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1027. Femminismo e Maschilismo

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Non a tutti piace parlare di “genere” perché implica l’evidenziazione della propria posizione personale riguardo ad uno scottante tema culturale, sociale, politico. Affrontare il tema significa dover pronunciarsi sul volere o non volere cambiare lo “status quo”, ormai fin troppo evidente in tutta la società mondiale. Parlare del problema del “genere”, perché di problema si tratta, significa parlare dei sacrosanti “Diritti umani”, affermati da tutte le Costituzioni (anche se non del tutto attuati) e dalla storica Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il fatto che si ripeta, e si sottolinei, che la donna è stata azzittita ed esclusa per secoli non piace al mondo degli uomini, specie se hanno una cultura di stampo maschilista. I Diritti Umani dovrebbero essere affrontati nei confronti dell’essere umano in generale e non prendendo in considerazione l’essere umano donna come problema da risolvere: l’essere umano, in quanto uomo e in quanto donna, ha il diritto ai Diritti Umani. Che per molte centinaia di anni gli esseri umani siano stati divisi in due categorie, in conflitto tra loro, non significa che la cosa non si possa risolvere con l’intelligenza e una vera rivoluzione culturale per un definitivo cambiamento di paradigma. La soluzione al problema esiste e tutti hanno il dovere di riconoscerlo.

La categorizzazione della società indebolisce la vera conoscenza del mondo come, ad esempio, quella di “femminismo” e “maschilismo”, una non-realtà fatta diventare realtà problematica mediante una manipolazione culturale. Tutti si concentrano su una parzialità della visione del mondo come se fosse l’intero e ciò aumenta i conflitti, come nel caso dei generi.
C’è bisogno di una crescita e di un salto culturale per riportare equilibrio ed armonia nella società ormai preda del caos più totale anche se cercano di minimizzarlo o mimetizzarlo.
Non è un segreto che l’intera società è stata improntata su quello che viene definito “Maschilismo” e ciò da moltissimo tempo. Questa espressione-manifestazione culturale, profondamente radicata e nei più divenuta riflesso naturale (in realtà riflesso condizionato) è responsabile della diffusione del razzismo, dell’omofobia, degli attacchi alla diversità, delle molestie alle donne in ogni dove fino all’esplosione dell’aumentato fenomeno del femminicidio. Nell’oggi sembra assumere dimensioni preoccupanti quello che può definirsi il nuovo “neo-maschilismo”.
La cultura dominante è forgiata tutta sull’impronta del “Maschilismo”, su quei comportamenti e atteggiamenti, personali, sociali e culturali, con cui l’uomo-maschio esprime quella che reputa la propria superiorità nei confronti della donna-femmina su tutti i piani, cioè intellettuale, psicologico, biologico, ecc.. Tale convinzione, assimilata culturalmente dai più per secoli, giustifica la posizione di privilegio occupata in ogni ambito della società e purtroppo della storia. Questa negativa espressione culturale, divenuta riflesso condizionato culturale per mancanza dell’uso, della capacità delle persone intelligenti, del discernimento-discriminazione, si traduce in tutti i contesti, sociali e privati, in giornaliere manifestazioni offensive, repressive, aggressive, finanche violente (verbalmente e fisicamente, a seconda dei casi) nei confronti delle donne perché considerate, ignorantemente, inferiori. Questo stato di cose persiste ancora, anche se furbescamente mascherato, nei vari ambiti della politica. Il maschilismo, come forma di sessismo, è una grande espressione di ignoranza, una vera e propria discriminazione basata sul genere sessuale: l’ignoranza rende ciechi facendo confondere ciò che è differenza con una pretesa superiorità che non esiste.
Un esempio di maschilismo imperante è dato dal fatto che nella Pa (Pubblica Amministrazione) italiana le donne sono il 35%, una delle quote più basse in Europa.

La diversità di approcci deve essere vista come un valore perché si può facilmente riscontrare che viene agevolato il trasferimento di competenze, senza alcun conflitto tra femminile e maschile.

L’ideale è integrare il femminile e il maschile in una leadership che non può che agevolare, facilitare, lo sviluppo di quelle competenze deficitarie nei due stili diversi di leadership, facendo emergere i talenti.
È un errore crearsi delle convinzioni, sul maschilismo e sul femminismo, e far corrispondere a queste degli atteggiamenti psicologici. Non bisogna avere convinzioni e atteggiamenti basati sul pensiero di una presunta superiorità dell’uomo sulla donna o della donna sull’uomo, e a maggior ragione coltivare il pensiero-idea-comportamento di ruoli basato sul sesso (sia il maschilismo sia il femminismo hanno dei contenuti vari e complessi).
La cosa curiosa è che la parola “femminismo” è nata quando già il femminismo, come movimento socio-politico, esisteva già. Il termine è stato creato dal filosofo socialista ottocentesco Charles Fourier (1772-1837) con una visione favorevole all’uguaglianza tra uomini e donne. In molti smentiscono questa informazione perché sostengono che il termine “femminismo” venisse utilizzato già in medicina, termine che avrebbe indicato negli uomini un disturbo della “virilità” (un disturbo che li faceva sembrare piuttosto femminili, da qui “femminismo” inteso come “effeminatezza”).

Un esempio di donna, che serve purtroppo il maschilismo per il proprio arrivismo, danneggiando la causa di emancipazione delle donne (che hanno diritto ad una loro leadership), è dato da quella giornalista pugliese, Annalisa Chierico, che ancora non ha trovato stessa perché non riesce a rendersi conto di essere una vera “incompiuta”. Motivo per il quale ha sentito il bisogno, per una psicoterapia a sé stessa, di scrivere un libro che non vale proprio la pena di leggere “Siamo tutti puttane”, che se per caso, incidentalmente, una donna (femminista o meno) o un uomo (maschilista o meno), le rispondessero d’istinto “puttana ci sarai”, dovrebbe restare in silenzio, zitta nella sua infinita pochezza morale, intellettuale e spirituale. Essendo incapace di vero scoop ha scritto qualcosa che descrive quello che lei è, quello che lei fa, senza rendersi conto di essersi proiettata. Sono le donne come lei che ostacolano l’avanzare della vera emancipazione femminile.

Il femminismo indica una condizione di non parità, di non libertà della donna rispetto all’uomo che ha preferito attribuire a sé stesso una presunta superiorità basata sul genere, una colossale sciocchezza. Oggi esistono le condizioni per smontare una volta per tutte questa grande falsità basata sull’ignoranza, sull’egoismo e sulla paura dell’uomo-maschilista che ha regolato la società umana secondo il suo solo punto di vista (errato) incompiuto.

 

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