Nel mondo del Lavoro la cooperazione è fondamentale sia per il leader, cioè il micro manager di un tim, sia per le risorse affidate al leader.
Un vero leader è guida, coordinatore ma soprattutto “animatore” ed assume tale ruolo assieme al gruppo. Si presuppone che un “animatore” sia passato attraverso precondizioni di esperienza, di conoscenza e di maturazione. Per il raggiungimento degli obiettivi di un tim tutti sono chiamati a cooperare per creare le condizioni migliori per crescere e maturare, senza delegare ad altri: saper delegare e non fare tutto da sé rivela una profonda maturazione in cui si è compreso che ognuno deve cercare di compiere la propria parte e permettere agli altri di svolgere la loro. È lavorando in tale clima che possono nascere “modelli” di rappresentazione interessanti, credibili e confrontabili. Nel mondo del lavoro è importante pensare a un modello di più persone che insieme cercano di cooperare in un buon clima interumano, al di là di qualsiasi iperspecializzazione.
Un modello che si attivi in tal senso non può che risultare sincronico e volto all’autoformazione reciproca: ciò dimostrerebbe non solo la validità del tipo di leadership presente ma che il ruolo del leader non può essere individualistico ma cooperativo.
Un tim che lavora in questo modo, senza averne l’intenzione, combatte la mentalità dell’individualismo, della competizione esasperata (per fare carriera), della violenza (scritta e verbale), della sopraffazione dell’altro (o degli altri del tim), tracciando i primi solchi di un “nuovo umanesimo” che richiede fortemente “corresponsabilità”.
La via della cooperazione non è altro che la strada della condivisione, della vera comunicazione, dell’evoluzione, dell’espansione della coscienza, della felicità di fronte ad un ampliamento dell’orizzonte dell’Essere.
Lavorare in un tim è molto di più del raggiungimento degli obiettivi aziendali, perché ogni partecipante ha la possibilità di cogliere il valore di ciò che è la verità di fronte all’orizzonte di senso del proprio esistere ma anche del valore della presenza di tutti quanti gli altri.
Perché questo possa diventare un “modello universale” occorrerebbe che la maggior parte degli esseri umani acquisisse la capacità di pensare e meditare sull’”Unità della Vita” come necessità profonda. Una comunità-tim-gruppo di persone che è riuscita a rinunciare a far prevalere istinti, desideri, egoismi, narcisismi, interessi personali, ottiene una disposizione spirituale veramente lodevole migliorando il mondo e rendendolo più illuminato e più felice: un viaggio dal micro (individualismo) al macro (universale).
