In questo giorno ricorre il terzo anno del passaggio al di là del velo della materia di Rosario Castello.
Lo ricordiamo con un suo articolo.
In Divino Amore
il Centro Paradesha
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L’uomo è vittima, da millenni, di alcune convinzioni difficili da estirpare perché si sono radicate talmente in profondità da condizionare il destino degli individui, la società umana, il mondo intero. Queste convinzioni, sotto diverse forme, hanno influenzato e condizionato la storia di molti popoli e quindi la storia di tutta l’umanità. Alcune “forze” hanno approfittato dell’influenza esercitata da queste convinzioni: queste “forze” hanno operato tramite la religione, la scienza e la cultura dominante. Queste “forze” hanno agito convinte di operare per i propri egoistici interessi e per la propria ambizione al “potere”, senza rendersi conto di essere spinti, in tale direzione, da volontà non-umane, facenti parte del corpus organizzativo del Male Cosmico che infierisce sulla vita terrestre.
Chi è devoto all’egoismo e all’ignoranza e nutre segretamente delle paure (specialmente quelle di perdere quanto ottenuto disonestamente a discapito del suo prossimo) si mette al servizio, indirettamente, del Male Cosmico, del Lato Oscuro del Potere, dei Maestri dell’Oscurità.
La coscienza obliata della maggior parte dell’umanità è responsabile del predominio ottenuto dal Lato Oscuro sul gioco delle proporzioni dell’equilibrio del Bene e del Male nel contesto del mondo terrestre.
La convinzione di essere niente di più di un caso prodotto dall’evoluzione ha fatto nascere una catena di risposte comportamentali e comunicazionali aberranti con una società umana oscurata e infelice. Il messaggio che “tutto è sopravvivenza” ha elaborato cattivi modelli comportamentali.
La fuga meccanica in una religione non può offrire risposte, soccorso, liberazione o vera felicità se non una oppiacea prigione di conforto.
La più potente delle convinzioni che tengono prigioniera la coscienza umana è quella di credere in un nemico inesistente: la “morte”.
La maggioranza umana vive il mito negativo della morte.
La religione e la scienza non sono riuscite a dare risposte convincenti al fine di smantellare il tessuto su cui si sono imbastite le millenarie paure sulla morte.
Credenti e non credenti hanno realizzato in sé una visione drammatica della morte ma questa visione è dovuta ad una coscienza non molto risvegliata che manca di aspetti fondamentali per non vedere nella morte una fine anziché un momento di passaggio, un “transito” in un’altra dimensione.
Certamente prima o poi il corpo fisico viene a trovarsi in una condizione tale di decadimento naturale, forzato o prematuro (morte accidentale) che l’esperienza di “transito” è inevitabile. Ma è proprio il sapere sin dalla “nascita” (un’altra esperienza di “transito”) che la certezza dell’esperienza di “transito” è un fatto ineliminabile deve spingere gli individui e l’intera società umana ad effettuare delle “riconsiderazioni”, scevre da condizionamenti, per realizzare una nuova visione in cui far rientrare l’esperienza della morte come un fatto naturale, non drammatico, e una concreta esperienza di “transito” dove nulla finisce o si estingue ma tutto continua a essere.
La morte, però, presso alcuni popoli dell’antichità è stata ritenuta una cosa seria, importante ma non drammatica.
Gli antichi Egizi, ad esempio, con le tre opere:
- i “Testi delle Piramidi”
- i “Testi dei Sarcofagi”
- e il “Libro dei Morti” (più correttamente i “Capitoli dell’Uscita alla Luce”)
formavano il corpus funerario, in funzione di un percorso spirituale del defunto.
Si attribuisce a Thot, dio della Conoscenza, l’originale stesura dei “Capitoli dell’Uscita alla Luce”.
Il destino del defunto non veniva considerato concluso con la morte perché con essa si avviava un nuovo percorso.
Il testo era “un insieme” fatto di formule, citazioni, magiche ricette, consigli, inni e un metodo preciso per compiere quanto correttamente necessario per il “transito” nel regno dell’oltretomba.
“Inizio delle trasformazioni e glorificazioni dell’uscita dal regno dei Morti e del ritorno in lui … uscire alla luce, compiere tutte le trasformazioni che si desiderano”
dalla seconda parte del “Libro dei Morti” Cap. XVII-LXIII