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1163. Perché sono qui?

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Qual è il significato dell’angoscia spirituale dell’uomo? Da cosa essa è originata?
È forse dettata dalla paura di un’esistenza priva di significato più che dal mistero dell’essere o non essere?
In effetti i due aspetti convergono in un unico punto.
Se Dio esiste e l’uomo crede in Lui ma non lo conosce, sorge un’ulteriore angoscia: Dio ha conoscenza dell’uomo? L’uomo è oggetto del Suo interesse? Si occupa Dio dell’uomo non solo come collettività ma come singolo? Possono i piccoli atti di questo piccolo uomo essere tanto importanti d’attrarre l’attenzione di Dio?

Quando un essere umano giunge a rendersi conto delle limitazioni e delle imperfezioni che comporta la fisicità nella quale è rinchiuso, si comincia a chiedere quale deve essere il processo del suo cammino sul Sentiero. Si rende conto che, se lascia le cose nella sua vita così come stanno a quel momento, il processo della sua evoluzione resterà lento e tardivo.
Sorge, quindi, l’esigenza di chiedersi “cosa fare” o a “chi rivolgersi” perché avvenga una trasformazione, un cambiamento progressivo o improvviso della propria persona.

Spesso a tali pensieri seguono crisi che sarebbero del tutto evitabili se si mettessero da parte le sensazioni di “aver fretta” e quelle di voler “fare chissà che cosa”. Lo scoppio di simili pulsioni è naturale ma è anche ovvio che dobbiamo conquistare la capacità di discernere e analizzare impulsi e pensieri.
Basterà rendersi conto che il solo fatto di essere giunti alla possibilità di questa trasformazione è già un risultato della nostra evoluzione.

L’essere umano, per la sua limitata natura e la formazione, le peculiarità dei suoi organi sensori, non vede, non ode, non sente attraverso il tatto, non gusta, non odora molte cose; infatti, molte energie sottili e supersottili sfuggono ai suoi sensi. Egli deve studiare, risvegliarsi e realizzarsi per averne esperienza consapevole.
Gli esseri umani devono comprendere che quanto li circonda, vedono e sentono, è solo un effetto della vera causa: la realtà dell’Anima da cui questi “effetti” derivano.
L’uomo è un essere spirituale incarnato nella corporeità fisica-grossolana dove gli aspetti incorporei e spirituali restano integri anche se, alla sua percezione, impercettibili.

Il ricercatore della verità è un pellegrino che, maturando lungo le sofferenze della vita, è giunto a scegliere la “valle” su cui camminare per realizzare l’aspirazione verso “la montagna” da scalare. Consapevole dei rischi nella “valle”, affrontandoli uno ad uno, scopre che tra le varie manifestazioni esistono solo differenze di grado che caratterizzano l’Uno: tutto è Uno chiaramente.
Così egli scopre che l’Anima è il Divino nell’uomo: la vera iniziazione ha luogo nell’Anima, in nessun tempio, in nessuna strada, senza bisogno di nessun rito.

Non esiste null’altro che Dio, la Causa Prima, il Motore Immobile, il Vuoto che tutte le cose racchiude in potenza.
Dio, come Vuoto, che è tutte le cose potenzialmente, ha contemplato Se Stesso e in questo Atto ha manifestato un punto di consapevolezza.
Questo punto di consapevolezza è Conoscenza di se stesso.
Dall’unico movimento del Vuoto si è creato un punto di consapevolezza, una Coscienza Primaria, l’Osservatore, il Punto Zero.

L’essere umano non risvegliato è identificato con il personaggio, non con l’Anima. Non sa, non si rende conto di essere un’Anima Immortale.

 

La grande consapevolezza arriva lentamente, pezzo per pezzo.
Il 
percorso di crescita spirituale è un percorso di apprendimento permanente.
L'esperienza del potere spirituale è sostanzialmente un'esperienza gioiosa.”

Morgan Scott Peck

Se gli uomini conoscessero il sentiero che conduce alla gioia permanente ed alla pace, non vagherebbero in stato di confusione per i vicoli dei piaceri sensuali. Proprio come la gioia che si sperimenta in sogno svanisce al risveglio, le gioie provate nello stato di veglia scompaiono quando la Saggezza ('jnana') si risveglia dentro di noi. Le Upanishad esortano: "Svegliatevi! Elevatevi! Risvegliatevi!" Il tempo è una successione di momenti fugaci. Il momento presente è l'unico disponibile, fatene pertanto l'uso migliore possibile. Quando morite, dovete morite da uomini che hanno realizzato la Divinità. Questa è la conclusione appropriata di tutti gli anni trascorsi in forma umana.”

Sri Sathya Sai Baba

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