Può dirsi “Realizzazione” solo quando, in un individuo, il senso dell’“io” e la “dualità” si sono estinti: significa che tutti i conflitti si sono risolti. Non ci sono più ostacoli per “vedere” la Realtà, in primis che l’Universo è solo un’apparenza che svanisce.
Il Risveglio e la Realizzazione, quando sono compiuti, permettono di percepire quello che prima era impossibile.
Di cosa s’interessa il ricercatore spirituale? Egli s’interessa della Realtà Metafisica Ultima.
Ha intuito che tutti gli esseri non differiscono dal Brahman, nonostante quest’ultimo non abbia forma, dimensione e proprietà: è in Brahman e per Brahman che l’Universo dei nomi e delle forme si manifesta.
È difficile comprendere Brahman intellettivamente, perché non può essere rinchiuso in una categoria mentale.
Brahman nell’individuo è l’Atman, il Sé nel quale esistono tutte le infinite possibilità; ma se questo individuo s’identifica nella forma, fa prevalere l’ignoranza metafisica, e quindi non ci possono essere possibilità realizzative in quanto a caratterizzarlo è l’instabilità.
Ogni ricercatore deve riuscire a comprendere che il Sé-Atman non è un semplice concetto psicologico: il Sé-Atman è un “Ente Metafisico”.
Il ricercatore, che si è fatto discepolo, si chiede cosa sono l’Assoluto e il relativo, ma s’interroga anche riguardo al legame tra questi due.
È procedendo sulle domande più profonde che avrà la possibilità di giungere alla Conoscenza del Brahman, dell’Atman, del Jiva; ma questo non basta, perché l’Atman può essere conosciuto soltanto con la perfetta Realizzazione.
Non è con il pensare alla visione di se stessi che si realizza il Brahman, ma trasformando questa “visione”.