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1006. Destra e Sinistra: le ideologie si sono smarrite per mancanza dei rappresentanti

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La “Pòlis” non esiste più, è scomparsa da molto tempo, la si può cercare solo nell’antica Grecia, per quello che è stato quel modello politico, ciò che ha rappresentato e quello che aveva insegnato per poi essere dimenticato. La Pòlis, la città-Stato abitata da una comunità di individui e di famiglie tenute assieme da molteplici legami etnici, religiosi, economici, ecc., una vera organizzazione politica nella Grecia classica. Oggi c’è solo il caos politico: mancano i rappresentanti che possano incarnare le ideologie.

Non siamo esperti di politica, non ne siamo interessati, abbiamo solo una conoscenza storica culturale di approfondimento personale, quindi non vogliamo dare una lezione sulla “Sinistra italiana” che c’era e non c’è più, non saremmo in grado, ma competenti di “ciò che è giusto” e di “ciò che non è giusto” lo siamo, in quanto allenati ad analizzare le cose nel loro aspetto esteriore ma anche nel loro aspetto nascosto e da tutti i punti di vista possibili. Quali ginnasti allenati al pensiero della Philosophia perennis, restando distaccati da ogni possibile interesse di parte, per disciplina di vita, cogliamo il vero dal falso, la realtà dall’illusione, la sincerità dall’inganno.

Una volta c’era la Sinistra a lottare per i diritti, le libertà e le disuguaglianze sottratte ma con il lento e graduale evolversi del “trasformismo” la Sinistra ha perso il suo colore di riferimento offrendone uno del tutto sbiadito e confondendosi con i pensieri, le idee, le visioni e le proposte di una Destra anch’essa sbiaditasi rispetto alla propria natura tradizionale. I due fronti ricercano ormai solo il “potere su” e nessun bene supremo per il popolo sovrano. Questa è la premessa che vogliamo suggerire sulla quale riflettere.

La Storia è una realtà astratta mentre i pensieri, le parole e le azioni degli uomini sono cose molto concrete e sono queste che intessono quella che viene chiamata storia, il risultato di una “visione”. Gli uomini si muovono secondo proprie convinzioni che reputano vere, mentre considerano false quelle degli altri: è così che si sono formati i fronti opposti della politica, la “destra” e la “sinistra”. Le denominazioni, “destra” e “sinistra” sono nate in Francia prima della Rivoluzione Francese, in occasione della convocazione degli Stati Generali da parte del Re di Francia. È tale assemblea che rappresentava le tre classi sociali di allora: clero, nobiltà e Terzo Stato. In questa circostanza si vedono gli esponenti conservatori che occupano i posti alla destra del presidente, mentre i radicali alla sinistra. Su questa scia si comincia a consolidare una concezione di posizionamento ideologico, infatti, anche in seguito, tale posizione-divisione si ripresenta nell’Assemblea Nazionale: a destra prevaleva la corrente pro-monarchia, a sinistra sedeva l’ala più rivoluzionaria.
In Italia il termine “sinistra” entra in uso politico con il raggruppamento politico che ha governato il Paese dal 1876, per vent’anni, con Agostino Depretis (dal pensiero liberale progressista con lo sguardo alle idee di Giuseppe Mazzini e di Giuseppe Garibaldi, a idee, quindi, democratiche). Il termine “destra” entrò in uso politico con la formazione dei sostenitori di Cavour e dei moderati, assumendo la concezione di “destra storica”.
È nell’Ottocento, infatti, che nascono i partiti politici veri e propri, di “destra” e di “sinistra”, ben definiti e strutturati che cominciano a diffondere le loro idee-visioni-programmi.
L’avvento dei totalitarismi, di “destra” e di “sinistra”, che utilizzano le nuove forme di governo repressivo spazzano via quella forma di dialogo che stava nascendo coi partiti. Il totalitarismo offre il “partito unico” con un capo carismatico, l’eliminazione del confronto, la limitazione o sottrazione delle libertà, un modello che in molti nascondono nel cuore senza avere il coraggio di confessarlo.
Nel dopoguerra vediamo, in Italia, la Sinistra esclusa dal governo perché la maggioranza vincente fu occupata dalla Democrazia cristiana (DC), considerata “centro” o “destra” a convenienza, grazie all’appoggio strategico della Chiesa: una Democrazia cristiana che sfruttando la religione si era insinuata e poi insediata nella vita degli italiani condizionandoli. Il risultato è stato quello voluto dagli USA per ottenere il controllo politico dell’Italia che con il piano Marshall ha consentito la ricostruzione del Paese. È solo con la morte di Alcide De Gaspari (DC) che la Sinistra riapre il dialogo con i Cattolici (la Destra), un dialogo reso possibile dall’intelletto illuminato di Aldo Moro (DC). Quel dialogo aprì una stagione, quella degli anni Settanta, che vide insieme alle conquiste sociali una grande partecipazione popolare che fece crescere e rafforzare la democrazia. In quegli anni lo scontento sociale veniva incarnato dai famosi “figli dei fiori”, i giovani dell’epoca che protestavano contro la politica, il conservatorismo e la borghesia. Le conquiste sociali non a tutti piacquero, neanche oltre oceano, motivo per il quale furono seguite da ciò che si sarebbe presentato nelle vesti di “terrorismo” e “strategia della tensione” (definizione inventata dal giornalista Lesnie Finer dell’Observer, su uno storico articolo del 7 dicembre 1969), condizioni del Paese che “Qualcuno” ha voluto. Una crescita della democrazia con un suo lato oscuro, fatto di trame eversive, tentativi di golpe e stragi ma anche di menzogne di Stato e depistaggi. È il 12 dicembre 1969 che scoppiò la bomba di Piazza Fontana (17 morti e 71 feriti), preceduta da attentati minori, dando inizio alla stagione delle stragi. Questa stagione si concluse nell’agosto del 1980 con la bomba alla stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti).
L’estremismo nero è stato la mano armata di una volontà superiore sempre nascosta (di un “potere occulto”). Ha pagato con la vita, per essersene interessato, il sostituto procuratore Mario Amato, che investigava sui Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), che lo uccisero il 23 giugno 1980. In quegli anni “Qualcuno” ha manipolato, dopo averli creati, i lati oscuri della destra (NAR) e della sinistra (BR) spargendo molto sangue per le strade italiane.
Bombe e piani golpisti hanno tentato di rovesciare la Repubblica senza riuscirci ma hanno ottenuto la destabilizzazione del paese (la destabilizzazione dell’ordine pubblico per stabilizzare il potere politico) e creato focolai occulti di opposte fazioni. L’Italia resta sempre al centro di forti tensioni provenienti dall’esterno per il semplice fatto di essere una zona di confine tra Est e Ovest (tra paesi filo-occidentali e regimi comunisti, ma anche tra l’Europa e l’Africa). Gli italiani illuminati che hanno cercato di rendere autonoma la politica italiana, Enrico Mattei e Aldo Moro, ci hanno rimesso la vita perché alcuni poteri d’oltreoceano (“alti mandanti”) non volevano questo per l’Italia. Anche Enrico Berlinguer ha rischiato con il misterioso incidente in Bulgaria. Purtroppo strutture occulte e meno occulte manovravano, come manovrano ancora oggi, all’interno delle istituzioni del paese per favorire il piano di questi “alti mandanti”. La mano materiale delle stragi era quella dei neofascisti e dei neonazisti che volevano una dittatura militare, ma tutti questi erano manovrati dall’alto (da quelle parti deviate dei servizi segreti, delle forze armate, di gruppi imprenditoriali, tutti sotto la guida della Loggia P2 di Licio Gelli che serviva i livelli superiori del potere occulto mondiale di vertice). Uno degli obiettivi era quello di screditare la Sinistra e impedire al Pci di arrivare all’area di governo, perché ormai c’erano tutte le possibilità.
Tutti questi tentativi hanno avuto comunque vita difficile perché, fortunatamente, un’asse sana del paese formata da magistrati, uomini delle istituzioni fedeli alla Costituzione, alcuni giornalisti ed a un buon numero di cittadini che non si sono fatti sopraffare dalla paura e sono sempre scesi in piazza.

Dopo il 1920 furono gli anarchici e i socialisti a dare vita al Partito comunista d’Italia (Pci). Dal 1919-1920 si ebbero due fuochi infiammare il Paese, uno quello del “movimento del settembre del ‘20” (che avrebbe voluto il sovvertimento violento dello Stato e del sistema capitalistico) e quello della “guerra civile” trascinatosi fino all’avvento del fascismo. La rivoluzione, quindi, non ci fu perché Giovanni Giolitti, il partito socialista e il sindacato riformista fermarono l’occupazione delle fabbriche. Alcuni dei vertici tradirono la volontà rivoluzionaria delle masse popolari. Il pensiero rivoluzionario verrà ripreso negli anni Cinquanta, dopo l’attentato a Togliatti: lo ripresero alcuni apparati del Pci (che facevano capo a Pietro Secchia).

In politica i tradimenti ci sono sempre stati, in alcuni casi sono stati determinanti a far fallire progetti di cambiamenti veri, in altri non hanno avuto la rilevanza che alcuni avrebbero voluto imporre per spiegare il profilo disastroso di oggi, ad esempio, della sinistra distrutta. Matteo Renzi, e tutti quelli che lo hanno seguito nel Pd, per occupare il governo (22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016) sono stati dei traditori della sinistra, perché hanno pensato, parlato, comunicato, propagandato e soprattutto fatto cose da uomini della destra. Il popolo è stato tradito, i cittadini-contribuenti-elettori sono stati traditi, ingannati, i lavoratori sono stati imbrogliati (strappando loro l’Art. 18 e imponendo il Jobs Act, risultato un fallimento disastroso). Paolo Gentiloni, e tutti quelli che lo hanno seguito, continuando ad accettare le manovre di Renzi dietro le quinte, per occupare il governo (dal 12 dicembre 2016 al primo giugno 2018) sono stati dei traditori della sinistra perché di vera sinistra non hanno fatto nulla. Hanno continuato a servire, come Renzi, i “poteri forti” e i “poteri occulti” che continua a servire nell’oggi, in modo diverso, con Italia viva in concorrenza con Carlo Calenda (che come ministro dello sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni non ha sviluppato un bel niente se non le sue possibilità politiche) con il suo partito Azione (ma non era di sinistra se stava nel Pd?). Calenda si vuole distinguere da Renzi ma è come lui e fa cose paritetiche a lui, ma non se ne rende conto e nessuno glielo vuol dire.

L’Italia occulta esiste ed è quella che ha cambiato il corso della storia italiana, è quella che ha operato per molti decenni facendo da regia a molti eventi criminosi (delitti, stragi, depistaggi, terrorismi, apparenti azioni mafiose, ecc.) che hanno segnato la vita dei cittadini, ed è quella che opera ancora oggi sotto molte forme (vedi il nostro libro L’Italia occulta, pubblicato nell’agosto 2018).

L’alto livello del potere occulto pone, nel suo oscuro disegno, l’incrocio delle azioni degli apparati dello Stato con quelle delle organizzazioni criminali. La storia del Paese è stata caratterizzata da un filo nero fin dall’Unità d’Italia, passando per l’eccidio di Portella della Ginestra fino alle stragi mafiose del 1992-1993 e alla loro conclusione con la strage mancata del 23 gennaio 1994 allo stadio Olimpico di Roma (al termine della partita Roma-Udinese).
La strategia stragista del 1992-1993 è un’ulteriore strategia della tensione voluta dai veri responsabili, non quelli mafiosi (braccio armato) ma quelli politici nascosti nell’ombra che servono il vertice del potere occulto mondiale. Con le elezioni politiche del 1994 l’Italia ha la possibilità di poter essere guidata per la prima volta dalla sinistra. Nel 1994 avviene la scissione della Democrazia cristiana (DC) che si divide nel Partito Popolare italiano (maggioranza) guidato da Mino Martinazzoli e nel Centro Cristiano democratico (minoranza) guidato da Pier Ferdinando Casini. Finisce lo storico partito di massa dopo essere stato al governo per quasi cinquant’anni. I poteri occulti si sono azionati strategicamente per costruire nuove redini della politica italiana subito dopo l’uccisione di Paolo Borsellino: lo scoppio delle bombe sono segnali-codici per chi deve capire. Falcone e Borsellino rappresentavano un ostacolo ai nuovi scenari progettati per il futuro: avevano capito troppo, sapevano troppo su molti personaggi che esercitano ancora oggi potere nella politica, nelle istituzioni, nell’imprenditoria, nei media, ecc..
Nel gennaio 1994, infatti, si vede scendere in campo un “salvatore della patria” (così egli si è ritenuto e si ritiene ancora), cioè Silvio Berlusconi, membro di rilievo della famosa Loggia P2 di Licio Gelli e capo della personale Loggia del Drago: scende in campo con un nuovo partito, Forza Italia. Questo nuovo soggetto politico, stranamente, raccoglie consensi da varie correnti smarrite dal vecchio pentapartito che non c’è più, democristiani, liberali, socialisti (i fedeli di Bettino Craxi, il massone amico di Berlusconi) ma anche molti dirigenti di fiducia della Fininvest (fondata da Berlusconi). Una macchina da guerra mascherata, un’impalcatura liberal-democratica, per catturare e manovrare gli italiani come mai era stato fatto.
Nello scenario elettorale del 1994 si ritrovano i Progressisti (composti da Partito Democratico della Sinistra, Rifondazione Comunista, Verdi e Socialisti) guidati da Achille Occhetto; quelli del Patto per l’Italia (Partito Popolare italiano, Lista Mario Segni); la destra con Forza Italia alleatasi con la Lega Nord di Bossi (per i collegi settentrionali) e con l’MSI-Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini (per i collegi del Centro-Sud). Nascono così il Polo delle Libertà e il Polo del Buon Governo: operazioni strategiche berlusconiane, dal punto di vista mediatico, di manipolazioni ingannatorie. Alle elezioni del 1994 vince Silvio Berlusconi imponendo un nuovo paradigma: la Sinistra, con tutte le possibilità che ormai aveva conquistato, perde clamorosamente. Forte del sostegno occulto ha utilizzato senza scrupoli le sue armi mediatiche (i suoi giornali, le sue televisioni private con spot elettorali unici e sondaggi di opinione) imponendo una modernizzazione (della comunicazione e dell’informazione politica all’americana) che per molto tempo ha fatto comodo solo a lui. La sua operazione occulta è stata aiutata e sostenuta da Cosa Nostra, da logge massoniche nazionali coperte e dalla massoneria sovranazionale. Il suo primo governo avrà vita breve ma gli è servito per strutturare quanto ha imposto per venticinque anni.
L’occulto è sempre dietro le quinte a manovrare, a tirare i fili della storia.

“(…) Nel 1877 il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (Goi) Giuseppe Mazzoni costituisce la Loggia Propaganda Massonica (una loggia coperta per l’esigenza di salvaguardare l’identità degli affiliati). A questa loggia viene iniziato, sempre nel 1877, Adriano Lemmi (Gran Maestro dal 1885 al 1895) che la rende famosa e di prestigio grazie a coloro che riesce a riunire al suo interno in fratellanza (banchieri, deputati e senatori). Tra gli affiliati spiccano: Giosuè Carducci, Francesco Crispi, Camillo Finocchiaro Aprile, Domenico Menotti Garibaldi, Pietro Lacava, Ernesto Nathan, Aurelio Saffi, Gaetano Tacconi, Giuseppe Zanardelli, ecc..
La Loggia Propaganda anche dopo la maestranza di Lemmi continua ad essere un importante riferimento nel Grande Oriente massonico.
Basta ricordare il 1893: lo scandalo della Banca Romana (ex Banca dello Stato Pontificio, che emette 40 milioni di banconote false immesse in serie doppia su 113 milioni di Lire stampati) dove si scoprono le gravi irregolarità amministrative commesse da diversi banchieri italiani di cui una buona parte massoni, membri della Loggia Propaganda Uno (P1). Giovanni Giolitti (capo del governo, chiamato anche “ministro della malavita” da Gaetano Salvemini) viene sostituito da Francesco Crispi, massone della Loggia Propaganda Uno (P1) e Maestro Venerabile Onorario della Loggia Centrale di Palermo. Sono proprio quelle commissioni d’inchiesta che portano alla fondazione della Banca d’Italia. Sempre nel 1893, il primo febbraio, viene assassinato Emanuele Notarbartolo (ex direttore del Banco di Sicilia), considerato la prima vittima eccellente della Mafia (Cosa Nostra) e lo scandalo tocca anche Francesco Crispi (…)”.

“(…) I governi della Democrazia Cristiana hanno disatteso la fiducia riposta e occorre operare in gran segreto per arginare quanto non gradito: testimone di tutto ciò è la pesante e ingombrante presenza della mano della Cia a Roma, in quegli anni, specie durante, e subito dopo, il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro. La Loggia P2 deve, con ogni mezzo e metodo, costringere-indurre ad un sistema di riforme istituzionali e costituzionali, dal chiaro segno autoritario.
La scelta caduta su Gelli per guidare la Loggia P2 è legata ai suoi trascorsi, che lo profilano in modo ideale e all’altezza del compito: volontario della guerra di Spagna (fronte dei franchisti ovviamente) nel 1937; iscritto al Partito Nazionale Fascista nel 1939; ufficiale di collegamento della Repubblica sociale italiana con il Reich hitleriano nel 1943; doppiogiochista e collaboratore dell’Oss (servizio controspionaggio militare americano) nel 1944-45, e molto altro (…)”.

“(…) La P2 è un anello di collegamento delle volontà e delle manovre occulte della Cia, del Dipartimento di Stato americano, del partito Repubblicano Usa e della massoneria statunitense. Sempre al corrente degli uomini-spia inviati dall’America in Italia e presenti in tutti gli importanti intrighi italiani sin dagli anni settanta. Uno di questi uomini è Michael Ledeen (giornalista, politologo, agente segreto legato alla Cia e al Mossad, esperto di terrorismo, affiliato alla massoneria sovranazionale alle superlogge “White Eagle” e alla crudele “Hathor Pentalpha”), un fidato di Henry Kissinger (che voleva Aldo Moro morto), molto presente durante il sequestro e l’uccisione di Moro, evento avvenuto dal 16 marzo al 9 maggio 1978. Ledeen, collaboratore anche dei Servizi Segreti italiani, considerato un esperto di terrorismo riceve supporto da Francesco Cossiga per uno “studio sul terrorismo” (strapagato con 30 mila dollari dal governo italiano). (…)”.

Rosario Castello
stralci dal Compendio del Libro “L’Italia occulta
(Massoni, politici, faccendieri e mafiosi: L’Italia occulta)

“(…) L’Italia, purtroppo, è anche il Paese della mediazione occulta e delle stragi: Italicus, Ustica, Moby Prince, Piazza Fontana, Strage di Bologna, strage di Capaci, strage di Via D’Amelio, l’autobomba in Via Ruggiero Fauro, a Roma (lo strano attentato a Maurizio Costanzo, a suo tempo iscritto alla P2 al grado di maestro, rimasto illeso mentre ventiquattro persone sono rimaste ferite, con gravi danni nei palazzi circostanti e nelle auto parcheggiate nelle vicinanze), strage di Via dei Georgofili, a Firenze (nei pressi della Galleria degli Uffizi, con cinque morti e quasi quaranta feriti e gravi danni al patrimonio artistico), strage di Via Palestro, a Milano (presso la Galleria d’Arte moderna e il Padiglione di arte contemporanea, con cinque morti), autobomba presso la Chiesa di San Giorgio in Velabro, a Roma (che ha fatto crollare quasi tutto il portico antistante alla Chiesa), in contemporanea ad un’altra esplosione, sempre a Roma, presso San Giovanni in Laterano, ed entrambe le esplosioni hanno provocato ventidue feriti, e il fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma, che avrebbe fatto una strage vera e propria.
Le stragi sono il modo con cui il “sistema del potere occulto” (criminale) piega le forze che lo contrastano (Stato, governi, sistema politico, sistema economico, sistema finanziario, popolo sovrano, ecc.) al fine di creare condizioni favorevoli per realizzare i propri fini, come quella della Trattativa Stato-Mafia, negoziazione tra Cosa Nostra e lo Stato italiano, siglata nel famoso “papeddu” (il “papello”), uno scritto contenente le richieste di Totò Riina: una mediazione effettuata tra i politici e gli ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno. Si tratta di un operato che ha contribuito a rafforzare la posizione strategica di Cosa Nostra per l’attacco allo Stato (…)”.

stralcio del nostro Articolo La Strage: un linguaggio-strumento occulto

A nulla sono valse le rivelazioni che sono state fatte da alcuni coraggiosi, le tante denunce, le inchieste avviate e fatte arenare, i diversi tentativi di cambiamento salutare, dall’Unità d’Italia a oggi. Vige un sistema (la macchina burocratica) fatto apposta per non essere scardinato e un esempio è quello dell’inefficienza della pubblica amministrazione che tutti i governi, di destra e di sinistra, non hanno rettificata. La visione multidisciplinare è del tutto assente di proposito anche se a volte fanno finta di cercare di prenderla in considerazione. Se vuoi progettare devi prima prevedere. La politica, oggi, è solo spazio per la brama di potere, di privilegi e guadagni facili e i politici sembrano tutt’altro che dei rappresentanti dei cittadini, non incarnano alcuna ideologia pieni di idee confuse che non riescono a far collassare in una idea-Visione Paese. La politica ha ucciso la Bellezza nella società, ha portato degradazione, corruzione, bruttezza ovunque. Un buon motivo per desiderare di cambiarlo questo mondo. La politica ha inflitto un senso profondo di smarrimento che caratterizza la società.
Bisogna provare a cambiare questo mondo perché è diventato invivibile. Ogni intelletto onesto non può che ammettere che il “sistema” vigente, sociale ed economico, non è più compatibile con i diritti umani. Lavorare non deve significare perdere diritti e libertà (i diritti costituzionali e quelli dello Statuto dei lavoratori): il lavoratore è sempre una persona con dei diritti e non deve, e non può, essere schiavo di “qualcuno” (di qualsiasi tipo di datore di lavoro). Non si può restare inermi a vedere questo mondo precipitare sempre più nell’oscurità morale, intellettuale e spirituale. Ci vuole una ribellione intellettuale, anche emotiva, e fare la scelta di cambiare il mondo. Non bisogna conquistare il “potere su”, cioè sulla società, ma portare nella società il “potere nel”, cioè il potere consegnato a tutti, donne e uomini, perché salvino stessi, la propria vita dal dominio di tutti coloro che vogliono assoggettare, schiavizzare gli esseri umani con l’inganno della politica, della Globalizzazione, del Mercato, della produzione necessaria, del profitto indispensabile, dell’innovazione, dell’Intelligenza Artificiale (I.A.), della crisi (la solita eterna crisi costruita a tavolino ) da superare, ecc..
Hanno destabilizzato il mondo del Lavoro, smantellando i diritti acquisiti lungo i sacrifici di molti anni, diffondendo precarietà a non finire e né la destra né la sinistra hanno cercato di risolvere veramente il problema ma hanno continuato ad ingannare i cittadini-lavoratori sottraendogli sempre più dignità morale ed economica. Oggi la situazione è gravissima e non si vede ancora, da nessun fronte, una volontà che abbia l’intenzione di affrontare la questione una volta per tutte. Nonostante tutto, in questo momento, una soluzione sarebbe possibile, una svolta epocale nonostante la crisi in cui il Paese versa.

Perché i vertici di Confindustria reclamano la libertà di licenziare e di far cessare i sussidi in favore dei poveri e dei lavoratori in difficoltà ma, nello stesso tempo, pretendono soldi pubblici dallo Stato a favore delle imprese? Una inspiegabile visione disumana ed egoistica, espressione di un autoritarismo nascosto, quella di Confindustria. Cosa non ha il coraggio di dire apertamente? Perché vorrebbe licenziare 1 milione di lavoratori, che sono quelli già stimati, pur sapendo che significherebbe un grave trauma sociale insopportabile, dopo la crisi provocata dalla pandemia, ma anche un costo pesante (1 milione di indennità di disoccupazione per 24 mesi, per circa mille euro mensili) di circa 20miliardi. Qual è l’occulto scopo di Confindustria? Forse la “guerra civile”?
Perché, invece, non ricorrere ad una soluzione intelligente e utile a tutti gli attori del mondo del lavoro? L’idea di ridurre la settimana lavorativa, da 5 a 4 giornate, a parità di stipendio, come ha proposto in Germania, ad Agosto, il presidente dell’influente sindacato dei metalmeccanici Ig Metall (Joerg Hoffmann) è un’ottima idea perché si potrebbero utilizzare quei 20miliardi per compensare la riduzione della settimana lavorativa (da 5 a 4 giornate) per 5milioni di lavoratori, eliminando l’esubero. Non serve Einstein per comprenderne la possibilità di realizzazione e la grande utilità per tutti. Senza dimenticare che proprio con il FondoSure” sono stati stanziati e assegnati all’Italia circa 28miliardi di euro di prestiti destinati proprio alle riduzioni di orario. Si può intravedere, quindi, una scelta europea nella direzione di questa proposta della settimana lavorativa ridotta.
Il governo attuale, a questo punto, avrebbe il dovere di impedire a Confindustria, per il bene del Paese, di imporre la sua visione disumana richiedendo, in sede di decreti, il preventivo esperimento anche della riduzione dell’orario di lavoro settimanale (da 5 a 4 giornate), da assumere, in seguito, come regime ordinario dell’orario lavorativo. Un esperimento che può diventare un interessante modello per i nuovi contratti aziendali (10mila lavoratori stanno aspettando il rinnovo da anni) per la ripartenza (contemplando salvaguardie anti-contagio, la giusta regolamentazione dello smart working, i piani di riqualificazione professionale, incentivi per la ripresa). Questo esperimento-proposta potrebbe già da subito puntare ad una funzione espansiva dell’occupazione. Una vera necessità per il Paese.
Basta volerlo il cambiamento-miglioramento-ripresa del Paese senza l’interferenza della politica, di destra e di sinistra, che perseguono con i paraocchi le logiche meschine di potere senza guardare al bene comune della nazione, da Nord a Sud.
Perché non usufruire dell’esperienza positiva di altri come, ad esempio, l’esperimento riuscito di Andrew Bornes (il CEO di Perpetual Guardian, società di gestione finanziaria), fondatore del movimento “4 Day Week Global”, che fa lavorare 250 dipendenti 4 giorni a settimana, con stipendio pieno e nelle ore che vogliono i lavoratori. Il risultato ottenuto è stato il 35% in più di produttività.
Governo e sindacati dovrebbero allertarsi con grande senso di responsabilità, prima possibile, su questa possibilità: un’urgenza Paese.

Lo stato delle cose di questa epoca viene vissuto come se fosse una espressione naturale della vita su cui non si possa fare niente. Invece tutto si può fare, tutto si può cambiare: è necessario cambiare tutto ma bisogna volerlo.
I cittadini hanno collezionato inganni, tradimenti, bugie di ogni sorta, illusioni ma sarebbe il momento di dire basta, di ribellarsi, di effettuare una consapevole ribellione intellettuale ed emotiva per ridare concretezza ai sogni, il sogno di un mondo migliore, più illuminato e più felice.
Non dovrebbe essere il vero compito della politica quello di operare per la felicità di tutti, per il supremo bene comune?

La destra e la sinistra, in realtà, esistono ancora sul piano delle ideologie e solo a quel livello continua ad esserci differenza tra l’una e l’altra. Il problema vero sta nelle persone che rappresentano, ma non incarnano più veramente, tali ideologie: hanno fatto diventare la sinistra uguale alla destra. Lo scenario politico mostra intellettuali di sinistra e di destra finti, insinceri, che usano l’attacco senza criteri anziché usare i contenuti della propria ideologia ed una chiara visione Paese. Impongono una spettacolarità quotidiana sterile per la sola ricerca di consenso e per fare alzare l’asticella dei sondaggi: idee politiche vere e azioni concrete zero, un vuoto assoluto.
Essere di sinistra non può che significare stare dalla parte degli ultimi, dei più deboli e non dalla parte dei potenti (coloro che si credono i padroni del mondo), dei “poteri forti” e dei “poteri occulti”. Innumerevoli sono gli intellettuali che fanno finta di essere di sinistra (per interessi egoistici) ma non hanno nulla a che fare con la sinistra perché usano un evidente paradigma di destra. Approfondendo, molti di questi intellettuali di sinistra risultano neoliberisti, per niente socialdemocratici. Questi intellettuali disonesti dell’inganno sono responsabili del disorientamento degli ultimi anni dei cittadini poiché ingenerano confusione con il loro autodefinirsi di sinistra quando, invece, manifestano valori della destra: sono degli imbroglioni della politica. Si credono furbi, superiori agli altri, capaci di ingannare tutto e tutti, ma sono solo degli squallidi impostori. Fanno solo il gioco della destra che ormai sfacciatamente si mostra e impone, nel pensiero, nel linguaggio e nelle azioni, come una destra pre-fascista. Questi intellettuali di finta sinistra che propongono Mario Draghi come premier di un futuro governo, rivelano la loro vera natura poiché Draghi è quello che ha avallato tutte le politiche neoliberiste dell’Unione Europea.

Come dare torto a Giorgio Gaber, che nella sua nota canzone “Destra-Sinistra”, ironicamente profetizzava la morte delle ideologie e la nascita di un’epoca che avrebbe visto solo un pullulare di pantomime di quelli che dovrebbero rappresentare e incarnare le ideologie della destra e della sinistra: un deserto di morale, di etica, di cultura, di intelletti. Solo schieramenti di incapaci che rincorrono consensi sui social, accaparratori di poltrone e di bonus che non gli spettano, idioti senza visione Paese e programmi politici ma che sciorinano demenziali slogan populisti e sovranisti. I politici dal vocabolario piuttosto ristretto avanzano.

 

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Stefano Rodotà, Diritto e giustizia: interroghiamo la Costituzione, La scuola di Pitagora 2016
Stefano Rodotà, Democrazia e Costituzione, Castelvecchi 2016
Massimo L. Salvadori, La sinistra nella storia italiana, Laterza
Norberto Bobbio, Destra e Sinistra, Donzelli Editore
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Domenico De Masi, Il mondo è giovane ancora, Rizzoli 2018
Domenico De Masi, Il Lavoro nel XXI secolo, Giulio Einaudi Editore 2018
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Roberto Morassut, Roma Capitale 2.0, la nuova questione romana. Un riformismo civico per la Capitale, Imprimatur Editore 2014
Roberto Morassut, Il Pozzo delle Nebbie. Il caso Bracci. Un delitto a Primavalle nell’Anno Santo 1950, Ponte Sisto Editore 2014
Roberto Morassut, Roma Senza Capitale. La crisi del Campidoglio e il bisogno di una riscossa civica (libro intervista con Pietro Spataro), Ponte Sisto Editore 2015
Roberto Morassut, Le Borgate e il dopoguerra. Politica, società, ideologia alle radici della Roma di oggi, Ponte Sisto Editore 2018
Roberto Morassut, Democratici. Un movimento per l’Europa contro le disuguaglianze, Ponte Sisto Editore 2018
Tomaso Montanari, Costituzione italiana: Articolo 9, Carocci Editore
Tomaso Montanari, Le pietre e il popolo, Minimum Fax 2013
Paolo Maddalena, Salvatore Settis e Tomaso Montanari, Costituzione incompiuta: arte, paesaggio, ambiente, Einaudi 2013
Tomaso Montanari, Istruzioni per l’uso del futuro. Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà, Minimum Fax 2014
Tomaso Montanari, Dalla parte del torto. Per la sinistra che non c’è, Chiarelettere 2020
Massimo Cacciari, Geo-filosofia dell’Europa, Mondolibro 2013
Massimo Cacciari, La mente inquieta, Einaudi 2019
Mario Brunetti, La sinistra perduta, Rubbettino Editore
Dario Antiseri e Lorenzo Infantino (a cura di), Destra e Sinistra, due parole ormai inutili, Rubbettino Editore 1999
Federico Rampini, La notte delle Sinistra, Mondadori
Federico Rampini, Oriente e Occidente. Massa e individuo, Einaudi
Gilles Deleuze, L’Abécédaire, programma televisivo francese prodotto da Pierre-André Boutang nel 1988-1989, costituito da una serie di otto ore di interviste tra Gilles Deleuze e Claire Parnet
Giulietto Chiesa, Putinfobia, Piemme 2016
Giulietto Chiesa, Invece della Catastrofe, Piemme 2013
Giulietto Chiesa, È arrivata la Bufera, Piemme 2015
Giulietto Chiesa, Chi ha costruito il muro di Berlino?, Uno Editori 2019
Giulietto Chiesa, Invece di questa Sinistra, Nottetempo 2004
Luciano Canfora, Europa gigante incantato, Dedalo 2020
Luciano Canfora, La democrazia. Storia di una ideologia, Laterza 2008
Luciano Canfora, Fermare l’odio, Laterza 2019
Luciano Canfora, Gramsci in carcere e il fascismo, Salerno 2012
Luciano Canfora, La natura del potere, Laterza 2009
Luca Telese, Qualcuno era Comunista, Sperling & Kupfer
Luca Telese, Cuori neri, Sperling & Kupfer
Marco Revelli e Luca Telese, Turbopopulismo, Solferino 2019
Sergio Flamigni, Dossier Gladio, Kaos 2012
L. Ruggiero a cura, Dossier OP, Kaos 2019
Stefania Limiti, LAnello della Repubblica, Kaos 2018
Roberto Gremmo, Guardie Rosse sotto la Mole, Storia Ribelle
Angelo Ventrone (a cura di), L’Italia delle stragi, Donzelli 2019
Philippe Daverio, Ho finalmente capito l’Italia, Rizzoli 2017
Philippe Daverio, La mia Europa a piccoli passi, Mondadori 2019
Antonio Sgobba, ? Il paradosso dell’ignoranza da Socrate a Google, Il Saggiatore 2017
Antonio Sgobba, La società della fiducia. Da Platone a WhatsApp, Il Saggiatore 2020
Silvia Meconcelli, Parole di libertà, Alter Ego 2020
Carlo Tullio-Altan, Populismo e trasformismo, Feltrinelli 1989
Diego Fusaro, Glebalizzazione, Rizzoli 2019
Diego Fusaro, Storia e coscienza del precariato, Giunti 2018
Diego Fusaro, Vivere e pensare altrimenti, Macrovideo 2018
Diego Fusaro, Europa e capitalismo, Mimesis 2015
Diego Fusaro, Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario, Bompiani 2009
Carlo Smuraglia (a cura di) Antifascismo quotidiano, Bordeaux 2020
Carlo Smuraglia e Francesco Campobello, Con la Costituzione nel cuore, EGA Ediz.Gruppo Abele
Marco Revelli, La politica senza politica, Einaudi
Albert Camus, Conferenze e discorsi, Bompiani
Gianrico Carofiglio, Della gentilezza e del coraggio, Feltrinelli

 

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