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1037. La mente spiegata attraverso i suoi tre stati: veglia, sogno, sonno profondo

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Chi vuol conoscere la mente deve partire dai suoi tre stati: lo “stato di veglia” (jagrat); lo “stato di sonno con sogni” (svapna); lo “stato di sonno senza sogni” (susupti).
In quello che si chiama “stato di veglia” (jagrat) la mente sta nel cervello fisico (corpo fisico grossolano). È qui che la mente si identifica ai veicoli-corpi e a tutti gli oggetti esterni, compresi i vari ruoli che svolge. In questo stato la mente si riempie di una moltitudine di impressioni, i vasana (i solchi che si imprimono nella sostanza mentale) che diventeranno materiale per i sogni. Si tratta delle impressioni mentali subcoscienti indotte dalle varie esperienze, dalle azioni, dai pensieri o addirittura da epoche indefinite del passato (attraverso il karman accumulato).
Nello “stato di sonno con sogni” (svapna) la mente sta nel corpo sottile dove i sensi fisici vengono meno. Tecnicamente il jivatman (anima individuale) fa esperienza dello “stato di sonno con sogni” quando la mente entra nella nadi hita (la nadi che parte dal cuore circondandone la membrana tutt’intorno) della struttura sottile luminosa-energetica che si relaziona al corpo sottile (lingasarira). Nel sogno la mente crea ogni cosa da se stessa, da tutto quel materiale fornito dallo stato di veglia. Ogni individuo ha il proprio mondo mentale e quindi le proprie “creature di sogno”. La vera Realtà esiste, è sempre presente in tutte le condizioni o stati (di veglia, di sogno, di sonno profondo).
In quello che si chiama “stato di sonno senza sogni” (susupti), cioè sonno profondo, la mente sta nel sottile corpo causale-mentale. In tale stato cessa ogni forma di coscienza empirica..
Tecnicamente il jivatman fa esperienza dello “stato di sonno profondo” (susupti) quando la mente entra nella nadi puritat. Il -atman continua ad esistere ma senza esperienze.

La conoscenza dei tre stati non solo aiuta a conoscere la mente ma anche a comprendere il Vedanta (chiave per lo stato duale del Vedanta-advaita).
Nel sonno profondo si è uniti al Sat, cioè uniti al .

La descrizione della mente (chiamato anche “organo interno”, antahkarana) nella sua intera estensione è dotata di quattro funzioni: buddhi (intelletto superiore, percezione intuitiva diretta); ahamkara (ego, senso dell’io); citta (mente subconscia); manas (mente empirica selettiva). La mente-antahkarana è un costituente del corpo sottile (lingasarira).
Il grande Sankara ha trattato molto bene dei mezzi o strumenti necessari per penetrare nel mondo delle cause, in modo da rompere le catene delle false sovrapposizioni, prodotti dell’ignoranza-avidya. Egli dà molta importanza alla discriminazione o discernimento intellettivo (viveka) per distinguere, riconoscere, il Reale e il non-Reale.

La mente ha tre guna-qualità: sattvaguna (equilibrio, luce); rajasguna (attività, movimento, passione); tamasguna (oscurità, passività).

I tre guna sono gli attributi principiali della sostanza universale-prakrti. Dalla commistione dei tre guna si originano gli elementi sottili e di conseguenza quelli grossolani della manifestazione. Il tamas corrisponde al piano fisico grossolano, il rajas al piano sottile, il sattva al piano causale (dove risiede il veicolo della buddhi).

L’energia del sattvaguna favorisce il conseguimento della Liberazione (moksa). Il sattvaguna spinge alla ricerca della verità utilizzando la discriminazione tra Reale e irreale, tra Sat e asat. La mente sattvica è una mente stabile che trova la gioia al suo interno. Questo guna corrisponde all’equilibrio, all’armonia, alla luce, alla conoscenza intuitiva, alla purezza.

L’energia del rajasguna non è negativa ma la sua funzione è quella di spingere nel samsara (con i vizi, la vanità, l’ipocrisia, la rabbia, ecc.). La mente rajasica è sempre in cerca di nuove sensazioni, di esperienze stimolanti così si muove continuamente e cade facilmente nell’eccesso. Il rajiasico è un chiacchierone, vuole parlare sempre lui, cerca di sovrastare gli altri quando parlano, parla forte, strilla, ama la compagnia e gli assembramenti: pratica tutto ciò che distrae la mente e manca del minimo di autocontrollo. La mente rajasica sembra specializzata a vedere i difetti altrui, gli errori degli altri e così alimenta l’astio che rischia di provocare seri disturbi mentali. Il rajasico è colui che frammenta, separa, divide, vede e fa vedere una pluralità ingannevole.

L’energia del tamasguna corrisponde all’oscurità, all’ignoranza, all’illusione, all’inerzia, alla passività, ecc.. Il tamas è oscuramento della mente, è l’ottundimento dell’intelligenza e si rapporta al piano grossolano.

Tenendo sotto controllo i pensieri con la mente si privilegia il sattvaguna. Il sattvaguna si può sviluppare mediante un cibo sattvico leggero, la pratica di asana e pranayama, lo studio approfondito, dharana (concentrazione), vikara (trasformazione, modificazione-vrtti) e la meditazione (dhyana). Chi mantiene la mente verso il mondo non potrà svelare, conoscere l’atman. I pensieri sattvici provengono dalla buddhi (puro intelletto).

Dall’antahkarana sorgono le vrtti (onde pensiero, vortici, modificazioni della sostanza mentale). Cosa sono le vrtti in realtà? Sono modificazioni della mente, un effetto dell’ignoranza. Le vrtti sorgono dalle funzioni della mente: manas (mente individuata empirico-sensoriale) e citta (subcoscienza).

Bisogna comprendere che a seconda del tipo di vrtti si sviluppa rajas o sattva: la mente, potendo assumere la forma di qualunque oggetto, pensando ad una bella automobile, ad una donna, ad un grado di carriera assumerà la forma pensata; pensando a Brahman-Dio svilupperà il Brahmakara vrtti. La mente assume la forma degli oggetti pensati-desiderati e questo fatto si viene a chiamare vishayakara vrtti.
La schiavitù (attaccamento) non è creata tanto dagli oggetti in sé (pensati-desiderati) ma dall’identificazione con il vrtti, e questo grazie all’ignoranza.

Per conoscere e comprendere la mente bisogna essere consapevoli dei cinque kosa-veicoli. Il Vedanta insegna che questi cinque kosa racchiudono l’atman circoscrivendolo successivamente e concentricamente. Essi sono: anandamaya, vijnanamaya o buddhimaya, manomaya, pranamaya e annamaya.
Anandamayakosa costituisce il corpo causale (karanasarira).
Vijnanamayakosa o buddhimayakosa, manomayakosa e pranamayakosa costituiscono il corpo sottile (lingasarira o suksmasarira).
Annamayakosa costituisce il corpo fisico grossolano (sthulasarira).

Presentati i cinque kosa diciamo che vi sono cinque tipi di vrtti molto importanti: mano-vrtti, buddhi vrtti, sakshi vrtti, akhandakara vrtti e akhanda ekarasa vrtti.
Il primo vrtti appartiene alla mente istintiva ma gli altri appartengono alla mente sattvica.
Il mano-vrtti è quello delle persone del mondo profano. Il buddhi vrtti appartiene a coloro che praticano la discriminazione (viveka). Il sakshi vrtti permette di vedere le modificazioni della mente come un testimone. L’akkandakara vrtti (o Brahmakara vrtti) rivela il tentativo del sadhaka di cercare di sentire il infinito.
Il sadhaka che si trova ancora nel mano-vrtti deve passare, se vuole procedere nella sadhana correttamente, al viveka vrtti (o buddhi vrtti).
Bisogna sapere che il mano-vrtti riguarda il manomayakosa. Il viveka vrtti o buddhi vrtti appartiene al vijnanamayakosa.
Quindi dal viveka vrtti bisogna passare al sakshi vrtti e da questo saltare all’akhandakara vrtti. Dall’akhandakara vrtti è fondamentale passare all’akhanda ekarasa, l’essenza di Brahman, il fine ultimo.

Risulta chiaro l’importanza di sviluppare sattvaguna.
Le grandi sentenze (i grandi detti vedici che i rsi-saggi veggenti hanno espresso nelle Upanisad), i mahavakya, costituiscono potenti mantra che manifestano sattva ed ogni sadhaka ne può scegliere uno o più di uno secondo la propria indole.
I mahavakya sono:

aham brahmasmi
Io sono Brahman

tat tvam asi
Tu sei Quello

prajnanam brahma
Brahman è pura Coscienza

ayam atma brahma
Questo atman è Brahman

om tat sat
Quello è la Realtà

 

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