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1124. Vigrahadharma: Sai Baba l’Avatara (Presentazione)

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Presentiamo, in questo mese di Luglio, la pubblicazione del libro “Vigrahadharma: Sai Baba l’Avatara” in edizione cartacea, acquistabile in tutte le vetrine online.
Riportiamo qui di seguito l’introduzione al libro e di seguito l’indice dei capitoli.

In Divina Amicizia
Il Centroparadesha

*****


Introduzione

 

Questo non è un nuovo libro su Sai Baba, sulla storia del suo corpo-personaggio, sulla costellazione di fenomenologie da lui scaturite.  Ci si soffermerà non su ciò che lui è stato nel mondo del divenire, su quel piano dell’apparire (del nome e della forma) su cui la maggior parte si è concentrata e, purtroppo, rimasta a stagnare anche dopo la sua dipartita dal piano fisico, ma su quel “sentiero della cessazione” (nivrttimarga) che è venuto a rappresentare e che in pochissimi hanno “visto”, “compreso” e “seguito” veramente. Vogliamo riportare l’attenzione su ciò che veramente è stato come “Presenza” e su “cosa” ha lasciato i semi di una possibilità per l’uomo individuato e per l’intera umanità.
La discesa-incarnazione storicizzata di Sri Sathya Sai Baba, con nascita il 23 novembre 1926 e con morte il 24 aprile 2011, è solo la forma umana del corpo-personaggio, la recita che serviva a presentare il messaggio avatarico dell’era del kaliyuga. Lo spettacolo dei giochi-miracoli (lila) per l’uomo-massa serviva a rallegrare i cuori, degli uomini-bambini, perché ciascuno scorgesse, nella possibilità di un lampo intuitivo, la propria direzione, tra le tante, per imparare, fare esperienza, crescere e in ultimo realizzarsi.
L’Avatara è un Principio divino che si esprime, nella discesa-incarnazione, mediante un corpo umano (abbastanza perfetto).
Sai Baba, come Rama e Krsna prima, è disceso, “dotato di corpo” (vigrahavat) come vigrahadharma, il “dharma incarnato”, la personificazione del dharma, per offrire una grande possibilità all’umanità presente nell’era dell’oscurità (kaliyuga), senza alcuna certezza di essere riconosciuto, compreso, seguito realmente. Infatti, nonostante le folle che lo hanno acclamato ha avuto molti detrattori, è stato bistrattato, vilipeso, utilizzato, tradito.
Sai Baba l’Avatara è stato anche il vihitaguru, il guru che chiarisce i dubbi, colui che chiarisce la mente e indica il modo migliore per conseguire la realizzazione dell’atman.
Quando scende un Avatara ha poca importanza la storia del suo corpo-personaggio, ma l’attenzione dei più si focalizza sulle faccende che scorrono sulla superficie del mondo del divenire anziché andare oltre le apparenze, dove cogliere i fili che possono condurre al trascendente.
L’Avatara non ha creato un movimento attorno al suo Insegnamento, ma è esso sorto intorno a lui circoscrivendolo, imprigionandolo quasi, ed egli ha saputo rispondere solo con il grande amore degli esseri cosmici, accettando il sacrificio.
La vita di Sri Sathya Sai Baba è stata veramente il suo messaggio: milioni di persone hanno ricevuto i suoi preziosi insegnamenti su argomenti di vasta portata per le necessità evolutive di tutta l’umanità. I semi sotto le zolle di terra, ben rimescolate, devono essere però innaffiati altrimenti moriranno uno ad uno: è quello che è già avvenuto con una mole inimmaginabile di sementi, e non è colpa di Sai Baba ma dell’uomo insincero o pigro, mascherato di “bianco”, fattosi devoto e credutosi così astuto da strappare “qualcosa” al Divino. Quei milioni di inchinati inconsapevoli ai suoi piedi, non ce l’hanno fatta a superare il confine diabolico dell’“io-mio” e si sono, in molti, dispersi in altri sentieri della speranza, alla ricerca di un altro facitore di miracoli per una comoda e confortevole realizzazione, senza nulla sacrificare nel fuoco della devozione al divino. Senza sinceri sforzi i semi non possono essere protetti e da essi non può nascere il raccolto della jnana (la conoscenza, la saggezza eterna). Nessuno ha ascoltato veramente i suoi ammonimenti, ma tutto è stato interpretato secondo le ragioni dell’ahamkara. Sotto l’illusione di un alone bonario, tutti hanno creduto di risolvere il proprio destino, con affermazioni-mantra auto-gratificanti alla new age, ignorando i molteplici tentativi di Sai Baba di far allargare la visione di una sadhana troppo ignorante, tentativi che sono stati disattesi puntualmente. Egli ha cercato umilmente, in mille modi diversi, perché i devoti accrescessero l’esperienza della sua Presenza, di spingere il loro jivatman (anima individuata) ad immergersi nel paratman (anima universale, il supremo atman), ma con pochissimi risultati. La devozione all’ignoranza dell’umanità, in questa epoca di oscurità, è molto potente.
Sai Baba ha più volte, innumerevoli volte, indicato a tutti coloro che lo seguivano, di essere attenti, di vigilare su ogni possibile “ostacolo” (vighna) sul sentiero spirituale: la pigrizia (alasya), il pettegolezzo (prakatthanam), l’inerzia (tamas), la non applicazione (anusamdhanarahitya), ecc.. Soprattutto l’ostacolo dell’egoismo rappresentato dalla polarità condizionante “io-mio” (ahamkara e mamakara). L’egoismo è un grande ostacolo, perché crea radici profonde fino ad influenzare le esperienze di vite successive. L’ahamkara è il “senso dell’io” e mamakara il “senso del mio” che possono essere estirpati solo da viveka (discriminazione e discernimento intuitivo) e vairagya (distacco dal non-reale). Estirparli significa riuscire a prendere consapevolezza della Realtà. Viveka è uno dei quattro mezzi (sadhanacatustaya) fondamentali per il jnanayoga. L’ahamkara è il personaggio sospinto dai guna a fare esperienze di ogni tipo e natura.
Il Suo Insegnamento si è basato sulla presentazione comprensibile dell’Assoluto Metafisico. La fenomenologia che scaturiva dalla Sua presenza non aveva alcuna vera importanza.
Egli ha insegnato chiaramente, e non a caso, che l’ahamkara è anatman, “ciò che non è l’atman”: l’ego, come tutte le cose che si modificano continuamente, appaiono e scompaiono, ovvero “non sono”, appartengono al non-reale (“asat”). I milioni di enti planetari, di ogni parte del mondo, che lo hanno avvicinato non si sono innalzati a quel “Principio” da Lui rappresentato, ma si sono fermati alla semplice “Individualità” del corpo-personaggio mediatore, facendone, di questa “Individualità”, un culto idolatrico per fabbisogni strettamente umani, senza alcuna vera aspirazione al Divino, senza alcuna comprensione dell’Assoluto Metafisico.
Il corpo-personaggio è servito da polo di attrazione: tentare, cioè, di aprire un varco verso il trascendente per quanti sinceramente interessati a tale volo.
La stessa organizzazione fondata da Sai Baba, in India e nel mondo, fortemente strutturata, è solo un contenitore nel divenire, una forma e un nome, che ha un’importanza relativa: una organizzazione costituita da esseri umani dai più diversi livelli di coscienza. Non si tratta di una organizzazione costituita da individui realizzati, da sadhu illuminati, nonostante alcuni membri responsabili, di semplici funzioni organizzative necessarie per il contingente, abbiano dato, alle proprie cariche, significati dall’elevata valenza spirituale (da esercitare sui comuni devoti), confondendo e facendo sbagliare spesso innumerevoli devoti con una errata offerta al culto della personalità. Nonostante Sai Baba abbia ripetutamente avvertito su tali errati comportamenti, questi responsabili di turno, nascostisi dietro una comoda ipocrisia, hanno continuato imperterriti nel loro vantaggioso errare (la mente non illuminata vede gli errori solo negli altri, la mente è la grande ingannatrice che censura e fa da osservatrice dei comportamenti altrui). Per questi, e tanti altri motivi, questa organizzazione è stata già più volte insidiata dalle oscure forze contro-iniziatiche, sia mentre Sai Baba era nel dharmaksetra, il suo “campo del dharma” (il campo coscienziale-esistenziale dell’esperienza e della sua trascendenza), ovvero nel suo sthulasarira (corpo fisico grossolano per la sfera empirica della vita umana) sia dopo l’abbandono (il 24 aprile 2011) del piano immanente.
La sua dipartita dal piano fisico grossolano sembra aver prodotto, improvvisamente, in tutti quegli ego-ahamkara-mamakara, che si nascondevano, attorno a lui, dietro la sindrome del “gatto sornione” (che aspettava di fare il balzo dal “nascosto” all’“apparente”), un certo numero di persone illuminate, iniziati, maestri, facitori di miracoli, elevati consiglieri spirituali, eccezionali canalizzatori, medium, senza che Sai Baba ne avesse mai menzionato l’esistenza, o preannunziata la loro rivelazione, sia pubblicamente sia in privato. Eppure questi umili devoti-fari del messaggio avatarico tutti giurano di aver ricevuto, da Sai Baba, un segreto, una missione speciale da svolgere, ma incredibilmente “ignorano di ignorare” di essere vittime di mithyajnana, la “conoscenza falsa o illusoria” che cerca di sovrapporsi alla vera Conoscenza.
La natura di falsità, cioè mithyatva, di questa loro opera di insidia, si può leggere facilmente se ci si è allenati nella sadhana, secondo le indicazioni consigliate da Sai Baba, con la indispensabile attività costante di “discriminazione-discernimento”. Sono molti gli ego, nella ricerca spirituale, che si trasformano in perfetti inconsci agenti del male portando fratture, separazione, frammentazione, sofferenza.


La mente (manas) è la radice dell’albero del samsara, ossia del ciclo di nascite e morti e, in generale, dell’universo manifesto. Per abbattere questo albero bisogna porre la scure proprio alla radice. In altre parole, la mente va dominata dirottando i pensieri alla ricerca dello Spirito, l’Atman, il Reale, il vero ‘Io’ ”.

Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
da Corso Estivo 1990
Mother Sai Publications

 

Indice

Introduzione
Dal Divenire all’Essere
Occorre una trasformazione profonda
Quando cominciare una sadhana?
Parlando di Avatara
Il Lavoro degli Avatara
La Vidya è l’Insegnamento eterno
Conoscere e Comprendere SAT
Un monito al ricercatore sincero
Sai Baba: la sua identità, la sua missione
L’Universo Sai
Sri Sathya Sai Baba e i devoti
L’abbraccio del Vigrahadharma
Il vero Yoga
La Conoscenza Suprema trasmessa
La Via per la Liberazione c’è
La Via per la Verità: la Metafisica, la vera Conoscenza
Introduzione alla Isavasyopanisad
Conclusione
Advaitabhavana
Addendum
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OM TAT SAT
OM SAI RAM

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