“ Essi inventeranno queste cose divine per rispondere ai bisogni degli uomini.
I santi digiuneranno per chiarire la natura dell’opera divina “.
Yi King, Hi ts'eu, 1. 11. 3
Generalmente si collega l’idea di esoterismo a quella di Tradizione. Doppia tradizione! L’esoterismo, secondo la tradizione, sarebbe la “Tradizione eterna”, la “Tradizione primordiale”, la “Tradizione unica”. Non a caso Qabbala significa proprio tradizione. Per Guénon, il più grande studioso di esoterismo, è la tradizione perenne, universale. Numerosi testi esoterici parlano di una catena di trasmissione ininterrotta. Così, la maggioranza dei dizionari ha accolto tale concezione definendo l’esoterismo come una conoscenza tradizionale, altrimenti detta astorica, d’origine trascendente, immutabile, trasmessa da alcuni saggi, che attinge ad un sostrato comune a tutte le religioni e a tutte le filosofie.
Forse bisogna lasciarsi impressionare da una simile premessa? Al di là della legittimazione che attribuisce la tradizione, parrebbe più importante il problema del valore e della funzione dell’esoterismo. L’antichità o l’eternità di una dottrina non possono certamente spiegare l’interesse che esso suscita o la sua “verità”. Più precisamente, considerando l’esoterismo nei fatti, e non di diritto, si constata la sua vitalità, la sua modernità, la sua diffusione, le sue metamorfosi, anche in tutti i suoi domini, cioè teosofia, astrologia, gnosticismo, eccetera. L’esoterismo non modifica solamente le sue forme sociali, ma anche le sue idee, le sue pratiche. Si dovrebbe scorgere in tale evoluzione degli esoterismi una degenerazione, semplici adattamenti o reali innovazioni?
1. L’esoterismo: invenzione o tradizione?
I sostenitori della tradizione fanno volentieri riferimento ad un testo della Bibbia apocrifa che presenta le invenzioni come opera empia e malvagia. Le invenzioni non sono opera dell’uomo, ma degli angeli, degli angeli caduti; esse sono indirizzate agli uomini che si lasciano corrompere. Tra queste invenzioni figurano la magia, l’alchimia (le “tinture”), l’astrologia, come anche la stregoneria, che rappresenta il contrario dell’esoterismo. Da una parte, la civiltà non deriva che dagli uomini; dall’altra, rende perversi gli uomini. Il primo tema si ritrova nel mito di Prometeo, che dona il fuoco agli uomini; ma Prometeo è giudicato positivamente; il secondo tema si ritrova in Jean–Jacques Rousseau che, tuttavia, non ha l’intenzione di presentare le scienze occulte come opere civilizzatrici. “Avvenne che quando gli uomini si furono moltiplicati, nacquero loro figlie fresche e graziose. Gli angeli, figli del cielo, le ammirarono e le desiderarono. [...] Quelli e tutti i loro compagni pregarono per loro alcune donne, una ciascuno, e si compiacquero di avvicinarle e di contaminarsi al loro contatto. Insegnarono loro le droghe, gli incantesimi, la botanica mostrando le erbe. Azaël insegnò agli uomini come fabbricare le spade, le armi, gli scudi, le corazze, tutte cose apprese dagli angeli. Egli mostrò loro i metalli e la maniera di lavorarli, come anche i braccialetti, gli ornamenti, l’antimonio, il belletto, tutte le pietre preziose e le tinture. Ciò fu cosa davvero empia. Gli uomini si diedero al vizio, smarrirono la retta via e si persero irrimediabilmente. Shemêhaza insegnò loro gli incantesimi e la botanica, Hermoni gli esorcismi, la magia e la stregoneria, Baraqiel l’astrologia”.
(Le Livre d’Hénoch, VIII, in La Bible. Ecrits intertestamentaires, Paris, Gallimard, 1987, pp. 476–479).
Si dice qualcosa di preciso quando si afferma, con il conforto della maggior parte degli esoteristi, che l’esoterismo trasmette la “Tradizione primordiale”? Ho qualche dubbio.
Con il termine tradizione si possono intendere cose assolutamente diverse. È una rivelazione, più o meno divina, bene o male datata, che è stata trasmessa dai profeti, dai patriarchi, dagli iniziati? È una conoscenza connaturata all’uomo, e dunque atemporale, accessibile a tutti gli uomini di buona volontà? È un’ispirazione accessibile in ogni circostanza? Altra questione: tale Tradizione consiste in dogmi e riti, precisi, codificati, o semplicemente in orientamenti, in simboli, più che altro indicativi? Per la maggior parte del tempo, gli autori passano da un’idea all’altra. Guénon, per esempio, afferma che la Tradizione deriva tanto dal regno Iperboreo che “dalla lingua universale dei simboli iniziatici”. Egli ammette “la Tradizione primordiale, originalmente ‘polare’ nel senso letterale della parola” (Formes traditionelles et Cycles cosmiques, Gallimard, p. 46). Ai suoi occhi, “la Tradizione primordiale è iperborea” (Formes... op. cit., p. 75). Egli poi ritiene che un’altra tradizione è atlantica: “la tradizione atlantica non è tuttavia la tradizione primordiale per il presente Manvantara” (Symboles fondamentaux de la science sacrée, Gallimard, p. 103); gli Egizi e gli Indù hanno come polo l’Orsa maggiore, dunque “la tradizione iperborea”, mentre altri popoli hanno per polo le Pleiadi, dunque “la tradizione atlantica”, essendo le Pleiadi figlie di Atlante (Le Roi du monde, Gallimard, p. 84). In una maniera alquanto strana, nel momento in cui ci si attenderebbe un discorso metafisico, Guénon offre un passaggio apparentemente storico: egli ritiene che “la durata della civiltà atlantica deve essere eguale ad un ‘grande anno’ inteso come la metà del periodo di precessione degli equinozi; quanto al cataclisma che mise fine a tale civiltà, alcuni dati sembrano indicare che ebbe luogo 7.200 anni prima dell’anno 720 del Kali–yuga” (Formes... op. cit., p. 48). Guénon prosegue: “sembra inoltre che il diluvio biblico corrisponda esattamente al cataclisma che ha causato la scomparsa di Atlantide” (Formes... op.cit., p. 49). In questa prospettiva, in cui Guénon combina insieme temi greci, calcoli indù e miti ebraici, “il mondo moderno costituisce un’anomalia e al tempo stesso una sorta di mostruosità”, “le scienze profane di cui il mondo profano è così fiero non sono altro che “residui” degenerati di antiche scienze tradizionali”.
(Le Règne de la quantité et les Signes des temps, coll. “Idées”, pp. 8, 13).
L’innovazione diviene degradazione. “Le dottrine metafisiche non devono cambiare nella loro sostanza né perfezionarsi; esse possono solamente svilupparsi sotto certi punti di vista, ricevendo espressioni che siano particolarmente appropriate a ciascuno di tali punti di vista, ma che si mantengano sempre in uno spirito rigorosamente tradizionale”.
(Introduction générale a l’étude des doctrines hindoues, Vega, 1921, p. 48).
Pertanto l’idea di una tradizione pura, di una trasmissione fedele sembra ingenua, soprattutto nel campo dell’esoterismo. Come un ricordo non è una fotografia, perché è vivente, si trasforma, così la tradizione non è pietrificata, ma muta costantemente.
Vediamo la testimonianza a tale proposito di un etnologo.
“Gli etnologi, che descrivono le tradizioni di una società in un preciso momento storico, pensavano che esse non si erano evolute. Ora che il magnetofono permette di registrare le recite delle civiltà orali per un lungo periodo, ci si accorge che tale ipotesi è destituita di fondamento. Io stesso ho registrato in Ghana per trent’anni il mito di Bagré, che narra la creazione del mondo (è un mito molto lungo; ci sono volute sei ore per registrarlo e tre anni per trascriverlo). Questo mito illustra come gli spiriti del bosco hanno incontrato l’uomo, come l’hanno istruito e come gli abbiano insegnato a coltivare la terra... Ciò che sorprende nelle registrazioni che ho realizzato in differenti periodi sono i cambiamenti che compaiono di volta in volta. Si tratta non soltanto di variazioni su temi esistenti, ma dell’introduzione di nuovi temi filosofici o tecnici (come il mio magnetofono, divenuto anch’esso un elemento del mito!), e talvolta dell’abbandono di certi elementi. Tutti questi cambiamenti sono opera d’intellettuali che elaborano oralmente la loro tradizione”.
(Jack Goody, La Science sauvage, Paris, Seuil, 1993, pp. 165–166).
Si obietterà che la tradizione scritta, essa sola, resiste al cambiamento. Una simile posizione appare molto ingenua. Gli esoteristi interpretano i testi, spostano l’interesse, ne cambiano la paternità, aggiungono scritti apocrifi, traducono, rimaneggiano, sempre esotericamente: basti pensare al Corpus Hermeticum. Nel corso dei secoli il suo senso si è evoluto, non lo si è attribuito agli stessi autori, gli alchimisti lo hanno utilizzato in un modo molto diverso da quello dei filosofi. E che dire del Pentateuco del Veda! La tradizione non è un blocco di marmo scolpito una volta per tutte da Dio, dalla natura o dall’uomo, ma una massa di argilla in cui si scoprono diverse forme, secondo determinate conoscenze ed esperienze, e in cui si trovano abbozzi fatti da altri uomini. La tradizione ha valore nella misura in cui essa viene rivitalizzata; altrimenti essa si trasforma in superstizione. Il Buddismo – così sospetta Guénon – poneva così il valore dell’esperienza mistica al di sopra del valore della tradizione esoterica. Il criterio passa dall’ortodossia alla realizzazione.
“Il giovane brahmano Kapathika pone la seguente questione a Buddha: –Venerabile Gotama, ci sono gli antichi testi sacri dei brahamani trasmessi di generazione in generazione attraverso una tradizione orale ininterrotta. Per ciò che li riguarda, i brahmani sono giunti a una conclusione assoluta: ‘Soltanto questa è la Verità e tutte le altre cose sono false. Ora, cosa dice il Venerabile Gotama? Il Buddha domanda: –Tra i Brahamani esiste uno solo di essi che pretende che, personalmente, egli sappia e veda che ‘ questa soltanto è la Verità e tutto quanto il resto? ‘ Il giovane uomo rispose francamente: No. C’è un solo istruttore o un solo istruttore di istruttori di brahamani, risalendo sino alla settima generazione, o almeno uno solo di questi autori originali di tali testi che pretende di sapere e di vedere: ‘ Questa soltanto è la verità e tutto il resto è falso ‘ ? Il brahmano: No. Il Buddha: Allora è come una fila di uomini accecati, ciascuno dei quali si attacca al precedente; il primo non vede, quello di mezzo non vede e l’ultimo non vede. Così sembra che lo stato del brahmano sia come quello di questi uomini accecati”.
(Tripitaka, B: Sutra-pitaka, III: Majjhima–nikaya, n. 95: Canki, in W. Rahula, L’enseignement du Bouddha, Paris, Seuil, 1978, pp. 28–29).
Non tutti gli esoteristi sono tradizionalisti. Molti di loro si dichiarano contrari alla tradizione, all’idea di una verità perfetta, offerta una volta per tutte da vecchi saggi infallibili. Il Bhagavad–Gitâ, IV, 16, recita così: “Cos’è l’agire? Cos’è il non agire? I saggi ispirati si sono smarriti su questo punto”. Chuang Tseu, nel linguaggio taoista, sostiene la stessa cosa: “Le parole di peso contengono sette decimi di verità perché sono state pronunciate dagli antichi che sono i nostri avi.
Ma il fatto che sono considerati nostri antenati non consente loro di dire cose prive di ordine e di autorità. Se dunque non sono veritieri, i nostri antenati non apportano nulla al Tao degli uomini; non sono altro che personaggi privi di importanza” (Chuang Tseu, XXVII).
Altri esoteristi si spingono oltre, affermando che è necessario cambiare. Il Cristianesimo si definisce in virtù della rottura con il Giudaismo. Il Tantrismo vuole abolire le caste. Gli esempi non mancano. Non si può definire l’esoterismo partendo dalla tradizione, come non si può definire la religione muovendo dalla fede o la filosofia dalla razionalità o la scienza dall’obiettività o l’arte dalla bellezza. Ciò è assolutamente riduttivo.
L’idea di tradizione riguarda piuttosto la religione. Si legge nel Corano (XLVI, 9): “Dice: Io non sono un innovatore come i profeti”. Confucio, dal suo canto, afferma: “Io trasmetto, non invento nulla” (Conversazioni, VII, 1). Nel Giudaismo, chi è più tradizionale? La scuola dei Farisei, esoterica, e non la scuola degli Esseni, esoterica anch’essa, che cambia, in seno agli Ebrei, per mezzo delle sue dottrine e delle sue pratiche, come ad esempio l’uso degli oroscopi e la credenza in due spiriti antagonisti.
2. Quale invenzione si deve all’esoterismo?
È stato assolutamente trascurato il ruolo importante ed originale dell’esoterismo nella storia delle invenzioni e delle scoperte. Contrariamente a quanto si crede, gli esoteristi non si sono opposti al “progresso”. Al contrario! In Cina le invenzioni rimandano a grandi nomi dell’esoterismo. Fu Hi inventa insieme l’addomesticamento degli animali (civilizzazione) e i trigrammi dell’Yi king (esoterismo). In Tibet i primi re sono presentati come sciamani, intermediari tra il cielo e la terra, ma anche come gli inventori della scrittura. Sì, si dirà, ma non sono che dei miti. Certamente. Passiamo ai fatti. I razionalisti si compiacciono di presentare l’esoterismo come una forza oscurantista; ora i fatti danno loro torto. L’esoterismo è capace di scoperte non soltanto nel mondo esoterico; ed è anche capace di invenzioni nel suo proprio mondo.
2.1 Le invenzioni essoteriche
Quali sono le più grandi invenzioni dell’umanità? Senza dubbio, l’agricoltura e la scrittura. Chi ha esaltato le culture basate sui cereali nella mezzaluna fertile? Le religioni che veneravano le forze della natura, che avevano un culto per la spiga, il germoglio, la semenza, culto tipico nelle religioni e nei misteri. Il culto della fecondità femminile, della fertilità del toro precede di poco la nascita dell’agricoltura. Il fenomeno si verifica in Siria, in Anatolia, ma anche nelle culture precolombiane in cui il culto del mais e la cultura del mais sono congiunti. Quanto alla scrittura, essa deve in gran parte la sua esistenza alla divinazione. È posteriore ad essa e da essa dipende. Il fenomeno si osserva tanto in Mesopotamia quanto in Cina. In Mesopotamia la scrittura appare intorno al 3200 a. C. Gli indovini sumeri avevano scrutato i cieli e le interiora, e così avevano inventato l’idea di scrittura e reso necessaria una disciplina che affidi ai segni quanto ha memorizzato. In Cina la lettura dei carapaci di tartaruga intorno al 1400 a.C. costituisce la prima forma di scrittura cinese con 2500 simboli. La dodicesima forma di scrittura è l’Yi king.
L’esoterismo non è estraneo alle scoperte più tecniche. Il pitagorico Archita di Taranto costruì il primo automa, un uccello di legno con un’ala funzionante per mezzo d’un getto di vapore (Aulo Gellio, Notti attiche, X, 12). “Kukai, creatore del buddismo esoterico in Giappone [nell’806], costruì uno sbarramento su una volta sottomarina, probabilmente il più antico del mondo” (Yasuo Yuasa, Dictionnaire des philosophes, II, Paris, PUF, p. 1459). Ci sono gli alchimisti che hanno scoperto l’acqua reale, l’orpimento, il borace, gli alcali volatili, il bismuto, l’antimonio metallico, il risigallo, il sublimato corrosivo, la coppellazione dell’argento e dell’oro (cioè la loro purificazione mediante il piombo), il fosforo. Paracelso ha creato intorno al 1512 la medicina del lavoro classificando la silicosi e la tubercolosi come malattie professionali dei minatori. Egli ha inventato la farmacia chimica, ha scoperto l’origine del gozzo, ha isolato per primo la sifilide, eccetera. Gerolamo Cardano ha inventato il... cardano, precorso la statistica, ha iniziato a formulare l’equazione delle equazioni algebriche, eccetera. J. B. van Helmont, seguace di Paracelso, è il padre della fisiologia vegetale nel 1609. Swedenborg (1688–1772) è celebre sia come scienziato sia come esoterista. Wronski ha inventato una macchina per fare calcoli (Istruzioni per l’anello aritmetico, 1833), un carro semovente (1839), una ruota pneumatica. Avvicinandoci ai nostri giorni, segnaliamo “che in occasione dei classici ‘Concorsi Lépine’, il dr. Encausse [Papus] ottenne numerose ricompense per le sue piccole invenzioni pratiche: il rimedio contro i topi d’albergo, l’allarme, le lampadine per taxi, il guardia–casa, apparecchio fissatore per i soldatini di piombo, un mobile per liquori, borse mediche per la diagnostica e gli interventi d’urgenza”.
(Ph. Encausse, Papus, Paris, Belfond, 1979, p. 155).
2.2 Le invenzioni esoteriche
Gli esoteristi dimostrano la stessa creatività anche nel loro specifico dominio. Due scienze occulte si rivelano particolarmente feconde: la mantica e l’ermeneutica. La mantica procede dal significante al significato, mentre l’ermeneutica procede dal segno alla significazione. La mantica si fonda su un corpo tradizionale, certamente, ma tale corpo si amplia, si perfeziona, e colui che legge le stelle, i volti o le interiora è fiero delle sue scoperte sul futuro o sul presente o sulle volontà divine. Egli non s’accontenta di decifrare come compita un bambino: scopre come un sapiente comprende le cause o i sintomi o le leggi o le particelle. Allo stesso modo, nell’ermeneutica la parte nuova rimane la più importante. L’esegeta non ripete mai, chiarisce un senso, propone nuove interpretazioni, nuove applicazioni, crea altre scuole.
Le verità sono forse eterne, non la loro scoperta. I difensori della tradizione sostengono che dopo l’Iperboreo gli uomini possiedono molteplici conoscenze esoteriche, pertanto i testi ci insegnano che tutta la tradizione ha un inizio. Il libro di Diogene Laerzio sui filosofi greci è pieno di formule del genere: “il primo che ha detto che...”. Pitagora, il primo in effetti che ha impiegato la parola “cosmo” per designare l’ordine del mondo, sottolinea l’analogia tra le età dell’uomo e le stagioni della natura, identifica stella del mattino e stella della sera (Venere), eccetera (Diogene Laerzio, VIII). Si ritroverà questa formula in altri autori. Come per esempio in Cicerone: “Il primo che ha detto che l’anima umana era eterna fu Ferecide di Siro, la cui epoca è sicuramente antica” (Tusculanae disputationes, I, 38). Ferecide era uno “sciamano apollineo”. La Cabala ha anch’essa le sue epoche, le sue tappe, le sue scoperte. Il famoso albero sefirotico non appare che nel XII secolo. Ciò non toglie nulla alla legge giudaica, anzi aggiunge ad essa altri sensi, altri mezzi d’investigazione.
2.3 Le invenzioni essoteriche
Tra le invenzioni che riguardano soltanto l’essoterismo e quelle che invece concernono esclusivamente l’esoterismo esiste un terreno di incontro, un luogo di intesa in cui i due tipi di spirito possono unirsi. Taluni ambiti delle matematiche, dell’astronomia, della tecnologia, della medicina appartengono ad entrambe le classi, essoteristi o esoteristi, teologi o teosofi, filosofi o iniziati. Un astrologo utilizza le effemeridi tanto quanto un astronomo. Ma egli ha più interesse a rimarcarlo. Lo spirito inventivo non conosce frontiere. Si tratta sempre di mostrarsi immaginativi, audaci, curiosi, si tratta sempre di portare alla luce legami sino ad allora nascosti. In questo campo in cui nascono le idee nuove regnano gli archetipi, comuni a tutti, i desideri, identici in ciascun uomo. Come stupirsi, allora, che le scoperte scientifiche hanno origine nelle idee esoteriche?
Diamone qualche esempio.
L’ermetismo in particolare, l’esoterismo in generale difendono l’idea che l’universo possa spiegarsi con la legge delle simpatie e delle antipatie. Tale concezione è stata sviluppata da Empedocle, da qualche stoico, tra cui Posidonio, cultore di scienze divinatorie, da maghi e da alchimisti, Bolos de Mendes. Secondo questa teoria, gli esseri si trovano tra loro non in rapporti meccanici, bensì in relazioni di parentela e di affinità: c’è un’affinità tra strega e gatto nero, parentela tra luna e maternità. Ora Posidonio ha scoperto il fenomeno delle maree fondandosi sull’idea che si trattasse di fenomeni lontani in simpatia. L’acqua e la luna si attirano. Newton – come si sa – era influenzato da idee ermetiche. Egli scoprì la legge dell’attrazione universale soprattutto perché credeva nella simpatia universale. “Si stima che tra i manoscritti di Newton 1,4 milioni di parole siano dedicate alla teologia e alla cronologia, 550.000 parole all’alchimia, 150.000 parole alla Zecca, 1 milione ai problemi scientifici ed il resto, 500.000 parole, a varie materie” (L. Verlet, La Malle de Newton, Paris, Gallimard, 1993, p. 28). Secondo esempio. Esiste un rapporto tra il sistema esoterico dei 64 esagrammi dell’Yi King e le 64 combinazioni del codice genetico? Il biologo Francois Jacob, premio Nobel, è tentato di pensarlo. “Forse non è inutile rammentare la somiglianza del codice genetico con il vecchio sistema simbolico del Libro delle trasformazioni [... ]. I quattro digrammi: ‘vecchio Yang’, ‘giovane Yin’, ‘giovane Yang’, ‘vecchio Yin’, si combinano per tre per formare 64 esagrammi, e ciascun esagramma rappresenta gli aspetti fondamentali della vita. [...] Leibniz fu molto sorpreso di costatare che l’ordine naturale dell’Yi King definisse un sistema di numerazione binario simile a quello che lui stesso stava inventando. Forse più sorpresi ancora furono i genetisti del XX secolo nello scoprire un particolare analogia tra l’ordine naturale dell’Yi king ed il codice genetico. Poiché se si paragona convenientemente ciascuno dei quattro digrammi cinesi ad uno dei quattro pari dei radicali chimici che compongono il DNA, ciascun esagramma equivale ad una delle triplette genetiche. La struttura dell’ordine naturale descritta nell’Yi King corrisponde punto per punto a quella del codice genetico. È forse l’Yi king che bisognerà studiare per conoscere le relazioni tra eredità e linguaggio”.
(F. Jacob, Le modèle linguistique en biologie, Critique, marzo 1974, pp. 204–80, p. 194).
3. Quali sono i metodi d’invenzione dell’esoterismo?
3.1 I metodi intuitivi.
Come fa le sue scoperte l’esoterismo? Si associa l’esoterismo alle visioni, alle illuminazioni, alle estasi. Ciò non è falso. Ci sono scoperte irrazionali, non assurde, ma non giustificabili in termini logici, né derivanti da una deduzione o da una constatazione. L’idea più diffusa resta quella di una rivelazione. Il sufi Ibn’ Arabi diceva di scrivere le sue Revelations mecquoises sotto il dettato di Allah. La Pistis Sophia, opera gnostica, pretende di avere i suoi insegnamenti da Gesù, che “una volta risuscitato dai morti, passò undici anni a parlare ai suoi discepoli e ad istruirli”.
Senza andare molto lontano, gli esoteristi attribuiscono le loro affermazioni a visioni, intuizioni, ispirazioni. Jacob Böhme è celebrato per le sue illuminazioni, di cui egli beneficiò dal 1600. Donde, nel 1619, la nozione, seppure originale, d’Urgrund, ragione prima e causa ultima. “Io vedo e conosco l’essere di tutti gli esseri, le sostanze e le non–sostanze, egualmente la nascita della santa Trinità, lo stato originale di questo mondo e di tutte le creature grazie alla saggezza divina”.
(Epistolae theosophicae, Paris, éditions du Rocher, 1980, p. 194).
3.2 I metodi metafisici
Per acquisire conoscenze superiori, i metodi metafisici richiedono l’intervento di operazioni mentali razionali. La teoria del macrocomso–microcosmo è uno schema euristico particolarmente efficace. In tal senso è stata utilizzata. Per esempio, la concezione platonica che compare nella Repubblica (IV, 434–441, 580) deriva da essa. Platone stabilisce un’omologia tra la tripartizione dell’anima e la tripartizione funzionale della città, dunque la costituzione della giustizia; nelle Leggi (XII, 964–965) Platone utilizza questa volta alcune corrispondenze: la città è un tronco, i guardiani i suoi occhi, i saggi la sua memoria. Altro metodo metafisico: l’uso di archetipi, di modelli epistemologici. Keplero cercava (invano) di scoprire le leggi della meccanica celeste paragonando le orbite dei cinque pianeti ai cinque poliedri regolari (Mysterium cosmographicum, 1596).
Ecco un caso che mischia uno stato metafisico ed un archetipo. Il chimico A. Kekule von Stradonitz cercava nel 1866 la struttura del benzene. Egli entrò innanzi a un fuoco, in uno stato onirico, e vide un simbolo ben conosciuto, l’ouroboros, il serpente insieme bianco e nero che morde la sua coda. Dopo Zosimo di Panopoli (300 circa), l’immagine interviene nell’alchimia per rappresentare la coincidenza dell’inizio e della fine, tanto quanto l’identità del tutto e della parte. Ora il benzene può essere rappresentato da un esagono che alterna legami semplici a legami multipli. Questa volta il modello ha portato ad una scoperta.
“Ero seduto al mio tavolo, ma il mio lavoro non progrediva per nulla. Tornai alla mia poltrona verso il fuoco, e mi addormentai. Ed ecco che gli atomi si mettono a saltellare davanti ai miei occhi. Il mio occhio mentale, reso più sensibile dalle numerose visioni di questo genere, percepiva lunghe file di atomi che girano e si attorcigliano come serpenti. E, tutto d’un tratto, uno di questi serpenti s’impossessa della propria coda. Ed ecco che la strana immagine si mette a girare a mo’ di vortice davanti a me come per schernirmi. Mi svegliai come se un fulmine fosse caduto ai miei piedi”.
(A. Kekule von Stradonitz, citato in A. Koestler, The Act of Creation, New York, MacMillan, 1964).
Un altro metodo d’invenzione: l’idea di tipo. Cercando l’”osso tipo”, Goethe scoprì l’osso intermascellare (Dell’esistenza di un osso intermascellare, dalla mascella superiore dell’uomo a quella degli animali, 1986).
L’impiego dell’analogia inversa si è egualmente rivelata feconda. L’analogia inversa, fondamento ultimo dell’esoterismo, sostiene che due ordini contrari (come spirito e materia) si ripetono ma al contrario (per esempio, il diamante, materia pura, è luce, benché la luce sia il contrario della materia). L’uso dell’analogia inversa non ha permesso a Pitagora di scoprire che i pianeti hanno “un movimento contrario a quello delle stelle fisse, da Ovest ad Est” (Ezio, Opinioni, II, 16)?
3.3 I metodi oggettivi
I metodi più stretti risultano essere i metodi oggettivi, fondati sulla misura, sull’imparzialità, sulla prova. Gli scienziati, al giorno d’oggi, non ammettono che tali metodi, sotto due forme: esperienza o calcolo. Gli esoteristi non hanno dimenticato questi procedimenti di ricerca. Erodoto c’insegna che l’astrologia egiziana si fondava sull’osservazione, la ripetizione, la previsione, in breve sul metodo sperimentale.
“Gli egiziani hanno scoperto questa cosa ancora: le divinità alle quali appartengono ciascun mese e ciascun anno, la sorte riservata a ciascun uomo secondo il giorno che l’ha visto nascere, con la morte che l’attende ed il carattere che egli avrà. Essi hanno riconosciuto i segni divini più di tutti gli altri popoli poiché ogni volta che se ne manifesta uno, essi ne osservano e ne annotano le conseguenze: quando assistono a qualche avvenimento dello stesso tipo, essi si attendono conseguenze simili” (Erodoto, II, 82).
Il linguaggio della natura serve come regola e come conoscenza. L’osservazione ha ancora il suo ruolo. “Sappi che le nature delle stelle si riconoscono dai colori, cosicché essendo tale il colore della stella, tale è la sua parentela con l’uno o l’altro dei pianeti”
(De XV stellis, in A. Festugière, La Révélation d’Hermès Trismégiste, I, p. 178).
Ben inteso, uno scienziato non arriverebbe mai alla stessa conclusione.
Il calcolo, strettamente matematico, o simbolico, ha permesso così numerose scoperte esoteriche. Basti citare il nome di Pitagora o dell’alchimista arabo Jâbir Ibn Hayyân (725–812). Una scienza tradizionale come la ciclologia si fonda sul calcolo. L’astrologo André Barbault ha previsto nel 1955 la caduta del comunismo per il 1989 sulla base del ciclo Saturno–Nettuno di 36 anni (Défense et illustration de l’astrologie, Grasset, 1955, p. 189; L’Avenir du monde, Félin, 1993, p. 143). Inoltre lo scienziato non ammetterebbe le conclusioni dell’esoterista, anche se ammettesse i suoi procedimenti.
3.4 Specificità dei metodi esoterici
L’esoterismo è euristico come la scienza, ma le differenze lo conducono nella sfera delle somiglianze. Invece di cercare determinismi psico–chimici, l’indovino cerca significati. Invece di interessarsi ai fatti naturali, l’esoterista si occupa dei fenomeni religiosi. Invece di stabilire relazioni di causa ed effetto, l’esoterista stabilisce una corrispondenza, cioè rapporti occulti di parentela o di somiglianza tra oggetti di ordini differenti (come il leone, che proviene dall’ambito zoologico, e il sole, che rientra nel campo astronomico). L’esoterismo non vede il nuovo ma l’originale. Si scopre in chimica, si riscopre in alchimia. Per esempio Fulcanelli né ripeteva, né inventava; egli riprendeva la tradizione ermetico–alchemica. Si troverà un fenomeno paragonabile all’arte o alla filosofia, in cui si può scoprire una seconda volta. Si fa ritorno all’essenziale. In tal senso l’esoterismo disprezza il progresso, perché preferisce ciò che è fondamentale. D’altra parte l’esoterismo non divulga, non espone le sue scoperte, come lo scienziato o il filosofo o il teologo. L’esoterismo nasconde le sue scoperte, le rende incomprensibili, le riserva ai suoi adepti. Perché? Affinché riscopra se stesso. È l’idea di via, d’iniziazione. Occorre farsi creatore, è necessario fare come il Creatore. Se l’esoterismo è una scoperta, l’iniziazione sarà un’avventura.
Di fronte al profeta della sciagura che dice: “Ecco per voi la notte invece della visione, per voi le tenebre invece della divinazione” (Michea, III, 6), l’esoterista è un profeta della buona sorte: egli avrà altre visioni, e ancora farà scoperte.
"L’Esoterismo come Invenzione" di Pierre Riffard (Université Novakchott)
tratto da “Arkete esoterismo, sacralità, gnosi” (www.zen-it.com)
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