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1144. Una Sadhana semplice

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L’ente planetario pensa normalmente che le cose importanti debbano essere complesse, complicate, difficili da realizzare.
Una sadhana è qualcosa di molto importante ma, in realtà, molto più semplice di quanto viene detto in molti ambiti.
Una volta comprese alcune cose prima dell’inizio del viaggio, la sadhana può diventare solo un sentiero da percorrere fino in fondo pazientemente, con qualche sforzo di tanto in tanto.
Una volta compreso bene il fatto che l’ente umano incarnato è un “Atman”, si capirà facilmente che non va ricercata, quindi, alcuna perfezione: tutte le virtù che identificano la perfezione non sono da acquisire perché costituiscono la natura stessa dell’Atman, bisognerà solo svelare quanto è nascosto dai veli che oscurano.
Il sadhaka dovrebbe mantenere il corpo emotivo calmo e tranquillo, per poterlo usare quale strumento di sensibilità, di empatia e di unione con le altre persone.
In una sadhana il praticante dovrebbe prestare molta cura all’equilibrio e all’armonia del corpo emotivo perché esso non solo mette il sadhaka in contatto con l’ambiente e gli altri, ma può essere usato per l’elevazione fino al .
Nell’essere ordinario l’intelletto è offuscato dalle emozioni e la funzione emotiva è condizionata, nonché limitata, dalla mente: il sadhaka non dovrebbe permettere tale offuscamento, perché un corpo emotivo agitato, turbato, mosso da svariati desideri, rappresenta un grande ostacolo per il progresso spirituale.
Quando la luce viene velata dalle nebbie costanti di un corpo emotivo turbato, agitato si creano illusioni, veri e propri miraggi, che fanno perdere il giusto orientamento.
La sadhana corretta consiste nell’eliminazione degli elementi che costituiscono la personalità (l’io personale, l’ahamkara) dalla mente, per far risplendere il Sé, l’Atman, il Reale.
La sadhana riguarda l’eliminazione delle scorie più grossolane della natura inferiore, cioè di quella personale, per far brillare la natura universale nell’ente umano.
La sadhana è un cammino di purificazione attraverso la pratica della discriminazione. La sadhana offre la scoperta graduale della coscienza-conoscenza, l’unica in grado di rivelare l’“Essere Reale”.
Molti sono coloro che credono di aver fatto già un lungo cammino realizzativo solo perché hanno memorizzato molti insegnamenti appresi dalle Sacre Scritture o da testi di conoscenza esoterica, mentre hanno solamente arricchita la mente ed erudita la parola. La sadhana non è per l’accumulare ma per liberare, altrimenti si va in senso opposto al suo scopo.
Il sadhaka cerca se stesso attraverso l’auto osservazione e la riflessione profonda, facendone un’attitudine costante.
Il sadhaka che sostiene a parole, ma non dimostra con la pratica la propria evoluzione spirituale, ostentando erudizione, è un candidato potenziale della contro-iniziazione.


La sadhana deve rendervi calmi, sereni, posati ed equilibrati, la mente deve essere fresca e confortante come il chiaro di luna perché la Luna è la deità che ha potere sulla mente. Siate calmi nel parlare e nel rispondere alla malvagità, al cavillare e alla lode.”

Sri Sathya Sai Baba
Discorso del 13 Gennaio 1969.

 

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