voce Interiore (Discorsi 1973-1974)
Sathya Sai Speaks – Volume 12
“(…) I buoni sono sempre bersaglio di malizia e invidia, di calunnie e insulti da parte dei malvagi. Assicuratevi che la vostra bontà sia radicata e salda per sostenere tutte le traversie.
(…) La verità può rimanere velata per qualche tempo dalla nebbia della maldicenza, ma la vittoria è sempre sicura. Le forze dell’odio saranno sconfitte dai loro stessi raggiri e stratagemmi, e andranno incontro alla loro rovina poiché le loro azioni determineranno reazioni tali che saranno per loro disastrose”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
tratto dal Discorso 10 giugno 1973
da La Vera Voce Interiore (Discorsi 1973-1974)
Sathya Sai Speaks – Volume 12
“Dio si incarna per il ripristino del Dharma (la rettitudine), che include la moralità, la verità, l’amore ed una moltitudine di altre qualità che sostengono l’individuo e le comunità. Il Divino punisce coloro che non si oppongono o restano passivi mentre vengono perpetrate delle ingiustizie o vengono compiuti dei crimini. Non reagire in circostanze simili significa macchiarsi della stessa colpa. È solo quando opponiamo resistenza alle ingiustizie ed alle azioni non rette e cerchiamo di estirpare il malcostume nella società che possiamo dichiarare di partecipare alla restaurazione del Dharma”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Pensiero del giorno 16 febbraio 2004
“L’azione peggiore che potete fare è quella opposta a ciò che predicate negando così con le mani quello che spargete con la bocca. Se non potete vivere coerentemente alle dichiarazioni che fate, state tranquilli, non andate in giro a sbandierare altrimenti ciò che fate veramente è comunicare a tutti che siete un ipocrita. Non predicate il Dharma mentre lo screditate nei fatti; il Dharma è stabile e immutabile, non può mai declinare. Ciò che accade è che coloro che devono metterlo in pratica scemano in fede e fermezza. Ogni individuo è giudicato per ciò che fa, non per i precetti che pronuncia. Il seme cresce lentamente in un albero grande ed esteso; così, tramite azioni piccole, parole dolci e atti di gentilezza, l’essere umano si eleva fino a diventare un Essere Divino”.
Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
tratto dal Discorso 31 marzo 1965
Tutti commettono errori: errare humanum est. Ma certi errori, in una organizzazione spirituale, sono meno giustificati, meno comprensibili, fuori luogo, meno tollerabili. Esiste sempre, infatti, la possibilità di rimediare al malfatto quando si è, in fondo, in buona fede. È spirituale saper riconoscere i propri errori, ammetterli e cercare di rimediare, altrimenti è altro, ovvero ignoranza e oscurità al servizio del Male.
Cosa deve fare un devoto spirituale di fronte a degli errori ingiusti commessi (sia chi li ha commessi sia chi li ha subiti)?
Mettere in pratica gli Insegnamenti ricevuti e permettere a mente e cuore di risuonare di nuovo all’unisono. Un vero devoto oltre che risvegliare sé stesso in capacità mentali, emozionali e spirituali superiori, deve farsi individuo difensore al servizio degli altri, custode della spiritualità delle generazioni a venire e del pianeta.
Un’organizzazione spirituale anziché scegliere la via fredda e rigida della mente, che se non purificata sbaglia sempre, dovrebbe scegliere la via del cuore che, malgrado i problemi e le sofferenze, apre sempre all’amore vero che è capace di costruire sempre strade nuove.
Sai Baba non ha voluto una casa per privilegiati nel creare l’”Organizzazione Sathya Sai”, ma essa avrebbe potuto esserlo se ogni membro, con cariche o senza, avesse seguito i Suoi Insegnamenti anziché disattenderli. Tutti hanno ricevuto lo stesso contributo, ma c’è chi ne ha abusato sperperandolo, c’è chi se l’è tenuto stretto a sé per vanagloria e un improprio esercizio del potere, pochissimi hanno investito saggiamente aumentandolo.
Noi siamo solo distaccati osservatori ingiudicanti: la ragione non offre alcun elemento per confortare un giudizio e la compassione va oltre il metro di giudizio umano. Possiamo solo chiudere, dopo quanto espresso, con una domanda a quei pochi o a quei tanti che ci leggeranno:
“Qual è il ruolo, il compito dell’”Organizzazione Sai” e di coloro che ne sono membri?