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988. Il “sistema Italia”: ripensarlo e ridefinirlo è urgente per evitare la catastrofe

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Un “cambiamento” non sempre equivale a “miglioramento”. Un buon motivo per stare attenti quando, dopo una crisi epocale, economica-esistenziale o pandemica, tutti gridano al cambiamento, perché tra questi ci sono i sinceri che lo intendono come il perfezionamento di ciò che non andava bene, ma ci sono anche gli sciacalli mascherati da salvatori della patria, considerati esperti, che riescono ad avere sempre la meglio nelle situazioni critiche, grazie ai corrotti e corruttori su cui possono fare affidamento. L’uso pretestuoso del Covid-19, della sicurezza, della salute pubblica può scatenare una serie di provvedimenti-cambiamenti nella vita sociale senza che questi siano davvero necessari, ma sono funzionali a trattare come gregge i cittadini e costringerli ad accettare restrizioni, controlli, sottrazioni delle libertà e della qualità della vita, senza che possano rifiutarsi. Il pericolo c’è ed è grande perché molti segnali negativi sono già arrivati da più parti: fare finta di cambiare molte cose per far restare le cose come erano prima, peggio di prima, ma ottenendo la sottomissione, il controllo e il dominio sulle popolazioni: impossibile poterlo fare prima del Covid-19.
In molti paesi le misure intraprese per arrestare la pandemia sono state usate dai governi per aumentare la repressione e compiere violazioni dei diritti umani. E in Italia?
Nella maggior parte dei paesi europei, i governi hanno introdotto misure rigorose per fermare la diffusione del Covid-19 e approvato leggi e misure di emergenza che limitano la libertà di movimento, qualsiasi espressione e assemblea pubblica, il normale diritto alla vita privata e familiare, il diritto al lavoro, mettendo ad una obbligata quarantena, con divieti di viaggio, chiusura temporanea di scuole, aziende e fabbriche. Le misure prese, anche in Italia, anche se al momento necessarie per la salute pubblica, hanno evidenziato disuguaglianze strutturali di tipo socioeconomico, rivelando vulnerabilità e discriminazioni nascoste.
Dopo il Coronavirus sarebbe necessario cambiare tutto rispetto al prima Covid-19, perché le cose non erano così perfette come sembravano, o facevano credere, e la pandemia lo ha dimostrato ampiamente in ogni ambito della società: la corruzione era già piramidale, un sistema ben organizzato, tra pezzi di Stato, istituzioni, politica, criminalità organizzata, imprenditoria malsana, ecc..
I veri cambiamenti positivi si effettuano mediante dei processi lenti e mai di corsa dalla sera alla mattina, con quella fretta patologica tipica del modello mentale di certi politici dei nostri tempi, che a parole e con le annunciazioni fanno quello che non sono in grado di fare con i fatti. La compulsività del digitale ha corrotto i comportamenti e le risposte comunicazionali delle persone: l’ansia patologica della fretta ha contagiato tutti e tutti i sistemi di relazione. Correre per raggiungere il futuro, come questi patologici amano ripetere in tutte le occasioni, è solo che dannoso: nella fretta, nella corsa, nella concitazione è più facile sbagliare che fare bene. Molti usano il senso della fretta, della corsa per dare l’impressione di stare facendo molto, di essere molto affaccendati, di essere tutti protesi verso il “fare”, verso la soluzione dei grandi problemi. Il disonesto escogita molti trucchi per ingannare: molti politici appartengono a questa categoria di persone che a parole ripetono continuamente di stare lavorando molto, quando stanno sempre molto lontani dalle loro sedi di lavoro. Le varie sedi televisive dove si fanno propaganda, facendosi intervistare continuamente, non sono le loro sedi di lavoro così come la richiesta di consenso non è il vero lavoro che dovrebbero svolgere per i cittadini.
Il principale cambiamento da effettuare è quello culturale, il fondamentale, per sviluppare una sana “visione Paese”: rimettere al “centro” l’essere umano (donna e uomo) e non il “profitto”. La vita della persona umana non può essere determinata dai Mercati, dalla Borsa speculativa, dalla finanza mascalzona, dalle banche usurai, dal Pil, dallo Spread, dalle brame di potere di certi uomini, ecc..
Bisogna cambiare certamente la cultura d’impresa, ovvero effettuare il passaggio da una logica competitiva a una logica cooperativa, di co-creazione, di condivisione, dove ogni leadership dovrebbe essere una leadership etica. Un complesso processo che guardi agli obiettivi sulla sostenibilità, a quelli sulla parità, a quelli dell’inclusione. Cambiamento culturale significa cambiamento di logica e mentalità rispetto all’oggi.
Il “sistema” che ha guidato la società umana fino ad oggi è stato un disastro: l’intero sistema va ripensato e ricostruito.
Senza un sistema di valori però non si può ripartire, perché i valori da tutti incarnati possono ridefinire gli scenari giusti, che finora sono mancati, per una nuova direzione. Una svolta assolutamente necessaria, rispetto al passato, deve essere quella riguardante le donne che non dovranno più essere discriminate. In Italia solo il 49% delle donne lavora e sulle donne che lavorano grava anche il lavoro in casa, compresa la gestione dei bambini. Ecco uno dei buoni motivi per un cambiamento culturale innanzitutto. Cambiamento culturale, infatti, dovrà significare l’eliminazione della mentalità maschilista totalizzante nella società umana, in tutti gli ambiti della vita privata (famiglia, affetti, amicizie) e in tutti gli ambiti della vita lavorativa. I condizionamenti cognitivi che fanno guardare solo nella direzione degli uomini, escludendo le donne, dovranno essere affrontati ed eliminati, altrimenti ci sarà ancora una società monca, mancante del grande contributo che può dare l’intelligenza emotiva e l’intelligenza intuitiva delle donne. Il cambiamento dovrà avvenire anche in quelle donne che pur avendo conquistato dei ruoli di rilievo, di potere, hanno conservato, sfruttato, la mentalità maschilista, imitandola e danneggiando l’universo femminile. Il problema delle donne va affrontato mediante una ricerca e una formazione mirate, una promozione del lavoro innovativo, l’inclusione, una equa riorganizzazione e la fondamentale conciliazione tra vita e lavoro. Alla società è mancato finora lo sguardo dell’intelligenza intuitiva femminile perché discriminata. La donna deve essere messa al centro delle attività decisionali ed ogni eventuale suo “no” deve valere quanto quello di un uomo. Rivoluzione culturale significa anche cambiamento legislativo, alzare quel velo a lungo calato sul mondo femminile, un velo di tolleranza e di omertà sulla scena pubblica e culturale, velo che ha nascosto, nei confronti delle donne, la violazione dei diritti umani fondamentali (diritto alla libertà, all’integrità fisica e psichica, all’autonomia sessuale, alla salute, alla sicurezza). La donna non può più restare, agli occhi del maschio, un mero oggetto sessuale per soddisfare l’insana mentalità maschilista che mira alle necessità fisiologiche maschili: deve essere innalzata alla posizione di essere umano nell’ambito sociale senza discriminazione alcuna. Bisogna condurre tale rivoluzione culturale fino a quando potrà cessare la necessità di parlare di diritti delle donne, di parità e di lotta. Le donne possono essere eccellenti casalinghe, operaie, impiegate, dirigenti, manager, insegnanti, artiste, scrittrici, giornaliste, infermiere, medici, farmaciste, ricercatrici, imprenditrici, poliziotte, politici, amministratori delegati, avvocati, giudici, presidenti del consiglio, presidenti della Repubblica, e di saper decidere, organizzare e gestire come e meglio degli uomini.
L’intero sistema ha, infatti, il profilo del “padre-padrone”, quello che danneggia le donne ma che rende anche la maggior parte degli uomini degli schiavi, dei sudditi alla maniera del medioevo anziché dei cittadini liberi aventi diritti.
Una società giusta, civile, evoluta mette al suo centro sia le “donne” sia gli “uomini”, senza differenza alcuna, creando un sistema di cooperazione, non più gerarchico, che crea disparità e sofferenza, ma un ecosistema in cui ogni individuo (donna o uomo) è leader etico nel proprio ambito nella realizzazione di un progetto. Infatti, con al centro le persone (donne e uomini) e non i profitti tutto può migliorare, perché la percezione di ciascun dipendente non verrà frustrata e il fattore umano potrà dare i migliori risultati alla propria azienda, alla propria impresa, alla propria attività commerciale, al proprio lavoro autonomo, al proprio negozio, ecc..
Bisogna riflettere profondamente e capire che ciò che c’era prima del Covid-19 sembrava una sana normalità ma era una normalità malata: tutto lo ha dimostrato chiaramente altrimenti il sistema non sarebbe collassato. Significa che non si può e non si deve ritornare a tutto ciò che era prima, alla situazione ambientale che è stata causa e concausa della tragedia del Covid-19. La pandemia ha dimostrato l’errore della Globalizzazione che si è rivoltata contro l’umanità stessa.
Se la pandemia ha stravolto le regole del mondo dell’impresa e della finanza significa che in loro, sin dalla base, c’era più di qualcosa di sbagliato. Ci sarà una crisi economica perché le cose erano gestite in modo sbagliato anche prima del Covid-19, con troppo egoismo, con cinismo, con totale indifferenza verso le classi più bisognose. La disoccupazione, le disuguaglianze, la precarietà, le forme di lavoro quali espressioni di una istituzione moderna della schiavitù c’erano già prima della pandemia. Il pericolo più grande per la ripresa è quello che possa essere utilizzata la pandemia e la salute pubblica per sviluppare ulteriori forme di gestione che penalizzino tutte le classi sociali più deboli, che si possano ridisegnare forme ancora peggiori di prima delle dinamiche del mondo del lavoro. È lecito chiedersi quindi “Come dovrà essere gestita la trasformazione-cambiamento perché si possa verificare un vero cambiamento-miglioramento per tutti?”.
Per un vero cambiamento, per una efficace ripartenza, bisognerebbe cominciare con il rettificare, modificare e sanare molte di quelle cose colpevoli dello stato generale disastroso in cui il paese si trova. Per fare questo servirebbe la perfetta cooperazione tra politici onesti, imprenditori onesti, filosofi onesti, economisti onesti, professori onesti, costituzionalisti onesti per costruire un cammino possibile: un asse sostenuto dal coinvolgimento dei cittadini che vogliono davvero il cambiamento-ripartenza. Significa riunire una serie di esperienze e di competenze differenti, votate al superamento di questa crisi-disastro, attraverso l’instaurazione di retti ed equi rapporti umani, una collaborazione, una solidarietà e una condivisione tutte per far nascere e sviluppare progetti, iniziative, pacchetti di proposte, una nuova forza politica pronta a sostenere con vigore l’avvio di un mastodontico processo verso la giusta direzione.
Uno degli esempi di quello che intendiamo è il progetto presentato sabato 2 maggio 2020, in streaming, sul sito https://venturethinking.it/: CEO, filosofi, imprenditori, economisti e inventori che si confrontano e mettono le loro idee sul tavolo delle possibilità per individuare un nuovo modello di sviluppo per uscire dalla crisi. Una bella iniziativa che speriamo sia vissuta e portata avanti da tutti i partecipanti con sincerità e onestà. In realtà noi intendiamo qualcosa di più di un pensatoio per far precipitare le soluzioni dal piano delle idee a quello del fare, della loro realizzazione: il coinvolgimento dei migliori politici per fare accettare e far passare le soluzioni intraviste facendole giungere al “potere formale” del governo, cioè a quei membri che lo detengono che possono, se vogliono, fare davvero il bene pubblico per far ripartire il paese in modo sano. Non bisogna correre però ma riflettere e progettare in maniera del tutto nuova rispetto a prima che si guardava esclusivamente il “profitto”, considerato punto centrale, essenziale di tutto il sistema produttivo. Ogni “progetto” deve contenere il pensiero etico, fondamentale per un futuro certo dotato di anticorpi morali, culturali, sociali, spirituali, sostegni importanti per tutti i settori perché la domanda e l’offerta volino in modo duraturo. Fondamentale l’equilibrio tra il pubblico e il privato che deve basarsi su un rapporto equo, senza alcuna sponda dominante.
Lavorare ad un processo per la ripartenza, per ripensare e ridefinire il “sistema Italia”, dovrà significare fare riferimento, per lo svolgimento dei giusti passi, a delle chiare e inconfondibili “linee guida” come lo sono gli attualissimi principi-articoli della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che vanno attuati e una volta per tutte applicati. Riferirsi ad esse è importante per diffondere e stabilizzare una sana cultura dei diritti umani visto il moltiplicarsi di leggi liberticide e autoritarie che mortificano la vita democratica di tutti i paesi del Vecchio Continente.
Naturalmente prima di mettere in campo nuove idee da applicare concretamente necessita eliminare un certo numero di cose, responsabili dell’aumento delle disuguaglianze di questi anni, della precarietà, della disoccupazione, dell’aumento della povertà.
Prima di mettere mano sul mondo del lavoro disastrato come è nell’oggi bisognerebbe cancellare completamente il Jobs Act, pieno di insidie palesi e nascoste al solo danno dei lavoratori; ripristinare l’Articolo 18; riprendere nei suoi principi generali giusti lo Statuto dei Lavoratori (“Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”) ripensandolo secondo le necessità dell’oggi; cancellare completamente il Pareggio di Bilancio (il principio del pareggio di bilancio) introdotto-imposto in Costituzione nel 2012 dal governo Monti, danneggiando l’Italia e gli italiani; togliere dalle mani saprofite e irresponsabili delle Regioni la Sanità pubblica facendola tornare allo Stato. Senza questi necessari interventi non sarebbe un vero e sincero avvio per la ripresa del paese.
Bisogna prendere in considerazione che i vari governi che si sono succeduti fino ad oggi, da molti anni a questa parte, hanno svolto soltanto una funzione-finzione pubblica: governi che non decidono nulla per davvero perché sottomessi ad una autorità illegittima che controlla tutti i paesi e che domina il mondo (una èlite occulta). Chi governa, chi fa politica come maggioranza o come opposizione, serve subdolamente questa autorità illegittima, tradendo il proprio paese e i propri connazionali. È una evidenza, ad esempio, che il sistema fiscale è organizzato per far pagare le tasse solo ai cittadini della scala media-bassa, un sistema ben organizzato per far evadere legalmente i ricchi, i grandi miliardari: nessuno pensa di sfruttare la tecnologia delle App per stanare gli evasori, cosa ormai semplicissima e possibilissima, anziché utilizzarla per tracciare e controllare illegittimamente i cittadini onesti. I “poteri forti” e i “poteri occulti” esistono, condizionano il governo, le istituzioni e l’intera società umana, nonostante ci sia chi cerca di smentire continuamente la loro esistenza. Il sistema instaurato è fatto in modo che questi “poteri” esistano ed esercitino, senza apparire, la loro influenza, il loro condizionamento al governo in carica. Questo sistema ha dato, a questi “poteri”, i mezzi necessari per condizionare il governo in carica e finché questi mezzi non verranno sottratti nulla potrà cambiare. Per ripartire davvero bisognerà togliere questi mezzi dalle mani di questi poteri illegittimi.
La domanda fondamentale è: “Chi può togliere questi ‘mezzi’ dalle mani dei ‘poteri forti’ e dei ‘poteri occulti’?”. Coloro che nel governo detengono il “potere formale” se questo venisse adoperato per intervenire e riprendersi quanto lasciato nelle mani dei “poteri informali” illegittimi.

Il sistema di cui parliamo permette a questi “poteri informali” di drenare reddito nazionale e questo succederà fino a quando non gli si impedirà di attingere a tali fondi: il “potere formale” del governo lo può fare, anzi sarebbe suo dovere farlo perché ne ha il potere. È necessario che il governo intervenga togliendo loro il potere di gestire i soldi dei cittadini-contribuenti. Questi “poteri informali” agiscono indisturbati finché esiste la complicità diffusa da parte della “corte dei servi” (politici, giornalisti, imprenditori, manager aziendali di vertice di multinazionali, faccendieri, ecc.) che li omaggia. Sono questi “poteri informali” illegittimi che hanno favorito una “economia illegale” trascinandovi dentro, a più livelli, imprese, commerci e molte forze economiche sane.
Vige un sistema corrotto, appositamente organizzato, che abbraccia l’industria privata che non fa veramente la privata, vale a dire utilizzando capitali propri e assumendosi i rischi delle proprie scelte, ma la fa solo in apparenza, perché attinge ai soldi del cittadino-contribuente usufruendo di tutti i privilegi che subdolamente gli sottrae. Così come stanno le cose veramente l’industria privata non è affatto privata e rappresenta un pericolo per la democrazia, per i diritti e le libertà dei cittadini-contribuenti perché si è appropriata di tutti quei poteri che esercita indebitamente al posto dello Stato. La “burocrazia” è complice di questi “poteri informali” illegittimi. Il sistema illecito, che favorisce il collegamento tra i soldi dello Stato e queste strutture in mano ai potenti illegittimi, deve essere smantellato. La possibilità di un vero e definitivo cambiamento sta tutto nel “potere formale”, in tutte le cose legittime che è in grado di fare e finora non ha fatto.
La società ha bisogno di riconvertire la “qualità della vita” creando un sistema che formi “persone” e non “contribuenti-lavoratori-consumatori”. Occorrerebbe una svolta epocale, rivoluzionaria, capace di creare un vero futuro per tutti: eliminare i “poteri informali” illegittimi e rimettere l’uomo-cittadino al “centro” e non più i Mercati, la Borsa, la Finanza, il Profitto che tengono i cittadini-contribuenti-lavoratori in schiavitù (sottopagati, precari, dequalificati, in nero, disoccupati, in povertà, ecc.).
Il “potere formale” del governo dovrebbe cominciare a pensare, disegnare un vero “Reddito Universale” per sanare tutte le ingiustizie seminate per lunghi anni, che hanno condotto alla situazione disastrosa di oggi, al collasso economico come conseguenza del Covid-19. Eliminare vari inutili bonus e ammortizzatori sociali, che non aiutano nessuno veramente, introducendo un unico intelligente reddito universale in grado di livellare l’universo delle disuguaglianze che si è enormemente esteso. Ripartire con una grande azione concreta di “giustizia sociale”, prima che si manifesti il peggio, darebbe una energia vitale nuova in tutta la società: un grande passo verso una società migliore, più illuminata e più felice.

In questo processo di ripresa deve rientrarci anche il cambiamento culturale riguardante il giornalismo: deve ritornare un giornalismo libero, onesto, capace di dare voce a chi non ce l’ha, un giornalismo che sa guardare soltanto nella direzione della ricerca della verità, un giornalismo capace di difendere e sostenere davvero la democrazia, cioè la libertà, i diritti, la dignità di tutti. Non si tratta solo di individuare soluzioni, trovare competenze ed eccellenze per ben applicarle, ma soprattutto saperle comunicare coinvolgendo tutti, per un cambiamo culturale epocale non solo nelle idee ma nelle azioni concrete. Oggi più che mai c’è bisogno di valorizzare ogni risorsa e fare in modo che ogni decisione sia condivisa e partecipata per consapevolezza e non per imposizione.

Ripartire è responsabilità di tutti, dei governanti e dei governati: la ripartenza efficace deve essere accompagnata dai comportamenti individuali dei cittadini, con buon senso, onestà e disciplina, ma anche dai politici che dovrebbero rappresentare i cittadini con la massima onestà mancata finora.

Un grosso problema che il “sistema Italia” deve risolvere, altrimenti sarà solo una falsa ripartenza-ripresa, è quello degli “aiuti pubblici” che i “privati”, illegittimamente con stratagemmi arzigogolati, riescono a carpire ingiustamente. Perché, ad esempio, molte aziende o gruppi italiani scelgono di trasferire la propria sede legale, fiscale o di una consociata in Olanda, anche se come paese non risulta nella lista dei paradisi fiscali? Per quale motivo una azienda dovrebbe trasferirsi dal proprio paese in un altro se non ci fosse un qualche interesse, un tornaconto, un guadagno?
Sostenere che si tratta di scelte di corporate governance non significa proprio nulla, risulta piuttosto sospetto, inaccettabile anche per una modesta intelligenza. Non cercano a ben vedere, in realtà, un porto sicuro, accogliente per i propri capitali lontani dalle tassazioni dell’Italia?
Basta pensare che in un solo palazzo, nei pressi di Amstedarm, sono domiciliate 2900 multinazionali: qualcosa dovrà pur significare se in così tanti scelgono come sede l’Olanda.

In realtà creano, con le loro holding, delle “strutture di gruppo artificiose” per far affluire denaro sotto delle forme insospettabili, non perseguibili, non sanzionabili. Dall’Italia spariscono ogni anno profitti per quasi 30 miliardi di euro e di questi più di 3 miliardi finiscono in Olanda: un modo per sottrarre quasi un miliardo di euro all’anno al fisco italiano (quasi il 40% del gettito da tassazione sui profitti di impresa dell’Olanda deriva da questo scippo). L’Olanda risucchia ogni anno dai paesi membri fino a 72 miliardi di euro di profitti aziendali: quasi 10 miliardi di euro finiscono nel fisco olandese ma il resto rimane nelle casse delle multinazionali.
Perché lo Stato italiano e i vari governi succedutisi nel tempo, pur sapendolo, non hanno cercato di fare qualcosa? Con un miliardo all’anno non si potrebbero fare molte delle cose necessarie che servono agli italiani bisognosi?
Perché l’Italia tra le misure per ovviare alla crisi innescata dal Coronavirus non decide, come hanno fatto la Francia, la Danimarca e la Polonia, di escludere dai contributi statali le società con sedi in paradisi fiscali? In questo momento la politica ancora sana dovrebbe approfittare della proposta, fatta in primis da Mdp-Articolo Uno e successivamente da M5S e Pd, di negare aiuti pubblici alle aziende con sede nei paradisi fiscali, inclusi Irlanda, Malta, Lussemburgo e Olanda (questi da soli valgono il 90% delle tasse sulle imprese perse dall’Italia, che sono all’incirca 6 miliardi).
Chi sono questi furbi espatriati-fuggitivi dalle tasse italiane? Una èlite italiana di sanguisughe che tutto prende senza nulla dare e facilitata purtroppo dal “potere formale” del governo che glielo consente senza cercare di impedirglielo.
Risaltano tra il folto gruppo, stranamente, le importanti “partecipate“ italiane Eni, Enel e Saipem a cui fanno compagnia Telecom Italia, Mediaset, la Cementir (di Caltagirone), Ferrero, Illy, Prysmian, Luxottica, Fca, Ferrari, Exor (della famiglia Agnelli).
Alcuni di questi signori, senza vergogna, hanno subito pensato di approfittare di quanto il Consiglio dei ministri ha approvato con il “Decreto liquidità”, che stanzia garanzie dello Stato fino a 200 miliardi di prestiti. Tra questi la Exor (la cassaforte degli Agnelli) sta già valutando di chiedere la garanzia pubblica sui debiti, un’ipotesi che si aggira su una linea di credito da 6 miliardi (una cifra che corrisponderebbe ai dividendi, ordinari e straordinari, previsti nel 2020-2021, prima dell’emergenza Covid-19). Intervistati i responsabili hanno preferito rispondere: “no comment”.

Le banche, rispetto a questi gruppi, preferiscono, al posto dell’Olanda, i regimi fiscali di Irlanda e Lussemburgo. Chissà perché.

La cosa assurda, e piuttosto sospetta, è che la Commissione Europea abbia deciso, in questa emergenza del Coronavirus, in nome della libera circolazione dei capitali, che i piani di salvataggio pubblico non escludano coloro che hanno la sede in un altro Stato. Incomprensibile decisione.
Bruxelles è quindi contraria alla decisione presa dalla Francia, dalla Danimarca e dalla Polonia di escludere dai contributi statali le società con sedi in paradisi fiscali. Quali possono essere le vere ragioni? Questioni politiche? Ragioni occulte incomprensibili per i comuni mortali?
Di fatto, tutte le grandi aziende europee che approfittano di queste forme di vantaggi fiscali continuano a fare pressione, con grande spirito patriottico, sui propri governi perché le cose non cambino. Si può parlare di evasione fiscale legalizzata a dispetto del normale cittadino che non riceve tutte queste attenzioni lungo il calvario delle sue difficoltà? È molto di più: è esercizio deliberato di un “potere occulto”, mascherato di legalità, protetto e avallato dallo Stato, dalle istituzioni, dalla politica, dalla finanza, dalla Ue, ecc..

Se non si dovessero sanare tutti i “punti” che abbiamo messo in campo in questa nostra riflessione non potrà esserci nessuna vera ripresa, nessuna possibilità di avviare un processo di ripresa efficace e tutto rischia di precipitare. La sincerità, l’onestà di chi aziona qualsiasi tipo di iniziativa, in qualsiasi campo è fondamentale. La preoccupazione sta proprio nel fatto che dubitiamo possano esserci tutti questi sinceri e onesti che con coraggio avviino seri azionamenti per il miglioramento, la sicurezza e il benessere pubblico. Solo lontano dall’egoismo e dalla brama esacerbata del profitto e del potere potrà essere ricostruito qualcosa di buono, ma siamo consapevoli di quanto potrebbe essere difficilissima l’impresa, anche trovando degli onesti che ci provano.

Insieme a nuovi modelli di sviluppo servono piani di solidarietà immediati come il “Reddito Universale”, il solo in grado di ammortizzare il disastro economico del dopo Coronavirus: l’egoismo di moltissime imprese, piccole e grandi, semineranno molti licenziamenti, forti del pretesto del Covid-19 e nello stesso tempo come vere sanguisughe sociali carpiranno cospicui aiuti pubblici come hanno sempre fatto. Il danno è sempre rivolto ai cittadini-contribuenti-lavoratori non considerati più persone umane, ma macchine di produzione da un lato e consumatori dall’altro: il cittadino, tanto preso in considerazione nella Costituzione, è reso meno che niente nella realtà quotidiana, un suddito-schiavo al servizio del padrone più forte.

Questa crisi, che ha sollevato il velo sulle già esistenti esclusioni, disuguaglianze e violazioni di diritti umani, può essere un’opportunità, per il governo, per fare quei cambiamenti radicali necessari per rendere il “sistema Italia” migliore, ponendo i diritti umani al centro di ogni provvedimento, in modo che nessuno venga lasciato indietro, un “sistema” in grado di prendersi cura soprattutto dei gruppi sociali più a rischio.

Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Letture consigliate
Sciacalli. Virus, salute e soldi, Mario Giordano, Mondadori
Etica del servizio ed etica del comando, Maurizio Viroli, Editoriale Scientifica
Poteri occulti, Stefania Limiti, Rubbettino
L’Italia occulta, Rosario Castello, Rosario Castello Editore (agosto 2018)
Le Maschere del potere nascosto, Rosario Castello,
Potestas Tenebrarum, Rosario Castello, Rosario Castello Editore
Italia occulta, Giuliano Turone, Chiarelettere (gennaio 2019)
Massoni, Gioele Magaldi, Chiarelettere
Globalizzazione, esoterismo e massoneria, Gioele Magaldi, in uscita a novembre 2020
Europa. Miti, congiure ed enigmi all’ombra dell’unificazione europea, Paolo Rumor, Giorgio Galli e Loris Bagnara, Editore Hobby & Work Publishing
Riflessioni di un giudice, Carlo Palermo, Editori Riuniti
Il quarto livello, Carlo Palermo, Editori Riuniti
Oligarchia per popoli superflui, Marco Della Luna, Koinè Nuove Edizioni
Dalla Massoneria al terrorismo, Giovanni Francesco Carpeoro, Revoluzione
Italia oscura, Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, Sperling & Kupfer

Alcune Fonti informative
Il Fatto Quotidiano
Il Messaggero
Il Corriere della Sera
Il Sole 24 Ore
La Stampa
La Verità
Il Tempo
L’Espresso
Nexus
Scienza e Conoscenza
L’altra medicina
https://articolo1mdp.it/rassegna-stampa/scotto-dietro-gli-attacchi-a-conte-le-elite-che-chiedono-tutto-allo-stato/
www.amnesty.it/
https://aidos.it/
http://www.alisei.org/?page_id=2103
https://www.assolei.it/
http://www.cndi.it/ (Consiglio Nazionale Donne Italiane)
http://www.womenews.net/2020/05/05/la-voce-delle-donne/

 

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