Dai fondamenti immortali dell’Esoterismo, tutti i grandi dell’antichità, hanno preso i necessari “fili” per fondare “sistemi” atti a trasmettere la sostanza dell’insegnamento.
Nella Grecia antica ad esempio, era d’uso che i grandi savi si recassero, a perfezionamento della propria sapienza, presso le grandi metropoli orientali.
Tutti i grandi savi hanno attinto dalle scuole segrete presso le quali venivano custoditi i sacri “Misteri”.
Ecco perché si riscontrano tra Grandi Scuole di Pensiero delle affinità, si guardi a questo proposito al pensiero di Filone, Plotino e Porfirio, ma anche Licurgo e Solone, o a Platone e Pitagora.
Sia Plotino con i suoi discepoli sia i devoti della Qabbàlah sostengono infatti che Dio è innanzi a tutti la causa immanente, l’origine sostanziale di ogni cosa; Dio è ovunque e in nessun luogo; è ovunque, poiché tutti gli esseri esistono in Lui e per Lui; nessun nome può esprimere la sua essenza; Egli è l’ineffabile e l’inconoscibile.
Nella Qabbàlah, infatti, la sfera del En Soph, al di sopra di tutte le Sephiroth, viene definita come l’ignoto fra gli ignoti, il mistero dei misteri.
Le Dieci Sephiroth non sono che gli Attributi mediante i quali l’Essere Infinito si fa conoscere. Questi Attributi non hanno realtà sostanziale ma nel loro insieme costituiscono la più completa e più alta manifestazione divina, chiamata “Uomo Celeste”, “Adam A’alà”, la sorgente di tutte le altre forme, ovvero del Pensiero Supremo, che in altri contesti viene chiamato Logos o Verbo.
Oggi, il “Ricercatore della Verità” autentico, ha grandi difficoltà a trovare centri, scuole e personaggi-funzione custodi dei “Misteri”. Quando li trova subentra la difficoltà maggiore: riconoscerne l’autenticità.
L’esoterico vero, quello da noi inteso, viene preparato, per un certo numero di anni, da “Coloro che Camminano sulle Strade Alte del Mondo” per trovare (riconoscere) il “Suono che crea tutti i Suoni”. Egli viene preparato a sapersi muovere con disinvoltura tra i fili invisibili che formano il Tutto. Questo tipo di esoterico non è quello che fa sfoggio della propria erudizione misterica nei circoli, nei forum, nei blog: lo si distingue per la riservatezza e la predilezione al silenzio. Nel suo semplice vivere quotidiano egli è costantemente consapevole delle “potenze” che operano nella realtà invisibile che circonda l’uomo.
L’esoterico si accorge dei sentieri che muoiono e di quelli che si stanno preparando per guidare l’umanità al risveglio e alla percezione della Realtà Spirituale nell’oggi.
Il suo sguardo, risvegliato a ciò che sta oltre le apparenze, “vede”, riconosce, comprende quell’attimo in cui l’uomo insicuro, incerto, ignorante karmicamente crea il male, e non potendo far nulla se ne addolora. Egli coglie i pensieri insensati che preparano gli individui all’azione karmica negativa, vede quella zona del cuore che si oscura e l’illusione mentale che si espande e consolida. Seguendo con lo sguardo l’ego-corpo-personaggio karmico lo “vede” in balia di un’immane e disastrosa tempesta in un oceano di illusioni. Le scintille divine degli uomini appaiono, ai suoi occhi, come splendidi brillanti caduti in un gran mare di fango. Eppure, egli, non si scoraggia.
L’esoterico, cosciente delle condizioni in cui è costretto ad operare, in questa fase che raccoglie grandi possibilità di sviluppo per la mente umana, sa di dover partecipare, contribuire alla trasmissione di quella Corrente Unica, chiamata Tradizione Primordiale.
Ogni angolo più remoto della mente umana potrebbe rispondere alle sollecitazioni più sottili che influenzano il ritmo di accrescimento qualitativo della coscienza. I germi di sintesi dell’insegnamento voluti da Melki-Zedek (o Sanat Kumara) cominciano a tradursi in formule e parole per l’attuale fase di trapasso evolutivo: la Luce dell’”Uomo Celeste” si sta esprimendo.