Con l’iniziazione l’essere passa dunque dalle “tenebre alla luce”, come il mondo alla sua stessa origine (e il simbolismo della “nascita” è ugualmente applicabile ai due casi) vi è passato per l’atto del Verbo creatore ed ordinatore. E così l’iniziazione è veramente, secondo un carattere d’altronde molto generale dei riti tradizionali, un’immagine di “ciò che è stato fatto in Principio”. Lo stato dell’essere anteriormente all’iniziazione costituisce la sostanza “indistinta” di tutto quello che egli potrà diventare effettivamente in seguito, poiché, come abbiamo detto in precedenza, l’iniziazione non può avere per effetto d’introdurre in questo essere possibilità prima inesistenti (questa è d’altronde la ragione d’essere delle qualificazioni richieste come condizione preliminare), al pari del Fiat Lux cosmogonico che non aggiunge “sostanzialmente” nulla alle possibilità del mondo per cui è proferito; ma queste possibilità non vi si trovano che ancora allo stato “caotico e tenebroso”, ed è necessaria “l’illuminazione” perché possano cominciare ad ordinarsi ed a passare dalla potenza all’atto. Si deve infatti comprendere che questo passaggio non si effettua istantaneamente, ma si continua durante tutto il lavoro iniziatico, come, dal punto di vista “macrocosmico”, esso si persegue durante tutto il ciclo di manifestazione del mondo considerato; il “cosmos” o “l’ordine” non esiste che solo virtualmente, per il fatto del Fiat Lux iniziale (che d’altronde in se stesso deve essere considerato come avente un carattere propriamente “in temporale”, poiché precede lo svolgimento del ciclo di manifestazione e non può quindi situarsi all’interno di quest’ultimo), e parimenti l’iniziazione non è compiuta che virtualmente con la comunicazione dell’influenza spirituale di cui la luce è in qualche maniera “l’appoggio” rituale.
René Guénon (1886-1951)
tratto da Considerazioni Sulla Via Iniziatica
Edizioni Bocca 1949 (prima edizione italiana)
Edizioni Basaia 1988
Gherardo Casini Editore 2010