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1135. L’io-ego, piccolo ma ingombrante

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La forma, nel mondo del divenire, nasconde la Verità. Ma può accadere, di tanto in tanto, che l’informale dissolva la forma e si riveli un attimo di consapevolezza della Verità.
Le raffiche di vento spirituale visitano i ricercatori coraggiosi e perseveranti, coloro che non si lamentano mai e non danno la colpa ad altri del loro rallentare o dell’arrestarsi.
Un buon ricercatore-sadhaka, ha capito il gioco ingannevole dell’io (ahamkara), di quella parte dell’Antahkarana (la Mente nella sua totale estensione) che recita a fare il prestidigitatore.
Pur essendo una piccola “parte” illusoria, sembra che tutto gli appartenga sul suo cammino, e le cose si muovono come se effettivamente tutto gli appartenesse.
Solo l’andare del ricercatore non gli appartiene, la sua scelta. La possibilità di decidere del ricercatore è un grande potere: se vuole può.
È questo io (ego-corpo-personaggio karmico), non arreso ancora al , che lacera il cuore del ricercatore-sadhaka facendolo oscillare fra gli opposti.
Il ricercatore-sadhaka, che non perde però la concentrazione sulla visione della meta, in mezzo alle tenebre fa illuminare i suoi movimenti. Egli comprende che più si confronta con la sofferenza provocata dagli effetti degli opposti non equilibrati più si fa leggero e indipendente: il dolore può trasformarsi in forza. Egli ha scoperto che più si fa sincero più ha la meglio sul prestidigitatore, cioè sull’io, così piccolo ma così ingombrante.
L’essere umano ordinario, invece, è totalmente preda e vittima dell’io-ego.
Il ricercatore-sadhaka è consapevole di vivere, senza lamentarsene, il segreto di una guerra santa: la liberazione del Sé dalla prestidigitazione dell’io-ego.
Segno di una elevata posizione coscienziale è la capacità di vivere una vita coordinata interiormente ed esteriormente, in modo che tutta l’individualità sia operante e guidata dal “proposito”, dall’ “aspirazione” al Bene collettivo e dall’ “energia vitale” del corpo fisico per sostenere il proposito e il servizio.

Il momento più importante, per un ego-corpo-personaggio karmico, è quello in cui improvvisamente, dopo un’infinità di esistenze, egli si vede in qualità di piccolo ‘io’, ignorante ed egoista polarizzato esclusivamente nel suo limitato campo dei desideri personali, un animale-uomo irresponsabile, e se ne vergogna immensamente.
Così nasce la prima scintilla di un desiderio superiore a crescere ed evolvere. È il momento in cui si dipanano per lui gli stadi consecutivi possibili dell’evolversi.
Ma è solo l’inizio: moltissime esistenze l’aspettano nel lungo ciclo del samsara.

Un buon segno di risveglio evolutivo è quando, l’ego-corpo-personaggio karmico, sviluppa e adopera la funzionalità della mente e del cervello simultaneamente, subordinando e governando la natura emotiva.

Il risveglio spirituale della coscienza, di cui si parla, si concretizza, in questo piano di esistenza, nella sincronizzazione dei due emisferi cerebrali.
La sincronizzazione dei due emisferi cerebrali in una unità sinergica collegata al cuore apre ad orizzonti esistenziali inenarrabili: è la concretezza del risveglio in questo piano fisico grossolano. Può essere ottenuta tramite un sentiero realizzativo percorso fino in fondo: è stata sperimentata sempre da pochi individui. Oggi sono molte le possibilità di sperimentare tale esperienza, ma pochissimi si imbattono veramente nelle giuste condizioni per ottenerla.

Il peggiore nemico dell'uomo è l'ego. Molti sono riusciti a superare le sei debolezze: rabbia, superbia, lussuria, avidità, odio ed attaccamento, ma raro è l'eroe che ha demolito il proprio ego. La compagna dell'ego è la gelosia, che cerca continuamente di dominare la mente. Gli studiosi, i saggi, gli insegnanti e persino gli aspiranti spirituali sinceri sono vittime dell'ego, più degli uomini comuni: è il loro ego che fa loro dichiarare di essere i più vicini a Dio e i più illuminati. L'ego porta ondate continue di esigenze e desideri. Quando l'egoismo prende piede nell'uomo, l'invidia segue a ruota. L'ombra che perseguita l'ego è la sofferenza.”

Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)

Solo quando non c'è ego, o perlomeno quando ce n'è meno, la pace, la felicità, la cooperazione e l'amore fioriscono. L'uomo non può sostenere di essere un uomo fino a quando questo ego, che lo spinge a distruggere gli altri, viene sottomesso dalla disciplina (sadhana) del servizio (seva). Saturare il servizio d'amore equivale ad offrire il proprio lavoro a Dio; esso viene poi santificato nella puja. Questo lo rende libero dall'ego. Solo riducendo le proprie esigenze e sconfiggendo la gelosia e l'invidia l'uomo può ridurre il suo ego, dato che sconfiggerlo è pressoché impossibile.

Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)

"Usando la vostra intelligenza, potete estrarre le gemme preziose seppellite profondamente nel vostro cuore. Il primissimo ostacolo che incontrerete in questo vostro sforzo sarà il vostro ego, seguito dai desideri, che sono le pietre che vanno dissotterrate. Dopo di ciò arriverete ad un letto di sabbia, cioè ai buoni pensieri, alle buone parole ed alle buone azioni. In genere è l'ego a provocare la caduta dell'uomo."

Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)

 "Voi ignorate la divinità che è il centro del vostro essere: ma, allo stesso tempo, la cercate negli altri. Questa è la tragedia. Insultate voi stessi, sentendovi impotenti, deboli ed inferiori; la viltà e la condanna di sé stessi non diventano una scintilla della fiamma Divina. Nel preciso momento in cui l'ego viene soppresso, si verificano due conseguenze: la libertà dal dolore e la libertà dalla gioia. Per acquisire questo grande coronamento, dovete fare un passo dopo l'altro. Le buone azioni, come l'adorazione (puja), la ripetizione del Nome (japa), la meditazione (dhyana), l'osservanza dei voti, etc., sono alcuni passi; anche i buoni pensieri, come pregare per una maggiore discriminazione e per avere maggiori possibilità di aiutare gli altri, aiutano. Lentamente, stabilmente, ripulite la vostra mente, rendete acuto l'intelletto, purificate i sensi ed ottenete la Grazia."

Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)

 

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