Quanto accade ogni giorno nel mondo è solo il riflesso di ciò che sono gli uomini in cuor loro. Ciò che emerge dalla subcoscienza e dall’inconscio collettivo si solidifica esprimendosi nelle cose, nelle persone, nei fatti e negli eventi che si incarnano ogni giorno.
L’essere umano proietta le proprie passioni, negativamente o positivamente, solidificandoli nella vita di tutti i giorni, ma non è consapevole di tale processo.
Questi giorni abbiamo visto gli effetti pericolosi di una strategica manipolazione dell’opinione pubblica. Stiamo parlando dell’inaccettabile forma di protesta e di rivolta di Torre Maura (Quartiere di Roma), dei suoi residenti privati del più ben minimo senso critico civile per l’influenza esercitata ad arte da un’ultradestra razzista che ha utilizzato la giusta molla, nell’immaginario collettivo sui nomadi (“i rom rubano, abbiamo paura”). Un pretesto, da parte dei gruppi dell’ultradestra, per sigillare la propria incursione, quasi ufficiale, nel Paese. Si son visti infausti saluti romani, bombe carta, scene da guerriglia inaccettabili, cittadini-residenti agitare minacciosi mazze da baseball, residenti aggressivi gridare e inveire impropriamente, un’auto mandata a fuoco, cassonetti dati alle fiamme, un campo danneggiato, odio e paura diffusi, e molto altro ancora.
In realtà, non si sono viste Persone ma “forme di ominidi agitarsi e atteggiarsi” al di sotto dell’umano e della bestialità, soprattutto nelle intenzioni.
Dire continuamente che il razzismo non c’entra nulla, che si tratta solo di giustizia e di sopravvivenza, e comportarsi invece da razzista della peggiore specie, rivela il clima di odio che “qualcuno” ha innescato appositamente e alimentato nel tempo, prima nascostamente e poi sempre più o meno palesemente.
Con i risvolti di questo increscioso episodio abbiamo visto uno Stato che si è arreso alla minaccia, al ricatto, all’ignoranza di coloro che in più parti del Paese ostentano sempre di più, da un po’ di tempo a questa parte, forti dell’appoggio non dichiarato di una parte del governo attuale, il coté di saluti romani che evocano il fascismo e il nazismo. Lo Stato ha perso: il pericolo incombe.
Un ministro che si serve dell’ignoranza, di una certa parte del Paese, per strappare facilmente consensi ed essere il primo in classifica nei sondaggi, è un pericoloso irresponsabile che non ama il proprio Paese ma solo sé stesso, dimostrando tutta la sua inferiorità e incompletezza d’uomo. Voler apparire l’uomo forte al comando accendendo pericolosi focolai di intolleranza in tutto il Paese verso una pericolosa svolta autoritaria mascherata, in cui la militanza è come quella dei fomentatori della violenta protesta di Torre Maura, significa cavalcare l’essenza del male propriamente umano, per una passione insana a chiusura egoistica che strappa ogni forza d’amore e liberalità, significa degradare e corrompere ulteriormente l’energia di un Paese in seria crisi. Chi guida un Paese e così si comporta non si rende conto della totale ignoranza coscienziale che lo muove, a disprezzo del proprio essere, e tutto per dar pregio ad un personale potere terreno.
Sgomenti abbiamo vissuto tutto il nostro dispiacere per tale pericolosa “caduta” ulteriore del nostro Paese, ormai senza più custodi della vera democrazia e della legalità.
È così che ci sono ritornate in mente alcune parole del grande filosofo greco Plotino (205-269), in Enneade V, 1, I – Plotino – Laterza:
“(…) Qual è mai la causa che ha reso le anime – le quali pur son parti staccate di lassù e appartengono anzi completamente al mondo supremo – dimentiche del loro padre Iddio e ignare di se stesse e di Lui? Ebbene, prima radice del male, per esse, fu la temerarietà, e poi il nascere e l’alterità primitiva e la voglia di appartenere a se stesse. Così, ebbre, visibilmente, di quella loro autodeterminazione, poi ch’ebber fatto il più largo uso di quel loro spontaneo movimento, dopo quella gran corsa sulla via contraria, distanziate che furono per sì gran tratto, finirono alfine per ignorare se stesse e la loro origine: quasi fanciulli che, strappati troppo presto ai genitori e allevati lungo tempo lontano, non riconoscono più se stessi né i loro genitori. Le anime, dunque, non scorgendo più né Lui né se stesse, disistimandosi, per ignoranza della loro stirpe, e apprezzando invece le altre cose, ammirando, anzi, tutte le cose più che se stesse, trasalirono, attonite di fronte a loro e ne furono avvinte; e si strapparono, a tutto potere, dalle cose donde avevan già volto le spalle, sprezzantemente. Così risulta che di quella totale ignoranza di Dio unica causa è il dar pregio alle cose terrene e disprezzo al proprio essere. Certo, cosa perseguita e cosa ammirata van di pari passo e chi ammira e persegue confessa, con ciò stesso, la sua inferiorità; però, col porsi al di sotto di ciò che nasce e muore, col solo supporre di essere la più spregevole e mortale fra le cose che stima, uno non saprà giammai concepire, nell’intimo suo, né la natura né la potenza di Dio (…)”.
Abbiamo accennato alla morale di Plotino quale simbolo di una ideale “terapia del ritorno in sé” dei vari responsabili irresponsabili di quanto accaduto e di quanto pericolosamente si sta predisponendo all’orizzonte.
A quanti non si rendono ancora conto di cosa abbiano avviato, per pura brama di potere e di privilegi, cioè la “grande corsa sulla via contraria”, chiediamo di prenderne consapevolezza, di ravvedersi e di rettificare quanto già in atto per riprendersi la propria dignitas d’uomo.