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1030. Della gentilezza e del coraggio (Premessa) di Gianrico Carofiglio

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La parola “breviario” significa compendio, estratto, catalogo, sommario, riassunto, elenco di regole. E questo libro nasce proprio dall’idea di tratteggiare un sommario di regole – forse meglio: suggerimenti – per la pratica della politica e del potere. Suggerimenti relativi non tanto al merito delle scelte (anche se i valori non sono mai ininfluenti) quanto al metodo, al modo, al come fare. E al cosa non fare. Suggerimenti che riguardano l’esercizio del potere così come la critica e la sorveglianza sul potere. Cioè, in definitiva, la pratica della cittadinanza consapevole.
Questo breviario è dunque una (molto atipica) raccolta di istruzioni per l’uso della politica e del potere, rivolta a quelli che il potere ce l’hanno – politici, burocrati, magistrati – ma anche a quelli che, apparentemente, non ce l’hanno, cioè i cittadini. Noi.
I temi fondamentali sono tre. La gentilezza come metodo per affrontare e risolvere i conflitti e strumento chiave per produrre senso nelle relazioni umane. Il coraggio come essenziale virtù civile e veicolo del cambiamento. La capacità di porre e di porsi domande – la capacità di dubitare, insomma – come nucleo del pensiero critico e dunque della cittadinanza attiva.
Per introdurre la lettura e il senso di questo libro conviene spendere qualche parola in più su questo terzo punto.
Quella che possiamo chiamare l’arte del dubitare domandando è lo strumento cardine per contrastare tutte le forme di esercizio opaco del potere. La qualità della vita democratica in effetti dipende dall’efficacia delle domande che i cittadini sono capaci di porre.
Porre domande – vere domande – è né più né meno che un’attività sovversiva contro ogni forma di autoritarismo, palese o mascherato che sia. La democrazia e la pacifica convivenza si fondano anche, se non soprattutto, sulla controllabilità delle asserzioni di chi esercita il potere. In altri termini: sulla visibilità del potere stesso, concetto su cui si è soffermato Norberto Bobbio, per il quale il principio fondamentale dello stato democratico è appunto il principio di pubblicità, ovvero del potere visibile.
Vi è poi un altro aspetto non meno importante che emerge dalla riflessione sul rapporto fra domande, dubbio e qualità della vita civile. La tolleranza dell’incertezza, la tolleranza dell’errore e la disponibilità ad ammetterlo sono infatti requisiti fondamentali di personalità e società sane, e di democrazie vitali. Esse accettano l’idea che la complessità del mondo in cui viviamo supera spesso la nostra capacità di comprenderlo, e proprio questa (coraggiosa) accettazione è una delle premesse per un agire laico, tollerante ed efficace.
Al contrario, le società e le culture caratterizzate dall’evitamento dell’incertezza, in cui le persone sentono il bisogno di rigidi codici di comportamento e di pensiero per incasellare, spesso artificiosamente, la complessità del reale, sono poco capaci di progredire, di sviluppare più libertà e più intelligenza.
Le buone domande definiscono l’oggetto della nostra concentrazione, della nostra azione, della nostra ribellione.
In altri termini, molto più delle buone (o delle cattive) risposte plasmano il mondo e il futuro.
La capacità di fare buone domande – agli altri come a se stessi – è una dote fondamentale dei cittadini consapevoli, una delle caratteristiche che li distinguono dai sudditi. Tale capacità implica coraggio e gentilezza, parole alle quali in queste pagine assegneremo significati assai diversi da quelli cui convenzionalmente siamo abituati a pensare. Significati che per prima cosa ci tocca ridefinire e in qualche modo ricostruire. Dunque, per cominciare, cerchiamo di capire di cosa parliamo quando parliamo di gentilezza.

Gianrico Carofiglio
tratto dal libro Della gentilezza e del coraggio (Feltrinelli)

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Una nostra opinione. È un libro eccezionale che consigliamo a tutti di leggere, agli attuali leader della politica, ai politici di destra, di sinistra e di centro, ai giornalisti che intervistano e non solo, ai professori che insegnano, agli industriali di Confindustria, ai tanti intellettuali che si autoproclamano esperti di ogni cosa (tuttologi), ai mestieranti d’opinione che invadono tutte le trasmissioni tv, ai tanti manager e supermanager delle grandi aziende e delle multinazionali che si credono dei superuomini e spesso sono dei vuoti a perdere e, soprattutto, ai cittadini che hanno bisogno di conquistare maggiore consapevolezza e acquisire gli strumenti necessari per contrastare l’avanzare dell’ignoranza, dell’imbarbarimento della società, la corruzione, la cultura dominante demenziale, la violenza verbale e fisica che si sta diffondendo a partire dai vari social che hanno disatteso la loro vera funzione. Ci viene spontaneamente di ringraziare questo autore per la capacità che ha avuto di saper spiegare quanto è necessario sapere per costruire gli strumenti fondamentali per saper usare le parole e gestire le idee, quelle, anche, della possibilità politica.

il Centro Paradesha

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Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Bur 2011
Gianrico Carofiglio, La regola dell’equilibrio, Einaudi 2014
Gianrico Carofiglio e Jacopo Rasatelli, Con i piedi nel fango, EGA Edizioni Gruppo Abele 2018
Gianrico Carofiglio, La versione di Fenoglio, Einaudi 2019
Gianrico Carofiglio, Della gentilezza e del coraggio, Feltrinelli 2020

 

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