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108. Risveglio, Chakras e Kundalini

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Parlare di Sentiero spirituale, di Verità Eterna, di Realtà, di Metafisica, di Regno divino, di Amore, di Coscienza risvegliata, di Animacaduta” o “liberata”, significa accompagnare il Lettore-Sadhaka alla scoperta dell’invisibile, prenderlo per mano per portarlo fino al limite estremo del possibile dove oltre non può che affidarsi al proprio coraggio, all’esperienza della Verità sperimentata, tuffandosi nell’incognito sconosciuto, confortato ancora dagli ultimi echi delle nostre parole di fiducia emanate dal cuore.

Oltre quel limite l’io-corpo-personaggio karmico perde significato, il rumore del divenire cede al “Silenzio”, le presunte conoscenze-esperienze depongono la loro presunzione e qualcosa di mai provato si “eleva”.

L’esperienza della luce dell’Essere che tutto può risolvere può solo essere spiegata dal “Silenzio”. Vane sono le migliori parole, vacuo il potere espressivo di qualsiasi parola.

L’autentico Sadhaka-Yogi praticante è colui che è giunto, dopo una lunga prima fase di informazione-apprendimento, alla fase operativa. Egli dopo aver assorbito una corona di culture di matrice esoterica, culture che sottendono a un sapere antico e riservato (a cerchie ristrette di persone), un sapere rivolto agli aspetti iniziatici di un cammino interiore spirituale autentico, è giunto all’azione pratica trasformatrice, quell’alchimia per il raggiungimento dell’androginia spirituale (il riequilibrio delle forze opposte interne) che conduce alla vera “illuminazione”.

Il vero Sadhaka-Yogi praticante, pur non trascurando quanto necessario al pieno benessere dei cinque sensi del proprio ego-corpo-personaggio karmico, procede sul Sentiero, abbandonando di questi l’apprendimento esclusivamente sensorio, empirico e volgendosi all’intelletto (l’intellezione), nel verso inteso dall’esoterico (intelletto-buddhi) e non nel verso inteso dal mondo profano (degli intellettuali occidentali), cerca di cogliere (con l’intuizione) quelle pure idee (e le loro correlazioni) per giungere a poter contemplare, in ultimo, l’Idea Suprema (l’Uno-Bene).

Il Sadhaka-Yogi praticante utilizza, quindi, per pervenire a Jnana (Conoscenza noetica), viveka (il discernimento tra ciò che è e ciò che non è Reale assoluto, del Vedanta).

Il Sadhaka-Yogi praticante non necessariamente deve conoscere tutte le cose, ogni singolo dato empirico, ma gli basta l’Universale (l’Unità suprema), quella costante a cui fanno capo tutte le singole cose.

Egli protende, nel processo di risveglio, a vedere l’Intero. Egli si interessa di ciò che è e non di ciò che diviene (di ciò che nel divenire rimane invariante).

Quell’Intero il Taoismo lo identifica con il Tao, il Buddhismo con Tathata, il Vedanta con Brahman, e Platone con l’Uno-Bene.

È attraverso la contemplazione dell’Intero che il Sadhaka-Yogi praticante si trasforma e trasformando stesso, rinnova la stessa società (aura ambientale) in cui vive.

Il Sadhaka-Yogi praticante è colui che ha compreso quanto non abbia senso “cercare” tra le infinite cose mutevoli, ma attingere dalla Verità Eterna (il Reale-assoluto) ciò che è sempre immutabile. Non il relativo e il contingente deve essere cercato ma il permanente, l’universalmente valido, il Brahman.

Tutto ciò che non è una “costante” è mutamento come lo SthulaSarira (corpo fisico grossolano, composto dall’AnnamayaKosa), un complesso sistema fenomenico soggetto a mutamento.

Il Sadhaka-Yogi praticante che ha ben appreso gli insegnamenti ricevuti (da un istruttore, da una scuola, da un iniziatore) sa che sta dirigendosi, nell’applicarli, verso lo stato di “Risvegliato” dove lo stato sottile (di sogno) e lo stato grossolano (di veglia) hanno lo stesso valore. Sa che il mondo non è altro che un “pensiero” di Dio a differenti livelli vibratori, ed egli sta per sperimentarli coscientemente.

Il Sadhaka-Yogi praticante è cosciente di svolgere gran parte della sua opera alchemica, sul (triplice) Corpo Sottile (SuksmaSarira, ma anche Lingadeha e LingaSarira); si tratta del lavoro più importante. Egli sa (anche perché lo “sente”) quanto è fondamentale la funzione del SuksmaSarira (il triplice Corpo Sottile): BuddhimayaKosa o VijnanamayaKosa (veicolo intellettivo); ManomayaKosa (veicolo mentale); PranamayaKosa (veicolo pranico-energetico). Il Corpo Sottile è costituito dalle cinque facoltà di percezione (Jnana-indriya), dalle cinque facoltà di azione (Karma-indriya), dai cinque soffi vitali (i Prana), dai cinque elementi sottili (Tanmatra), dalla “mente” (organo interno – antahkarana) nell’integralità delle sue estensioni: Buddhi, Ahamkara, Manas, e Citta.

Il Sadhaka-Yogi praticante sa che il Corpo Sottile (SuksmaSarira) accompagna l’Anima nel suo processo di trasmigrazione in quanto non viene distrutto al momento della morte ma mantiene l’esistenza individuale per tutto il Samsara (ciclo perenne del divenire, indefinita successione di nascita-vita-morte-rinascita), fino alla soluzione dell’individualità (Moksa).

Il triplice Corpo Sottile (SuksmaSarira) corrisponde allo stato coscienziale di Taijasa (il “luminoso”), da tejas – fuoco – , e alla condizione di “Sogno” (Svapna). Nell’ordine universale corrisponde a Hiranyagarbha (l’Uovo cosmico, il Germe d’oro).

Il Sadhaka-Yogi praticante sa di stare lavorando sulla correzione dell’ignoranza-avidya e cerca di mettere a frutto tutto l’insegnamento ricevuto. Sceglie quanto di meglio conosce delle pratiche Yoga allo scopo di ben operare sul LingaSarira (il triplice Corpo Sottile, ovvero SuksmaSarira).

 

Il corpo grossolano è presente nello stato di veglia e assente nello stato di sogno, mentre l’atman persiste. L’invariante è il Sé perché nello stato di sogno, mentre Esso è presente, il corpo grossolano è assente, per cui quest’ultimo costituisce il fattore variabile“.

Similmente, il corpo sottile è assente nello stato di sonno profondo, mentre l’atman vi rimane invariante testimone. Così, mentre il Sé persiste in tutti gli stati, il corpo sottile non è presente nel sonno profondo, perciò esso rappresenta il fattore variabile“.

Con la comprensione della natura del corpo sottile, l’atman viene dissociato dalle guaine della buddhi, del manas e del prana le quali sono riconosciute come differenti dal Sé e composte dai tre guna in proporzioni diverse“.

Nello stato di contemplazione (samadhi) l’avidya, sotto forma di corpo causale, non si manifesta più, ma l’atman vi è presente. Così l’atman è sempre costante e il corpo causale diviene il fattore variabile“.

Pancadasi: I, 38-39-40-41

 

Il Sadhaka-Yogi praticante sa quanto è importante lavorare su quel “nodo del cuore” (Hrdayagranthi), l’identificazione del Jivatman, che deriva dalla soggezione all’ignoranza-illusione, con il particolare veicolo espressivo e per questo vi si dedica svolgendo i giusti passi.

Ma i “nodi” sono tre.

Egli sa bene che, sul lungo cammino del risveglio della Kundalini, vi sono tre ostacoli, i tre “Granthi” (nodi psichici) che vengono chiamati brahma, vishnu e rudra, rappresentazioni dei livelli di consapevolezza dove il potere di Maya è molto forte. Trascendere queste tre barriere significa aprire la via all’ascesa della Kundalini.

Brahma granthi è nella regione di Muladhara Chakra (piaceri fisici, attaccamento agli oggetti materiali, un eccessivo egoismo). Il potere di Tamas è presente (il Guna dell’ignoranza, della letargia, della mancanza di luce).

Vishnu granthi è nella regione di Anahata Chakra (il “nodo del cuore” è la schiavitù dell’attaccamento emozionale nelle relazioni ma anche a un’aspettativa emozionale, nella spiritualità, alle visioni psichiche interiori). Il potere di Rajas è presente (il Guna delle ambizioni, della tendenza alle passioni, del dinamismo eccessivo, del dogmatismo).

Rudra granthi è nella regione di Ajna (o anche Agya) Chakra (attaccamento all’idea di se stessi quali individui, ai fenomeni psichici, ai poteri – Siddhi – ). Per progredire spiritualmente bisogna abbandonare il senso dell’ego individuale e trascendere la dualità.

 

Il Sadhaka-Yogi praticante sa che ogni individuo si trova ad un “punto” particolare lungo la linea dell’evoluzione e che questa sale attraverso i Chakras determinandone la “visione del mondo” e che tutto ciò vale anche per se stesso. Egli si trova quindi ad uno specifico livello e grado di risveglio di coscienza spirituale, rappresentato perfettamente dalla manifestazione del Corpo Sottile nelle sue risposte comportamentali e comunicazionali.

Il suo Campo di Esistenza (Corpo Fisico più il Corpo SottileNadi, Chakras, Aura, Kundalini – ) e la sua capacità di vivere realmente una Vita-Sadhana sono la dimostrazione, senza parole, dell’efficacia del lavoro spirituale svolto dopo una “Scelta” consapevole.

Una buona Sadhana può anche avere ancora tracce di errori dovuti a residui di ignoranza, egoismo e paura. Questo tipo di tracce risiedono nei vari Chakras, da dove promuovono condizionate risposte comportamentali e comunicazionali.

“ Egli (Hiranyagarbha, il Primogenito) emise il primo suono bhu e creò poi la forma bhuradhi

Il Sadhaka-Yogi praticante non può ignorare lo studio della totalità della manifestazione sottile nell’ordine universale dell’esistenza (l’Hiranyagarbha, l’Uovo cosmico detto anche Brahmanda) che comprende il corrispettivo aspetto sottile individuato, cioè il Jiva sul piano sottile dell’esistenza, ma non può ignorarne nemmeno la sua percezione.

Ecco che la qualità dello studio e della percezione del Sadhaka-Yogi praticante rivelano il suo posizionamento lungo la linea dell’evoluzione e del suo livello e grado di risveglio. Infatti in qualsiasi “punto” egli si trovi ogni pratica svolta ha lo scopo di creare “consapevolezza”.

Di consapevolezza in consapevolezza si accende, si risveglia quanto necessario.

Una Sadhana iniziata dopo una scelta deliberata e svolta consapevolmente consta di una preparazione del corpo fisico, per poi passare alla mente e sempre gradualmente alle esplorazioni delle dimensioni più profonde. Non si può procedere seriamente su una Sadhana senza la capacità di controllare la mente.

Non si può dimenticare che la consapevolezza in cui si trova il Sadhaka-Yogi praticante è il risultato di processi evolutivi precedenti e le pratiche attuali potrebbero risvegliare il ricordo del legame con una precedente evoluzione (cioè il livello e il grado di risveglio raggiunto in una vita precedente).

La comprensione quindi, e la percezione dell’aspetto sottile dell’esistenza, diventano sempre più importanti per il Sadhaka-Yogi praticante man mano che avanza verso livelli maggiori di risveglio. Un elevato livello di risveglio richiede naturalmente una elevata capacità di percezione che si traduce in capacità unitiva (l’Amore che non richiede di essere amato) e nell’armonizzazione di tutte le energie che concorrono ad una presa di Coscienza sempre più Alta.

Le energie (i Prana) che passano attraverso i Chakras di un Sadhaka-Yogi praticante, giunto ad un certo livello e grado di coscienza risvegliata, divengono energiequalificate” della raggiunta modalità espressiva dell’essere.

Una profonda connessione unisce l’Ente Umano (l’Uomo) e l’Ente Terrestre (il Pianeta Terra) mediante i loro “Campi di Esistenza”.

Il “Campo di Esistenza” sia dell’Uomo sia del Pianeta Terra è una complessa fisiologia riguardante i corpi fisici grossolani e i corpi sottili: una vera unità nell’ordine universale dell’Esistenza, percepibile pienamente soltanto da un Ente completamente risvegliato. Infatti il Sadhaka-Yogi praticante può agire con la coscienza risvegliata, attraverso i Chakras presenti in tutta la sua fisiologia sottile, sia nel Microcosmo sia nel Macrocosmo.

Nel Corpo Sottile, sia del Pianeta Terra sia dell’Uomo, si svolgono gli occulti processi della Grande Opera di Risveglio delle Coscienze degli Esseri.

I Chakras della Terra sono 48 e sono in stretta connessione con tutti i Sistemi Solari dell’Universo-Realtà.

Tutto è interconnesso.

I Corpi Sottili degli Enti umani stanno assistendo alla chiusura di diversi Cicli (di Ere) e a delicate ricalibrazioni elettromagnetiche del Pianeta Terra.

Ogni passaggio di coscienza, da uno stato precedente ad uno superiore, manifesta accadimenti mediante un complesso sistema di orchestrazione e di sincronicità energetiche.

Il “Campo di Esistenza” dell’Ente presenta, oltre il Corpo fisico grossolano (codici di luce, cellule, molecole, sangue e carne), il Corpo Sottile (LingaSarira o SuksmaSarira) costituito da migliaia di linee direzionali energetiche (canali di natura sottile conduttori di Prana; i Meridiani della Medicina Tradizionale cinese) dette Nadi. Le Nadi sono forze praniche inscindibili dal Prana stesso.

 

Il Bhutashuddhi Tantra enumera 72.000 Nadi, il Prapanchasara Tantra 300.000, la Shiva Samhita 350.000; ma indipendentemente da quante siano realmente soltanto un limitato numero di esse ha importanza, quelle fatte rientrare nello schema del processo di risveglio, sia con un certo numero da una scuola sia con un altro numero da un’altra scuola.

 

Le Nadi sono le vie che percorre la Pranashakti. Infatti quando si parla di “purificazione” nella Sadhana si deve intendere sia purificazione fisica del corpo sia delle sue Nadi.

Tutta la struttura luminosa-energetica del Corpo Sottile è quindi costituita dalle Nadi.

Delle migliaia di Nadi ne vengono prese in considerazione solo 14 ai fini del processo di risveglio, e di queste in particolare solo tre sono di interesse pratico per la Sadhana: Ida, Pingala e Susumna.

Tutte le Nadi sono subordinate alla Nadi Susumna.

Susumna è all’interno dell’asse cerebro-spinale (colonna vertebrale – Merudanda) e si estende dal centro basico (Muladhara Chakra) al centro coronale (Sahasrara Chakra).

 

Susumna presenta al suo interno:

  • Vajrini Nadi, la brillante Vajra rajiasica
  • Chitrini Nadi, dentro Vajrini Nadi, la pallida Chitra sattvica, donde stilla il “nettare”
  • Brahma Nadi che risiede dentro Chitrini Nadi.

 

Vajrini Nadi, Chitrini Nadi e Brahma Nadi rappresentano il triplice aspetto dello Shabdabrahma (il suono del Brahman, l’aspetto qualificato di Brahma, attraverso il simbolo OM).

L’apertura finale della Chitrini Nadi è chiamata Brahmadvara (la porta del Brahman) perché attraverso di essa passa, nell’ascesa, la Devi Kundali (la Kundalini).

Lungo Chitrini Nadi, conosciuta come “Strada Reale”, si svolge quindi il guidato processo della Shakti Kundalini del Sadhaka-Yogi praticante.

Kundali è sia luce (Jyotirmayi) sia Mantra (Mantramayi).

Le tre Nadi Ida, Pingala e Susumna sono note anche come Ganga, Yamuna e Sarasvati, dai tre fiumi sacri dell’India.

Ida è collegata alla narice sinistra; Pingala è collegata alla narice destra: ambedue si incrociano, lungo la colonna vertebrale, con tutti i Sette Chakras più conosciuti, presi in considerazione dalla tradizione classica indù, con i quali relazionano.

La Tradizione Primordiale tiene conto, ai fini del processo iniziatico, di più dei Sette Chakras menzionati (dopo il Settimo, dalla testa in su, si considerano i Chakras del Sé Supremo).

Il punto di origine di tutte le Nadi è Kandhara (o Kanda-Mula, nella regione perineale), situato sopra il pene per l’uomo e nella medesima zona per la donna.

Lungo Susumna sono disposti i fiori di Loto, ovvero i Chakras.

Un Chakra è il centro sottile di una regione grossolana del corpo.

I petali dei fiori di Loto (i Chakras) si manifestano come vere e proprie bande vibrazionali.

I petali di un Chakra si formano in base alla posizione delle Nadi in ogni centro particolare, e sono in se stessi Pranashakti manifestata da Pranavayu.

Il numero 108, per valenze di natura simbolica, è considerato il numero dei Chakras nel Corpo Sottile ma vale lo stesso discorso fatto per le Nadi.

Sei dei Sette Chakras menzionati risiedono in Susumna nell’interno del Meru (colonna vertebrale) i quali sono le sedi di Shakti (l’energia della manifestazione, tramutata in Dea Sovrana, che si esprime a diversi livelli di frequenza nei vari Chakras: Savitri, Sarasvati, Bhadrakali, ecc.). Quindi ogni Chakra ha la sua Shakti.

Siva invece risiede in alto nel Sahasrara Chakra.

 

Due testi indù hanno contribuito alla diffusione della conoscenza sui Chakras in Occidente, grazie ad Arthur Avalon (Sir John Woodroffe):

1) il “Sat-Cakra-Nirupana

2) il “Padaka-Pancaka

 

Il concetto di Nadi e di Chakra è un concetto esoterico che in una Sadhana si fa “pratica spirituale” legata all’insegnamento iniziatico.

I Sei Chakras legati a Merudanda (colonna vertebrale):

  • BasicoMuladhara – Lam – Istinto di lotta vitale – Surrenali
  • SacraleSvadhisthana – Vam – Istinto procreativo – Gonadi
  • SolareManipura – Ram – Coscienza sensitiva – Fegato-Pancreas
  • CardiacoAnahata – Yam – Coscienza universale – Timo
  • LaringeoVisuddhi – Ham – Coscienza empirica – Tiroide e Paratiroide
  • FrontaleAjna – Om – Coscienza unitiva – Pituitaria o Ipofisi

 

Muladhara Chakra (centro della Radice)

Petali: 4; Elemento: Terra; Colore: Rosso; Vibrazioni: Rosso cupo; Shakti: Savitri; Senso: Olfatto; Prana Vayu: Apana; Cibo: Proteine; Kosha: Annamaya.

Chiamato anche Adhara Chaka è situato tra l’ano e i testicoli o la vagina, nel perineo.

Capacità di adattamento al mondo; bisogni primordiali. In esso va superato il senso di prigionia che dà il mondo fisico ma che è indispensabile per giungere su altri livelli di manifestazione.

Il punto di controllo pranico  è tra la quarta e quinta vertebra sacrale.

Tutte le tradizioni conoscono l'importanza del Muladhara Chakra.

Questo Chakra viene associato al coccige (e conosciuto quale "Luz" in aramaico) da Profeti ebrei, sapienti della Qabbalah, Yogi, Sufi e Templari.

Heirich Cornelius Agrippa di Nettesheim (1486-1535), filosofo, alchimista, astrologo ed esoterico, nel suo "De occulta philosophia", riferisce che esiste "un minuscolo osso, chiamato Luz dagli ebrei, il quale non è soggetto a corruzione, non è vinto dal fuoco e resta sempre indenne, e di dove, si dice, il nostro corpo umano risorge come pianta dal seme nel momento della resurrezione dei morti ... Le sue virtù non si dimostrano col ragionamento, ma con l'esperienza".

In questo Chakra risiedono i semi karmici di molte vite passate che esplodono al suo risveglio.

La buona Sadhana in questo Chakra fa ottenere stabilità ed equilibrio interiore.

 

Svadhisthana Chakra (centro Pelvico)

Petali: 6; Elemento: Acqua; Colore: Arancione; Vibrazioni: Rosso arancio; Shakti: Sarasvati; Senso: Gusto; Prana Vayu: Vyana; Cibo: Liquidi; Kosha: Pranomaya.

Situato sotto il ventre (dentro alla yoni o alla radice del pene); controlla l’apparato riproduttore, gonadi, ovaie, utero, vescica urinaria, prostata.

Il punto di controllo pranico è a livello della prima vertebra lombare.

Legato al mondo materiale; la sua disfunzione provoca conflitti nella sfera sessuale.

Centro molto energetico; il processo eccitativo e l’orgasmo mettono in moto una grande quantità di energia; nel Tantra questa si controlla e direziona.

Cominciando a risvegliarsi questo Chakra fa diventare il comportamento dell’individuo illogico.

 

Manipura Chakra o Nabhi Chakra (centro del plesso solare)

Petali: 10; Elemento: Fuoco; Colore: Giallo; Vibrazioni: Giallorosso; Shakti: Bhadrakali; Senso: Vista; Prana Vayu: Samana; Cibo: Amidi; Kosha: Pranomaya.

Situato nella regione del plesso solare, sotto il diaframma.

Questo Chakra è un importante collegamento tra i Kosha Annamaya e Pranomaya.

Centro della coscienza individuale, al di sotto di dove risiede il Jivatman. In esso ruotano le indefinite determinazioni della coscienza individuale che si esprimono mediante attrazione-repulsione (desiderio-avversione). Si interessa fisicamente dello stomaco, degli intestini, del fegato, della vescicola biliare, della milza, del pancreas. Le diverse forme di paura lo bloccano. È legato al potere e alla capacità decisionale.

Il punto di controllo pranico è localizzato all’ottava vertebra toracica.

La buona Sadhana in questo Chakra dà i frutti (energie del cosmo) dell’Albero della Vita.

 

Anahata Chakra (centro del Cuore)

Petali: 12; Elemento: Aria; Colore: Verde; Vibrazioni: Arancio; Shakti: Bhuvanesvari; Senso: Tatto; Prana Vayu: Prana; Cibo: Verdure; Kosha: Manomaya.

Situato al livello del plesso cardiaco, dietro lo sterno, è il Chakra dai dodici petali all’ingiù. Sostiene il cuore, i polmoni, il sistema circolatorio, il sistema respiratorio. Gli organi genitali sono gli organi d’azione di questo Chakra. Vi risiede la forza onnipotente della “fonte” (manifestata da Siva) da risvegliare.

Il punto di controllo pranico è al livello della settima vertebra cervicale.

È il Chakra dell’Amore-Saggezza che conferma infatti che l’Aria, il suo elemento, come l’Amore unisce tutto: ecco l’importanza del risveglio di questo Chakra.

La Meditazione in questo Chakra apre alla percezione del suono trascendentale.

 

Visuddha Chakra (centro della Gola)

Petali: 16; Elemento: Etere; Colore: Blu; Vibrazioni: Blu turchese; Shakti: Sakini; Senso: Udito; Prana Vayu: Udana; Cibo: Frutta; Kosha: Vijnanamaya.

Shuddhi” in Sanscrito significa “purificare” quindi Visuddhi è il “Chakra della purificazione”.

Situato nel pomo d’Adamo nell’uomo e nell’incavo della gola nella donna. Rappresenta uno stato di apertura mentale dove la Vita viene vista quale dispensatrice di esperienze per la comprensione di essa.

Ha la capacità di esprimere la Buddhi se risvegliato, perché la sua funzione manifesta favorisce la facoltà discriminativa.

Il punto di controllo pranico è al livello della terza vertebra cervicale.

Il suo organo d’azione è la ghiandola Tiroide. Sostiene la tiroide, la paratiroide, il timo, la laringe, le corde vocali e governa l’udito. Controlla la trasformazione della materia corporea in materia Mentale e viceversa.

Certi mantra, bhajan e il kirtan (strumento musicale) sembrano sollecitare potentemente il risveglio di questo Chakra compreso l’ascesa di Kundalini in esso.

È in Visuddhi che può essere risvegliato il Kurma Nadi (un canale nervoso) che permette a certi Yogi di sviluppare la capacità di superare la necessità di mangiare e bere.

È questo Chakra che dà l’esperienza della Trascendenza fisica. Permette di comunicare con la divinità.

La buona Sadhana in Visuddhi Chakra fa diventare il Sadhaka un Trikala Jnani (conoscitore del passato, del presente e del futuro).

 

Ajna Cakra (centro del Terzo Occhio)

Petali: 2; Elemento: Luce; Colore: Bianco; Vibrazioni: Indaco; Shakti: Siddhakali; Senso: Mentale; Prana Vayu: Tutti; Cibo: sostanze che influenzano la mente; Kosha: Vijnanamaya.

Situato tra le sopracciglia (rappresentato dall’incrocio dei due nervi ottici nel cervello – il chiasmo ottico – ). È legato alla capacità di “vedere” senza l’uso della vista: Visione interiore e trascendentale.

Ajna Cakra è costituito da due grandi petali, due grandi bande vibrazionali a loro volta, ognuna, suddivisa in 48 bande (petali). In realtà si hanno 96 petali (96 bande vibrazionali).

Questo Cakra è sede del Mentale sottile al di la della portata dei sensi. È chiamato “Terzo Occhio” per il superamento della dualità col suo risveglio. In esso risiede il Guru interiore e può essere udita la sua “Voce” in profonda Meditazione, ricevendo guida e comandi.

Lo Yogi è in questo Chakra che diventa un Jivanmukta (un liberato ancora in vita).

Con il completo risveglio di Ajna Cakra si può facilmente accedere al controllo di Sahasrara.

 

Sahasrara simbolicamente il Settimo dopo i Sei Chakras di Merudanda –

Sahasrara ChakraPineale o Epifisi – Coscienza del purusa (il Sé Supremo – Paramatman)

Petali: simbolicamente 1000; Elemento: Luce; Colore: Multicolore e Viola; Senso: Trascendentale; Kosha: Anandamaya.

Sahasrara risvegliato appare come a un fascio di fiamma dai 7 colori per divenire una sola grande fiamma splendente. Determina l’apertura e l’espansione della coscienza. Legato alla Conoscenza Superiore. Esprime lo stato di coscienza dell’Unità (jiva-Isvara) auto-consapevole e illimitata. Risolve l’Unità che scompare nella Non-dualità.

Sahasrara non è un Chakra come inteso nel diffuso senso comune, di esso si parla troppo senza averne fatto effettivamente esperienza. Si propagano opinioni, speculazioni discorsive, informazioni corrette ma osservate da un non-corretto  “punto di vista”, e soprattutto da enti che non sanno di cosa parlano per mancanza di una effettiva “esperienza”: chi ha esperito spende poche parole e chi non sa straparla.

Ciò che è realmente Sahasrara non è definibile perché nel tentare di farlo già lo si limita; trascende ogni concetto di cosa definibile e paragonabile; è l’inimmaginabile illimitatezza e per questo si descrive come un loto (Chakra) da un numero infinito di petali (mille petali). Esso trascende la logica, ogni logica. Si può dire di Sahasrara che è sia con forma (akara) sia senza forma (nirakara) e quindi è oltre la forma. Lo si può pensare come al vuoto della totalità. Sahasrara è il culmine dell’ascesa attraverso i differenti Chakras. Tutto il potere dei Chakras risiede realmente solo in Sahasrara.

Sahasrara è la dimora della Coscienza superiore, di Siva che si unisce a Shakti Kundalini, dove si corona l’espansione della consapevolezza e la massima illuminazione. Sahasrara illuminato mette in contatto con il Satyaloka, la dimensione delle Entità elevate, dei Grandi Maestri.

 

Chakra speciali

Hridaya Chakra

È chiamato anche Ananda Kanda, il Chakra dagli Otto petali all’insù; il Loto blu dalle vibrazioni rosso vivo splendenti, il preferito dagli antichi Rsi (Saggi) che raggiungevano, per suo tramite, direttamente il Sahasrara, ottenendo la suprema beatitudine.

È situato poco sotto, e verso destra, di Anahata Chakra ed è collegato con Sahasrara mediante la Jiva Nadi, il prolungamento della Susumna, dalla base della colonna vertebrale al cervello, ridiscendendo fino al cuore.

È in “Hridaya Chakra” che scaturisce l’”Ascolto” della Scienza degli Déi e per questo fattone un percorso vero e proprio dai Rsi (esperti nell’”Udire” la Sruti).

Quando la Luce di Hridaya Chakra si riflette nel cervello fisico (sede della mente – manas – ) del ricercatore spirituale, egli prende realmente coscienza del mondo (cioè di come la “Scienza Divina” ha creato il mondo nella realtà tridimensionale); quando invece la mente si orienta verso la Luce di Hridaya Chakra scompare tutta la conoscenza oggettiva lasciando brillare il quale “Cuore Illuminato” (l’Atman, nella sede di Hridaya Chakra). L’Essere è ora Coscienza nell’Ovunque: oltre ogni creazione pur scegliendo di restarvi; ricalca i passi degli antichi Dèi.

Dio è il Signore di questo Chakra e i suoi Otto petali sono le sue Otto spose.

È corretto dire che Hridaya Chakra è il Chakra della Mente nel Cuore.

Hridaya Chakra è una porta d’ingresso per il “Centro Spirituale Supremo” (Paradesha, Shambhala, ecc.) dopo averne ricevuto l’Iniziazione.

In Tibet è contemplato nell’Iniziazione Tantrica del KalaChakra.

 

Bindu Visargha Chakra

È situato alla sommità del capo, posteriormente dove si originano i nervi cranici. Esso produce, nel retro della cavità sopra il palato molle (dove si aprono le cavità nasali), un fluido conosciuto come Amrita che viene immagazzinato da Lalata Chakra, riversato in Visuddha che lo purifica, fatto scendere e consumato dal corpo. Si tratta di una secrezione fisicamente visibile e quantizzabile. Bindu Visargha, Lalata e Visuddha Chakra sono interconnessi tra loro. Il risveglio di Visuddha Chakra provoca il risveglio automatico di Bindu Visargha.

 

Altri Chakras

Chakras chiamati anche con altri nomi a seconda dei trattati che vi si riferiscono.

Agni Sikha – tra il Muladhara e l’organo genitale

Nabhi Kanda – tra il Manipura e lo Svadhisthana

Surya – alla destra di Manipura che ne rafforza la funzione

Chandra – alla sinistra di Manipura che ne rafforza la funzione

Jnana – nella regione sotto la gola – si accelera il suo risveglio con la silenziosa profonda pratica esoterica

Manas – al di sopra di Ajna – è un Chakra a sei petali in relazione col mentale dello Jiva; presiede alle sensazioni del sogno e delle allucinazioni

Lalata – sulla sommità della fronte con dodici petali

 

Ulteriori Chakras

Centro Occipitale – è situato nella zona della nuca, verso il cervelletto (midollo allungato). In effetti si tratta del polo negativo di Ajna Chakra, il Centro della Visione. Sue qualità sono la Saggezza e la Comprensione.

Centro Palmare – al centro del palmo delle mani; il destro cede energia; il sinistro assorbe energia.

Centro del Piede – al centro della pianta dei piedi; il destro cede energia; il sinistro assorbe energia.

Centri: del Polpaccio; della Coscia; dell’Avambraccio; del Braccio dalle funzioni equilibranti.

 

Chakras Alari

Tra gli innumerevoli Chakras, fuori dagli schemi usualmente conosciuti, ne esistono due dietro la schiena, a livello delle spalle (vedere immagini alari espresse da diverse antiche tradizioni riguardo a certi esseri elevati) e altri due, molto importanti, nei piedi, a livello dei due talloni (vedere Mercurio, nella tradizione greca). Questi Chakras sono particolarmente connessi al mondo eterico ed astrale fino al punto che in determinate propizie condizioni sono in grado di far “spostare” nello spazio chi li ha risvegliati (vedere storie di Santi, Yogi, Sciamani, Monaci tibetani, ecc. in levitazione).

 

I Chakras oltre la Testa

Ottavo Chakra 

Nono Chakra 

Decimo Chakra 

Undicesimo Chakra 

Dodicesimo Chakra 

C’è un Ottavo Chakra, dopo Sahasrara, posto fuori dal corpo lungo la linea assiale che oltrepassa la testa che è la matrice attraverso la quale i sistemi di energia superiori, che circondano il Corpo-Aura, sono uniti al sistema controllato dei Sette Chakras menzionati.

Questo Ottavo Chakra è quello che permette l’unificazione tra il Corpo del Sé Supremo e il sistema biologico umano per diventare centro di energia per la “Luce Divina” del risveglio completo della “Fiamma della Salvezza” (la Luce Eterna sopra la testa dei Maestri Illuminati).

Tutti i Chakras al di sopra della Testa, dopo Sahasrara, sono i Chakras del Sé Supremo dalle elevate funzioni cosmiche. Svolgono funzioni Supercoscienti. Usano la “Luce”.

La conoscenza dei Chakras, per il Sadhaka-Yogi praticante, non deve essere scissa da quella della Kundalini. Egli scopre, attraverso una corretta Sadhana, che nel “Campo di Esistenza” dell’Ente umano sono implicati tutti i principi geometrici-matematici che onorano la Scienza degli Déi.

La disciplina iniziatica guarda al Risveglio, all’Aura, al Corpo Sottile, alle Nadi, ai Chakras, alla Kundalini come ad un tutto unico con cui confrontarsi in ogni momento della Sadhana mediante atti ripetuti e sostenuti di autoconsapevolezza.

Il Sadhaka-Yogi praticante una volta raggiunto con la Kundalini il Sahasrara Chakra e divenuto un “liberato”, ha la facoltà di usare la Supercoscienza mentre continua ad abitare e usare SthulaSarira (il corpo fisico grossolano). Non avrà più interruzione di Coscienza mentre il suo Corpo di Luce sarà un nuovo faro nella lunga notte in cui ancora vessano i Pellegrini che confidano nella Grande Opera delle “Fiamme della Salvezza” (i Maestri dalla Luce Perfetta”).

 

Un “Risvegliato” (completo) vive tranquillamente su due livelli: sul livello di coscienza dell’Unità raggiunta e sul livello di coscienza della dualità dove vessa la maggioranza umana. Non deve quindi meravigliare se un “Risvegliato” (Realizzato, Liberato, Illuminato, ecc.) discute delle banalità del mondo e si mostra comprensivo a tutti i tipi di sofferenza e problematiche umane. Verso un problema egli dimostra compassione.

Il “Risvegliato” che ha raggiunto l’Unità (Siva-Sakti) discende di nuovo al livello grossolano di consapevolezza, dove vi è la dualità perché ha compreso il dolore, la sofferenza e tutte le situazioni esteriori della vita: ha capito l’intero gioco della dualità, della diversità, della molteplicità. Egli è in grado di affrontare ogni tipo di situazione di dualità della vita.

Il “Risvegliato” ha realizzato l’Uno Siva-Sakti (“l’Uno senza secondo”) ed è per questo che è in grado di vivere su tutti e due i livelli: il piano grossolano della dualità quale espressione e manifestazione della correlazione esistente tra Siva e Sakti.

Esotericamente Sakti governa sulla Materia e Siva sulla Coscienza. Sakti e Siva quindi, quando discendono al livello grossolano, svolgono le loro funzioni: Sakti continua a governare sulla Materia e Siva (Coscienza) fornisce la comprensione (il Maestro) al mondo intero.

 

Il Supremo non è mai localizzato;

ad essere localizzate sono le Sue Manifestazioni.

Egli è dovunque,

dentro, fuori e al di là di tutte le cose.

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